In Anti & Politica, Scienza e Tecnologia

Secondo voi a quando risale questa cosa di usare virus per imporre nuove tasse, terrorizzare la gente, incidere sul modo di vivere la propria vita dei poveri cristi?
Riflettiamo un attimo sulle tante similitudini tra l’odierna ‘pandemia’ e l’aids che andava tanto di moda qualche decennio fa: non vi sembra che oggi come ieri stiano continuando a giocare coi virus “killer” che però si trovano solo con l’uso a casaccio dei tamponi? Non stanno continuando a martellare e terrorizzare il popolino con numeri inventati di morti in realtà causati da altre patologie o cattive cure o malasanità? Non stanno continuando a pretendere milla mila miliardi di finanziamenti pubblici a qualsiasi costo per ingrassare i loro conti ed ingrossare e perpetuare il loro potere?

Ripropongo un articolo 2004, ma ancora attualissimo, del Dott. De Marchi, autore di ‘AIDS La grande Truffa’, prezioso libro del 1996 ormai introvabile.


Pochi giorni fa un grande giornale romano ha annunciato solennemente che i benemeriti ricercatori impegnati nella lotta contro l’Aids erano ormai a un tiro di schioppo dalla realizzazione del vaccino capace di mettere l’umanità al riparo dalla minaccia della cosiddetta peste del 2000. La notizia, però, è passata pressoché inosservata o sottaciuta. Perché ?
Per tre validi motivi che, peraltro, sono anch’essi stati sottaciuti. Anzitutto perché, come nella favola del pastorello che gridava “Al lupo, al lupo !”, nessuno prende più sul serio la periodica alternanza di terrorismo e di speranza che caratterizza le comunicazioni della cosiddetta scienza ufficiale (molto ufficiale ma ben poco scienza) in tema di Aids. Troppe volte il terrorismo si è rivelato una truffa irresponsabile.

Basterà ricordare che, come ho ricordato in altre occasioni, se fossero stati veri gli allarmi diffusi dal nostro Ministero della Sanità nel 1988 (200 mila sieropositivi che raddoppiavano ogni 10 mesi e avevano una sopravvivenza media di 18 mesi) tutti gli Italiani (voi e me compresi) sarebbero morti di Aids da ormai sei anni. E pochi ricordano che quel Ministero emanò nello stesso anno un apposito comunicato per deplorare le documentate informazioni da me diffuse per rassicurare la popolazione circa l’assurda esagerazione della pericolosità dell’Aids. Ma sarà utile ricordare anche che per anni fu annunciato che, negli Stati della California e di New York l’Aids era diventato la prima causa di morte per i maschi tra i 25 e i 45 anni, proprio mentre in quegli stessi e in quella stessa popolazione la mortalità era calata. E sarà ancor più utile ricordare che, quando gli allarmi periodici si rivelarono ovviamente infondati nell’Occidente avanzato, il terrorismo fu spostato sull’Africa. Ma anche qui, mentre i cosiddetti esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e lo stesso segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, annunciavano periodicamente l’apocalisse (“Chi non vive in Africa – disse Annan – ancora non si rende conto della gravità della tragedia…L’Africa muore…Un’intera generazione di bambini sta perdendo i propri genitori a causa dell’Aids”.

In realtà, questa “intera generazione di bambini africani che sta perdendo i propri genitori” è una vecchia, scandalosa menzogna che due noti e coraggiosi animatori delle battaglie umanitarie in Africa, i coniugi Krynen, hanno invano smascherato già nel 1993.
Devo quindi riassumere qui l’odissea tragicomica di Philippe ed Evelybe Krynen, che ho ampiamente raccontato nel mio libro “AIDS, la grande truffa”, pubblicato dall’editrice SEAM nel 1996. Avendo appreso che la loro unione era destinata a restare sterile, nel 1989 i coniugi Krynen decisero di dedicarsi all’assistenza degli orfani africani dell’Aids, di cui già allora le Nazioni Unite e le autorità sanitarie avevano cominciato a favoleggiare. Con l’energìa instancabile dei migliori missionari, i Krynen riuscirono in pochi anni ad assicurare un afflusso annuo d’oltre 100 miliardi ad un loro programma sanitario che contò presto, nei paesi africani allora indicati come il focolaio dell’epidemia e dell’orfanezza di massa, la bellezza di 230 tra medici, paramedici e assistenti sociali.
Ma nel giro di pochi anni, pur avendo potuto svolgere una vasta e apprezzata opera di assistenza sanitaria, i Krynen scoprirono d’essere stati odiosamente turlupinati, in materia di Aids. Così, tornati in Francia, presentarono alla stampa nazionale e internazionale un esplosivo rapporto ove tra l’altro confutavano la tesi ufficiale della trasmissione dell’Aids per via sessuale (nessuno delle migliaia di partners di presunti malati di Aids da loro controllati era risultato infetto) e, soprattutto, smascheravano la truffa imbastita con i cosiddetti “orfani dell’Aids”. “Poco a poco – dichiaravano i Krynen nel loro rapporto – scoprimmo che i genitori dei presunti orfanelli non erano affatto morti, ma, com’è diffuso costume in molta parte dell’Africa, avevano semplicemente abbandonato i loro figli, trasferendosi altrove. Ben presto, però, gl’indigeni avevano scoperto che lo status di “orfani dell’Aids” assicura aiuti sostanziosi in denaro e in natura (in Africa sono 720 le missioni benefiche occidentali nel campo dell’Aids) cui un semplice affamato, in un continente affamato, non può mai aspirare”.
E i Krynen concludevano amaramente: “E’ davvero terribile scoprire di aver investito tante energie in una tragedia che si è rivelata poi solo una colossale menzogna. Il mondo è stato sottoposto a un autentico lavaggio del cervello a proposito dell’Aids, cosicché nessuno controlla le menzogne. L’Aids esiste per forza propria: la forza della menzogna. Eravamo andati in Africa per aiutare gli orfani dell’Aids e ci troviamo dinanzi al fatto che non esiste l’Aids e non esistono i suoi orfani”.

