In Anti & Politica, Economia

DI MATTEO CORSINI

“Cos’è allora la moneta a corso forzoso? È un «espediente sociale», per citare l’economista Paul Samuelson. È una convenzione, che funziona fintanto che il futuro è come il passato. Ovviamente queste convenzioni possono venir meno, ma lo stesso può succedere con cose come i diritti di proprietà. Anzi, si potrebbe sostenere che quasi tutti i beni in un’economia moderna devono il proprio valore alle convenzioni sociali: le banconote possono perdere il loro valore, ma lo stesso può succedere a ogni tipo di titolo e contratto cartaceo, che vale qualcosa, in definitiva, solo perché la legge dice che è così (e le leggi possono essere abrogate).” (P. Krugman)

Quando Krugman si occupa di moneta, generalmente le spara più grosse del solito. Il fatto che si aggrappi a Samuelson, non fa che peggiorare le cose. La moneta a corso forzoso non è una convenzione sociale, anche se ognuno è (ormai) abituato a utilizzarla. Il fatto stesso che il suo corso sia, appunto, forzoso, dovrebbe far venire qualche dubbio. Contrariamente alla moneta sviluppatasi come ordine spontaneo sul mercato, la moneta a corso forzoso è stata introdotta per legge da uno Stato, che ha riservato (sempre per legge) a se stesso o a una banca centrale il monopolio della sua emissione. Restando al caso degli Stati Uniti, che Krugman dovrebbe conoscere meglio di altri, fu necessario confiscare l’oro ai cittadini e metterne fuori legge l’uso come mezzo di pagamento per sostituirlo con un dollaro totalmente cartaceo. Accadde ai tempi del tanto lodato Roosevelt, quello del tanto osannato New Deal. Dettaglio non da poco, sempre per legge lo Stato pretende che le tasse siano pagate in moneta a corso forzoso, e che la stessa moneta non possa essere rifiutata come mezzo di pagamento.

Per essere una convenzione sociale, mi sembra che abbia origini piuttosto asociali e qualche obbligo normativo di troppo.

Ancor più allucinante, però, mi sembra l’idea di Krugman secondo cui la legislazione sia una convenzione sociale. In questo confonde il provvedimento legislativo emanato da un parlamento con la legge da intendersi come ordine spontaneo. Quest’ultima può essere definita una convenzione sociale, risultando appunto dall’interazione (ripetuta nel tempo) volontaria di una pluralità di soggetti. La prima, al contrario, è il frutto dell’esercizio del potere legislativo da parte di un organo dello Stato.

Qualcuno potrebbe sostenere che lo Stato stesso è una convenzione sociale, concludendo che anche le leggi da questi emanate debbano intendersi tali.

Ma lo Stato non è una convenzione sociale; lo Stato non trae origine dall’interazione volontaria di individui, bensì dalla coercizione di un gruppo di individui su altri individui. Anche quando uno Stato nasce per secessione da uno Stato preesistente, la sua caratteristica fondamentale resta il monopolio dell’uso della forza in un determinato ambito territoriale; monopolio esercitato da chi detiene il potere.

Qualcuno potrebbe ancora sostenere che si possa continuare a parlare di convenzione sociale perché, spesso, chi detiene il potere viene eletto democraticamente. Il problema è che i componenti degli organi di uno Stato democraticamente eletti restano pur sempre espressione della volontà di una parte limitata degli individui sui quali lo Stato esercita il potere. Per di più, i provvedimenti legislativi non corrispondono, se non di rado, alla volontà di coloro che hanno votato a favore di chi detiene il potere.

Mi pare quindi di poter affermare che serva una grande fantasia per sostenere che le leggi in questione siano da considerarsi convenzioni sociali. Oppure serve essere Krugman (il che, a mio parere, è peggio).

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Showing 12 comments
  • CARLO BUTTI

    Pur condividendo fino all’ultima virgola anche tutto il resto, il punto che mi piace di più nell’articolo di Corsini non ha attinenza strettamente economica, ed è questo:”Anche quando uno stato nasce per secessione da uno stato preesistente, la sua caratteristica fondamentale rimane il monopolio dell’uso della forza”. E’ quello che ho sempre pensato:lo spezzatino di carne rimane carne.Fuor di metafora:secessionismo e indipendentismo sono ideali politici degni del massimo rispetto, ma con l’anarchismo (uso il termine nel suo significato etimologico,a-valutativo) hanno poco in comune.

