In Anti & Politica

DI ANDREA ZHOCK

È noto come la Commissione Europea avesse progettato sin dal gennaio 2018 l’implementazione di un pass sanitario per i cittadini UE (vaccination passport for EU citizens). L’intento dichiarato concerneva la mobilità tra paesi dell’UE e la “road map” che era stata proposta aveva il 2022 come data di implementazione definitiva.

Il fatto che questo progetto fosse inteso soltanto come limitazione agli spostamenti tra paesi non deve trarre in inganno circa la radicalità del progetto. Infatti è da tempo che le normative europee non contemplano alcuna distinzione netta tra la mobilità interna a ciascuno stato dell’UE e la mobilità tra stati, e dunque un passaporto vaccinale che potesse porre limitazioni alla mobilità tra stati implica di principio una legittimazione generale a porre limitazioni ad ogni mobilità territoriale, a qualunque livello.

È anche interessante notare che la proposta del 2018, una volta resa pubblica e commentabile dalla cittadinanza venne subissata da una debordante quantità di critiche, al punto che i commenti pubblici sulla pagina dedicata nel sito della Commissione Europea vennero bloccati nel marzo 2018.
Dopo questa accoglienza il progetto sembrava sospeso.

Ora, assumiamo ragionevolmente che la Commissione Europea ignorasse l’emergere futuro della pandemia di Sars-Cov-2. La domanda interessante da porre sotto queste condizioni è: quale era la ratio originaria di tale passaporto vaccinale? Questa domanda si impone perché:

  • 1) Nella legislazione UE un blocco alla libera mobilità è una cosa assai seria, implicando di diritto un’esclusione generalizzata ad accedere a luoghi e possibilità di lavoro;
    2) Non c’erano state nella storia europea degli ultimi cento anni eventi epidemici di peso tale da lasciar prevedere serie necessità di contenimento.
    Dunque, perché spingere tale proposta, al tempo stesso ricca di implicazioni e priva di forti motivazioni sanitarie?

Per tentare una risposta dobbiamo chiederci quali sono le caratteristiche intrinseche di un tale passaporto, a prescindere dalla specifica, eventuale, emergenza sanitaria.

Un passaporto sanitario così concepito ha caratteristiche specifiche, del tutto diverse da qualunque altra ‘licenza’ ordinaria.

Se desidero guidare un’automobile, o portare una pistola, farò una domanda per ottenere una patente di guida o un porto d’armi. Guidare o portare un’arma sono ‘poteri ulteriori’ che acquisisco rispetto alle persone che mi stanno attorno, e tali poteri possono mettermi nelle condizioni di esercitare una minaccia verso il prossimo. Le relative licenze vengono perciò erogate a seguito di una serie di esami volti ad assicurare l’idoneità, la capacità e l’equilibrio di chi potrà in seguito circolare su un’automobile o con una pistola. Se desidero ottenere una facoltà supplementare mi sottopongo ad un esame che rassicura la collettività intorno alla mia capacità di gestirla.

Un passaporto vaccinale invece opera in modo inverso: anche se io non chiedo né pretendo nulla, esso mi sottrae alcuni diritti primari di cittadinanza, come i diritti di movimento o accesso, fino a quando io non abbia dimostrato di meritarli.

Questo è il primo punto che deve essere sottolineato: qui siamo in presenza di una sottrazione di diritti generali della cittadinanza, e non di una richiesta personale di accesso ad ulteriori facoltà (come per le ‘licenze’ di cui sopra).

In stretta connessione col primo punto sta il secondo: il passaporto vaccinale crea un’inversione dell’onere della prova. La situazione è tale che io ho accesso ai miei diritti di cittadinanza solo se dimostro di esserne degno, mentre nelle condizioni antecedenti io avevo intatti i miei diritti fino a quando non fossi stato dimostrato indegno di essi. Quest’inversione dell’onere della prova rappresenta un cambiamento di paradigma gravido di implicazioni: ora sta a me dimostrare di essere normale e di poter vivere in modo normale; e se per qualche motivo non sono in grado di dimostrarlo (foss’anche per un malfunzionamento tecnico), immediatamente ciò mi mette in una condizione di grave deprivazione (spostamenti, istruzione, salario, lavoro).

