In Anti & Politica, Economia

DI GIANLUCA MARCHI*

«Siamo nel pieno di una seconda recessione e questo trend, se dobbiamo prendere per buone le previsioni, durerà tutto l’anno». Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, stamattina in audizione alla commissione Bilancio della Camera, aggiungendo che «siamo in una situazione di non crescita da molto tempo». «Si è creato un vero e proprio credit crunch» (stretta del credito per chi non lo sapesse o non lo avesse capito) e «dobbiamo agire subito» ha aggiunto spiegando che nei mesi scorsi «il tema del credito è diventato un super-tema perchè si è concentrata una serie di cause gravi: mancanza di liquidità, aumento delle sofferenze, regole bancarie che hanno tolto altro capitale alle banche».

C’era bisogno dell’illustre dottor Corrado Passera, super ministro del governo presieduto dall’ancor più illustre professor Mario Monti per sentirci dire che “siamo nella merda” e che non ne verremo fuori per tutto il 2012. Per il prossimo anno si vedrà, se saremo ancora vivi!.

Nonostante questo bel quadretto, che tutti noi cittadini possiamo constatare giorno per giorno da quanto ci capita intorno, da quattro mesi stiamo qui a disquisire sul numero delle farmacie per mille abitanti, sulle licenze dei taxi e oggi si sta a litigare su questa palla dell’articolo 18 e sulla possibilità di assumere o licenziare senza vincoli, quando ormai gran parte delle piccole e medie imprese avranno ben poco da assumere e molto da licenziare da qui a pochi mesi se non da qui a settimane, per il semplice fatto che chiuderanno i battenti. Perché la pressione fiscale sulle piccole imprese, come ci ha detto la Confartigianato solo qualche giorno fa, mettendo insieme tutto supera ormai l’85% e con dati come questi non si va da nessuna parte. Si muore, punto.

Si muore noi e le nostre imprese per tenere in vita questo Stato marcio ma vorace, sempre più assatanato a caccia di quattrini per mantenere le proprie strutture e tutti i privilegi di coloro che vivono sulle spalle del Mostro. E sono tanti, anche al Nord, diciamocelo senza infingimenti. Ma quando le imprese saranno defunte e i cittadini esausti, anche il Mostro tirerà le cuoia. Peccato che sarà tardi per tutti. Troppo tardi.

A fronte di queste considerazioni molto amare, lo ammetto, già intravvedo i distinguo dei tanti “soloni” che, anche nel dibattito che avviene in questo giornale, ci accusano di essere pregiudizialmente contro il governo Monti, prendendo cantonate o lucciole per lanterne.  E magari ci criticano solo perché la resistenza in vita di questo Stato marcio assicura loro lauti vitalizi. Allora voglio ricordare a tutti qualche dato pre-crisi (cioè elaborato prima del 2009 dalla Cgia di Mestre) affinché ciascuno possa trarre le proprie conclusioni. Fra tasse versate e servizi che ritornano sul territorio, Piemonte, Lombardia e Veneto producono un saldo positivo di oltre 50 miliardi (rispettivamente 1,2 miliardi, oltre 42 e quasi 7). Ma a garantire la “solidarietà” sono anche l’Emilia Romagna (per 5,5 miliardi) e il Lazio (per 8,7: un dato in buona parte gonfiato dal fatto che molte società, soprattutto quelle pubbliche, hanno la propria sede legale nella capitale): queste cifre, messe assieme, portano il saldo totale a 65 miliardi. Tutti con il segno meno i bilanci delle regioni del Meridione e di buona parte del centro: il saldo negativo più forte va alla Sicilia (in “deficit” per quasi 21 miliardi) o in Campania (meno 17 miliardi), ma anche la Toscana va in rosso, pur se per 776 milioni.

Mi permetto di fare un discorso ai miei conterranei, ai lombardi, che appaiono sempre troppo tiepidi e titubanti quando si tratta di mettere seriamente in crisi il rapporto con lo Stato centrale: ciascuno di voi versa in media 4.460 euro all’anno all’amministrazione pubblica a fondo perduto, per sostenere tutta la baracca insomma. Sono 42 miliardi di euro (oggi magari un po’ meno, a causa della crisi, ma le statistiche aggiornate non ci sono) che finiscono nel calderone dello Stato italiano. Volete continuare così oppure riuscite a immaginare come sarebbero diverse le cose, soprattutto per l’economia lombarda, se, siamo buoni, anche solo la metà di quei quattrini rimanesse in Lombardia? E tra l’altro con 20 miliardi in meno diretti verso le casse centrali lo Stato salterebbe automaticamente per aria. Oppure si dovrebbe dare una bella ridimensionata. I tempi delle vacche grasse, cari Lombardi, sono finiti e la baracca non può più reggere in questa maniera. Adesso la scelta tocca anche a voi, una volta per tutte.

