In Anti & Politica, Libertarismo

DI SHELDON RICHMAN*

E ‘ovvio che i libertari hanno a cuore la libertà. Per i libertari, la libertà appartiene all’individuo. Un gruppo è libero solo quando ogni suo membro è libero. Un gruppo, libero di costringere i suoi

membri è, nella visione libertaria del mondo, una contraddizione in termini. Questa posizione è semplice, e dovrebbe essere incontrovertibile. I fatti e la logica sono dalla sua parte.

Purtroppo, questa posizione libertaria è stata compromessa poiché la maggior parte dei libertari tacitamente o esplicitamente accettano gravi violazioni della libertà e del senso di responsabilità fintanto che accettano la violazione di un individuo che viene ufficialmente inserito in una particolare categoria di soggetti ai quali l’etica normale e i principi politici non si applicano.

Prima di elaborare questo concetto, facciamo una pausa per riconoscere alcune sfumature nella teoria libertaria.

Il Mainstream del libertarismo riconosce alcune violazioni dei suoi principi quando sono i genitori a prendere decisioni per figli a carico. I bambini sono considerati sotto la guida dei loro genitori e impreparati a vivere come individui responsabili di sé. Inoltre, i genitori, in quanto responsabili in toto, sono considerati giustificati quando stabiliscono regole per coloro che dipendono da loro per la sicurezza e il sostentamento. Possono correttamente dire ai loro figli, “Finché vivi sotto il mio tetto, sono io che detto le regole”. Allo stesso modo, i libertari in genere non obiettano quando viene fornita assistenza medica di emergenza a qualcuno che è in quel momento inconsapevole. L’ipotesi ragionevole è che la persona vorrebbe essere curata. Quando la persona è ancora cosciente ed è in grado di prendere decisioni, la cura non può più essere resa senza il consenso dell’interessato. Un terzo caso in cui le decisioni possono essere effettuate senza il consenso è quella di un adulto con, per esempio, il morbo di Alzheimer, che non è ovviamente in grado di prendersi cura di se stesso. In questo caso, un coniuge o altri parenti stretti hanno il potere di prendere decisioni nell’interesse della persona colpita dalla malattia. Il medico curante non è in genere un tutore e non ha l’autorità di fare ciò che ritiene necessario per la protezione del suo reparto o di chiunque altro. Il tutore deve sempre approvare le procedure mediche. Ho fatto questa digressione apparente perché voglio parlare di quelle classi di persone, distinte dal gruppo di persone di cui sopra, che sono trattati come bambini o incompetenti, ma che non lo sono. Tuttavia, le decisioni possono essere effettuate legalmente per loro contro la loro stessa volontà, non da un genitore e non da un coniuge, ma da uno psichiatra.

Questa classe di persone sono i cosiddetti malati di mente.

Trattare il “malato mentale”

Una persona diagnosticata come malato mentale e giudicato un pericolo per sé o per gli altri non ha praticamente nessuno dei diritti di cui gode il resto di noi uomini. Notate l’incapacità di distinguere tra danno a se stessi e agli altri – una distinzione di base nel libertarismo. Tale persona può essere consegnata in un ospedale e possono essergli forzatamente amministrati farmaci e degli altri brutali interventi psichiatrici. Oppure può essere sottoposto ad un “impegno ambulatoriale”, secondo il quale sarà costretto ad assumere farmaci. Se rifiuta, può essere ricoverato in ospedale, cioè rinchiuso. Si stima che circa due milioni di persone sono imprigionate contro la loro volontà negli Stati Uniti ogni anno. [In Italia tale forma di provvedimento non esiste, anche se il Trattamento sanitario obbligatorio ha simili modalità, ndt].

