In Libertarismo, Saggi

DI FRANCESCO AMMASSARI*

In questo articolo si andrà ad esporre brevemente la teoria dello Stato minimo elaborata da Ayn Rand, filosofa e scrittrice russa nota per aver dato origine al movimento oggettivista.

 1. Rifacendosi all’idea liberale che mette al centro del discorso politico l’individuo singolo con i suoi diritti alla vita, alla libertà, alla proprietà e alla ricerca della felicità, Ayn Rand intende la società come un corpo organizzato al fine di difendere i suddetti diritti individuali. I cittadini hanno dunque il dovere di istituire un’agenzia in grado di svolgere tale compito. Qual è questa agenzia? Il governo.

«Il governo è un’istituzione che detiene il potere esclusivo di imporre talune regole di condotta sociale nell’ambito di uno specifico territorio»[1]. Esso essendo costituito e composto da singoli, non può avere diritti diversi dai suoi componenti, e deve essere al loro servizio per tutelarne la vita, la libertà e la proprietà.

In a proper society, the government is the servant of the citizens, not their ruler. Specifically, it is the agent of man’s self-defense. An agent of self-defense may not initiate force against innocent men. It has a single power, one inherent in the individual’s right to life: the power to use force in retaliation and only against those persons (or nations) who start its use[2].

Da quanto ho appena illustrato, si capisce come il tratto che contraddistingue una società propriamente detta sia il rispetto e la difesa dei diritti individuali. Al contrario, una società che si appropri con metodi coercitivi (violenza fisica o tasse) del prodotto del mio lavoro, che mi riduca in schiavitù obbligandomi al sacrificio, che mi faccia agire in maniera opposta ai dettami della ragione, insomma una società che operi in contrapposizione alla natura umana, è «una marmaglia tenuta assieme dall’istituzionalizzazione della legge del più forte»[3]. Essa nei fatti distrugge ogni valore proprio della coesistenza e non ha nessuna possibile giustificazione perché non porta alcun beneficio, anzi, è la minaccia più temibile alla sopravvivenza.

La precondizione di una società civile è la proibizione della forza fisica dalle relazioni sociali, per questo motivo va tenuto presente il principio secondo cui gli uomini nei loro rapporti reciproci possono impiegare esclusivamente i mezzi della ragione: la discussione, la persuasione e l’accordo volontario.

Ma come agisco se qualcuno infrange la legge attentando, ad esempio, alla mia vita? Che diritti ho? In tali casi subentra il diritto all’autodifesa. Ovviamente non sarebbe corretto imporre a una vittima di restare ferma e passiva mentre viene attaccata; se subisco un’aggressione mi è consentito di impiegare la forza a mia volta. Allora è evidente che in un ordinamento retto dai valori oggettivisti, si può ricorrere alla forza solo per rappresaglia e solo verso coloro i quali ne fanno uso per primi.

Perciò, non bisogna pensare che l’assioma di non aggressione, di cui si è parlato in precedenza, conduca al pacifismo. Uno Stato pacifista sarebbe alla mercé di chiunque decidesse di comportarsi immoralmente, con la conseguenza che al posto di abolire il male, lo incoraggerebbe e premierebbe.

Ora, si è già spiegato che non siamo propriamente noi a impugnare le armi e proteggerci, è il governo a farlo. Il governo è lo strumento per porre l’impiego della forza a fini di rappresaglia sotto un controllo oggettivo, ossia sotto leggi oggettivamente definite. Cosa accadrebbe se il governo non ci fosse?

Se non fosse fornita alcuna protezione organizzata contro la forza, ciascuno sarebbe costretto ad aggirarsi armato per le strade, a trasformare la sua abitazione in un bunker, a sparare agli estranei sospetti. In pratica il risultato si concretizzerebbe nella guerra fra bande, nel regno della violenza indiscriminata.

Ancora, l’uso della forza fisica non può essere lasciato alla discrezione del singolo cittadino perché un uomo vivrebbe sotto la costante minaccia del suo vicino, la coesistenza diverrebbe impossibile. Magari il vicino è la persona più pacifica e mansueta del mondo ma non si sa a priori se avrà un momento di follia e non c’è da fidarsi delle scelte arbitrarie di chi ha il permesso di impugnare una pistola e spararmi indisturbato, senza nessuno che abbia il compito di bloccarlo.

