In Economia, Esteri

DI MATTEO CORSINI

“Quando si parla della possibilità di invertire la disastrosa tendenza all’austerity che sta prevalendo, qualcuno chiede: «Va bene, secondo voi il Governo dovrebbe spendere di più, ma spendere di più per cosa?». Per dire la verità, la carenza di progetti cantierabili negli Stati Uniti, anche se non è così grave come qualcuno sostiene, e non lo era nemmeno nel 2009, è un problema reale. Il punto che voglio sottolineare è che la faccenda ora è molto più semplice: per dare una bella spinta all’economia usando la leva della spesa pubblica basterebbe ripristinare gli aiuti alle amministrazioni statali e locali mettendole nelle condizioni di revocare i drastici tagli alla spesa operati di recente. I dati sui dipendenti delle amministrazioni statali e locali dicono che sono in calo di circa mezzo milione di unità, con la maggioranza dei tagli nella scuola. La linea di riferimento, peraltro, non dovrebbe essere zero, La linea di riferimento, peraltro, non dovrebbe essere zero, ma il normale livello di crescita, in parallelo con l’aumento della popolazione. Che cosa sarebbe successo se il numero dei dipendenti delle amministrazioni statali e locali fosse cresciuto al ritmo consueto dell’1% in più ogni anno? … Non è abbastanza, ma basta questo per confutare gli argomenti di chi pensa che non ci siano modi validi per stimolare la domanda.” (P. Krugman)

Da tempo sono convinto che Lord Keynes sia stato un cattivo maestro, ma che se fosse ancora vivo boccerebbe gran parte dei suoi seguaci. Primo tra tutti Paul Krugman. All’apoca di Keynes la spesa pubblica e la pressione fiscale raramente superavano il 10 per cento del Pil – un livello che di questi tempi vale a un Paese (circostanza peraltro sempre più rara) la qualifica di paradiso fiscale – e i bilanci degli Stati mediamente non erano scassati come oggi. Io non credo che le proposte di Keynes per superare o evitare le fasi recessive siano condivisibili, perché ritengo che lo Stato non debba interferire con il mercato; non debba, cioè, forzare gli individui e le imprese a fare questo o non fare quello, se i diritti di proprietà di ciascuno non sono violati.

Da un punto di vista pratico, però, non posso fare a meno di constatare che all’epoca in cui Keynes elaborò la sua Teoria generale gli spazi di manovra per gli Stati prima di soffocare l’economia erano ben superiori a quelli odierni. Oggi, peraltro, nei Paesi ad alto debito pubblico si scontano decenni di uno statalismo che era esplicitamente o implicitamente keynesiano, ancorché spesso si sia finito per far torto allo stesso Keynes, per esempio seguendo le proposte di (pseudo)economisti come Paul Krugman.

Quando parla di austerity, infatti, Krugman si riferisce agli Stati Uniti d’America. Un posto, cioè, dove il deficit federale dal secondo semestre 2009 non è mai sceso sotto l’8 per cento del Pil (restando in media oltre il 9 per cento) e il debito è passato tra dicembre 2008 e dicembre 2011 dal 70 al 98 per cento del Pil. Una domanda al luminare dell’economia Krugman: se al posto dell’austerità fosse prevalsa una politica espansiva, cosa sarebbe successo?

In un contesto del genere, Krugman ritiene che il governo federale dovrebbe fornire finanziamenti alle amministrazioni statali e locali, in modo tale da consentire loro di assumere dipendenti pubblici. E questo, per lui, sarebbe un “modo valido per stimolare la domanda”. Suppongo che il come trovare i soldi necessari per assumere e pagare tutte queste persone (Krugman parla di 1-3 milioni di posti di lavoro) sia considerato di secondaria importanza, anche perché la Fed non ha fin qui dimostrato tanta timidezza nel monetizzare il debito.

Un’altra domanda per il luminare dell’economia Krugman: è davvero così difficile capire che è una strada senza uscita?

 

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Showing 2 comments
  • CARLO BUTTI

    Anche una mia vecchia zia riteneva che bastasse stampare un po’ di soldi e distribuirli per far diventare tutti ricchi, e si chiedeva come mai nessuno ci avesse mai pensato: Però non ha avuto il premio Nobel..

  • antonio

    il problema è che si è travisato keynes. il problema è che le misure keynesiane (originariamente ideate come anticicliche e quindi applicabili sono durante le recessioni) sono state applicate sempre e continuamente!
    il benessere dell’occidente è “finto” (anche il vostro!) perchè dipende SOLO dal debito pubblico… provate a far rientrare il debito del giappone al livello di quello di cina o russia, poi vediamo cosa rimane del “ricco e efficiente” giappone!

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