C’è infine una terza caratteristica decisiva: un passaporto vaccinale è concepito come testimonianza di una condizione intesa come durevole. La condizione di normalità (la non patologicità) è ora qualcosa che deve essere provato da ciascun soggetto in pianta stabile, a tempo illimitato.

È importante notare come la condizione emergenziale (reale o presunta) è stata sì richiamata per introdurre questo lasciapassare, ma non è stata più richiamata per definirne i limiti. La sua introduzione non è stata accompagnata da alcuna definizione delle condizioni sotto cui esso sarebbe stato tolto.
Anzi, nonostante ripetute sollecitazioni i governi che hanno adottato questa soluzione si sono sistematicamente rifiutati di chiarire sotto quali condizioni il lasciapassare sarebbe venuto meno in quanto superfluo.

In questi giorni si parla di ‘durata illimitata’ per chi ha fatto la terza dose, e il punto importante di questa proposta non sta naturalmente nel numero delle dosi ritenute imperscrutabilmente bastevoli dai nostri esperti da avanspettacolo, ma nell’idea che comunque il meccanismo implementato rimarrà in vigore senza limite temporale. Quand’anche le condizioni specifiche per il conferimento del lasciapassare verde venissero allentate, tale allentamento sarebbe sempre revocabile, proprio in quanto è l’istituzione del lasciapassare in quanto tale a rimanere in vigore.

Veniamo così alla questione finale, quella determinante.

Non sappiamo quali fossero le intenzioni originarie per l’introduzione di questo lasciapassare nella proposta del 2018, ma abbiamo tutti gli elementi per capire che, quali che siano state tali intenzioni, tale dispositivo consente di esercitare un nuovo radicale livello di controllo sulla popolazione.

Immaginiamo due scenari.

Nel primo scenario tutta la popolazione accoglie senza fare resistenza questo dispositivo.
Se questo accadesse chi governa avrebbe mano libera per effettuarne ulteriori ‘upgrade’, estendendo le funzioni di un sistema così ben accetto. A questo punto qualunque ‘virtù’ che venisse efficacemente rappresentata come ‘di interesse pubblico’ potrebbe divenire una nuova condizione da dover provare su base individuale per avere accesso alle condizioni di cittadinanza normale.

Nel secondo scenario una parte della popolazione fa resistenza a questo dispositivo. Ciò permette a chi governa di presentare i ‘resistenti’ come problema fondamentale del paese, come origine e causa dei malfunzionamenti e delle inefficienze che lo assillano. Se solo questi nostri concitttadini fossero virtuosi e non renitenti, i problemi non sussisterebbero. Questa mossa sposta la responsabilità dalle spalle di chi governa a quelle di una sezione della società, concentrando l’attenzione pubblica su di un conflitto interno alla società.

Dal primo scenario si può passare al secondo quando gli ‘upgrade’ del dispositivo diventano momentaneamente troppo esigenti, producendo una resistenza nella società. Dal secondo scenario si può passare al primo, quando la popolazione stremata finisce per rassegnarsi alle nuove condizioni.

Ecco, io non so se qualcuno abbia escogitato questo dispositivo a tavolino, con tali finalità. Se lo ha fatto possiamo complimentarci per l’ingegno, oltre che per il cinismo. Oppure nessuno lo ha inteso, ma semplicemente esso emerge come punto di caduta casuale di altre dinamiche. Ma questo non ne sottrae affatto le caratteristiche esiziali e la possibilità di essere utilizzato esattamente in questo modo.