A questo punto la necessità del governo che operi sulla base di leggi oggettive è palese. «L’uso della forza a fini di rappresaglia ha bisogno di norme oggettive sulle prove per stabilire che è stato commesso un delitto e per provare la colpevolezza di chi lo ha commesso, così come di norme oggettive per definire la pena e le procedure per applicarla. Le persone che cercassero di punire un delitto in assenza di tali regole non sarebbero che una banda di delinquenti capaci solo di linciare il primo malcapitato»[4].

Se si vuole bandire la forza fisica dalle relazioni sociali, l’umanità ha bisogno di un’istituzione incaricata di proteggerne i diritti nell’ambito di un codice di regole oggettivo, ovvero di un governo giusto.

L’istituzione governativa deve detenere il monopolio dell’uso legittimo della forza, in quanto essa vincola e combatte l’uso della stessa. Il rischio di abusi di potere c’è sempre, ecco perché l’ambito delle azioni governative è opportuno sia definito e limitato, inoltre chi governa occorre venga controllato affinché continui a gestire l’ordine pubblico e la difesa del cittadino come un vero e proprio automa che segue alla lettera il codice giuridico.

È molto interessante la conseguenza di tutto ciò. In un sistema sociale corretto un individuo privato è giuridicamente libero d’intraprendere a suo piacimento qualsiasi azione (purché non violi i diritti altrui), mentre un funzionario governativo è vincolato dalla legge in ciascuno dei suoi atti. «Un individuo privato può fare tutto ciò che vuole, tranne quello che gli è giuridicamente proibito, mentre un funzionario governativo non può fare alcunché tranne ciò che gli viene giuridicamente permesso»[5].

Adesso domandiamoci: da dove ha origine l’autorità del governo? L’autorità del governo ha origine dal consenso dei governati e significa, quindi, che esso è l’agente (servitore) dei cittadini e non ha alcun diritto tranne quelli che gli sono stati delegati dai governati, i quali devono desistere dall’utilizzare la forza fisica.

2. È giunto il momento di analizzare in concreto cosa avviene nel caso di un disaccordo tra due persone, relativo- poniamo- a un’impresa alla quale entrambe prendono parte. In uno Stato libero, le persone non sono obbligate ad avere rapporti le une con le altre. Tali rapporti avvengono solo per accordo volontario e qualora sia presente un contratto che regoli la faccenda. Se uno arbitrariamente viola un contratto è implicito che l’altro sia vittima di un atto illegale e può legittimamente chiedere e ottenere un risarcimento dei danni che gli sono stati procurati. Ma la vittima non può fare tutto da solo, infatti, bisogna richiedere l’intervento delle istituzioni. Il governo ha pure il compito di far rispettare i contratti.

Tuttavia, qualcuno potrebbe osservare che la violazione di un contratto non implica l’uso della forza fisica, quindi il governo non sarebbe legittimato ad intromettersi nelle dispute contrattuali. In realtà il mancato rispetto unilaterale di un contratto comporta l’impiego indiretto della forza: consiste, in sostanza, nel fatto che un uomo riceve da un altro beni materiali o servizi, si rifiuta di pagarli e, conseguentemente, li detiene con la prepotenza e non per diritto. Altri crimini in cui vi è un uso indiretto della forza sono le estorsioni e le frodi.

Riporto di seguito un brano della filosofa russa, il quale riassume quanto scritto fino a qui:

Osservate il principio fondamentale che in tutti questi casi governa la giustizia: esso afferma che nessuno può ottenere alcunché da un altro senza il beneplacito del proprietario (e, come corollario, che i diritti di un uomo non possono essere lasciati alla mercé della decisione unilaterale, della scelta arbitraria, dell’irrazionalità, del capriccio di un altro).

Questo, in sostanza, è il giusto scopo del governo: rendere possibile per gli uomini l’esistenza sociale, proteggendo i benefici e combattendo i danni che gli uomini possono causare gli uni agli altri.

