In Anti & Politica, Economia

DI GIOVANNI BIRINDELLI

“Fanno molto più rumore, scatenano ironia e indignazione sui social e sui giornali gli innumerevoli strafalcioni linguistico-grammaticali di Luigi Di Maio, ma le sue ripetute castronerie in ambito economico sono molto più gravi. Perché i congiuntivi sbagliati ricadono su chi li pronuncia, mentre le assurdità sui temi dell’economia vengono pagate da famiglie e imprese. Non è ammissibile che un vicepremier, che è sia ministro del Lavoro sia dello Sviluppo economico, ignori concetti elementari di finanza pubblica” (Il Foglio)

Sostenere che “le assurdità [dette] sui temi dell’economia vengono pagate da famiglie e imprese” è un’assurdità sul tema dell’economia (e su quello della scienza della libertà) non inferiore a quella detta da Di Maio.

Se Di Maio esternasse le sue assurdità economiche mentre vende bibite allo stadio, oppure mentre è a cena con gli amici, queste castronerie ricadrebbero su di lui né più né meno dei suoi congiuntivi.

Quello che le famiglie e le imprese pagano non sono quindi le assurdità economiche di Di Maio, ma il fatto che Di Maio e la maggioranza di cui egli fa parte (come qualsiasi forza politica di governo) possono esercitare legalmente coercizione arbitraria sulle persone in funzione di un arbitrariamente definito “interesse pubblico”, per esempio sottraendo loro il denaro che è necessario a sussidiare Il Foglio.

Il fatto che chi esercita questa coercizione arbitraria ignori concetti elementari di finanza pubblica non è, tra l’altro, un problema: all’interno del suo ministero ci sarà sempre qualche portaborse pagato col denaro degli altri per non ignorarli.

Quello che è un problema è che, grazie al potere coercitivo arbitrario di cui sopra, chi non dice queste castronerie ‘economiche’ e ne sa molto di finanza pubblica si inventa e mette in atto politiche economiche (come p. es. quella che garantisce i sussidi a Il Foglio) e monetarie (come p. es. quella che garantisce tassi d’interesse artificialmente bassi). E l’esistenza stessa delle politiche economiche e monetarie, quali che siano (esistenza che il giornalista de Il Foglio non mette minimamente in discussione), viola le più elementari leggi della scienza economica e di quelle della libertà, a partire dalla teoria soggettiva del valore e dal principio di non aggressione.

La familiarità che una persona ha con la scienza economica si intuisce spesso dalle persone che questa sceglie di criticare e dagli argomenti che usa per farlo. Se una persona segue il principio “forte coi deboli e debole coi forti” probabilmente di scienza economica (e di scienza della libertà) ne sa molto poco.

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