Inoltre, in base alla diagnosi di malattia mentale, una persona può chiedere di essere assolto dopo aver commesso un crimine. Lo status d’infermità mentale può anche essere invocato per un imputato contro la sua volontà. Se assolto per infermità mentale, l’imputato sarà “ricoverato”, non “imprigionato”. Ma questo significa solo che questi, a differenza di un criminale, è bloccato per un periodo indeterminato e curato a forza con farmaci e altri “trattamenti”. Tutte queste persone sono “diagnosticate” esclusivamente sulla base del loro comportamento e delle loro dichiarazioni. Questo può essere considerato una sorpresa per qualcuno, dal momento che i media sono pieni di storie riguardo “disturbi cerebrali” considerati come cause della malattia mentale. In realtà, gli psichiatri non effettuano alcun esame fisico sulle persone, molto meno frequentemente eseguono scansioni cerebrali. Inoltre, se le malattie mentali fossero realmente malattie del cervello, sarebbero trattate non da psichiatri, ma da neurologi, come viene fatto per le reali malattie del cervello (Alzheimer, Parkinson).

Alcune persone non hanno bisogno di commettere un crimine di diritto consuetudinario per essere sospettate di malattia mentale. Il giudizio “esperto” di “pericolo per sé o altri” non è una conclusione scientifica. Si tratta di una previsione circa una variabile imprevedibile dell’essere umano. Nella professione psichiatrica la capacità di predire atti pericolosi non costituisce certo un primato impressionante d’infallibilità. Quella psichiatrica è quindi carcerazione preventiva, che normalmente è riconosciuta come una violazione dei principi libertari, come della tradizione legale occidentale.

La libertà e la malattia mentale

Perché questo argomento dovrebbe interessare i libertari? Se la legge permettesse alle persone di essere vincolate in un’istituzione religiosa e sottoposte ad un esorcismo ogni volta che un sacerdote certificasse che il soggetto fosse posseduto dal demonio, i libertari protesterebbero ad alta voce. Tale quadro legale sarebbe già stato denunciato come un crimine mostruoso contro l’umanità. E questa accusa sarebbe giusta. Eppure, quando qualcosa di simile accade in nome non della religione, ma della scienza e della medicina, molti libertari la ignorano, se non arrivano ad accettarla. Questo è strano, a dir poco, ma è diventata una piccola discussione nella letteratura libertaria. Perché?

Questo è quello che Thomas Szasz vorrebbe sapere. E ‘una domanda che esplora nel suo ultimo libro “Faith in Freedom: Libertarian Principles and Psychiatric Practices (Transaction Publishers)“.

Il saggio non è una recensione, ma piuttosto una breve discussione di alcuni dei temi che Szasz tratta in “Faith in Freedom“, che consiglio a chiunque abbia a cuore la libertà.

Questo libro sarà giudicato molto controverso, in parte perché Szasz parla senza mezzi termini la visione di “salute mentale” di alcuni eroi libertari, tra cui Ayn Rand, Nathaniel Branden, Murray

Rothbard, Ludwig von Mises, F.A. Hayek, Robert Nozick, e Julian Simon. Ma il libro è più di uno studio sui pensatori libertari. La prima metà è una discussione teorica provocatoria del libertarismo, dell’economia e della psichiatria. Particolarmente affascinante è il collegamento che Szasz fa tra la psichiatria e l’establishment economico. Cercando di comprendere come la scuola economica austriaca si differenzi dal resto delle scuole, Szasz mostra che in entrambi i casi un programma per il controllo sociale è mascherato nel termine di scienza senza valori. In realtà, egli dimostra, nessuna delle due proposte è scienza, come la fisica o la biologia, ma un pseudo-scienza, o scientismo. Quando un economista propone un regolamento, un controllo dei prezzi, o una tassa in nome del benessere economico, assomiglia ad uno psichiatra che propone una ospedalizzazione, una medicina o l’elettroshock ad una persona in nome della salute mentale. In entrambi i casi,  lo pseudoscienziato sostiene l’utilizzo della forza fisica (o la minaccia di questa) contro persone innocenti senza riconoscerlo.