Le funzioni dirette di un governo rientrano in tre categorie generali, tutte relative al problema della forza fisica e della protezione dei diritti delle persone. Tali funzioni sono: la polizia, per proteggere le persone dai criminali; le forze armate, per proteggerle dagli invasori stranieri; i tribunali, per risolvere le dispute tra gli uomini grazie alla guida di leggi oggettive[6].

Ayn Rand nella sua teoria politica giunge, alla fine, a teorizzare lo Stato minimo, che è lo Stato guardiano notturno della tradizione liberale classica, il quale si limita ad impedire che gli individui di danneggino reciprocamente, rimanendo circoscritto alla funzione di protezione dalle aggressioni e di tutela dei contratti[7].

Lo Stato minimo si oppone tanto allo statalismo (stato sociale) quanto all’anarchia.

Col termine statalismo si intende ogni sistema sociale che concentra il potere nello Stato a spese della libertà individuale. Varianti dello statalismo sono, secondo la filosofa russa, la teocrazia, la monarchia assoluta, il nazismo, il fascismo, il comunismo, la democrazia socialista e, in generale, ogni dittatura. Nelle forme politiche suddette il governo adotta diverse forme, tattiche e ideologie.

In economia talvolta la produzione viene nazionalizzata; talaltra in apparenza si sancisce il diritto alla proprietà privata ma poi in concreto è lo Stato che decide come disporre e usare quella.

Per la presa del potere, alcuni si insediano invocando il loro diritto divino a comandare; altri mettono in mezzo questioni legate alla razza, alla classe sociale, alla tribù etc.

Al fine di mantenere la posizione di comando il politico di turno opta per tenere sotto stretta sorveglianza i movimenti dei sudditi; oppure illude di concedere la libertà di iniziativa anche se tiene tutti stretti a un guinzaglio (leash) più o meno lungo.

Differenti sono anche gli approcci che coinvolgono la libertà di pensiero ed espressione.

Comunque, senza dilungarci troppo, l’essenza comune di tutti gli statalismi è questa: la guerra contro l’individuo, contro la sua mente, il suo corpo, le sua proprietà[8]. Il risultato di tale guerra è la continua creazione di cadaveri.

Infine va precisato che, se l’individualismo è la politica richiesta dalla ragione, lo statalismo al contrario è dettato dall’irrazionalità. Il primo incoraggia le persone ad accettare la vera natura realtà, con i concetti di coscienza, egoismo, produttività e sovranità su se stessi; il secondo spinge in direzione opposta[9].

Per quel che concerne l’anarchia, essa è l’idea che il governo sia superfluo. Per tutte le ragioni già esposte, una società priva di un governo organizzato si troverebbe alla mercé di qualsiasi criminale. Inoltre, anche se paradossalmente mancassero completamente i criminali e gli uomini irrazionali, l’istituzione statale e le sue leggi oggettive sono necessarie per affrontare dispute che insorgono in buona fede.

La Rand critica fortemente la teoria anarco-capitalista dei “governi in concorrenza”. Esponente principale dell’anarco-capitalismo è Rothbard, il quale sostiene che lo stato, anche quello minimo, vada abolito e che i settori della giustizia e della difesa debbano essere lasciati in mano ai privati.

Per quanto riguarda la giustizia, in una società libertaria il servizio giudiziario sarebbe offerto da diversi tribunali e magistrati privati in concorrenza fra loro. Ciascun individuo sulla base di una scelta volontaria, potrebbe acquistare i servizi di risoluzione delle controversie e di individuazione del colpevole offerti da una determinata compagnia giudiziaria privata. […]

Per quanto riguarda l’ordine pubblico, i servizi di polizia sarebbero offerti in un mercato libero e concorrenziale. In questo caso, i consumatori pagherebbero quel grado di protezione che sarebbero disposti ad acquistare. Il servizio di polizia può essere integrato verticalmente con i tribunali privati, oppure fornito da aziende separate, come i proprietari di immobili o, verosimilmente, le compagnie di assicurazione. […]

Anche per un settore come la difesa dall’esterno, non concepibile dal senso comune che come una attività “di Stato”, Rothbard propone una soluzione privatistica.

Estendendo anche alla difesa la soluzione rothbardiana delle agenzie di protezione, si potrebbe ipotizzare un’agenzia di difesa dall’esterno, i cui clienti sono tutti coloro che volontariamente contribuiscono, previa sottoscrizione di un contratto[10].

