In Anti & Politica, Economia

DI GERARDO COCO*

Il primo descrive l’andamento della produzione (linea rossa) rispetto al PIL(linea grigia).

Dal primo grafico emerge che dal 2000 la produzione italiana cresceva parallelamente al reddito nazionale. Dopo il 2000, cioè da quando l’euro è entrato in funzione ha cominciato a ristagnare. Dopo il 2008 l’indice è crollato più velocemente del PIL scendendo al di sotto del livello degli anni precedenti.

Il secondo grafico mostra il tasso di espansione della spesa del governo rispetto al PIL.

Per ragioni di spazio abbiamo omesso i grafici dell’andamento delle altre economie dell’eurozona ma presentano tutte lo stesso andamento, Germania inclusa: E’ in atto un declino industriale in tutti i paesi dell’eurozona ed in alcuni una deindustrializzione accelerata. Stime OCSE e FMI confermano gli stessi andamenti. La spesa dei governi dopo la crisi è cresciuta dappertutto a scapito dei sistemi industriali.

Ciò conferma un fatto che ha il valore di un teorema: o cresce lo stato o l’economia. Entrambi non possono crescere allo stesso tempo.

Ricordiamo, per inciso, che l’eurosistema era stato pensato e costruito come area in grado di riparare da shock esterni. In realtà li ha assecondati (la BCE attraverso il sistema bancario ha indirettamente finanziato la bolla americana) e ha prodotto contemporaneamente shock interni da spesa e debito incontrollato.

I leader europei affermano perentoriamente che la ripresa, deve passare per l’Europa. Ma ci dovrebbero spiegare come, sommando aree che contemporaneamente si impoveriscono si ottengano aree che miracolosamente si arricchiscono. La “soluzione europea” è imperniata su maggiore integrazione fiscale, maggior accentramento dei poteri statali per ricostituire una nuova capacità di indebitamento e, allo scopo, si servirà di maggiore tassazione aggravando il declino industriale. Questo sarà il terzo shock che l’eurosistema ci regalerà.

Rendere i governi sempre più forti e gli individui sempre più deboli, ecco l’essenza della scienza economica europea.

In Italia l’antica lotta tra il principio del governo o di autorità e il principio di libertà ha raggiunto il suo acme. L’eccessiva imposizione sta divorando con rapidità spaventosa redditi e capitali e la spoliazione collettiva al limite del diritto ormai vieta che si possa seminare per raccogliere fra qualche anno. Essa ha creato artificialmente le condizioni dell’esaurimento delle energie lavorative ed imprenditoriali senza le quali nessuna risorsa può essere valorizzata ed accresciuta. I sicari dell’economia, anno dopo anno, mese dopo mese, hanno annientato piccole e medie imprese, cioè il sistema industriale e la competitività del paese. Al regime fiscale più punitivo del mondo si accompagnano tutti gli altri fattori dello scenario del distruttivismo: le istituzioni inaffidabili, l’incertezza del diritto, la lentezza della giustizia amministrativa, l’elevato grado di conflittualità di un paese di fazioni in perenne guerra civile. I capitali esteri se ne stanno alla larga e quelli interni emigrano.

La prosperità delle nazioni e degli individui dovrebbero crescere in un solo e medesimo modo. Maggior produzione significa maggior reddito e crescita del capitale. Il capitale di un paese, al pari di quello di un individuo non è che uno strumento messo in mano alla sua industria per abilitarla a cavarne ricchezza. Senza capitali, zero produzione e zero crescita.

Putin nel 2000 attuò un ampio programma di riduzione della pressione fiscale e seguendo i dettami di Milton Friedman introdusse una flat tax del 13% sui redditi, la più bassa nel mondo, e ridusse il reddito delle società private. Questa riforma stabilizzò il corso del rublo e stanò tutta l’economia sommersa, decriminalizzandola. La borsa esplose e capitali affluirono dall’estero. L’economia crebbe lo stesso anno dell’8% dando luogo miracolo economico definito post cold miracle economy simile a quello goduto dalla Germania negli anni 50.

In Italia, l’ignoranza economica, le remore ideologiche e il nanismo intellettuale della attuale nomenclatura tecnico-politica che si è degradata con quella misura da miserabili pitocchi sulla tracciabilità dei pagamenti sopra i 1000 euro (neppure Stalin sarebbe arrivato a tanta mediocrità) vorrebbero salvare l’Italia! Perfino “l’antidemocratico” Putin potrebbe rappresentare un modello di eccellenza economica e democratica, per loro e per l’intero paese dove il divario fra Nord e Sud è lo stesso di quello di 50 anni fa.

