In Anti & Politica, Economia

DI MATTEO CORSINI

“La nostra inversione di rotta l’abbiamo fatta e l’affidabilità l’abbiamo conseguentemente recuperata. Sono i mercati a dircelo… e i dati… dimostrano il dimezzamento in queste settimane dei nostri tassi a breve. Quando davvero eravamo a rischio, il segnale era proprio l’inversione della curva, con i tassi a breve, cioè, più alti di quelli a lungo, a riprova della sfiducia del mercato nella nostra capacità di far fronte agli impegni. Ora le cose sono tornate a posto, il che vuol dire che è tornata la fiducia nei nostri confronti.” (G. Amato)

Da quando si è insediato il governo guidato da Mario Monti, è stato un susseguirsi di elogi alla credibilità del nuovo presidente del Consiglio e un pullulare di previsioni sullo sgonfiamento dello spread tra i rendimenti dei titoli di stato italiani e quelli tedeschi.

Lo spread sulla scadenza decennale, diventato negli ultimi mesi argomento da bar sport, era previsto scendere in misura significativa non appena Berlusconi se ne fosse andato da palazzo Chigi. Finora, tuttavia, ciò non è accaduto e neppure il rendimento dei BTP decennali è mai sceso stabilmente, continuando a navigare oltre il 7 per cento. Nel frattempo lo spread tra BTP decennali e Bonos spagnoli resta attorno a 150 punti base (dopo essere salito fino a 200), peggio che nel famigerato 9 novembre 2011.

In attesa che i mercati prendano atto degli auspici della ritrovata “credibilità” dell’Italia di cui tanto sentiamo parlare, quelli che prevedevano un crollo dello spread adesso si concentrano sul tratto a breve della curva dei rendimenti. Siccome i rendimenti sui BOT si sono dimezzati e anche i rendimenti dei BTP fino a 3 anni sono scesi di circa 200 punti base (restando, peraltro, compresi tra il 5 e il 6 per cento) – ci dicono – “vuol dire che è tornata la fiducia nei nostri confronti”.

Sarebbe bello se fosse davvero così, ma credo che sarebbe onesto raccontare la storia per intero. Mentre gli investitori esteri non stanno certamente strappandosi dalle mani i titoli di Stato italiani (semmai fanno il contrario), la domanda sul tratto a breve della curva ha due spiegazioni principali.

In primo luogo, la liquidità illimitata (e fresca di stampa) che la BCE mette a disposizione delle banche al tasso Refi (ora all’1 per cento) con scadenza triennale. In secondo luogo, la garanzia che le banche italiane possono richiedere allo Stato (fino al 30 giugno), ottenuta la quale possono emettere obbligazioni che non devono neppure collocare, ma possono offrire direttamente alla BCE come collaterale per operazioni di rifinanziamento.

In sostanza, una banca può chiedere la garanzia allo Stato per ottenere dalla BCE denaro che può utilizzare per comprare titoli emessi dallo stesso Stato garante, lucrando la differenza tra il rendimento dei titoli e la somma tra il tasso pagato alla BCE e il costo della garanzia. Volendo, poi, può utilizzare i titoli acquistati come collaterale per ottenere altra liquidità dalla BCE, e proseguire il gioco.

In questo modo le banche possono aumentare (artificialmente) la propria redditività e, generando un aumento della domanda sul tratto a breve della curva (per non sbilanciare attivo e passivo nell’operazione di carry trade), comprimere i rendimenti dei titoli di Stato. Quest’ultimo incassa la commissione per la garanzia prestata e beneficia di un minor costo del debito, quanto meno sul tratto a breve.

Tra coloro che riconoscono che il calo dei rendimenti a breve è dovuto a questi fattori eufemisticamente definibili come “tecnici”, in molti sono entusiasti. Sono quelli che, ricordando la lezione di Bastiat, si limitano al “ciò che si vede”, ossia gli effetti positivi per le banche e per lo Stato. Però c’è anche “ciò che non si vede”, ossia gli effetti redistributivi e la perdita di potere d’acquisto che conseguono a ogni manipolazione della moneta.