Secondo la filosofa russa è sufficiente un esempio per smontare la teoria dei governi in concorrenza. Immaginiamo che il signor Smith, cliente del governo A, sospetti di essere stato derubato dal suo vicino di casa, il signor Jones, cliente del governo B. Una squadra della polizia A si presenta presso l’abitazione del signor Jones, ma incontra sulla porta di casa una squadra della polizia B, che dichiara di non accettare la validità dell’accusa del signor Smith e di non riconoscere l’autorità del governo A. Si avrebbe una situazione di stallo controproducente ai fini della punizione del crimine. Per l’ennesima volta si è dimostrato, secondo la Rand, come sia essenziale l’istituzione governativa.

3. Provata l’importanza di avere un governo, si ha il problema di finanziarlo. Dato che la tassazione è vista come un furto, il pagamento dei servizi di governo sarebbe volontaria, affidata a lotterie statali. Ma perché i cittadini darebbero spontaneamente i loro soldi? Semplicemente in quanto si è mostrato che è interesse dei cittadini mantenere un corpo di polizia, le forze armate e i tribunali.

Ad esempio, gli uomini di maggiore capacità dovrebbero pagare nel loro stesso interesse per sostenere le forze armate, per proteggere il proprio paese dalle invasioni esterne, e le spese non verrebbero aumentate a causa dei cosiddetti free riders– ovvero da chi è troppo povero per offrire il suo contributo finanziario e nonostante ciò usufruisce del beneficio che per gli altri non è gratuito[11].

Mi pare che la Rand in tale occasione riponga un po’ troppa fiducia nella lungimiranza degli esseri umani. Se già con la tassazione obbligatoria l’evasione in certe nazioni è alle stelle, figuriamoci cosa succederebbe se ci affidassimo solamente alla libera decisione dei singoli. Certo si potrebbe giustamente replicare che se si evade così tanto la causa è l’eccessivo peso delle imposte che genera un disprezzo verso l’erario, ma ridurre tutto a una causa è superficiale, infatti l’esperienza insegna che, almeno fino ad oggi, molta gente preferisce agire seguendo un’ottica miope; detto altrimenti si opera per avere il beneficio immediato e difficilmente si sacrifica il presente in vista di un futuro migliore. Una grande percentuale di uomini terrebbe per sé tutti i soldi almeno finché concretamente non subisse dei danni, e i danni non è detto che arrivino. Dunque, sarei scettico sulla possibilità di abolire la tassazione; forse solo in qualche “utopia” migliaia di individui contribuirebbero, senza essere costretti, al mantenimento di uno Stato e dei servizi che esso fornirebbe, tra l’altro sapendo che c’è chi non paga e usufruisce gratis dei servizi che loro scelgono di finanziare (i free riders).

Apro una parentesi su David Friedman, il quale è un anarco-capitalista che ha cercato diverse soluzioni atte a finanziare l’apparato per la difesa nazionale, evitando l’imposizione delle tasse. Scrive Friedman:

Una soluzione a questo problema di sviluppare sistemi di difesa senza lo Stato può, abbastanza paradossalmente, essere fornita dallo Stato stesso. Supponiamo che nel corso dei prossimi cinquanta o cento anni le istituzioni private prendano in mano tutte le funzioni governative, eccetto quella della difesa. Allo Stato una volta perso il controllo sulle istituzioni locali, potrebbe costare riscuotere le imposte e sarebbe tentato di raccogliere entrate nella stesso modo della monarchia francese, vendendo esenzioni fiscali. Esso potrebbe offrire di esonerare una comunità dal pagare le tasse in cambio di una determinata somma una tantum, oppure del pagamento di una cifra annuale. Tale esenzione fiscale sarebbe essa stessa un bene pubblico per la comunità. Dal momento che il costo per la raccolta delle imposte è elevato, il valore della esenzione è maggiore del suo costo. I membri di una comunità potrebbero trovare vantaggioso fondare un’organizzazione incaricata di pagare lo Stato […]. L’organizzazione sceglierebbe probabilmente di pagare una somma annuale, invece di una cifra versata in blocco, per essere sicura che lo Stato rispetti i patti.

