In Anti & Politica, Economia

DI MATTEO CORSINI

“Nel prossimo consiglio dei ministri ripresenterò la proposta, già fatta questa settimana, di togliere il ticket sulle prestazioni sanitarie trovando la copertura finanziaria in un aumento del prezzo dei tabacchi. Del resto in Italia il prezzo delle sigarette è tra i più bassi d’Europa. Aumentando a cinque euro il prezzo delle sigarette più care resteremmo comunque sotto il prezzo di vendita dei paesi nordici e della Svizzera e, oltre a evitare il ticket nella sanità, facciamo un grosso favore alla salute di tutti. Dando una ulteriore stretta al vizio del fumo che tanti danni provoca alla salute con conseguenti enormi spese per il servizio sanitario nazionale.” (R. Calderoli)

Sapere che Roberto Calderoli è ministro e parlamentare della Repubblica sarebbe già di per sé abbastanza deprimente, anche senza doverlo sentire mentre utilizza le argomentazioni degne del peggiore paternalismo salutista per giustificare una nuova mazzata a spese di chi fuma. E lo dico da non fumatore.

Già oggi circa i tre quarti del prezzo di un pacchetto di sigarette vanno allo Stato, tra imposta di consumo (comunemente detta accisa) e IVA.

Calderoli sostiene che ci sia spazio per aumentare la pressione fiscale sul tabacco, dato che altrove in Europa lo Stato pretende ancora di più dai fumatori.

Credo che quello dei paragoni con altri Paesi europei sia un terreno piuttosto scivoloso per Calderoli, un vero e proprio autogol. Perché se dal fumo si passa alla tassazione su persone fisiche e imprese, la musica cambia parecchio. Per non parlare dei livelli assurdi dei privilegi delle migliaia di persone che in Italia campano di politica a spese dei cittadini. Ricordare i soldi che ogni mese percepisce un parlamentare e le gratuità (o i prezzi ridicolmente bassi) di cui usufruisce non fa fare una bella figura a Calderoli e soci. E potrei proseguire.

Ma le argomentazioni che trovo più patetiche sono quelle (purtroppo condivise da molti) che giustificano il paternalismo salutista da parte dello Stato. Siccome fumare nuoce alla salute, tartassare il fumatore potrebbe indurlo a ridurre i consumi, alleviando le spese a carico del servizio sanitario nazionale. In verità quello dei costi a carico del servizio sanitario nazionale è un pretesto per giustificare la vessazione nei confronti dei fumatori. Chi accetta l’idea che lo Stato debba tutelare l’individuo e “salvarlo” dalle conseguenze dei suoi stessi “errori”, dovrebbe essere favorevole a una forma di vero e proprio proibizionismo su tutto ciò che può nuocere alla salute.

Una prospettiva che a me fa inorridire, ma che sarebbe coerente. E invece si preferisce tartassare i fumatori, ben sapendo che gli introiti per lo Stato sono di gran lunga superiori alle spese a carico del servizio sanitario nazionale attribuibili a patologie derivanti dal fumo.

Credo che sarebbe molto meglio evitare questo paternalismo ipocrita, rispettando la libertà di ogni individuo, da un lato smettendola di tartassare i fumatori e dall’altro limitando il raggio d’azione del servizio sanitario nazionale, che, personalmente, abolirei. Ma di questo, magari, parlerò un’altra volta.

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Comments
  • Stefano

    Secondo me, non fumatore, l’unico a cui il fumo fa veramente male è Calderoli.

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