In Esteri

DI CHARLES GAVE*

In Francia è aperta la caccia ai ricchi e tutti i nostri uomini politici sia di destra che di sinistra saltano come caprioli sulle loro poltrone reclamando quella che chiamano Giustizia fiscale.

Ecco un nuova idea, aumentare le imposte ai ricchi!

Se i promotori di queste misure conoscessero un solo paese che nel corso della Storia si sia arricchito aumentando le imposte, sarei interessatissimo che mi si spiegasse quale è e in quale epoca; personalmente non ne conosco alcun esempio. Me vi è un secondo problema: nessuno, in questo sbraitare, si da la pena di definire i “ricchi”. Me ne occuperò per cercare di spiegare le cose.

Se un ispettore delle finanze, o un consigliere di stato, o qualunque “enarca” (burocrate diplomatosi ell’Ena, ndr) si mette in politica molto giovane e viene eletto sino al momento del suo pensionamento da funzionario a 60 anni di età, nonostante sia stato distaccato dalla sua amministrazione nel corso di tutta la vita, avrà la sua pensione.

Immaginiamo che sia stato eletto deputato per più di tre volte: avrà la pensione di deputato per intero. Se è stato sindaco di una grande città di Provincia e/o consigliere regionale, avrà un’altra pensione. In breve, immaginiamo che il nostro uomo, che ha raggiunto 60 anni, abbia ottenuto tutta una serie di pensioni che si sommano le une alle altre, per arrivare a 250.000 euro/anno.

La sua cara moglie (naturalmente molto più giovane di lui), avrà una pensione di reversibilità che, al Senato, corrisponde al 100% di quanto prende il Senatore al pensionamento. Siamo molto contenti per lei.

La speranza di vita del nostro eroe, che ha fatto dono della sua persona alla Francia, è di circa 30 anni. La domanda è dunque molto semplice: che capitale deve impiegare una persona come me per avere una pensione equivalente a 250.000 euro/anno, pensione che passi poi a mia moglie (che ha la mia stessa età), e che sia completamente garantita dallo Stato francese, e totalmente indicizzata sull’inflazione?

Risposta: le obbligazioni indicizzate sull’inflazione, a lungo termine e garantite dallo Stato francese, danno oggi sul mercato una rendita inferiore al 2%. Mettiamo un 2%, sono generoso. Per avere 250.000 euro di rendita, è necessario che il mio capitale sia di 250.000/0,02, ossia di 12.500.000 euro.

Purtroppo, e tenuto conto dell’imposta sulle grandi fortune, questo capitale dovrà pagare l’1% ogni anno, ciò che dimezza la mia rendita. Il mio capitale deve quindi essere di 25 milioni di euro affinché possa incassare ciò che il mio alto funzionario incasserà nei prossimi trenta anni. Poiché io sarò morto prima, la mia vedova o i miei aventi diritto dovranno pagare il 60% di questo capitale al momento del mio decesso, quando invece la vedova sconsolata del nostro uomo di Stato/funzionario che tutti il mondo ci invidia, non pagherà niente.

Dunque, da buon liberale e partigiano da sempre della giustizia fiscale, propongo che tutti questi uomini o donne che ci hanno portato nella situazione di fallimento nella quale ci troviamo siano tassati sul capitale virtuale che hanno accumulato a nostre spese da molti anni. Queste persone sono infatti estremamente “ricche” e non pagano niente su questa ricchezza. Inoltre hanno un rischio pari a zero sul flusso di rendite future, che non è assolutamente il mio caso.

Si dovrebbe votare una legge, lasciando da parte tutte le altre cose, che stabilisse che tutte le pensioni pagate dal settore pubblico il cui valore attualizzato sia superiore all’importo da cui scatta l’imposta sulle grandi fortune, dovrebbero sopportare questa stessa imposta.

Si tratta di una questione di Giustizia sociale e non ho il minimo dubbio che, nello spirito di sacrifico al bene pubblico che è sempre stato loro, non si facciano in quattro per pagare ancora di più, come loro reclamano per gli altri “ricchi”. Ecco cosa ridarebbe ai cittadini di base la fiducia nelle nostre élite.

Non ho il minimo dubbio che questa proposta, piena di buon senso e di spirito civico, sarà presa in considerazione in un prossimo avvenire. Ciononostante, quando sottopongo questa idea ad alcuni di loro che sono miei amici, non ottengo altro che sogghigni e vengo tacciato di “demagogo”. Eppure de Gaulle, quando ha lasciato l’Eliseo nel 1969, non ha accetto altro che la sua pensione di Colonnello.

A loro discolpa, si deve dire che lui è stato molto meno utile al nostro paese degli enarchi…

*Institut Turgot.

 

 

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