In Anti & Politica

Di Edoardo Pozzato

Manca poco più di un mese al termine dell’anno corrente. Anno che, coadiuvato da restrizioni e limitazioni alla libertà di movimento, sembra aver accantonato il tempo in un angolo buio e sperduto. In prossimità della fine, però, la restituzione della libertà che in tanti con ansia aspettavano, pare dover essere di nuovo procrastinata al termine dell’incombente confinamento. In virtù, si dice, di una nuova ondata di virus. Una lettura dei dati ufficiali, tuttavia, sembra favorire riflessioni decisamente non scontate, rispetto alle informazioni che comunemente sono diffuse.

È innanzitutto utile vedere quanto il virus SARS-Cov-2 da solo riesca ad “esibire” il suo potenziale.  In un’analisi condotta a luglio dall’ISTAT in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, su un campione di 4.942 decessi da COVID-19, sebbene nell’89% dei casi il virus sia stata la causa principale del decesso, il 71,8% delle schede di decesso presentava almeno una concausa di morte (rispettivamente: il 31,3% ne aveva una, il 26,8% ne aveva due, il 13,7% ne aveva tre)[1]. Il dato appena presentato è coerente con quanto riportava successivamente sempre l’ISS il 4 novembre, questa volta su una base campionaria di 5047 deceduti. 173 pazienti (3,4%) presentavano 0 patologie preesistenti, 662 (13,1%) ne presentavano una, 962 (19,1%) ne presentavano 2, 3250 (64,4%) ne presentavano 3 o più[2]. Alla luce delle presenti rilevazioni si può desumere che la letalità del virus sia residuale nei soggetti che non sono affetti da alcuna patologia preesistente, mentre è molto più marcata nei soggetti che presentano una o più patologie preesistenti.

Quanto scritto sopra, comunque, risulta ancora più eloquente se associato alle classi di età nelle quali i decessi causati da SARS-Cov-2 si sono verificati. La co-morbidità è uno stato che si verifica con maggior frequenza all’avanzare dell’età, allorché la probabilità di sviluppare malattie croniche è più elevata. Non a caso, i picchi di decessi dovuti a COVID-19 sono nelle classi 70-79, 80-89 e 90+, rispettivamente 10.045, 16.037, 7302. Dei quasi 40.000 deceduti positivi a SARS-Cov-2 al periodo corrente, 434 (1,1%) avevano meno di 50 anni. Di questi, 64 presentavano gravi patologie preesistenti e 95 avevano meno di 40 anni[3]. I dati non si discostano da quanto rilevato a livello globale dalla World Health Organization, secondo cui i decessi hanno avuto come protagonisti al 90%, nelle prime settimane dell’epidemia, e al 75%, nelle settimane recenti, soggetti di età superiore a 65 anni[4]. Stando sempre ai dati della WHO, i decessi causati dal COVID nei più giovani, in particolare nelle fasce d’età 0-4 e 5-14, sono meno dello 0.2%.

Essendo questa la situazione, è logico, nonché lecito, chiedersi se una nuova quarantena generalizzata sia la soluzione preferibile. E se proprio per un confinamento si deve optare, se non sia tutt’al più preferibile una misura che tuteli le persone più vulnerabili, cioè gli anziani. Come di recente ha suggerito l’Istituto Italiano per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), in uno scenario pessimistico in cui non sia stata adottata alcuna restrizione, l’applicazione della quarantena agli ultra-settantenni o agli ultra-ottantenni farebbe comunque calare drasticamente il numero complessivo dei morti, consentendo dal lato opposto un recupero dell’economia[5]. D’altronde, una chiusura indiscriminata delle attività commerciali appare discutibile alla luce dei numeri della forza lavoro italiana: su quasi 26 milioni di persone, gli ultra-sessantacinquenni sono 600.000 (2,4%; restringendo il campo agli ultra-settantenni, scendiamo a 130.000 (0,5%)[6].

Un’ultima questione di carattere politico, che in questi mesi è passata un po’ sottotraccia, merita di essere analizzata. E riguarda la credibilità della Cina sullo scenario internazionale. Secondo un’analisi condotta dal Pew Research Center su 14 paesi, l’Italia risulta essere il paese con la percentuale maggiore di gradimento (51%) delle misure adottate dalla leadership comunista per contrastare COVID-19[7]. In un servizio della scorsa settimana de Le Iene, condotto da Roberta Rei, si comparava l’efficienza cinese con l’inadeguatezza delle misure adottate in Italia[8]. Ampliando la prospettiva agli altri paesi europei, si può vedere che, sebbene sia andata calando, la fiducia riposta nel presidente Xi Jinping è maggiore di quella riposta in Donald Trump[9]. Così come, sempre in Europa, è diffusa la percezione che la Cina abbia un potenziale economico maggiore di quello degli Stati Uniti (visione che sembra essere contraddetta dal Global competitiveness index del 2019, dove gli Stati Uniti sono secondi solo a Singapore, mentre la Cina non si trova nemmeno nelle prime dieci posizioni[10]). Tutto ciò si verifica nonostante la poca trasparenza del governo cinese utilizzata nella gestione della pandemia e nel soffocamento delle rivolte di Hong Kong.

