In Economia, Libertarismo

DI STEVEN HORWITZ*

Il Capitalismo è spesso accusato di tante cose di cui non è responsabile. Purtroppo è una realtà con cui noi che difendiamo l’economia di mercato abbiamo imparato a convivere. Tra le accuse mosse contro il capitalismo, una è quella che sia discriminatorio verso le donne. Un paio di settimane fa ho discusso la disuguaglianza salariale tra uomo e donna, che spesso è utilizzata come esempio di quanto il capitalismo discrimini le donne.  Vengono presentate poi altre argomentazioni, come che favorisca il “patriarcato” o faccia in modo che le donne siano considerate cittadini di seconda classe. In realtà il capitalismo ha fatto molto più bene, che male, alla condizione femminile.

Uno dei migliori esempi è il modo in cui l’economia di mercato abbia reso possibile l’indipendenza economica delle donne, in particolare grazie alla loro partecipazione crescente al mondo del lavoro. Questo significativo aumento nel tasso di occupazione femminile è probabilmente il più importante evento demografico degli ultimi 100 anni. Fornendo alle donne una loro fonte di reddito, il capitalismo le ha rese più forti in molti modi; per esempio, i cambiamenti nelle dinamiche matrimoniali hanno consentito alle donne di uscire da relazioni che prima non avrebbero potuto troncare. L’indipendenza economica delle donne ha trasformato la famiglia anche in altri modi.

Possiamo guardare l’aumentata partecipazione delle donne al mondo del lavoro da due direzioni, come spesso facciamo in economia. Il Capitalismo ha, infatti, sia domandato più lavoro femminile, sia offerte le condizioni che rendessero più facile per le donne fornirlo.

Domanda in crescita

Il lato della domanda è forse quello più immediato. La crescita economica che il capitalismo ha generato dopo la rivoluzione industriale e nel primo quarto del ventesimo secolo ha avuto due conseguenze. In primo luogo ha incrementato la domanda di lavoro in generale. Man mano che i salari crescevano e i lavoratori (in gran parte uomini) diventavano più benestanti, questi ultimi iniziarono anche a comprare di più. La crescente domanda per beni di consumo fece incrementare anche la domanda per i fattori di produzione destinati a crearli. Ovviamente uno di questi è il lavoro.

L’incrementata domanda di lavoro significava che le aziende  avrebbero dovuto trovare lavoratori in qualche modo. Una possibilità era cercare di strappare via uomini da altri lavori, ma l’unico modo per farlo sarebbe stato pagare salari più alti. La seconda opzione era invece di assumere più donne per lavori che fino a quel momento erano stati destinati solo agli uomini. Questo è proprio ciò che successe all’inizio del secolo scorso. Il risultato fu che molte donne, che precedentemente non avevano mai lavorato al di fuori della propria casa, iniziarono a trovare lavoro. La crescita consentita dal capitalismo e dall’industrializzazione rese possibile questa trasformazione.

La crescita ebbe anche un effetto secondario sulla domanda di lavoro femminile. Man mano che l’industrializzazione proseguiva il suo corso e cresceva di scala, il numero di lavori ausiliari come quelli di segretarie e impiegate aumentò di numero. Inoltre, parte dell’incremento nella domanda dei consumatori di cui ho parlato prima si riferiva non a beni ma a servizi. Invece di comprare un pollo intero e poi macellarlo in casa, ora la gente era disposta a pagare di più per comprare direttamente petti e cosce di pollo. Mangiare fuori divenne più comune e la domanda per servizi personali come parrucchiere e barbiere salì. Le donne potevano competere meglio con gli uomini per molti di questi posti di lavoro rispetto a quelli che richiedevano più fatica fisica. Come risultato vi furono più opportunità di lavoro per le donne. Entro gli anni ’40 la domanda di lavoro femminile raggiunse il punto per cui le aziende iniziarono a offrire contratti part-time per venire incontro a donne sposate che avevano bisogno di flessibilità sul posto di lavoro.

Elettrodomestici e risparmio di lavoro

Il Capitalismo ha anche offerto le condizioni che resero più facile per le donne offrire il loro lavoro. Il problema più grande che le donne sposate dovevano affrontare, specialmente quelle con figli, se volevano lavorare, era come riuscire a prendersi cura della famiglia. Con la tecnologia disponibile all’inizio del ‘900, tenere casa pulita era un lavoro a tempo pieno. Il periodo tra le due guerre, però, vide lo sviluppo di tutta una serie di elettrodomestici che ridussero in modo significativo il tempo richiesto per pulire e cucinare. Fare il bucato passò dall’essere un lavoro che teneva impegnate più persone per tre giorni a diventare una questione di poche ore. Queste invenzioni liberarono le donne da gran parte del loro carico di lavoro domestico e resero meno impensabile che si cercassero anche un lavoro fuori da casa. (Questo punto è presentato in maniera molto efficace in questo video di Hans Rosling)

Le donne stavano anche diventando sempre più istruite, sia a livello di scuola superiore che a quello universitario. Anche qui l’aumento della ricchezza creato dal capitalismo rese possibile per le famiglie mandare i propri figli, anche le ragazze, a scuola più a lungo. La ricchezza fu anche sufficiente per non rendere più necessario c he i figli contribuissero al reddito famigliare lavorando. Una forza lavoro femminile più istruita e più produttiva rese ancora più facile per le donne trovare lavoro.

Anche se raramente questo merito viene riconosciuto, il capitalismo ha liberato le donne da secoli in cui erano considerate cittadini di seconda classe.

Articolo di Steven Horwitz per thefreemanonline.org

 

* Link all’originale: http://vonmises.it/2012/05/03/il-capitalismo-discrimina-le-donne/

Traduzione di Marco Bollettino

 

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Showing 2 comments
  • antonio

    il capitalismo ha favorito le donne… un buon motivo per COMBATTERLO!

  • myself

    In tutta sincerità, in generale nella società occidentale io non vedo tutte queste discriminazioni nei confronti delle donne, anzi ci sono molti meccanismi che le avvantaggiano, ad esempio le quote rosa o il fatto che in seguito al divorzio i figli siano quasi sempre affidati alla madre e nel caso di assenza di figli lei debba ricevere degli assegni di mantenimento dall’ex marito (se si sono lasciati perchè lui la deve ancora mantenere?).

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