La stampa ha ragione a condannare i privilegi delle caste ma rischia di alzare il grado di conflittualità sociale e distogliere l’attenzione dal problema cruciale: la gigantesca mattanza industriale in atto e la catastrofe che ne seguirà. E non vorremmo più sentire dire che se tutti pagassero le tasse, tutti pagherebbero meno tasse. Ma: se le tasse fossero basse le pagherebbero tutti. Le invocate liberalizzazioni non servono a nulla se poi i capitali sono divorati dal fisco. La prima vera grande liberalizzazione la si fa liberando i capitali dal peso da cui sono gravati.

La forma a “D” dell’economia europea

Dall’inizio della Grande Crisi gli economisti ci hanno spiegato gli scenari futuri dell’economia perfino con le lettere dell’alfabeto. Chi diceva che l’andamento economico sarebbe stato a “L”, una lunga recessione con ritorno allo sviluppo dopo diversi anni. Chi diceva che sarebbe stata a “V” (un breve declino seguito da un rapido sviluppo; chi una “U” (una recessione più lunga seguita da sviluppo come avvenne nel 1973-1975) ed infine chi ha ipotizzato un andamento a forma a “W”, cioè una economia che cala e entra in recessione per poi risollevarsi e infine ripiombare in recessione.

A noi invece, più semplicemente sembra che la lettera che esprima meglio lo stato dell’economia, sia una grande lettera “D”.

D come Depressione. Il commentariato economico evita di usare questo termine per non urtare le persone non insensibili alla drammatica iconografia della Grande Depressione e usano quello più mite di recessione inventato nel 1937 dal responsabile della comunicazione dell’amministrazione Roosevelt.

Ma cambiando le parole non si cambia la realtà. Siamo entrati in questa fase che, purtroppo, non indebolirà il ruolo dei governi ma lo rafforzerà regalandoci quel tipo di ordine sociale intuito più di 170 anni fa dal politologo Alexis de Tocqueville.

Vale la pena di riportarne un ampio brano:

“Credo che la forma di oppressione da cui sono minacciati i popoli democratici non rassomiglierà a quelle che le hanno precedute nel mondo.

Le antiche parole, dispotismo e tirannide non le convengono affatto. La cosa è nuova, bisogna tentare di definirla poiché non è possibile indicarla con un nome… Al di sopra degli uomini si eleva un potere immenso e tutelare … è assoluto e particolareggiato, regolare, previdente e mite. Lavora volentieri al loro benessere ma vuole essere l’unico agente e regolatore. Così ogni giorno esso rende meno necessario e più raro l’uso del libero arbitrio, restringe l’azione della volontà in un più piccolo spazio e toglie a poco a poco ad ogni cittadino persino l’uso di se stesso. Così dopo aver preso volta a volta nelle mani sue potenti ogni individuo ed averlo plasmato a suo modo, il “sovrano” estende il suo braccio sull’intera società; ne copre la superficie con una rete di piccole regole complicate, minuziose ed uniformi, attraverso le quali anche gli spiriti più originali e vigorosi non saprebbero come mettersi in luce e sollevarsi sopra la massa: esso non spezza le volontà, ma le infiacchisce; non distrugge, ma impedisce di creare; non tiranneggia direttamente, ma ostacola, comprime, snerva, estingue, riducendo infine la nazione a non essere altro che una mandria di animali timidi ed industriosi della quale il governo è il pastore.

Ho sempre creduto che questa servitù regolata e tranquilla possa combinarsi meglio di quanto si immagini con qualcuna delle forme esteriori della libertà e che non sia impossibile che essa si stabilisca anche all’ombra della sovranità del popolo” (Alexis de Tocqueville, Democrazia in America)

Sostituite la parola “sovrano” del testo a piacere o con Europa o con establishment politico e il significato del brano è attualizzato alla situazione che si prepara: i governi europei hanno ormai ripreso ovunque gli attributi naturali del potere del sovrano assoluto. Stiamo scivolando verso una brutta situazione senza nemmeno accorgercene. La generale incapacità dell’opinione pubblica di percepire questa evoluzione o di sottovalutarla potrebbe farle accettare passivamente l’accentramento estremo del potere politico che l’emergenza richiede cioè la forma stabile e perenne di tutte le economie dirigiste e liberticide.