Di fatto un tale dispositivo può funzionare come un collare a strozzo per qualunque libertà e qualunque diritto, consegnando a tempo indeterminato un potere nuovo e radicale ai governi centrali sulla propria popolazione, accedendo ad un nuovo livello di controllo sociale e di compressione degli spazi di libertà.
Questo è il momento decisivo in cui si determinerà il sentiero che andremo a prendere.

In questo momento il lasciapassare verde, oltre ad essersi dimostrato un fallimento per ciò che prometteva di ottenere, risulta sempre più chiaramente sia inutile sul piano sanitario che dannoso su quello economico. Questo è il momento per cancellarlo.

Se si permette che esso sopravviva, magari in una forma ad apparente ‘basso voltaggio’ per qualche mese, esso diventerà un tratto definitivo della nostra vita, portando a compimento un processo di degrado irrevocabile nelle forme della libera cittadinanza”.

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  • Fabio Massimo Nicosia

    I radicali sdraiati sulle verità del potere, nel rapporto intrattenuto con Giuliano Ferrara e il quotidiano “Il Foglio”, che di tale vicinanza al sentimento del potere ha sempre fatto vanto, dato che Ferrara rivendicava il proprio machiavellismo e quella che lui considerava la bellezza del potere in quanto potere, per cui lui ha potuto essere senza troppe scosse via via comunista, craxiano, berlusconiano, renziano, sempre affascinato da chi tenesse in mano lo scettro in un dato momento. Ebbene, questo tipo di cultura si è molto diffusa, rinforzata dall’antipopulismo, in un certo tipo di quadro radicale e di Radicali Italiani in particolare.

    Il liberalismo di Ferrara è sempre stato molto oscillante.

    Ma, prima di morire, Frank Zappa ci riserva un’altra sorpresa e, nei suoi sporadici concerti nell’est Europa del 1991, il sound della chitarra si distende e si rilassa, il timbro, pur distorto, si affievolisce, e risuonano più evidenti gli echi di Jerry Garcia, l’unico chitarrista rock, oltre a, inevitabilmente, benché non lo amasse, Jimi Hendrix, che lo abbia influenzato

    • Shirel Levi

      «Il potere logora chi non ce l’ha». È questo, senza alcun dubbio, l’aforisma più celebre fra quelli di Giulio Andreotti.

  • Shirel Levi

    Una ventina di studenti universitari hanno occupato l’aula magna del Rettorato di Torino che si trova in via Verdi. Alla base dell’occupazione c’è la loro contrarietà al green pass obbligatorio per accedere presso le sedi universitarie. L’occupazione è scattato dopo un incontro che gli studenti hanno avuto nel pomeriggio di ieri, mercoledì 27 gennaio, con il rettore Stefano Geuna.

    Gli studenti hanno presentato al rettore una lettera con la quale volevano dimostrare all’Università l’incapacità del green pass di contenere i contagi da covid-19. “Tra di noi ci sono studenti che hanno il green pass e anche la terza dose”, spiegano gli occupanti, “Anche chi tra noi è vaccinato vuole entrare all’Università come cittadino avente diritti e non come persona che si è fatta tre vaccini. Noi non siamo no vax, pensiamo che debba essere una questione di scelta e non di discriminazione all’interno dell’Università”.

    Gli occupanti, che chiedono che venga cancellato l’obbligo di green pass per entrare in Università, stanno organizzando per i prossimi giorni diverse iniziative alle quali parteciperanno anche Davide Totino, di Resistenza radicale, e Ugo Mattei, del Comitato di Liberazione Nazionale. L’occupazione è sostenuti anche da CUB, SI Cobas e altre associazioni.