  • Albert Nextein

    Mi piacerebbe sapere da questo genio se anche il valore di un attico in centro a Roma abbia un valore determinato da convenzioni sociali oppure dal rapporto tra domanda e offerta di beni simili.
    Il valore di un mobile antico?
    Un etto di mortadella?
    Uno strofinaccio?
    Tutte convenzioni sociali?
    Ma in che mondo vive?
    Una cura con elettroshock forse gli potrebbe esser utile.

  • Gianni

    E’ quello che dicevo: la truffa una volta scoperta o percepita come tale finisce immediatamente. Non è possibile continuarla
    Cosa diversa è pero’ dire che accettiamo il denaro sotto coercizione, forzosamente.
    E non ti è proibito accordarti liberamente con le tue controparti per incassare o pagare in oro o altre valute

  • Gianni

    L’articolo lascia intendere che accetterremmo o useremmo il denaro (fiat) sotto minaccia o in qualche modo costrizione
    Mi sembra una forzatura: accettiamo il denaro perchè sappiamo che altri prima o poi altri lo acceteranno quando vorremo scambiarlo con beni o servizi.
    In caso contrario ce ne libereremmo sistematicamente, la moneta perderebbe gran parte del suo valore e con ogni probabilità useremmo dollari, franchi, etc.
    Krugman sbaglia per la ragioen opposta: sembra pensare che sia una semplice questione di casi fortuiti. Passiamo da una “convenzione” all’altra così per passare il tempo non perchè attribuiamo un valore a quella moneta

    • charlybrown

      “L’articolo lascia intendere che accetterremmo o useremmo il denaro (fiat) sotto minaccia o in qualche modo costrizione”

      Non è l’art che lo lascia intendere, è la realtà dei fatti. Io ad es, conscio della truffa insita in questo sistema monetario fasullo, pretenderei volentieri di essere pagato in metallo sonante, piuttosto che in cifre digitali, purtroppo esiste una legge che mi obbliga ad accettare la fuffa in pagamento.

      “Mi sembra una forzatura: accettiamo il denaro perchè sappiamo che altri prima o poi altri lo acceteranno quando vorremo scambiarlo con beni o servizi.”

      Chi accetta cifre digitali spontaneamente lo fa perchè non è consapevole che è stato truffato, e comunque suppone di trasferire domani la truffa a qualche altro frescone.

      “In caso contrario ce ne libereremmo sistematicamente, la moneta perderebbe gran parte del suo valore e con ogni probabilità useremmo dollari, franchi, etc.”

      E’ esattamente quello che succede ogni volta che il truffone diviene più manifesto e la gente comincia a sospettare che la fuffa non verrà più accettata così facilmente, dando inizio ai famosi fenomeni iperinflattivi. Se le banche centrali continuano a suon di QE LTRO (e non possono fare altro) lo sperimenteremo presto.

  • massimoconleballepiene

    ma il sig fra è contento di essere di proprietà dello stato?

  • fra

    *scusate del gold standard

    • charlybrown

      “la moneta è semplicemente creazione informatica di numeri e come tali possono essere infiniti”

      E come mai non posso crearmeli da me sul mio pc?
      Se lo stato ne può creare una quantità infinita lo stesso potrebbero fare i cittadini, comodamente seduti a casa loro.