Ma il rapporto Krynen è stato sepolto, come d’altronde il mio libro e tutta l’imponente documentazione sulla truffa dell’Aids prodotta da 750 scienziati del dissenso in 32 paesi, sotto una coltre di silenzio: solo il Sunday Times di Londra lo ha pubblicato integralmente, ma il suo direttore (vedi caso) è stato silurato dopo poche settimane. Così, in tutta l’Africa, si è continuato a fare diagnosi di Aids nel 70-80% dei casi, senza alcun esame specifico, ai malati di tubercolosi e dissenteria: due malattie notoriamente endemiche nel continente nero.
Del resto, sono gli stessi dati dell’Annuario Demografico delle Nazioni Unite a smentire Kofi Annan. Non solo nell’Africa intera, ma proprio nei paesi ove, secondo Annan, l’Aids mieterebbe milioni di vittime creando un’intera generazione di orfani, la mortalità adulta è notevolmente calata negli ultimi anni, passando tra il ‘75/% e il ’97, dal 54 al 51 per mille nello Zambia, dal 46al 42 in Kenya, dal 47 al 45 nel Malawi, dal 60 al 39% in Nigeria, dal 59 al 40 in Somalia e dal 50 al 26 in Sud Africa. E’ evidente che l’epidemia sterminatrice farneticata da Kofi Annan e da tante altre autorità non potrebbe coesistere con questa mortalità globale in forte calo.

Questo, amici, è il mondo di servilismo e conformismo scientifico-culturale in cui viviamo, e non solo in Italia. Certo è molto doloroso scoprire che di questo mondo sono complici, spero inconsapevoli, anche personaggi che consideravamo specchiati come Kofi Annan. Ma, dopotutto, si tratta pur sempre di esponenti di quella burocrazia internazionale che la nostra analisi psicopolitica ci ha insegnato a smitizzare insieme a tutte le altre burocrazie. E comunque la truffa dell’Aids e dei suoi orfani può almeno servirci per capire che un’autentica Rivoluzione Liberale, come vado ribadendo da tempo, deve investire anche la scienza e la cultura, perché l’attuale mondo accademico è troppo conformista e corrotto per poter produrre ricerca indipendente. E anche l’ultimo trionfale annuncio sulla “imminente scoperta” del vaccino può essere inquadrato in questa inesauribile sinfonia di menzogne. Pensate che proprio quest’anno ricorre il ventennale del primo analogo trionfale annuncio. Fu infatti nel 1984 che il superesperto di Aids Robert Gallo, insieme al Ministro della Sanità americano dell’epoca, annunciò che entro due anni al massimo sarebbe stato realizzato un vaccino sicuro contro l’Aids…

 

