Di Marco Libertà
Per “proibizionismo”, conosciuto anche come “The Noble Experiment”, s’intende per antonomasia il periodo fra il 1919 e il 1933 in cui negli USA, tramite il XVIII emendamento e il Volstead Act, venne sancito il bando sulla fabbricazione, vendita, importazione e trasporto di alcool.
Tale fenomeno nacque su forte pressione delle “società di temperanza”, ovvero società e gruppi religiosi e politici che avevano come punto in comune un forte moralismo.
Le più famose e potenti furono:
– Woman’s Christian Temperance Union
– Anti-Saloon League, l’American Temperance Society
– Daughters of Temperance
– Prohibition Party
– Scientific Temperance Federation
– New York Society for the Suppression of Vice
In particolare la “New York Society for the Suppression of Vice” riuscì, dopo aver esercitato fortissime pressioni al Congresso, a far approvare le “Comstock Laws” il 3 marzo 1873.
Un gruppo di leggi federali che proibiva ogni genere di pubblicazione, acquisto e circolazione di materiale erotico, pornografico, o di nudo.
Vennero proibite anche le illustrazioni mediche e si tentò di vietare persino le statue ed i dipinti con soggetti nudi.
Vennero proibite anche allusioni sessuali e scambio di fotografie oscene tramite corrispondenza privata.
In quel clima di moralismo venne approvato, il Volstead Act nel 1919, entrato in vigore il 16 gennaio del 1920.
La sera del 15 gennaio in tutti gli Stati Uniti decine di migliaia di persone si riversarono nei negozi per fare rifornimento delle ultime bottiglie legalmente in vendita.
Il Senatore Andrew Volstead, che promosse la legge, dichiarò all’indomani dell’entrata in vigore: “I quartieri umili presto apparterranno al passato. Le prigioni e i riformatori resteranno vuoti. Tutti gli uomini cammineranno di nuovo eretti, tutte le donne sorrideranno e tutti i bambini rideranno. Le porte dell’inferno si sono chiuse per sempre”
Le conseguenze del proibizonismo
Già a mezzanotte e tre quarti del 15 gennaio, a Chicago, una banda armata assaltò un treno e rapinò un carico di whiskey dal valore di 100.000 dollari, dando così ufficialmente i natali al contrabbando e al mercato nero sugli alcolici.
Dal giorno successivo il prezzo dell’alcol schizzò alle stelle, facendo nascere il conseguente mercato nero.
Generalmente gli alcolici arrivavano di contrabbando via mare dai paesi dove era ancora legale, ad esempio Canada e Messico, dove dopo averlo acquistato all’ingrosso legalmente veniva contrabbandato negli USA con un prezzo decuplicato. Ben presto si cominciò a produrlo anche in vere e proprie distillerie clandestine direttamente negli Stati Uniti.
Inizialmente gli alcolici potevano essere comprati sottobanco nei convenience store, ma già durante il 1920 vennero aperti numerosissimi “Speak-easy”, dei club segreti che si poteva conoscere solo tramite il passaparola e vi si poteva accedere solo tramite una parola d’ordine.
Nel 1920, anno dell’entrata in vigore del proibizionismo, nella sola New York erano presenti 32.000 Speak-easy, contro i soli 15.000 bar legittimi di prima della proibizione.
Il proibizionismo e i “ruggenti anni venti” furono indissolubilmente collegati alla nascita del fenomeno noto come “gangsterismo”.
Figura di spicco fu Al Capone; la sua fortuna infatti, così come quella di molti altri criminali conclamati e non, fu raggiunta tramite i proventi del traffico di alcolici.
Sfruttò la proibizione e la conseguente crescita esponenziale del prezzo. Inoltre, essendo la sostanza in questione non controllata e illecita, era possibile utilizzare metodi estranei al comune mercato per imporre il proprio prodotto e ottenere condizioni più favorevoli.
Ovviamente l’alcool ha moltissimi utilizzi industriali e medici, quindi fu facile per la gente usare l’alcool industriale per produrre alcolici di contrabbando.
Immediatamente il governo tentò di arginare il fenomeno alterando l’alcool industriale e rendendolo inutilizzabile, i cittadini riuscirono a risolvere il problema distillando nuovamente quell’alcool.
Il governo a fronte degli insuccessi del Volstead Act, invece di capire quanto fosse fallimentare il proibizionismo, decise nel 1926 di avvelenare con una massiccia percentuale di metanolo (un alcool tossico) l’etanolo industriale.
Rendendolo veramente inutilizzabile.
L’etanolo è mortale anche in dosi modeste.
La giornalista scientifica Deborah Blum, nel suo libro “The Poisoner’s Handbook” (2010) stima almeno 10000 morti a causa dell’acool avvelenato dal governo.