    “L’ateneo è la sede nella quale liberamente si possono manifestare le opinioni”, ha risposto sul tema il rettore Geuna, “Noi abbiamo un impegno molto forte per promuovere la campagna vaccinale, crediamo profondamente nell’importanza di vaccinarsi e quando li ho incontrati ho cercato di ribadire questi temi. È brutto vedere che ci sia ancora una certa resistenza nei cofronti di una pratica che è stato ampiamente dimostrato sia l’arma più forte contro questa pandemia”

    https://radioblackout.org/2022/01/occupato-il-rettorato-a-torino/

    https://radioblackout.org/2022/01/interviste-telefoniche-occupazione-rettorato/

  • Shirel Levi

    A Torino lo chiamano il CRIN (maiale ) CAZZ!

  • Pierre Joseph Proudhon

    COMUNICAZIONE IMPORTANTE: L’avvocato Marco Mori, che prima era in VOX Italia e ora è con Casa Pound, ora ha intavolato un’alleanza con il Partito Libertario di Fabio Massimo Nicosia. Anche lui, infatti, ha denunciato Mario Draghi per il ricatto vaccinale. Con denuncia penale nei confronti del governo Draghi.

    • Shirel Levi

      E ALLORA ??? Il GREEN CAZZ RENDE LIBERI !

  • Fabio Massimo Nicosia

    “L’intenzione è di costruire un partito con una forte base dottrinaria: in questo ci distinguiamo per esempio dai radicali, tra i quali peraltro ho militato per tanti anni, che erano assai più pragmatici in quanto fondati sull’intuito di Marco Pannella; credo che invece si debba fare il contrario, partendo appunto da una dottrina forte. Al di là della mia formazione giuridica ho maturato un’esperienza di studio nel campo della filosofia politica e ho esposto le mie idee in vari libri, il più recente dei quali s’intitola L’eguaglianza libertaria. Contraddizione, conciliazione, massimizzazione. Ritengo che, dopo un percorso di approfondimento ormai ventennale, queste idee siano arrivate a maturazione, così ho sentito l’esigenza di dare loro uno sbocco politico, viste le ricadute pratiche che quegli studi potevano avere. Si tratta di un’elaborazione che nasce in dialettica critica con l’anarcocapitalismo: negli anni ’90 frequentai quegli ambienti e ne rimasi insoddisfatto, al punto da elaborare una mia teoria autonoma: con il tempo e approfondendo i miei studi ho scoperto che le mie idee erano piuttosto affini a filoni riconducibili ai left libertarian statunitensi, al cui interno in buona sostanza il Partito libertario può essere collocato”. Per Nicosia la più significativa differenza con gli anarcocapitalisti “è la visione che si ha della terra: per gli anarcocapitalisti è res nullius, cosa di nessuno per cui chi arriva la occupa e se la prende; per noi invece è res communis, ammettiamo la proprietà privata, ma nella consapevolezza che la terra di cui si è o si diventa proprietari è comune”. Continua Nicosia: “Questo comporta, per esempio, che il comproprietario originario, se viene spossessato a causa di un’appropriazione individuale, ha diritto a un indennizzo, a un risarcimento, a un reddito di base: qualcosa di simile era già stato espresso oltre due secoli fa da Thomas Paine nella sua Giustizia agraria. Quest’idea della terra comune è stata diffusa soprattutto da un altro studioso statunitense, l’economista e politico Henry George che poteva dirsi a cavallo tra liberalismo e socialismo: anche lui era per la libera impresa, ma scorporava il valore della terra in quanto res communis. Volendo andare ancora più indietro, oltre a ciò che si trova nel pensiero cristiano, i primi accenni alla terra comune si ritrovano già nel pensiero di John Locke: lui è passato alla storia, soprattutto per gli anarcocapitalisti come fautore indefesso della proprietà privata, ma aveva precisato che le appropriazioni sono legittime a patto che si lasciassero agli altri altrettanta terra altrettanto buona, perché Dio aveva dato la terra in comune agli uomini”.

