In Anti & Politica

DI MARCO LIBERTA’

Cesare Beccaria fu, assieme a Filippo Mazzei, uno dei padri fondatori americani “ad honorem”.
Fu anche un difensore del diritto di possedere e portare armi.

La sua opera principale, il trattato Dei delitti e delle pene, in cui viene condotta un’analisi politica e giuridica contro la pena di morte e la tortura sulla base del razionalismo e del pragmatismo di stampo utilitarista, è tra testi i più influenti della storia del diritto penale ed ispirò tra molti anche i Padri fondatori degli Stati Uniti d’America nella stesura di parte della costituzione statunitense.

Individui del calibro di Thomas Jefferson hanno studiato l’italiano per leggere i suoi scritti.

In USA credono che quelle nella foto siano parole di Thomas Jefferson.

Io non posso permettermi di spendere ulteriori parole, lascio parlare il gigante Beccaria:

“Falsa idea di utilità è quella che sacrifica mille vantaggi reali per un inconveniente o immaginario o di troppa conseguenza, che toglierebbe agli uomini il fuoco perché incendia e l’acqua perché annega, che non ripara ai mali che col distruggere.
Le leggi che proibiscono di portare armi sono leggi di tal natura; esse non disarmano che i non inclinati né determinati ai delitti, mentre coloro che hanno il coraggio di poter violare le leggi più sacre della umanità e le più importanti del codice, come rispetteranno le minori e le puramente arbitrarie, e delle quali tanto facili ed impuni debbon essere le contravvenzioni, e l’esecuzione esatta delle quali toglie la libertà personale, carissima all’uomo, carissima all’illuminato legislatore, e sottopone gl’innocenti a tutte le vessazioni dovute ai rei? Queste peggiorano la condizione degli assaliti, migliorando quella degli assalitori, non iscemano gli omicidii, ma gli accrescono, perché è maggiore la confidenza nell’assalire i disarmati che gli armati. Queste si chiamano leggi non prevenitrici ma paurose dei delitti, che nascono dalla tumultuosa impressione di alcuni fatti particolari, non dalla ragionata meditazione degl’inconvenienti ed avantaggi di un decreto universale”

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Showing 3 comments
  • Albert Nextein

    Thomas Beccaria, allora.

  • Max

    Sul caso Winckelmann-Arcangeli, Goethe avrebbe dovuto stigmatizzare “il privilegio del ricchione”, tanto per dirla col linguaggio della tua controfigura pugliese.

    E su Salvini vedo che processi direttamente le possibilità: brutta cosa la schizo, eh?

  • giorgio

    come sempre, decontestualizzare le parole di un grande pensatore è sempre sbagliato. come gli esegeti biblici ci hanno insegnato, senza il sitz im leben non si comprende a fondo cosa effettivamente c’è dietro a un testo. e dietro al testo di beccaria c’era molto, in termini di società, usi e costumi. siamo per fortuna molto informati sull’italia del ‘700, sia da cronachisti locali sia da, soprattutto, viaggiatori continentali. su tutti, ci resta il monumentale viaggio in italia di goethe. proprio il tedesco in diversi passaggi ci informa sulla violenza diffusa nel nostro paese. dopo aver stigmatizzato gli italiani per l’omicidio di winckelmann, goethe ci informa che nel suo quartiere romano erano avvenuti 3 omicidi in una settimana, e in ogni caso in più di qualche passaggio rende nota la diffusa violenza in tutta la penisola.
    ecco, beccaria scrive quella frase in un contesto di violenza diffusa e radicata, in cui tutti, se non molti, possedevano armi tradizionali atte a offendere. un contesto simile a quello americano attuale, dove le armi sono altrettanto diffuse. beccaria era ben cosciente che non era possibile disarmare di coltelli o piccole armi da taglio le persone, e quindi come male minore sarebbe stato sensato armare tutti. va da sé che poi saper usare un’arma è un’altra cosa di cui beccaria non si preoccupa… ma il controllo delle armi da fuoco che, a differenza di un coltello, si usano esclusivamente per attaccare è molto più semplice di quello di pugnali e coltelli, che possono essere adibiti invece ad altri usi.
    in definitiva, beccaria ha scritto ciò che ha scritto in un contesto particolare, oggi completamente superato. di conseguenza anche le sue parole in parte lo sono.

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