Se tutto questo significhi una rinuncia alla libertà da parte del Vecchio Continente forse è troppo presto per dirlo. Tuttavia, è sicuramente un’evoluzione che merita di essere monitorata con attenzione.

[1] Impatto dell’epidemia COVID-19 sulla mortalità: cause di morte nei deceduti positivi a SARS-Cov-2, ISTAT, 16 luglio 2020.

[2] Caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-Cov-2 in Italia, Istituto Superiore di Sanità, 4 novembre 2020.

[3] Ibid.

[4] COVID-19 weekly epidemiological update, World Health Organization, 3 novembre 2020.

[5] DATAVIRUS: il lockdown per gli anziani può servire?, Matteo Villa, ISPI, 30 ottobre 2020.

[6] Ibid.

[7] Negative views of both U.S and China abound across advanced economies amid COVID-19, Pew Research Center, 6 ottobre 2020.  

[8] https://www.iene.mediaset.it/2020/news/cina-coronavirus-ristoranti-discoteche-italia_911627.shtml

[9] Unfavourable views of China reach historic highs in many countries, Pew Research Center, 6 ottobre 2020.

[10] Global Competitiveness Index Report 2019, World Economic Forum.

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Showing 4 comments
  • Loredana

    Odiatori del Libero Mercato e (mi permetto di aggiungere) delle Singole Iniziative. Direi che ha azzeccato (secondo me) il clima che stiamo vivendo

  • Fabio

    E’ di questi giorni la ricorrenza della notte dei cristalli ed ho letto il seguente passaggio che mi ha colpito per le modalità d’aggressione alle minoranze ed alle loro proprietà, e l’ho poi rivisitato nel contesto odierno:

    1945
    “Chi avrebbe dovuto pagare i 25 milioni di marchi per i danni causati? Le società di assicurazione chiesero conto alle autorità, troppo elevato era l’importo per poter essere da loro risolto. Il generale Göring chiese alle assicurazioni di risarcire in toto gli ebrei, con la promessa che le compagnie sarebbero state rimborsate. Contestualmente, però, lasciava che lo Stato ponesse sotto sequestro le proprietà degli ebrei.”

    2020
    Chi avrebbe dovuto pagare per i danni causati dallo Stato? Il capo di governo Conte stabilì di risarcire i danneggiati. Contestualmente, però, provvedeva che lo Stato ponesse sotto sequestro le proprietà di tutti i cittadini, imprenditori, commercianti, professionisti, lavoratori del settore privato…
    —————————–
    è così fuori luogo? Che ci aspetta con questi odiatori del libero mercato al governo?

  • Nicola Rossini

    Concordo in pieno. Responsabilità individuale. Sempre. Alla libertà non si rinuncia, nemmeno se esistesse veramente un virus pericoloso. Figuriamoci col truffavirus

  • Alessandro Colla

    In ogni caso tenere forzatamente in casa gli anziani è un crimine e va contro il più elementare dei diritti umani. Molti anziani svolgono mansioni artistiche davanti a un pubblico. Perché dovrebbero rinunciarvi? E per quanto tempo? Chi stabilisce questo tempo e con quale diritto? Su quali basi scientifiche? In teoria potrebbero confinarli a vita se gli si lascia la possibilità di essere trattati diversamente dagli altri. Spesso reggono i nipoti a chi non può permettersi di pagare bambinai. Quindi contribuiscono all’andamento dell’economia. Dobbiamo impedir loro di vedere i nipoti, così oltre al danno economico c’è anche quello psicologico? Dobbiamo peggiorare la loro salute perché non escono più di casa? Devono rimbambirsi davanti al televisore? Rinunciare alla vita sociale perché così piace a i sedicenti scienziati? Se stanno bene dovrebbero essere prigionieri per il reato di avanzamento anagrafico? Non ci stiamo ancora rendendo conto della realtà di questa deriva totalitaria. A questa manica di assassini non dobbiamo concedere alcunché neanche sul piano teorico.

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