Quei morti vennero strumentalizzati dai “dries” (sostenitori del proibizionismo) per sostenere la pericolosità degli alcolici e quanto fosse giusto vietarli.
Nel 1929 il Congresso votò un ampliamento alla legge sul proibizionismo: ritenendo che la stessa non avesse funzionato, per quasi un decennio, a causa della sua blandezza, si approvò una norma che stabiliva pene detentive anche per chi consumasse alcolici, mentre fino a quel momento erano vietate solo la produzione, l’importazione e la vendita. La teoria era che, se si fosse arrestato chi beveva, ci sarebbero state meno vittime dell’alcol e dei crimini correlati.
Chiaramente fu un fallimento, la polizia sparava in modo sensazionalistico ai barili sui camion, spaccava a manganellate le bottiglie nei locali sotto gli occhi dei media, ingaggiava frequenti conflitti a fuoco in strada con i gangster. Le vittime fra gli agenti furono molte, così come quelle fra i cittadini inermi, ai quali bastava un gesto equivoco per finire sotto i proiettili della polizia: la Commissione Wickersham, istituita dal Presidente USA Hoover, documentò decine di casi di vittime civili.
Chi voleva bere, dopo l’entrata in vigore del proibizionismo, poteva tranquillamente bere, i lavoratori scarsamente produttivi a causa degli alcolici lo erano ancora meno a causa dei beveroni adulterati che ingerivano e che tramite la proibizione e il relativo decuplicarsi dei prezzi correlato al mercato nero, i cittadini spendevano per bere molti più soldi di prima.
Si cominciò a formare un forte schieramento anti-proibizionista.
Il dietro front del governo
Il governo si accorse di avere un buco di diversi miliardi di dollari causato dalle mancate entrate a seguito della cancellazione delle tasse sugli alcolici. Per tappare questa perdita decise di tassare fortemente i ricchi e le imprese. Si unirono così al fronte antiproibizionista anche colossi come la dirigenza di General Motors e il presidente della banca J.P. Morgan Guarantee Trust Co. Charles Hamilton Sabin.
Nonostante inizialmente fosse a favore della legge, col tempo la stessa moglie di Sabin dichiarò durante un incontro tra donne dell’alta società quanto segue:
“Non vogliamo che i nostri ragazzi crescano nell’atmosfera degli Speak-easy. Prima del proibizionismo i miei figli non avevano accesso all’alcol, ora lo trovano ovunque”
(Pauline Morton Sabin)
Da quell’incontro nacque la “WONPR”, ovvero la “Women Organization for National Prohibition Reform”, lega anti-proibizionista che dopo due anni contava 300.000 adesioni, dopo quattro anni un milione e mezzo.
La Sabin tenne un discorso al Congresso che venne applaudito da tutti, anche da coloro che erano seduti sulle loro poltrone grazie alle società di temperanza, poiché non poterono rifiutarsi visti i danni che stava producendo il Volstead Act.
Hoover istituì la Commissione Wickersham per indagare sui risultati della proibizione. Si dovette però aspettare Roosevelt che, nella campagna elettorale del 1932, dichiarò di voler cancellare il proibizionismo, ottenendo l’appoggio della Sabin e di tutto l’elettorato a lei collegato.
Alle ore 17.27 di martedì 5 dicembre 1933, si sancì la fine del XVIII emendamento e del Volstead Act.
Il proibizionismo americano finì, venne creato un milione di posti di lavoro nel settore degli alcolici e il crimine organizzato vide polverizzato un business da miliardi di dollari da un giorno all’altro.
Il proibizionismo, di qualsiasi natura esso sia, è un cancro.
Che riguardi l’alcool, la cannabis, le droghe pesanti o le armi da fuoco.
Nessuno ha il diritto di imporre ad un Uomo Libero cosa bere o cosa non bere, quale sostanza assumere o quale sostanza non assumere, come difendere i propri cari, la sua vita o la sua Proprietà.
Il proibizionismo, impostato così, non poteva che fallire. Quello che va represso non è l’ offerta, ma anche e soprattutto la domanda : bisognerebbe quindi bastonare pesantemente non solo chi vende alcolici e altre droghe, ma anche e soprattutto chi ne fa abuso. Proviamo a spiegare alla gente che se ti ubriachi o ti droghi perdi lavoro, assistenza sanitaria, diritto al voto, ecc., scommettiamo che la gente ci pensa prima di dedicarsi ai suoi vizi stupidi?
Una liberalizzazione delle droghe devasterebbe il bilancio della CIA e vederebbe il ritiro delle truppe dall’Afghanistan.