    Nicosia ci spiega come è giunto all’idea della Terra comune: “Nessuno è legittimato a imporre qualcosa agli altri, il ‘tu devi’ non comporta alcun obbligo giuridico in capo alla persona cui si riferisce, ma nemmeno obblighi morali: chi si sente dire ‘tu devi’ non è obbligato a fare qualcosa perché gliel’ha detto quella persona, non è legittima l’imposizione e non c’è alcuna autorità perché un essere umano non vale più di un altro. La stessa proprietà privata può fondarsi solo sul consenso, su una convenzione tra persone, nella quale può rientrare anche il pagamento. Se poi la terra è comune, lo sono anche le risorse naturali: le risorse naturali impiegate nel processo produttivo sono capitale comune e vanno a vantaggio di tutti. Certamente è ammesso il profitto individuale, ma occorre scorporare la parte delle risorse naturali, proprio perché sono comuni: una parte degli utili va a tutti e per me rappresenta l’utile universale”.

    Il simbolo del Partito Libertario è una raffigurazione della Marianna all’interno della A cerchiata degli anarchici, posizionata su un fondo colorato. Nicosia così spiega in proposito: “Nel mio libro Il dittatore libertario avevo sostanzialmente tratteggiato la figura del radicale anarchico, che poi sarebbe il giacobino anarchico, vale a dire l’anarchico che prende il potere e smantella l’apparato statale per estinguerlo: un concetto un po’ marxiano se si vuole, salvo il fatto che Marx riteneva che, dopo la presa del potere del proletariato, lo stato avrebbe finito per estinguersi da sé, mentre qui si immagina un ruolo più attivo nell’estinzione dello stato. Partendo da questo pensiero, avevo già unito la Marianna, richiamando esplicitamente la tradizione radicale, e il simbolo anarchico per il mio sito Radicali anarchici: si tratta di una Marianna un po’ punk, per il disegno e anche per la foggia della A che va oltre il bordo; mi viene in mente anche un vecchio sondaggio di Re Nudo, della metà degli anni ’70, in cui la maggior parte dei suoi lettori si dichiarava sia radicale sia anarchica, una posizione in cui sostanzialmente mi riconoscevo”.

  • Fabio Massimo Nicosia

    Poi mi trovi su:
    1) ByoBlu;
    2) il blog di Nicola Porro;
    3 Radio Radicale (digitando Fabio Massimo Nicosia, oppure Partito Libertario, oppure Radicali Anarchici).

    • Pierre Joseph Proudhon

      Leggo che nel variegato mondo dei No Green Pass & No Vax il blog più letto è Laverità.info, versione digitale del quotidiano La Verità di Maurizio Belpietro, che ha più volte cavalcato l’ipotesi del complotto. Nell’ottobre 2020, ad esempio, scriveva «La verità sul virus manipolato in Cina per colpire il mondo». .Poi troviamo due TV , ByoBlu, che è un prodotto del Movimento 5 Stelle (Il vecchio capo comunicazione M5S Claudio Messora fondatore di Byoblu) .E Radio Radio TV , quella che ha lanciato Michetti: alla candidatura a sindaco di Roma e che nei commenti audio e video, aveva detto che responsabili della Shoah sono (anche) gli stessi ebrei. «Lenin era ebreo, Kissinger era ebreo ed entrambi hanno ucciso milioni di ebrei…». Poi un riferimento alle «navi per l’Argentina con gli ebrei in terza classe e i nazisti in prima». Tutto questo per dire: «Regolate i conti tra voi, ma non fate ricadere su di noi il senso di colpa per quello che è successo». Per tutto questo, Il direttore di Radio Radio: dichiarò successivamente che “si trattava di un equivoco, ma
      che chiedevano scusa” .

