In Anti & Politica

Di Edoardo Pozzato

Nei primi mesi di quest’anno così particolare, alcune personalità del mondo intellettuale e istituzionale, come il premio nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa o l’attempato ed esperto giurista Sabino Cassese, con un guizzo di sagacia e lungimiranza, mettevano in guardia il popolo dalle tentazioni autoritarie con le quali l’epidemia avrebbe potuto stuzzicare il governo.

Nessuno, o quasi, però, avrebbe immaginato che il popolo stesso potesse domandare al governo quell’eccesso di autorità illegittima che la tradizione liberale, di cui gli occidentali ancora si ammantano, respinge con tutta la forza possibile. Esattamente questa è l’immagine infelice che restituisce il 54esimo rapporto Censis, che nelle sue rilevazioni lascia poco spazio a dubbi interpretativi. Il 57,8% degli italiani è disposto a rinunciare alle libertà personali e ai diritti civili in nome della tutela della salute collettiva, lasciando al Governo le decisioni su quando e come uscire di casa, su cosa è autorizzato e cosa non lo è, sulle persone che si possono incontrare, sulle limitazioni della mobilità personale. Il dato che infonde più tristezza è che la cessione della propria libertà personale trova il consenso maggiore (64,7%) nella classe d’età 18-34 anni, dunque tra i giovani, i quali dovrebbero naturalmente serbare una pulsione alla vita più elevata – e, per converso, una maggiore resistenza nei confronti di chi la vita gliela nega. Nella classe d’età “65 anni e oltre”, che pure è quella più colpita dal COVID-19, il consenso a che il governo si faccia carico delle più intime decisioni raggiunge “solo” il 52,1%.

Questi però non sono gli unici dati che rendono avvilente il ritratto del paese. Sempre secondo il rapporto del Censis, il 77,1% degli italiani “chiede pene severissime (da notare il superlativo, ndr) per chi non indossa le mascherine di protezione delle vie respiratorie, non rispetta il distanziamento sociale o i divieti di assembramento”. Il 56,6% si spinge addirittura a chiedere il carcere per i contagiati che violano l’isolamento. Anche in questo caso, la discrepanza è non poca tra giovani e non, con i primi che si palesano ancora una volta come i più forcaioli. L’82,5% dei giovani chiede pene severissime, a fronte del 69,7% tra gli over 65. Il 64,7% dei giovani desidera mettere al fresco i contagiati irrispettosi della quarantena; tra i non giovani questa percentuale scende al 36,5%.

Queste opinioni così radicali sorgono nel contesto di una situazione che, stando ai dati ufficiali, è assai meno travolgente di quanto si cerca di instillare nell’immaginario comune. In base all’ultimo rapporto dell’ISS, su un campione di 5726 deceduti positivi al Sars-cov-2 per i quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche, il numero medio di patologie è di 3,6. Solo 180 deceduti (3,1%) non presentavano alcuna patologia, a dimostrazione del fatto (già evidenziato in altri rapporti dell’Istat in collaborazione con l’ISS) che il virus agisce da rinforzo in quei soggetti che presentano già una debolezza strutturale. Inoltre, l’età media dei decessi rimane sempre elevata, 80 anni. Su 55.824 decessi occorsi in soggetti positivi a Sars-cov-2, 657 (1,2%) avevano meno di 50 anni, dei quali 163 meno di 40 anni. Tra questi ultimi, di 29 non sono disponibili informazioni cliniche, 119 presentavano gravi patologie preesistenti, 15 non avevano diagnosticate patologie di rilievo.

Non meno controverso è il problema degli asintomatici, la “maggioranza silenziosa” di questa emergenza (circa il 95% dei contagiati). Secondo uno studio condotto a Wuhan e apparso su Nature il 20 novembre, nessuna tra le 1174 persone state a contatto con 300 asintomatici (gli unici contagiati rilevati nella città cinese nell’ambito di uno screening fatto su quasi 10 milioni di cittadini) ha contratto il virus. Come conclude lo studio, la carica virale degli asintomatici è talmente debole da riuscire difficilmente a diffondere il contagio e, perciò, da suggerire ai decisori pubblici misure di contenimento più adeguate.

C’è dunque da augurarsi che le opinioni degli italiani siano motivate non dalla lettura dei dati ufficiali, ma dalla paura diffusa, consapevolmente o incosapevolmente, dai media e dai cosiddetti “competenti”. I vari medici e virologi che sino ad ora hanno occupato i salotti televisivi, lungi dal fornire una risposta chiara ai cittadini, si sono spesso esibiti in battibecchi riguardanti fatti personali, dimostrando in tal modo di non essere affatto diversi dalla “stupida” gente comune. Non solo: dimostrando anche la fallibilità che pure la scienza può avere, specie una scienza priva di qualsiasi etica e che il cui scopo, pertanto, è il conseguimento procedurale di un risultato (nella fattispecie, l’abolizione totale del virus), in barba a tutte le altre condizioni che adornano la vita umana. Non è perciò strano leggere proposte che rasentano l’assurdo, come quella di Andrea Crisanti di fare sesso, se proprio lo si deve fare, per meno di un quarto d’ora, al fine di evitare il contagio; o quella di Massimo Galli di fare sesso solo dopo che un tampone abbia confermato la negatività dei due soggetti, riducendo così una relazione di coppia ad una sorta di prostituzione indiretta (dal momento che il costo di un tampone va dai 70 ai 120 euro). Persino Matteo Bassetti, che è stato uno dei virologi, per così dire, “controcorrente”, suggerisce di fare sesso utilizzando la mascherina.

Prima che contro il Covid, è opportuno che chi di dovere immunizzi la società contro la perdita di buon senso, che può essere assai più deleteria dell’epidemia.