    • leonardofaccoeditore

      GUARDI CHE LEI HA LE IDEE UN PO’ CONFUDE SULL’ABBANDONO DEL GOLD STANDAR. MA QUANDO ARRIVERA’ IL BOTTO, CREDO CHE AVRA’ MODO DI CAPIRE IL PERCHE’

  • fra

    L’autore dell’articolo non ha ancora metabolizzato l’abbandono del gold exchange standard. La moneta è convenzionalmente accettata da tutti e per questo è imposta dallo Stato. Nessuno Stato impone una moneta che il 50+1% dei cittadini non vuole, in quei casi essa verrà sostituita da un’altra. Le leggi non sono altro che espressione della volontà umana, che si esplica nella volontà istituzionale, ma non sono nulla di esistenziale. Prima nasce l’uomo, dopo le leggi. Quindi sono pura e mera invenzione dello stesso uomo che le elabora convenzionalmente, in base alle proprie conoscenze ed in base alla propria esistenza temporale e di periodo. Per quanto riguarda i concetti di macroeconomia, di bilanci settoriali, di circuito monetario, mi sa che dovresti liberarti dalla concezione del sistema aureo: quello non esiste più da tempo. Devi accettare che la moneta è semplicemente creazione informatica di numeri e come tali possono essere infiniti. Nessuno Stato può smettere di creare moneta, come nessun Matematico può finire i numeri da utilizzare. Poi possiamo discutere sull’inflazione (esageratamente alimentata da voi falsari neoliberali) e sulla svalutazione.

    • Matteo C.

      Grazie per il commento. Mi permetto di osservare che lei non ha (ancora) metabolizzato il contenuto dell’articolo. Lei scrive: “La moneta è convenzionalmente accettata da tutti e per questo è imposta dallo Stato”. A me pare assurdo: se una cosa è accettata da tutti e usata spontaneamente, non è necessario imporne l’uso all’inizio. La quasi totalità delle persone viventi e attive non ha mai avuto a che fare con monete diverse da quelle a corso forzoso. E quasi mai sanno qualcosa di cosa sia la moneta. Resta il fatto che, per fare un solo esempio, non è stato necessario che lo Stato imponesse l’utilizzo dell’automobile, di internet o dello smartphone.
      Quanto alle leggi, nell’articolo distinguo tra leggi da intendersi come ordine spontaneo e provvedimenti legislativi che sono frutto dell’esercizio del potere da parte di un organo dello Stato. Quanto all’idea che la moneta sia semplice creazione informatica di numeri, questa non è altro che l’osservazione della realtà attuale. Ma non ha nulla a che vedere con ciò che era e dovrebbe ancora essere la moneta. D’altra parte, charlybrown coglie nel segno quando scrive “E come mai non posso crearmeli da me sul mio pc?”
      Questo è il punto: se uno crede che lo Stato (o una banca centrale) possa creare ricchezza dal nulla, allora credo che costui debba tornare a molto prima dei concetti di “macroeconomia, di bilanci settoriali, di circuito monetario”

    • [email protected]

      Fra, lei dice: “l’abbandono del gold-standard non è ancora stato metabolizzato.
      È vero, un organismo non metabolizza qualcosa semplicemente perché lo rifiuta e lo ritiene dannoso, …se vuole restare vivo”.

      Poi continua: “La moneta è convenzionalmente accettata da tutti e per questo è imposta dallo Stato. Nessuno Stato impone una moneta che il 50+1% dei cittadini non vuole”.

      50+1% non sono tutti. Del resto come le fa notare Corsini, se fosse il 100% non ci sarebbe la necessità di imporla.

      Segue con: ” Le leggi non sono altro che espressione della volontà umana, che si esplica nella volontà istituzionale, ma non sono nulla di esistenziale”.

      Che io ricordi, nessuno mi ha mai chiesto quale moneta preferissi usare.
      Forse manca democrazia, allora in quel caso le leggi non si possono definire espressione della volontà umana, al massimo volontà di una parte di uomini, che magari sono persin già morti e sepolti.
      cosa significa “non sono nulla di esistenziale”?
      A parte queste considerazioni formali, il punto che mi sembra importante è che si da’ per scontato che lo stato possa decidere i rapporti tra gli uomini. In questo caso gli scambi economici con una moneta imposta. Uno scambio è una relazione tra due individui o due gruppi di individui, quindi se si accetta che questa relazione venga imposta dallo stato, forse arriverà il giorno che lo stato deciderà, regolerà, imporrà anche gli accoppiamenti tra individui (immagini se ci fosse Vendola presidente del consiglio).
      La convenzione -moneta- di cui lei parla deve quindi, secondo me, riguardare solo i soggetti dello scambio. Una convenzione imposta non è una convenzione.
      Un saluto .

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