In Anti & Politica, Economia

DI SIMON BLACK*

 

Durante il collasso finale dell’Impero Romano, non c’era peso maggiore, sostenuto dal cittadino, che quello rappresentato dalla durissima tassazione cui era sottoposto. Le “riforme” fiscali dell’imperatore Diocleziano, nel III secolo d.C., furono così severe che molte persone morirono di stenti e fallirono. Lo stato si spinse fino a inseguire le vedove e i bambini per raccogliere le imposte dovute.  Nel IV secolo, l’economia e il sistema fiscale Romano erano così squallidi che molti contadini abbandonarono le loro terre per ricevere aiuti pubblici.

A questo punto, il governo spendeva la maggioranza delle entrate in spesa militare o assistenziale. Per un certo periodo di tempo, secondo lo storico Joseph Tainter, “coloro che vivevano di stato erano maggiori di coloro che lo sostenevano”.

Suona familiare?

Nel V secolo, rivolte fiscali e ribellioni erano cosa ordinaria fra i contadini rimasti. Il governo romano doveva regolarmente inviare le sue legioni per calmare rivolte contadine.

Ma questo non li fermò dall’aumentare le imposte.

Valentiniano III, che sottolineò nel 444 DC come le nuove tasse sui proprietari terrieri e i mercanti sarebbero state disastrose, impose un’ulteriore aggravio del 4% sull’imposta sulle vendite… e decretò che tutti gli scambi dovessero avvenire alla presenza di un esattore fiscale.

Sotto un regime così crudele, sia i ricchi che i poveri speravano nella liberazione fiscale, contando sull’aiuto delle orde barbare. Zosimus, uno scrittore del tardo V secolo, ironicamente affermò che “come conseguenza di questa fiscalità, le città erano piene di lamentele… questo aiuto la venuta dei Barbari”.

Molti contadini Romani combatterono contro gli invasori, come nel caso dei minatori Balcani che sconfissero i Visigoti nel 378. Altri, semplicemente, lasciarono l’Impero cadere.

Nel suo libro Decadent Societies lo storico Robert Adams scrisse “nel quinto secolo, gli uomini erano pronti ad abbandonare la civilizzazione stessa per scappare al pauroso carico fiscale”.

Forse, fra 1.000 anni, i futuri storici scriveranno lo stesso di noi. Non è così fuori dal mondo.

Nel declino economico di qualsiasi civilizzazione, le élites politiche attuano uno schema noto: più debito, più regolazione, maggiore restrizione delle libertà, più svalutazione della moneta, più tassazione e pericolosa applicazione delle regole.

Inoltre, la macchina propagandistica viaggia a pieno ritmo, assicurandosi che la classe povera sia troppo accecata dal fervore patriottico per accorgersi del saccheggio di stato.

E nel caso in cui qualcuno esca dal seminato o inizi a pensare troppo, essi assumono e inviano gente col distintivo, armi e l’autorità di terrorizzare la popolazione.

Che si tratti di tassazione diretta in forma di furto bello e buono o di tassazione indiretta sotto forma di inflazione, queste tattiche sono state usate per millenni al fine di mantenere privilegi elitari a spese del resto della popolazione.

Questa volta non è diverso

A 780 miliardi di dollari, il deficit del governo americano per i primi sei mesi del 2012 è pari all’intero PIL dell’Indonesia. Ciò è palesemente insostenibile, sebbene non vi sia fine alle abitudini di spesa governative… lasciando stare il pagamento di ciò che è dovuto.

Nel frattempo, un incredibile debito di 5.5 trilioni di dollari scadrà nei prossimi tre anni. Ed è improbabile che gli stranieri continuino a prestarci generosamente i loro sudati risparmi a un tasso minore di quello dell’inflazione.

Inoltre, dati i nuovi milioni di nuovo welfare, è improbabile che i programmi governativi, come la Social Security, riescano ad avere il denaro disponibile per assorbire una parte significativa di questo debito.

Il che ci porta alla sperimentata e unica opzione – confisca diretta dalla popolazione attraverso tassazione frustrante e controlli sui capitali e confisca indiretta attraverso una dolorosamente maggiore inflazione.

Come i Romani del quinto secolo, le persone saranno pronte ad abbandonare la civilizzazione stessa per scappare ai carichi imposti dai legislatori. Solo che, al momento in cui ciò sarà realtà, potrebbe essere troppo tardi per porvi rimedio.

Ogni giorno diventa sempre più duro compiere passi concreti nella difesa e salvaguardia delle libertà individuali. Diventa sempre più difficile aprire un conto estero, trasferire e depositare oro fuori dai confini, acquistare armi da fuoco… anche viaggiare o rinunciare alla tua cittadinanza.

Fare ciò che fanno i politici – calciare il barattolo lungo la strada – finirà per limitare le nostre opzioni future. Ma compiere qualche passo, oggi, potrebbe garantirci grandi vantaggi negli anni a venire.

Articolo di Simon Black per Zerohedge.com

 

* Link all’originale: http://vonmises.it/2012/04/20/tutte-le-transazioni-devono-avvenire-in-presenza-di-un-esattore/

Traduzione di Luigi Pirri

 

 

Recent Posts

Start typing and press Enter to search