 

 

Fonti:

Recent Posts
Showing 10 comments
  • Alessandro Colla

    Non condivido quest’ultima analisi. Lasciamo stare i ragazzi del 1999 che erano coscrìtti, quindi non volontari e pertanto non fanno testo. I decimisti di Junio Valerio Borghese e i repubblichini spontanei sono stati quelli che hanno esaltato coloro che li rinchiudevano in casa o li mandavano a morire in nome dell’idiozia patriottica che non è molto diversa dall’idiozia collettivista. Se fossero stati diversi dagli italiani di oggi avrebbero ribaltato Mussolini come oggi andrebbe ribaltato il suo degno successore MussoConte. Né questi squadristi possono essere ricordati come amici del libero mercato, al pari appunto degli oligarchi monopolisti che spesso finanziano l’idiozia organizzata; poco importa se in camicia nera, in bandiera rossa, in socialdemocrazia o in conservatorismo “moderato”. Corporativismo e mercantilismo sono due facce, anzi due fecce, della stessa marmaglia fascista. Che poi nel mercantilismo esista il volto peggiore, quello di stato rappresentato dal comunismo che trova eccellente interprete governativo l’attuale ministro italiano della salute, nessuno lo mette in dubbio. Ma personaggi come Bombacci ieri o scrittori esaltatori delle bonifiche pontine oggi, dovrebbero sciogliere ogni riserva sul presunto antifascismo dei comunisti e sull’altrettanto presunto anticomunismo dei fascisti apparentemente originali. Dico apparentemente perché la storia del fascismo italiano comincia sostanzialmente con Agostino De Pretis, o forse addirittura con Urbano Rattazzi, ma in realtà troviamo i germi del fasciocomunismo già in Machiavelli e soprattutto nel particolarismo di Guicciardini. In ogni caso i giovani, come anche i non più giovani, non hanno il potere di ribaltare nessuno. E non da oggi. Chi il potere ce l’ha o ce l’ha avuto, preferisce “intelligere” con il suo finto nemico per ragioni di… sopravVivendi.

  • tommaso bisi griffini

    Se i giovani di oggi fossero come i Ragazzi del 99, come quelli della X mas o come i volontari e le volontarie della Repubblica di Salò, avrebbero già ribaltato quelli che li hanno chiusi in casa e anche i loro mandanti ( gli oligarchi delle multinazionali e dei monopoli globalisti che sono tutto il contrario del nostro amato libero mercato).

  • Don Floriano Superstar

    Certo che l’equilibrio mentale non è mai stato il piatto forte di questo sito.
    La versione di un paio di anni fa era molto più bella e funzionale della presente, con questo color senape imbarazzante persino in Westfalia ed un look demodè, a meno di essere nostalgici degli anni 90.

    Poi i gadgets: prima te li sbatteva in faccia ad ogni dove, tanto che pareva di essere su Alibaba; ora invece devi cercarli con cura sennò manco li trovi, tanto che pensavo li avessero tolti. Invece no, purtroppo ci sono ancora (nunzio vobis cum gaudio magno: l’orrida mascherina ha figliato, parto gemellare!!!).

    Insomma l’ML Store avrebbe bisogno di un testimonial d’eccezione per decollare, tipo Lapo el can o la Ferragnez, sennò farà la fine della Copersucar (ve la ricordate? il progetto ambizioso di Emerson Fittipaldi, grandissimo come pilota, ma non come imprenditore e la sua Formula Uno riusciva a fare i 180 in rettilineo solo con vento a favore…)

    • leonardofaccoeditore

      Corri al lavoro… si è liberato il lampione dove vai a fare i pompini al tuo amico prete nazista.

  • Alessandro Colla

    Però contesto il detto inglese. Altrimenti io a vent’anni non avevo cuore e quel venti per cento di ventenni che non porta il cervello all’ammasso non dovrebbero avere cuore.

    • Fabio

      :) ma no, dai. Si parlava generalizzando un po’ :D
      E’ che tu Ale se un passo avanti anche agli inglesi .

  • Fabio

    In effetti escono dalla scuola pubblica che per li ha plasmati benin benino durante i tanti e delicatissimi anni dello sviluppo fisico e, sopratutto, intellettuale.
    E’ per questo che da certe parti politiche hanno sempre premuto per anticipare l’età del voto, i giovani sono escono pronti dalla scuola pubblica e non hanno ancora avuto esperienze di lavoro che gli abbiano fatto aprire gli occhi (ed a questo è dovuta la guerra al lavoro giovanile ed apprendistato).
    In inghilterra dicevano che il “votare socialista a 20anni dimostra di avere un cuore, farlo ancora a 30 dimostra di non avere cervello”, proprio perché poi la realtà, il lavoro, la vita, t’insegna gli autentici valori, altro che le cavolate scolastiche dello Stato padre padrone dalla culla alla bara che provvede a tutto gratis.

  • Nicola Rossini

    Non per nulla vogliono far fuori gli anziani. Le niove generazioni sono molto più ubbidienti

  • serpe

    I giovani sono figli del rimbecillimento generale, quindi non c’è da aspettarsi niente.
    In più, evidentemente essi sono speranzosi nel futuro. E che cos’è che può garantirgli un buon futuro? Ma la società ipertecnologica, che diamine! Quindi loro, consciamente o inconsciamente appoggiano “la scienza e la tecnica” salvatrici dell’umanità. Non vogliono criticarle, perchè criticarle equivarrebbe ad ammettere che il futuro che ci aspetta è magro. Molto magro

  • Alessandro Colla

    I giovani peggio dei vecchi? Grazie, scuola di stato; primo degli stupidifici in servizio permanente con fine diretto all’analfabetismo di massa.

Start typing and press Enter to search