Già so che qualcuno alzerà la mano per obiettare che assumendo questa posizione noi finiamo per auspicare il ritorno della politica pre-Monti: mi perdoni questo qualcuno, ma non ha proprio capito un cazzo. Si legga l’articolo di Luca Podestà qui a fianco per schiarirsi le idee, probabilmente confuse e obnubilate dai media che hanno tutto l’interesse a tenere in vita la situazione attuale. Il ritorno del passato, anche recente, non ci può fregare di meno: è una fase del tutto nuova quella che auspichiamo. Anticipo anche una seconda obiezione: ci sarà chi chiederà che prima di tutto vengano eliminati i privilegi alle Regioni a statuto speciale. Si tratta di un’invidia tipicamente italica: si preferisce che tutti sguazzino nella stessa cacca, piuttosto che pensare a migliorare le condizioni di chi sta peggio ma ha le potenzialità per stare meglio.

Il futuro così come si prefigura è fosco, inutile girarci intorno. Noi di questa pulce che è L’Indipendenza offriamo, attraverso la convention di Jesolo, non la panacea a tutti i mali. Mica siamo così superbi e matti. Mettiamo a disposizione solo un’occasione perché tutti quelli che non ci stanno più possano confrontarsi, discutere e individuare una via di azione per tentare di uscire dalla merda. E non per far finta di fare qualcosa. Ma se invece la discussione dovesse ridursi a invidie personali e territoriali, careghe, Durigon sì o no (con tutto il rispetto per la ragazza), allora perdonatemi, a quel punto sarà giusto che i polli finiscano spennati e godano pure quando gli metteranno lo spiedo nel didietro.

In Sicilia c’è stata la breve stagione dei Forconi, che probabilmente è stata placata con l’elargizione di un po’ di risorse. E’ tempo che i Forconi si organizzino anche in Padania, e non per essere accontentati con qualche mancia. Sennò amen.

* Link all’originale: http://www.lindipendenza.com/passera-siamo-nella-m-aspettavamo-proprio-lui-per-capirlo/

 

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  • Roberto Porcù

    Ciao Carmelo. Certo, tutto serve, ma secondo me sono i piani alti che sarebbero da toccare. Befera, come Prina, non dubito sia onestissimo, magari anche stacanovista nel fare il suo lavoro per lo stato (ti credo, con quello che è pagato!).
    Ho l’opinione “molto personale”, che quelli che girano nelle lettighe se ne fottino grandemente di quelli che vivono fuori del castello il cui tenore di vita immaginano vedendolo in televisione. Il rapporto italiano con il personale in divisa è che il generale manda all’assalto la truppa, ma lui si guarda bene dall’esporsi. Ne il Gladiatore vedi il generale Massimo sul campo di battaglia, ma era un’altra epoca e di un Rommel nell’Italia recente non me ne sovviene alcuno. I dipendenti dello stato a bassi livelli, sono infiorati a parole, ma poi di loro nessuno se ne cura. Un amico di un sindacato di polizia girava anche a me tutte le loro lamentele, per pattuglie finite fuori strada durante un inseguimento per l’auto di servizio con le gomme lisce, per il collega in carrozzella dopo un conflitto a fuoco ed abbandonato dallo stato, … e recentemente si è conosciuta la retribuzione del capo della polizia. Israele rilasciò non ricordo quanti terroristi per riavere libero un solo suo soldato caduto in una imboscata di palestinesi e rimasto ostaggio per diversi anni. Questo perché per chi governa quel paese, la vita di uno solo dei suoi Cittadini è importantissima. Non so che idea ti sia fatta sui tentativi per riavere dall’India i due marò di scorta ad una petroliera, ma a me non paiono gran ché affannosi.
    Se giochi agli scacchi, un pedone lo sacrifichi a cuor leggero che conta poco e per i piani alti sacrificare nella partita con il contribuente un piccolo esattore, un finanziere, … che vuoi che siano!
    Le cose cambierebbero solo se vedessero cadere in diverse località italiane qualche testa di gente del castello. Certo, sono tutti ben scortati, ma quando uno ha già deciso di suicidarsi … che rischio correrebbe?