Nel 1947 George Orwell nel racconto La Fattoria degli Animali aveva espresso concetti simili a quelli di Tocqueville, in chiave satirica ma non meno inquietante. I Maiali (politici e burocrati), più ricchi di risorse organizzative, in apparenza lavorano per ristabilire l’ordine, la crescita ed il bene comune ma in realtà assumono il controllo della situazione togliendo la libertà a tutti gli altri animali. Il romanzo, come è noto, è una allegoria del socialismo.

Una sfida attende i popoli europei: lottare contro questo tipo di servitù e rovesciarla per evitare di diventare “mandrie di animali timidi”. Altrimenti per loro si spalancheranno le porte della fattoria degli animali.

Tratto da Chicago Blog

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  • Roberto Porcù

    Mi complimento con l’autore per l’ottima esposizione dei concetti ai quali vorrei aggiungere qualcosa:

    Questa non mira a combattere l’evasione, ma a scongiurare un possibile panico innescato da risparmiatori che pretendano di prelevare i loro quattrini per tenerli sotto il materasso o destinarli ad altro investimento che a dia loro più sicurezza. La misura ostacola di fatto solo lo spostamento dei capitali al di fuori del sistema bancario.

    D come deficienti perché servono tanti deficienti e ciascuno molto deficiente di suo per ridurre una zona economica in questo stato.

    Parole sante, giustamente da scolpire nella roccia, ma …
    … che si parli di stato o si parli di economia, si parla sempre di uomini con le loro qualità e le loro debolezze. La crescita dello stato è sempre finalizzata alla crescita, nei rapporti sociali, nel benessere economico, nel desiderio di comandare su altri, … di quelli che dello stato hanno fatto la loro bandiera, nello stato la loro casa e dallo stato ricavano di che vivere sempre meglio.
    Con lo statalismo c’è l’arricchimento di costoro e l’impoverimento di quelli che fanno economia.
    Quando l’economia arriva a decadere a livelli tali da non permettere più l’arricchimento degli statalisti, si ha un periodo di ripensamento del modello di sviluppo migliore, al quale segue il riavvio dell’economia liberata dalle pastoie prima imposte.
    I capitali finiscono con l’essere il reinvestimento di quelli accumulati dagli statalisti.
    Ciò vale per l’ex Unione Sovietica come per tutti gli ex regimi statalisti, che si dicano di destra, di sinistra o si ammantino di investitura divina, poco importa.
    Girano in rete le dichiarazioni “dette fasulle” delle classi di operatori economici, ma non si fa caso a sufficienza a quanto riescano ad accumulare quelli che mangiano nel piatto ricco dello stato.

    • Roberto

      “Quando l’economia arriva a decadere a livelli tali da non permettere più l’arricchimento degli statalisti”

      Non credo sia mai accaduta una cosa del genere però…

  • antonio

    non sono certo d’accordo con chi sfrutta lo stato per motivi privati…
    la russia?
    1) guarda l’andamento del prezzo del petrolio dal 2000
    2) nel 2000 stava uscendo da una mega crisi economica
    3) svalutò pesantemente
    4) bisogna vedere la “ripresa economica” nelle tasche di chi va
    5) la pressione fiscale in russia attualmente è al 36,9%, non proprio una bazzecola (dati della liberista heritage fund.):
    http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_countries_by_tax_revenue_as_percentage_of_GDP

