In Anti & Politica, Economia, Esteri

di REDAZIONE

In questo spot anti-tasse prodotto nel 2013 dall’associazione dei contribuenti francese Contribuables Associés si denuncia la pervasiva presenza della tassazione all’interno della società contemporanea presentando un mondo dove ogni azione umana quotidiana è tassata e dove il contante fisico è vietato come forma di pagamento.

Una provocazione capace però di far riflettere sugli esiti totalitari della tassazione e dei controlli fiscali tanto amati ed invocati dagli statalisti (libbberali compresi).

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Showing 9 comments
  • Pedante

    “gli individui siano in grado di decidere, diciamo in misura maggiore di quanto invece stimi te, del proprio destino e le dinamiche migratorie siano parte del progresso della civiltà.”

    Gli immigrati sì, ma gli autoctoni no. Chi esprime dissenso rischia una condanna penale.
    http://www.theguardian.com/uk-news/2016/feb/16/man-arrested-facebook-posts-syrian-refugees-scotland

  • alessandro

    PURTROPPO, LE NOSTRE VITE, SONO IN MANO ALLE ELITE DI POTERE…
    noi libertari, spesso, perdiamo molto tempo a criticare lo stato .
    lo stato è il male dei mali,però, dobbiamo tener presente, che esso è solo uno degli
    strumenti di turtura che l’ ELITE di potere usa per violentarci.

    • Pedante

      A volte si immagina che lo Stato sia una cosa amorfa composta solo da individui uniti solo da interessi economici (l’homo oeconomicus) o ideologici. Ma all’interno dello Stato esistono anche coalizioni di tipo religioso, etnico e culturale.

    • Pedante
      • Fabio

        Quindi sarebbe in corso il rimpiazzo degli autoctoni anche in GB ?
        Non so se è davvero corretta come chiave di lettura. Concordo che chi ha il potere ha anche tutto l’interesse a far entrare servi più docili degli autoctoni, ai nuovi arrivati puoi dire ‘se non ti sta bene vattene’ mentre quando lo dici ad un concittadino ti potrebbero rispondere ‘vaffanculo tu!’

        Ma le migrazioni, forse in proporzione più modeste, ci sono sempre state.

        Quando ci fu la rivoluzione industriale i contadini migrarono massicciamente nei centri urbani e la loro civiltà ed industria, certo con polemiche e problemi, ma indubbiamente andarono verso condizioni migliori con gran rabbia di una casta dell’epoca, i potenti di campagna che videro sfuggire masse di schiavi che trattavano a loro piacimento.

        In città era in atto un piano di rimpiazzo degli autoctoni?
        Secondo me no, forse ingenuamente sono convinto che gli individui siano in grado di decidere, diciamo in misura maggiore di quanto invece stimi te, del proprio destino e le dinamiche migratorie siano parte del progresso della civiltà.

        A patto però che le società riceventi siano in grado di far trovare robuste istituzioni che difendano le regole civili, in modo che la migrazione non sia una invasione e conquista.

        http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-04-13/boom-stranieri-ue-e-italiani-londra-e-dintorni-130548.shtml?uuid=ACFWAp6C

        • Pedante

          Per quanto riguarda gli enclosures i perdenti non erano di certo i potenti di campagna. Il discorso è estramente complesso e non mi sento di difendere riflessivamente la privatizzazione delle terre demaniali, fattore necessario ma non sufficiente per la rivoluzione industriale.

          http://praxeology.net/SEK3-AQ-3.htm

          Ad ogni modo l’urbanizzazione è tutt’un altra questione rispetto al cambiamento genetico di un popolo. I lavoratori urbanizzati erano per la maggior parte ex contadini inglesi e problemi di assimilazione non c’erano.

          • Pedante

            Nota in particolare AQ-3.11 nell’articolo di Stromberg.

  • Pedante

    ,,,pagate da Untermenschen, atomizzati e privo di alcun senso di identità intorno al quale coalizzarsi.
    https://www.youtube.com/watch?v=vGrOkfZrTwg

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