  • ” Roberto Porcù: Hai ragione a riprendermi, a me stesso non piacciono le opinioni che esprimo, ma … esiste un’altra via per uscire dal pantano? ”

    Forse si ma forse è la stessa cosa: invece dei Prina, peraltro per noi inavvicinabili perchè superscortati, protetti e difesi, DISSAUDERE, uno per uno durante le loro missioni di “controllo”, i sicari/killers sparsi per il territorio.(nostri conoscenti, “amici”, persino parenti, venduti per i 27 del mese!!!) Dopo 10 – 20 casi di DISSUASIONE resterebbero chiusi nelle loro tane o chiederebbero un plotone di scorta armata per uscire “in missione”, cosa che nemmeno uno STATO LADRO E OPPRESSIVO potrebbe permettersi. I vari “PRINA” senza sicari/servi-tori resterebbero isolati e inoffensivi.
    So bene che un certo numero di noi “si farebbe molto male” ma molto più male si farebbero i DISSUASI.
    L’impiccarsi o il darsi fuoco genera, al massimo, condoglianze di circostanza e una lettera di Befera (possa fare la stessa fine delle sue vittime) come sulla stampa di questa mattina !!!

  • Roberto Porcù

    Hai ragione ancora una volta, ma per fare le frittate bisogna rompere le uova. Che Prina fosse un gabelliere onestissimo, lo so bene, ma era un gabelliere. E con un gabelliere intendo 1.
    Nei tempi bui della repubblica, nei tempi in cui la repubblica divenne buia perché un po’ alla volta furono gli autori delle scritte a prendere tutti i posti di potere, andava di moda quella “ammazzarne uno per educarne cento”.
    Se le regole valevano quando quella cultura faceva opposizione, devono valere anche quando quella cultura governa, altrimenti è barare. Quanti “uno” si sono suicidati sotto il tacco dello stato impositore? Io ne ho perso il conto, ma mi sembra siano più di una cinquantina. Se ognuno di essi si fosse preso il disturbo di farsi accompagnare all’aldilà da uno dei palazzi, ce ne sarebbero di “educati” più di cinquemila e sono convinto che molto prima il cane avrebbe mollato l’osso e sarebbe passato l’eliminazione dei finanziamento ai partiti, l’abolizione delle province, non l’abolizione delle regioni a statuto speciale, ma lo stesso statuto speciale per tutte le regioni, una maggiore equità nelle retribuzioni … e per molti non sarebbe poi servito suicidarsi.

    La brioche di Maria Antonietta è lontana nel tempo che pare una barzelletta, ma leggi qui sotto:

    Carlucci: “In Parlamento guadagno troppo poco”

    Ebbene la faccia tosta della classe politica italiana non ha confini: dopo aver m…ollato il Pdl per l’Udc, la deputata Gabriella Carlucci torna a far parlare di sè con le sue ultime affermazioni in difesa della Casta, sostenendo che lo stipendio dei parlamentari è il minimo visto il duro lavoro che fanno, e che al contrario degli operai lei si che lavora duramente, 24 ore su 24. E pensate che lo fa per noi …

    Ecco cosa ha dichiarato, da rabbrividire: “Ti faccio l’elenco delle mie spese e poi vediamo se il mio stipendio è alto. Il mio stipendio è il minimo! Dormo tre o quattro ore per notte perché io da Montecitorio mi porto il lavoro a casa! Devo studiare, devo leggere … Un operaio quando va a casa ha lasciato i suoi problemi nel suo ufficetto”: non sono le battute di qualche comico, ma sono proprio le parole usate dalla deputata Carlucci per spiegare quanto duramente lavorano i parlamentari italiani, e, badate bene, a fronte di uno stipendio davvero misero. E continua: “Ma quale stipendio troppo alto! Io ho una segreteria a Roma che pago io, due segreterie in Puglia che pago io … Sa cosa vuol dire mantenere una segreteria? Affitto, telefono, luce … Allora adesso io ti mando l’elenco delle mie spese. Perché io ho il rimborso aereo, ma quando vado a Trani o a Bari dormo e mangio in albergo. Ti faccio l’elenco delle mie spese e poi vediamo se il mio stipendio è alto. Il mio stipendio è il minimo! Perché tutte le spese che ho le sostengo con i miei soldi. Spese che giustamente servono a mantenere il rapporto con l’elettorato”.