Il libro più noto di Thomas Szasz è “Il mito della malattia mentale”. In questo breve articolo non posso spiegare in dettaglio la sua posizione sul perché la malattia mentale sia un mito e perché gli interventi psichiatrici costituiscano un’aggressione. Egli l’ha fatto in circa 25 libri e centinaia di articoli nel corso dell’ultimo mezzo secolo, più di recente in “Liberation by Oppression: A Comparative Study of Slavery and Psychiatry“. Il titolo indica la posizione politica di Szasz. In brevissima sintesi, egli sostiene che il termine “malattia mentale” è un errore di categoria. Si riferisce al comportamento (comprese le affermazioni), ma il comportamento non è una malattia. Nella medicina vera e propria, una malattia è un difetto pericoloso per la salute delle cellule, dei tessuti o degli organi. La malattia mentale si riferisce a comportamenti negativi o disturbanti (che possono o non possono violare la legge criminale). Perciò la malattia mentale è una malattia metaforica. L’idea che la malattia possa causare un comportamento mina l’idea stessa di “persona”: l’azione umana ha ragioni, non cause. Nel suo libro “Il Significato della Mente”, Szasz elabora uno dei suoi punti fondamentali: la malattia mentale non può essere una vera e propria malattia, perché “la mente” non è una parte del corpo. Come egli ebbe a dire, “mente” è un verbo, non un sostantivo. Perciò non costituisce un qualcosa che può ammalarsi.

Se è così, allora la psichiatria si rivela come pseudo-medicina, le diagnosi psichiatriche come bugie, l’obbligo di cure come una detenzione preventiva, e i trattamenti involontari come assalti. In sintesi, Szasz ha soprannominato l’unione della psichiatria e dello Stato lo “Stato terapeutico”.

Questo ci riporta al tema di “Faith in Freedom“: Perché i libertari, tra cui alcuni tra i più grandi, sono disposti a prendere per oro colato una professione, la psichiatria, che è nata tra le braccia dello Stato e che è autorizzata dalla legge a muovere violenza contro coloro i quali non hanno violato i diritti di nessuno?

Uno dei motivi è sicuramente la modestia intellettuale – la convinzione che la psichiatria è una specializzazione esoterica che le persone al di fuori della professione non sono in grado di giudicare. Ma questa scusa non funziona. Come Szasz scrive,

“Da scienziati sociali – quali siamo, da studiosi delle vicende umane, soprattutto se i nostri interessi sono comprendere le questioni di libertà individuale e di responsabilità personale – credo che dovremmo aspettarci di più: dovremmo essere in grado di familiarizzare con le poche verità e le molte falsità sulla specialità medica chiamata ‘psichiatria.’ Perché la psichiatria? Poiché gli interventi psichiatrici – in particolare l’interdizione civile e il trasferimento dalla giustizia penale al sistema della salute mentale – sono i metodi più comunemente, più ampiamente e acriticamente accettati ed utilizzati dallo Stato moderno per privare gli individui di libertà e responsabilità. Considero la psichiatria come una grave minaccia alla libertà e alla dignità. È per questo che critico alcuni libertari non solo per l’accettazione acritica di luoghi comuni sulla salute mentale che giustificano lo status quo psichiatrico, ma anche per l’aver distolto gli occhi dal conflitto tra libertà e psichiatria”.

Szasz mette davanti ad uno specchio questo aspetto lampante del libertarismo – e l’immagine non è attraente. Ma ciò doveva essere fatto. Ogni libertario dovrebbe leggere questo libro.

*Traduzione di Marco Paolemili

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Showing 2 comments
  • Fabrizio Dalla Villa

    Io non sono mai stato libero di camminare correttamente come gran parte dell’umanità. Non sono mai stato libero di volare, sebbene sia un mio desiderio poterlo fare. Perché?

    • Borderline Keroro

      Fab, non è colpa mia. Mi dispiace sinceramente che tu non possa camminare.
      Hai quell’handicap, ma questo non significa che tu sia da buttare e rifare.
      Ci sono persone senza gambe migliori delle persone che le gambe le hanno.
      Fai una cosa, piantala di commiserarti e farti commiserare. Capisco il tuo problema, più di quanto tu non creda.
      Ma se sfrutti quello che hai puoi fare più strada di tanti emuli di Carl Lewis.
      Scusa se sono stato poco incline al compatimento, ma credimi, uno come me è più tuo amico di uno che viene lì a fare il piantino in compagnia e quando poi serve ha altro da fare.
      Certo sono antipatico a dire così, ma più efficace.
      Fabrizio, una bella strizzata alle palle e avanti!

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