In Anti & Politica, Saggi

di ALESSANDRO FUSILLO

Nella gran confusione mediatica generata dalla cosiddetta emergenza del Coronavirus può essere utile fare un po’ di chiarezza sulla situazione legale, soprattutto dal punto di vista della costituzione della repubblica italiana che, sebbene sia un testo ovviamente molto mal scritto e raffazzonato, contiene comunque alcuni principi.

Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad una serie impressionante di limitazioni della libertà personale ordinate dal governo e giustificate, apparentemente, da ordini del governo, adottati nella forma del decreto del presidente del consiglio dei ministri. Cosa dice la costituzione?

L’art. 13 della costituzione, uno dei pochi abbastanza chiari nella sua formulazione, stabilisce l’inviolabilità della libertà personale. Le restrizioni della libertà personale sono ammesse solo per atto motivato dell’autorità giudiziaria – evidentemente riferito a singole persone – e, in caso di eccezionali necessità e urgenza, a mezzo provvedimento provvisorio della polizia, da convalidarsi con una decisione giudiziale entro le quarantotto ore successive.  

Secondo l’art. 16 ogni cittadino può circolare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, ma come è noto, si tratta di un diritto canzonatorio, cioè stabilito per scherzo o per tranquillizzare i lettori superficiali della costituzione, come attori comici o giornalisti. In realtà la repubblica si riserva di stabilire limiti generali alla libertà di movimento per motivi di sanità o di sicurezza, cioè per qualsiasi motivo piaccia al legislatore. L’unica garanzia, quindi, è la cosiddetta riserva di legge, cioè che le limitazioni della libertà di circolazione siano decise dai circa mille personaggi nominati da Beppe Grillo, Zingaretti, Salvini, Berlusconi e via elencando, che, in seguito ad un’elezione-farsa in cui è consentito approvare i listoni stabiliti dai capipartito, assumeranno la funzione di legislatori. Il legislatore è, quindi, un soggetto che fruisce di notevoli emolumenti e la cui permanenza in parlamento – e nell’agiatezza – dipende dalla volontà, o dal capriccio, del capo del partito cui appartiene. Costoro sono le persone che possono decidere se limitare o no la libertà di circolazione.

Le leggi, cui si riferisce l’art. 16 della costituzione, sono quelle in materia di protezione civile (legge n. 996 del 1970 e legge n. 225 del 1992) che consentono la dichiarazione dello stato di emergenza e la legge sull’istituzione del servizio sanitario nazionale (legge n. 833 del 1978) che consente al ministro della salute di adottare ordinanze contingibili per la tutela della salute pubblica. Per soprannumero il governo ha adottato il decreto-legge 23 febbraio 2020, convertito in legge 5 marzo 2020 n. 13, che delega al governo la facoltà di adottare misure draconiane di limitazione della libertà di movimento e, in sostanza di disporre l’arresto in casa di parti o della totalità della popolazione. Invece di dire “io resto a casa” si dovrebbe dire, dunque, “io sono stato arrestato”.

Inutile sottolineare il contrasto evidente tra l’art. 13 e l’art. 16 nella misura in cui distinguono tra libertà personale e libertà di movimento come se la seconda non fosse parte della prima. Le eccezioni stabilite dall’art. 16 consentono in sostanza di aggirare l’art. 13. Infatti, sebbene per attuare l’arresto dei cittadini nel proprio domicilio sarebbe necessaria, teoricamente, una decisione dell’autorità giudiziaria, il governo può ottenere lo stesso risultato mediante la dichiarazione dello stato di emergenza e l’adozione di restrizioni alla libertà di circolazione che avranno lo stesso effetto pratico di arrestare i cittadini nelle proprie abitazioni.

In base all’art. 17 della costituzione tutti i cittadini hanno il diritto di riunirsi pacificamente e senza armi in luogo aperto al pubblico (ristoranti, circoli, bar, teatri etc.) o, previa comunicazione alle autorità di polizia, anche in luogo pubblico. In questo caso, tuttavia, la polizia può vietare la riunione per comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica. Anche questo, dunque, è un diritto canzonatorio giacché la possibilità o meno di riunirsi dipende dalla polizia. Se si aggiunge che per riunirsi occorre muoversi per il territorio della repubblica, ecco che l’art. 16 soccorre per vietare di fatto ogni riunione, anche in luoghi privati o aperti al pubblico.

Stesso discorso per la libertà di culto che, sebbene garantita senza alcun limite salvo quello, molto vago, della necessità che i culti non siano contrari al buon costume, è limitabile indirettamente con il trucco dell’art. 16, giacché in chiesa occorre pur andare per esercitare il culto.

Ancor più canzonatorio, ai limiti della farsa, è l’art. 23 che vieta l’imposizione di prestazioni personali se non per legge. In altri termini, chi decide se possiamo essere costretti a delle corvée sono Toninelli, Gigino Di Maio, Razzi, la Boschi, Renzi e via elencando. È bene sempre tenere a mente che il “legislatore”, la “legge” coincide con la volontà della simpatica radunata di pagliacci che siedono a Montecitorio e a Palazzo Madama.