      • Fabio Massimo Nicosia

        Non solo quelle che tu hai elencato. Ci sono anche le tre TV del dott. Mariano Amici.
        1) Amici per l’Italia,
        2) Italia sera
        3) Amici Network

  • Fabio Massimo Nicosia

    Mi trovi su Facebook in tre pagine;

    1) Fabio Massimo Nicosia

    2) Giuseppe Bessarione

    3) Partito Libertario

  • Pierre Joseph Proudhon

    Ecco il link di Resistenza Radicale: https://resistenzaradicale.org/index.php/chi-siamo/

    • Fabio Massimo Nicosia

      Ve bene anche la Resistenza Radicale/Azione Nonviolenta ma non basta…nel senso che non è sufficiente.Come non è sufficiente il tuo anarco-socialismo o socialismo libertario.

      • Pierre Joseph Proudhon

        perché yu sei un violento, ecco perché non è sufficiente!

        • Fabio Massimo Nicosia

          Senti chi parla, il Mahatma Gandhi !

  • Pierre Joseph Proudhon

    Ecco qualche informazione biografica dei fondatori e le fondatrici del Comitato Resistenza Radicale – Azione Nonviolenta.

    Davide Tutino nasce a Roma il 30 Marzo 1974. Ama la natura e la filosofia. Dal 1990 si affianca ai radicali di Marco Pannella, in particolare nelle lotte per la legalizzazione delle droghe, per l’esperanto lingua federale europea, per i diritti umani e civili delle minoranze. Come educatore fonda un asilo Montessori a Roma, e lavora per il recupero cognitivo e sociale dei ragazzi disabili. Dal 2012 è docente di Liceo in Storia e Filosofia. Con il sindaco Ignazio Marino è vicepresidente del consiglio nel Settimo Municipio di Roma, e promuove la campagna per inserire il Parco dell’Appia Antica nel patrimonio dell’UNESCO. Nel segno delle libertà civili porta sempre avanti la lotta per la libertà di cura e la libertà di scelta farmacologica. In particolare si inserisce nel solco della riflessione di Marco Pannella, che nel 1995 afferma:”I vaccini: se fossero resi obbligatori, aprirebbero la strada al vaccino contro il dissenso”.

    Aligi Taschera nasce a Milano nel 1947. Inizia la propria militanza di antimilitarista nonviolento nel 1967, facendosi mettere 10 giorni a San Vittore per aver distribuito un volantino antimilitarista davanti alla parata militare del 2 giugno. Nel 1968 confluisce nel movimento anarchico, nel quale resta fino al 1971. Nel 1972 si iscrive al Partito Radicale, nel quale, a partire dal 1975 viene eletto consigliere federale, venendo rieletto quasi ininterrottamente fino al 1989. All’inizio del 1993 abbandona il partito per insormontabili divergenze sulla prima guerra in Iraq e sull’avvicinamento alla nascente area berlusconiana. Dal 1999 al 2005 milita nel partito dei verdi. Dal 2006 si ritira dalla politica attiva.
    Laureato in filosofia, con una specializzazione post lauream in psicologia, ha lavorato come psicologo presso il Servizio Sanitario Nazionale, per poi approdare all’insegnamento di Filosofia e Storia in diversi licei, mantenendo anche una modesta attività privata di psicoterapeuta. È in pensione di vecchiaia dal 2014.

    Andrea Majid Valcarenghi, obiettore politico al servizio militare, co fondatore di Onda Verde/Mondo Beat e dì Gli studenti alla città, il primo giornale di controinformazione del movimento studentesco a Milano, fondatore di Renudo, ambasciatore di Osho per l’Italia, autore dì Operazione Socrate,nella segreteria radicale con Giovanni Negri.

    Daniele Carcea, militante radicale dal 1991 al 2013, iscritto a radicali italiani per molti anni ed ex tesoriere dell’associazione radicale Rientrodolce. Eletto al Comitato di Radicali Italiani dal 2009 al 2014, Segretario dell’associazione radicale: Libera Livorno-Libera Moneta dal 1998 al 2013. Iscritto al meet up dei 5 stelle di Livorno dal 2014 al 2019. Autore di numerosi articoli sulla crisi finanziaria-economica dal 2013 al 2018.