In conclusione, credo sia quanto meno prematuro, parlare di ritrovata fiducia nei confronti dell’Italia. Ma chi vuol avere fiducia, l’abbia.

 

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Showing 7 comments
  • Boston Tea Party

    Cito integralmente questo articolo di Piero Ostellino per necessita´ , scusate :

    Le responsabilità collettive nelle oscillazioni dello «spread»

    S e non vogliamo continuare a ingannare noi stessi, dopo aver cercato di ingannare i mercati, senza riuscirci – sostituendo un capo di governo festaiolo e politicamente debole, con un sobrio docente universitario che ha fatto la voce (fiscale) grossa – dovremmo chiederci perché il divario (lo spread ) fra il rendimento dei titoli di Stato tedeschi e i nostri sia (ancora) così ampio. La risposta più facile è perché i mercati non hanno creduto che, fatto fuori il Cavaliere, le cose sarebbero cambiate. Ma la risposta postula una seconda domanda, più inquietante: perché non l’ abbiano bevuta. Che non se la pongano partiti e uomini politici – finiti dietro la lavagna del professor Monti – è nell’ ordine delle «furbizie della politica»: perché mette in discussione la loro stessa credibilità. Che non se la ponga il governo tecnico – dopo aver massacrato i contribuenti di tasse – è nell’ ordine delle «astuzie tecnocratiche»: perché rivela che, fra il governo dei «saggi» e quelli politici che lo hanno preceduto, non c’ è, poi, tanta differenza: stesso ricorso alle tasse come «pezza a colori» sui buchi dello Stato; stessa impotenza, mal nascosta da una certa alterigia accademica. Che non se la pongano gli italiani – infrattati nello «Stato paternalista» che chiamano sociale – è nell’ ordine delle «ragioni storiche»: perché non credono nella «società aperta», alla dimensione morale delle libertà, alla centralità dell’ Individuo, alla fertilità della concorrenza e persino del conflitto, al pluralismo sociale e dei valori, alla separazione dei poteri. Non si sono posti la domanda neppure i media. Non lo hanno fatto perché, dopo aver elevato Monti a «Uomo della Provvidenza», hanno scoperto che non lo può essere, senza snaturare la democrazia, e per scarsa attitudine personale; che la manovra fiscale servirà a poco, se non sarà seguita da una seconda, e radicale, trasformazione che il Paese rifiuta e che Monti e i suoi non paiono intenzionati a fare. Ma se nessuno, in Italia, sa, o vuole, chiedersi che cosa impedisca la riduzione dello spread con i titoli tedeschi, perché i mercati dovrebbero credere che vi si voglia porre rimedio? Perché dovrebbero credere alla riforma – cui neppure la generalità degli italiani mostra di credere – di uno Stato para-autoritario e di una società civile corporativa? È difficile credere a un Paese che: 1) non garantisce neppure la costanza della certezza del diritto; ma lo muta, secondo le convenienze del governo in carica, grazie a una legislazione ondivaga che riflette le mutevoli maggioranze parlamentari invece di confermare la continuità dello Stato (di diritto); 2) cerca sistematicamente di estorcere quattrini a chiunque gli capiti a tiro – ultimo esempio, la richiesta di pagamento del bollo-auto del 2008, da parte della regione Lombardia, anche a chi l’ ha pagato – fingendo di ignorare le stesse informazioni in suo possesso per chiamarlo a dimostrare la propria probità amministrativa, nella speranza che ne abbia perso le prove e di costringerlo a pagare due volte la stessa tassa (estorsione è la parola giusta); 3) adotta, nei confronti del contribuente, il diktat solve et repete (paga subito e poi si vedrà se avevi ragione) – dopo averlo cancellato con una sentenza della Corte costituzionale e ripristinato con una legge ordinaria (a proposito di certezza del diritto); si fa giudice in causa propria, con l’ esecutorietà della sanzione amministrativa (un obbrobrio giuridico); deve ai propri cittadini oltre sessanta miliardi incassati fraudolentemente; 4) ignora la separazione dei poteri, legittimando persino in anticipo, grazie ad automatismi legislativi compiacenti, le illegalità che l’ Amministrazione commettera´ ; 5) sta progressivamente accentuando il carattere «totalitaristico-amministrativo» del proprio Ordinamento (una via di mezzo fra l’ eredità corporativa fascista e il costruttivismo collettivista dei Paesi di socialismo reale). Che la credibilità personale di Berlusconi fosse piombata a zero, in parte dopo le sue disinvolte serate, peraltro enfatizzate oltre misura dal circo mediatico-giudiziario, e soprattutto per la palese incapacità di fare le riforme promesse, è innegabile; così come è innegabile la credibilità personale di Mario Monti. Ma ciò che ha scatenato la speculazione internazionale sul nostro debito sovrano sono, innanzi tutto, le sue dimensioni (1.900 miliardi di euro) e, in secondo luogo, la scarsa credibilità del Paese di uscirne cambiando registro. Allo scetticismo dei mercati abbiamo infatti risposto riesumando l’ auto-consolatoria, e provvidenzialistica, retorica nazionale e con un vacuo ottimismo della volontà (europeista), non suffragato da un sano pessimismo della ragione (nazionale), che ha lasciato il tempo, e i mercati, che aveva trovato. [email protected] RIPRODUZIONE RISERVATA