Sulla proprietà privata e l’iniziativa economica la costituzione non contiene nemmeno un accenno di garanzia. Quest’ultima dipende dalla sua armonizzazione con l’utilità sociale, la sicurezza, la libertà e la dignità umane e comunque deve essere indirizzata a fini sociali, non al profitto dell’imprenditore, con buona pace di tre secoli di studi economici. La proprietà è tra color che son sospesi. La legge, come sopra definita, determina come acquistarla, mantenerla e goderne, fermo restando che anche la proprietà deve avere funzione sociale e deve essere accessibile a tutti. L’esproprio, in questo contesto, è quasi il male minore; almeno è previsto un indennizzo.

L’emergenza del Coronavirus dimostra, quindi, la natura del tutto teorica delle presunte libertà garantite dalla costituzione. Ci sono finché il governo vuole e con la semplice possibilità, con un paio di decreti adottati da un modesto avvocato di provincia assurto agli onori della cronaca, di essere annullate. Non siamo liberi. Siamo in libertà vigilata. Al primo capriccio del governo possono arrestarci in casa con estrema facilità.

Perché dunque l’imponente macchina propagandistica messa in campo per convincere tutti ad obbedire? Escluso che l’allegra armata Brancaleone del governo possa essere davvero preoccupata per l’incolumità pubblica, specie in considerazione dei numeri estremamente modesti delle persone purtroppo malate o morte e dei gravi dubbi che circondano l’accertamento dell’eziologia dei decessi, a che serve la trasmissione martellante del messaggio che tutti devono autoarrestarsi in casa? I contagiati al momento sono circa lo 0,03% della popolazione italiana e i defunti lo 0,002%. Anche assumendo una forte espansione del contagio e dei decessi appare evidente che la crisi non è in grado di rappresentare alcun reale problema. Chi e con quale autorevolezza ha accertato che i morti siano caduti vittime del virus e non di altre patologie pregresse o dell’età è un mistero, specie in considerazione del fatto che la parola autopsia non è mai caduta in questi giorni e che non esiste alcuna comparazione tra le statistiche del 2020 e quelle degli anni precedenti. Un governo realmente preoccupato della salute pubblica si sarebbe preoccupato di acquistare macchine per l’assistenza alla respirazione astenendosi dall’arrestare i propri cittadini la cui libertà dovrebbe invece difendere.

La propaganda serve ad uno scopo soltanto. Il potere non sta mai dalla parte del governo. Se tutti decidessero di violare i decreti sul virus e uscissero a lavorare e vivere la propria vita, il potere della polizia sarebbe impotente. La semplice disobbedienza civile non violenta sarebbe sufficiente a dimostrare l’impossibilità materiale del governo di ottenere il rispetto dei propri ordini con la violenza. Ecco dunque lo scopo della propaganda: convincere tutti di essere dei sudditi, escludere l’informazione individuale e la creazione di opinioni proprie, radicare nelle menti il messaggio che ogni resistenza o disobbedienza è futile, che il potere non solo appartiene al governo, ma che viene esercitato in modo benevolo, per la nostra salute, anziché, come è ovvio, nell’interesse di chi lo detiene. Il potere, come diceva Andreotti, logora chi non ce l’ha. E mai come in questi giorni questo aforisma si sta dimostrando tristemente vero.

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Showing 5 comments
  • Malgaponte

    Mi chiedo se, a parte la terribile crisi economica che sta arrivando, l’attuale situazione non sia l’incubatoio di dittature, mi è indifferente se di sinistra o di destra, so solo che saranno limitazioni di ogni forma di libertà e favoriranno solo i soliti che vogliono comandare il mondo.

  • Don Floriano Fan Club

    Ore 21:10
    Mi stanno fracassando i coglioni da dieci minuti con una spiattellata che manco per i mondiali si sentiva.
    Comincio a tifare per il virus che, silenzioso, rompe meno i coglioni e fa un po’ di pulizia di italioti.

  • GIORGIO VIGNI

    Egr. Avv,, c’è un’aggravante, come dite voi : ai tempi del Belli, magari vigeva la sincerità,”io so io e voi non siete un cazzo”. Incontestabile e chiaro. Ora si è persa anche quella, lo fanno perché la legge è suprema e quindi è per il tuo bene. E sì, che ai tempi del Belli, già imperversava il diritto positivo.

    G.Vigni

  • Giampiero

    Forse ho capito: siamo agli arresti domiciliari per non essere arrestati..

    • Negro giorgio

      Concettualmente apprezzo molto l’articolo.
      Dal punto di vista pragmatico penso che il famigerato COVID19 tuttavia non sia una minaccia irrisoria, certo non tale da permettere atti governativi di questo tipo. Stento a credere che in un ideale ipotetica società libertaria il singolo individuo non possa circolare liberamente SCEGLIENDO dispositivi adatti alla propria sicurezza ed incolumità. Ma qui c’è lo stato, con I suoi squallidi protagonisti democraticamente eletti che colgono l’occasione per autosostenere il proprio potere, usando coercizione e propaganda: io resto a casa, eroi in trincea, guerra da vincere , andrà tutto bene…. andrà tutto bene un bel cazzo aggiungerei, andrà tutto bene dice il pastore alle pecore, tanto poi si sà che fine fanno gli ovini….

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