    Tutta questa rabbia nasce da una vicenda che l’ha vista condannata in tribunale, in cui si è scoperto che pagava a nero i suoi assistenti. La parlamentare si difende ancora: “Un operaio quando va a casa ha lasciato i suoi problemi nel suo ufficetto. Io quando vado a casa ho ancora i miei problemi di lavoro. Il mio telefono è sempre acceso, è sempre quello dal 1994 e chiunque mi può raggiungere, sabato, domenica o festivi. Ma mica solo io lavoro così tanto. Però voi purtroppo pensate che tutti siano dei lavativi perché questo è il messaggio che passa”. Nessuno mette in dubbio il tempo impiegato per il suo lavoro, ma direi che la cara Gabriella abbia sproloquiato abbastanza … non credete?
    di: L’Italia che esiste …

    Io sono liberale da sempre e l’ultima tessera del partito aveva un chiodo, un motto che ora non ricordo ed il segretario era Raffaele Costa di Cuneo. Lui denunciava il malaffare burocratico su il giornale il Duemila al quale ero abbonato, ma non cambiò mai nulla e le stesse cose le rividi in TV molti anni dopo, non ricordo se su Striscia o alle Iene. Io sono molto pacifico, ma purtroppo con l’acqua di rose non si ottiene nulla.
    Hai ragione a riprendermi, a me stesso non piacciono le opinioni che esprimo, ma … esiste un’altra via per uscire dal pantano?

  • CARLO BUTTI

    Tutto giusto, caro Porcù, ma per favore non evochiamo l’ombra del Prina. Che cos’è venuto dopo?”Dee a ment con che legrìa se festeggia sto voster San Michee”,diceva Carlo Porta rifererendosi alle truppe francesi che sloggiavano da Milano. Sappiamo come andarono le cose al Congresso di VIenna.Sempre Carlo Porta:”Hinn chì i Todisch, hinn chì quij car patan!” Non vorrei cadere dalla padella nella brace. Il Prina , personalmente onestissimo, era odiato come tutti i gabellieri; ciò non toglie che la ua uccisione sia stata un atroce delitto(Alessandro Manzoni ne rimase sconvolto, e probabilmente se n’è ricordato nelle pagine del suo romanzo dove si descrive la rivolta di San Martino). Se noi libertari, nella nostra sacrosanta battaglia contro lo Stato, usiamo le stese armi del nostro nemico(la guerra,che è il delitto supremo, perchè coinvolge sempre un gran numero di innocenti)ci votiamo da subitto alla sconfitta.Gandhi e Thoreau devono essere i nostri modelli:”il resto vien dal demonio”.

  • Roberto Porcù

    E’ da tanto anni che sento i soloni delle statistiche sbandierare dati ben retribuiti che io già avvertivo almeno sei mesi prima, pur senza tutti i fiocchetti con i quali essi li contornano.
    Passera è uno dei tanti, dice ciò che tutti già sappiamo, per indorarci la pillola pensando noi “Oh, meno male, se ne sono accorti, siamo salvi, adesso prenderanno provvedimenti!”.
    Speranze vane, Passera, Monti, tutti i componenti del governo non sono lì per governare, ma per tirare avanti alla meno peggio e portare a termine la legislatura: scatti pensionistici e rimescolamenti politici che verranno a breve per dare ad intendere che finalmente si cambia. Il governo politico del cambiamento non imporrà nuove tasse, ma si accontenterà di rastrellare quelle ideate dal governo tecnico: come saranno buoni, come saranno umani loro!
    L’unica cosa che il governo tecnico potrebbe fare per rimettere in moto l’economia è tagliare i privilegi alla associazione a delinquere di stampo politico-burocratico, ad iniziare dal finanziamenti ai partiti in dispregio della volontà referendaria degli italiani (mi pare 90,2 %) ed alla soppressione delle province, prevista già al tempo della creazione delle regioni. Potrebbe, ma non lo potrà fare in quanto questo governo voluto dal Re, è stato imposto con i paletti ben precisi di tassare e tirare avanti senza sfiorare i privilegi.
    Un governo che non può governare serve solo ad aumentare il deficit.
    I forconi fatti solo vedere non servono, a Milano serve un altro Prina per il quale sono sufficienti le “umbrela”.

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