    Ernesto Caccavale, 58 anni, napoletano, sposato con tre figli: Matteo, Lorenzo, Edoardo. Giornalista, imprenditore del mondo della comunicazione e dell’e-commerce in Italia e in Spagna, ha lavorato nel gruppo Mediaset ed in Alibaba. Consigliere generale del Partito Radicale dal 2019, iscritto ininterrottamente al PRNTT dal 1993 e radicale dal 1985. Fondatore nazionale di Forza Italia nel 1994, Parlamentare Europeo dal ’94 al ’99, in quegli anni vice presidente della Commissione per i Diritti dell’Uomo al Parlamento Europeo.

    Giulia Abbate, classe 1983, è scrittrice, editor indipendente e critica letteraria. Ha svolto militanza a Roma nel Partito Radicale durante l’adolescenza con incarichi di comunicazione, raccogliendo firme e gestendo tavoli per le campagne referendarie e per Emma for President. Trasferitasi a Milano, ha continuato il suo impegno con volontariato e attivismo indipendente. Torna alla militanza radicale con un bagaglio anarchico e femminista e la convizione che la nonviolenza gandhiana sia la strada più efficace per ristabilire diritti e giustizia.

    Marianna Panico ha 50 anni, è napoletana, o meglio vesuviana, ingegnere, affamata di giustizia giusta. È da sempre impegnata nelle lotte per l’affermazione dei diritti civili e delle libertà individuali. Nell’estate del 2004 da militante diessina si avvicina alla campagna per la raccolta firme per il referendum popolare sull’abrogazione dalla legge 40/04 sulla fecondazione assistita e incontra il mondo radicale. Un incontro di intenti

  • Fabio Massimo Nicosia

    PER UNA RINASCITA RADICALE CHE SIA DAVVERO LIBERTARIA – Fabio Massimo Nicosia

    Il 5 febbraio 2022 si terrà a Roma la seconda assemblea aperta del Partito Libertario, nel corso della quale avrà luogo il dibattito relativo alla partecipazione dei libertari al Congresso di Radicali Italiani del 25-27 febbraio. L’avvocato Fabio Massimo Nicosia, presidente del Partito libertario, promuove un manifesto radicale che è un atto d’accusa contro i Radicali italiani e il loro essersi collocati come forza filo-governativa, agli antipodi con il vero spirito radicale e libertario. Allo stesso tempo il manifesto propone un obiettivo, quello di riportare l’area radicale ad una vera opposizione al potere statalista del governo che con le sue azioni non fa che limitare le libertà dei cittadini in termini sociali, politici, economici e sanitari.

    https://www.byoblu.com/2022/01/27/per-una-rinascita-radicale-che-sia-davvero-libertaria-fabio-massimo-nicosia/

  • Duca Conte Piermatteo Barambani

    Sotto l’aspetto del controllo sociale non è che ti cambi molto la vita, chè con gli smartphone perennemente in rete, i social, gli acquisti con carta, buona parte della sudditanza è già ben impanata e pronta per la frittura.

    • Duca Conte Piermatteo Barambani

      Senza dimenticare autovelox, software analizza-targhe, telecamere su semafori, bus e ad ogni negozio/passo per strada, oltre ai cari vecchi metodi (ma sempre usati anche e soprattutto illecitamente) ovvero intercettazioni e microfoni nascosti e bla bla bla vari.

      • Duca Conte Piermatteo Barambani

        E pertanto sempre sia lodata Santa Mascherina Protettrice, che se per profilassi è dubbia, perlomeno un po’ di privacy ce la salva e che, se usata bene e ad arte, ci può permettere di contestare la nostra presenza in un dato luogo e in un dato momento. Con buona pace degli irriducibili contestatori del nulla che manco capiscono che lavorano per il Re di Prussia. Tiè, l’ho detto!

  • Giovanopoulos

    ottimo articolo da diffondere

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