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  • MICHELE

    Dall’apparire dell’Aids e soprattutto dalla scoperta del virus Hiv si e’ scatenata la battaglia dei farmaci anti. Prima fu l’AZT, presentato come risolutivo, ma che ha suscitato enormi dubbi, poi il mercato fu inondato di prodotti, molti dei quali rivelatisi tossici.
    I risultati degli studi condotti da Kary Mullis, premio Nobel 1993, da Peter Duesberg, membro dell’Accademia delle Scienze Americane, da Ian Weller, dell’università di Birmingham e dal virologo tedesco Stefan Lanks, hanno sollevato il terribile sospetto che per anni gli ammalati di Aids e i sieropositivi ancora sani siano stati avvelenati, con conseguenze talora fatali, da una farmacologia spregiudicata.
    E con la scoperta dei cosiddetti cocktails anti HIV, gli inibitori della proteasi, si è molto probabilmente commesso lo stesso errore. Il prof. David Rasnick, che ha lavorato per 15 anni sulla scoperta di questi inibitori della proteasi, avvertiva: ”Sono veleni, e neppure sappiamo se l’HIV e’ davvero l’agente che causa l’Aids”. AZT, DDI, 3TC, inibitori della proteasi: questi sono i nomi dei farmaci più noti per la lotta all’AIDS. Sono tutti nati negli Stati Uniti d’America, e ad essi è aggrappata la speranza di centinaia di migliaia di ammalati. Ma da tempo un gruppo di autorevoli ricercatori sostiene che l’approvazione di questi farmaci è passata attraverso test incompleti e pressioni di ogni tipo. Il tutto per nascondere al pubblico che gli effetti a lungo termine degli inibitori della proteasi sono sconosciuti e che l’AZT sarebbe inefficace o, addirittura, che avrebbe accelerato la morte di migliaia di ammalati. Quest’ultima accusa è particolarmente scioccante e viene estesa anche alla classe medica ma, soprattutto, alla casa farmaceutica produttrice dell’AZT che, secondo alcuni ricercatori, sarebbe sempre stata a conoscenza della presunta pericolosità di questo medicinale. Poi vorrei ricordare la faccenda Coca Cola per chi non la ricordasse. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, cioè l’ONU, nel 2001 doveva urgentemente iniziare una campagna a tappeto in Africa perché le stime (quelle di cui si parla appunto nell’articolo) davano quel continente con tassi d’infezione da HIV inimmaginabili, uno sterminio. Nei corridoi di Ginevra non sapevano dove andare a sbattere la testa, perché fra migliaia di ONG del mondo presenti nel continente nero non ve n’era una che potesse raggiungere gli angoli più sperduti e più infetti dell’Africa. Non potevano farlo gli eserciti occidentali, neppure gli stessi governi africani. Nessuno sapeva come risolvere questo problema. Qui l’articolo in inglese che spiega la vicenda: https://www.nytimes.com/2001/06/21/world/coca-cola-joins-aids-fight-in-africa.html In breve l’OMS aveva bussato alle porte del colosso di Atlanta e chiesto aiuto. L’ONU chiedeva aiuto a un’azienda. L’ONU… No, non Medici Senza Frontiere… L’ONU. Immaginate il colloquio fra 193 Stati del mondo e quelli della Coca:
    “Voi che da 20 anni avete la più capillare rete di diffusione commerciale mai esistita al mondo e che vi vede col vostro prodotto in vendita sulle rive più irraggiungibili del Rio delle Amazzoni, anche sul Karakorum, potreste aiutarci a portare i nostri kit ai villaggi africani che non sappiamo come raggiungere?” Si, certo, risposero quelli della Coca Cola Company. Una sola multinazionale controllava più territorio in Africa di ciò che potevano fare 193 Stati del Pianeta. Però dopo avere appreso tutto ciò dobbiamo stare tutti tranquilli che se lo dicono i PROFESSORONI che è tutto apposto allora ci devi credere che altrimenti sei “negazionista”. Inoltre non sia mai che sottolinei che sono 15 mesi che gestiscono tutta questa farsa con il culo (il modus operandi tipico dello stato) e che questi sono gli stessi che vogliono la guerra contro il libero mercato perché lo stato è meglio! Fare le proporzioni tra Coca Cola 20 anni fa in Africa e stato di merda qui e oggi che ha 7781 posti di terapia intensiva con 60 milioni di abitanti e ti dice gli ospedali non ce la fanno più quindi chiudi tutto e non esci di casa senza il permesso. Prova a dire magari il problema è gestire le cose come fa lo stato e non come fa una multinazionale e li vedi che hanno un attacco di orchite, mi fermo qui perché tanto che cazzo lo dico a fare tutto questo se provi a spiegarlo ai mentecatti del covid ti accusano di essere di estrema destra, malato di mente o grillino, della serie non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire.

    • Fabio

      Concordo assolutamente. L’AZT era un po’ come il veleno che stanno inoculando oggi con la differenza che allora erano pochi malati ed oggi milioni di sani. Se sopravvivevi allora eri guarito grazie, non nonostante, la medicina. Se morivi la medicina era ottima ma il male era più forte, un po’ come oggi che dicono che se muori dopo due dosi di vaccino significa che dovevi farne ancora ed ancora altre ma non ce n’è stato il tempo ed il covid ti ha preso ed ucciso prima che la protezione vaccinale fosse sufficiente.

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