    Ostellino Piero

  • Ivan

    Miracoli dello schema Ponzi. Bisogna capire se “Inventato” o “eseguito” da Mario Draghi, non proveniente dalla Bocconi, ma specializzatosi anch’esso al MIT (stessa sede di Padoa Schioppa,), sponsorizzato da Monti e facente parte della “cricca” Bildemberg.
    Che figata eh ? Dove ti giri ti giri…ti ritrovi sempre sti loschi figuri tra le palle… magari qualcuno stesse pensando di infilare una pallottola nella testa di Mario Draghi e di Mario Monti. MAGARI.

    • Borderline Keroro

      Fino alla pedata in culo mi va bene, ma non esageriamo.
      Va bene che siamo così incazzati tutti quanti che ci escono cose un tantino fuori luogo, ma eviterei certi discorsi.
      Che poi non arrivi veramente un esagitato a combinare il casino e ti indagano per istigazione.

      • Ivan

        Esagerare ? Tu credi nel dialogo ? Io solo fino ad un certo punto, e ti assicuro che provengo da una formazione puramente di “pensiero e ideologie” eppure, nei casi piu’ estremi le idee servono a poco, i fatti di piu’.
        Forse tu sei giovane quanto me (io ho compirò 40 anni tra qualche giorno) ma per quello che ho potuto leggere, studiare, documentarmi sui movimenti rivoluzionari, provenivano tutti da settori fortemente ideologici, divenuti poi fortemente d’azione.
        Ora, non intendo sposare le cause che accelerarono la nascita di taluni fenomeni, ma non mi discosto dall’idea che l’uso della forza può essere curativo. Mi auguro solo di non essere etichettato a terrorista o potenziale tale, perchè ci tengo alla mia figura di mite uomo di pensiero :-)
        Un saluto caro.

        • Borderline Keroro

          40 anni? Minchia sei un matusa! :D

          “Mi auguro solo di non essere etichettato a terrorista o potenziale tale” (cit.) : appunto.

  • Borderline Keroro

    stanno facendo di tutto per distrarre l’opinione pubblica: se qui non salta tutto, e in fretta, questi instaureranno una dittatura. Sono già partiti con il bel lavoretto…
    Si preannunciano tempi durissimi, sia in un caso che nell’altro. Ma se instaurano la dittatura, dopo, ci sarà comunque una crisi, tanto vale saltare il periodo di dittatura, non trovate?

  • Borderline Keroro

    Matteo Corsini, immagino, non sarà mai rettore della Bocconi né ministro.
    E questo, credetemi, è un gran complimento.

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