    • Borderline Keroro

      La Russia usciva da qualcosa che si chiamava comunismo: ci metti decenni a riprenderti dopo ch ehanno distrutto tutto il sistema produttivo (quello che sta accadendo qui)
      La svalutazione, se tu segui questo sito, saprai che ha cause monetarie.
      Ed in effetti il capo della banca centrale russa se ne strabatteva del popolo, essendo comunista amava i poveri e cercava di crearne sempre di più.
      Infatti, come in Italia, bisogna vedere i soldi in che tasche vanno. Ritengo che tu abbia l’errata percezione che noi qui si combatta per favorire la grande ricchezza, e invece è esattamente il contrario. Una società ingessata, come quella italiana, va a favore dello status quo, la concorrenza invece fa emergere i migliori. Chi è in alto nella piramide sociale vede il libero mercato come il fumo negli occhi in quanto assolutamente contrario ai propri interessi. Si serve di varie ideologie, tra cui quella socialista, per far credere al popolo di volergli bene e nel frattempo piazzarglielo in corpo alla grande con il contentino di qualche caramella che tanto non paga lui. Guarda CdB, che è simpatizzante di sx (tessera n° 1 del PD): ricco, dove è arrivato lui hanno capito che Attila era un buontempone, e, solo perché innamorato dei monti, tanto per non sbagliare si è trasferito in Svizzera.
      Alex Profumo, di sx, pieno di soldi, non credo serva dire cos’hanno combinato le banche.
      Idem Corrado Passera anche lui di sinistra, non propriamente un poveraccio, il quale non vuole lasciare che compagnie aeree straniere facciano scalo a Malpensa (la qual cosa creerebbe qualche posticino di lavoro, ma visto che ne abbiamo da buttar via…), e non vuole perché altrimenti andrebbero a rompere le balle a non meglio specificate compagnie aeree italiane (che poi ce n’è una: CAI, il baraccone tirato inpiedi anche con l’appoggio di Passera). Per converso Passera sta battendosi perché finalmente il mercato ferroviario sia aperto, via il monopolio FS. Bello, ma viene il sospetto che sia per favorire NTV del suo amico Montezemolo.
      Il quale farà trasporto per la fascia alta della clientela, quella danarosa, cui dovremo partecipare anche noi parte del biglietto.
      Diversa la storia di Arenaways che voleva andare a fare concorrenza a FS nel trasporto pendolari, la fascia che parrebbe essere la meno promettente sul fronte dei guadagni: questi sono stati stoppati.
      Ecco, questo è il modo di governare italico, ti prendono per il culo e te lo mettono nel culo.
      Ma sempre perché ti amano.
      Devi sempre guardare dove vanno i soldi, e ti renderai conto che qui da noi, dove lo Stato intermedia più della metà dell’economia (e poi è colpa del liberismo…) sono le lobby che comandano e intascano. Con la scusa della socialità.
      La pressione fiscale russa non la so, prendo per buono il tuo dato, e ti dico che effettivamente è alta.
      Di solito oerò, converrai con me, la pressione fiscale è dovuta al fatto che bisogna dare i soldi allo Stato.
      Io sono per lo Stato minimo, e quindi per tasse minime.

  • antonio

    1) la deindustrializzazione italiana iniziò a fina anni 70, dal 2001 si è aggravata a causa dell’EURO, la maggiore spesa pubblica è EFFETTO e non causa di questa situazione.
    2) errore: i fondamentali della germania vanno alla grande dal 2001. inoltre i grafici degli altri paesi europei dal 2001 si sovrappongono esattamente con quelli dell’argentina dall’aquisizione di un peso artificialmente rivalutato. prove del fatto che il problema è l’euro.
    3) francamente, mandrie di animali timidi e industriosi stanno anche peggio quando il pastore è PRIVATO.

    • Borderline Keroro

      Che la maggiore spesa pubblica sia effetto e non causa lo sostieni tu sbagliando.
      Per capirlo basta pensare ad un allevatore di polli semplificato.
      Se l’allevatore invece di mangiare tutte le uova ne risparmi un tot, l’anno successivo avrà più galline e più uova.
      Per contro se l’allevatore non solo mangia tutte le uova da lui prodotte, ma se ne fa dare altre a prestito e per giunta ammazza qualche pollo, prima o poi si troverà in una situazione che definire imbarazzante è poco.
      Mutatis mutandis è la situazione italica.
      Cosa mi dici poi della ripresa Russa dopo la riforma fiscale di Putin?
      La ripresa è dovuta alla riforma fiscale o, viceversa, la riforma fiscale è dovuta alla ripresa?
      Per rispondere è necessario che tu non abbia assunto sostanze psicotrope.
      Ma andiamo al punto 3.
      Vedo che tu sei ancora convinto che lo Stato sia un’entità superiore, che viva di vita propria e che non sia in mano a gruppi privati (partiti, lobby, “caste”) che se ne servono per interessi non propriamente Pubblici.
      Io ti faccio notare che a noi levano anche la pelle, loro, poverini, vanno alle Maldive. Orwell ci aveva preso in pieno.

      O.T.: anni fa ho potuto sghignazzare di gusto nel sentire Rutello emettere questi ragli http://video.repubblica.it/cronaca/rutelli-e-il-suo-please-visit-italy/50234/49679
      chissà se si sarà convinto a recarsi alle Maldive per un “please visit Maldive” mentre noi tiriamo la cinghia

  • Roberto

    “O cresce lo stato o l’economia. Entrambi non possono crescere allo stesso tempo.”

    Questa concetto riassume tutto alla perfezione e lo si può scolpire nella roccia senza timore di essere smentiti.

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