Con il tempo, la maggior parte delle comunità fonderebbe tali istituzioni. Si verrebbe allora a creare un gruppo di organizzazioni, create volontariamente e alle quali verrebbe assegnato il compito di “difendere” le proprie comunità. Tali organizzazioni potrebbero allora accordarsi tra loro per prendere in mano l’onere, assolto ora dallo Stato, di finanziare e fornire la difesa nazionale[12].

Un’altra proposta di Friedman è legata al sentimento di obbligo morale della gente nei confronti di chi la protegge da aggressioni straniere, si tratta dell’istituzione della mancia. I clienti di un ristorante lasciano la mancia anche se non hanno alcuna intenzione di ritornarvi e non hanno alcun interesse a ricompensare un buon servizio. Allora perché lasciano la mancia? Entra in gioco un sentimento di obbligo morale o una pressione sociale esterna che li spinge a comportarsi secondo una sorta di contratto implicito. «Nello stesso modo, se la difesa nazionale fosse finanziata volontariamente, la gente verserebbe del denaro, non per fare la carità, ma perché saprebbe di ricevere qualcosa e si sentirebbe in obbligo di pagare per questo qualcosa»[13].

La mia opinione al riguardo è che a livello teorico e di principio l’abolizione delle tasse in quanto “furto”, e di conseguenza il finanziamento volontario delle istituzioni attraverso lotterie, mance, donazioni etc., possa essere anche logicamente giusto. Ma il piano della logica e del ragionamento non è quello ontologico, e capita di frequente che quanto è inoppugnabile a livello logico sia disastroso una volta realizzato in concreto. Continuo, quindi, a credere che le tasse siano il mezzo principale per il mantenimento di apparati statali.

Non ho ancora espresso una considerazione sull’idea dello Stato minimo. Mi sento di dire che in linea di massima sono favorevole a uno Stato snello, che abbia una funzione essenzialmente negativa e di tutela dei soli diritti di vita, libertà e proprietà; purtroppo non ho alcuna prova che si viva bene con un simile Stato in quanto, per ora, non si è mai costituito. Tuttavia, coerente con il mio relativismo, ritengo che lo Stato migliore sia quello scelto dalla maggioranza dei cittadini, per quanto ci sarà sempre qualche scontento nelle fila della minoranza.

Forse la cosa più auspicabile sarebbe la realizzazione dell’ utopia del filosofo minarchico Robert Nozick: «S’immagini un mondo possibile in cui vivere; non è necessario che questo mondo comprenda ogni altra persona ora in vita, e può anche contenere esseri che non sono mai esistiti. Ogni creatura razionale in questo mondo immaginato avrà gli stessi diritti che abbiamo noi di immaginarsi un mondo possibile per sé in cui vivere (in cui tutti gli altri abitanti razionali hanno gli stessi diritti di esercitare l’immaginazione ecc.). Gli altri abitanti del mondo che abbiamo immaginato possono scegliere se restare nel mondo che è stato creato per loro (per cui sono stati creati) o lasciarlo e andare ad abitare in un mondo immaginato da loro stessi. Se scelgono di lasciare il nostro mondo e vivere in un altro, il nostro dovrà fare a meno di loro. Possiamo scegliere di abbandonare il nostro mondo immaginato, ora privo dei suoi emigranti. Questo processo continua: sono creati mondi, la gente li lascia, crea nuovi mondo e così via»[14].

NOTE


[1] A. Rand, La virtù dell’egoismo, cit., p. 119.[2] L. Peikoff, Objectivism: the philosophy of Ayn Rand, cit., p. 363.

[3] A. Rand, La virtù dell’egoismo, cit. p. 120.

[4] Id., p. 122.

[5] Id., p. 123.

[6] Id., p. 126.

[7] Cfr. R. Nozick, Anarchia, stato e utopia, Il Saggiatore, Milano 2008, pp. 48-9

[8] Cfr. L. Peikoff, Objectivism: the philosophy of Ayn Rand, cit., pp. 369-70.

[9] Cfr. Ib.

[10] P. Vernaglione, Il libertarismo. Le teorie, gli autori, le idee, cit., pp. 251-6. Tali argomenti sono trattati da Rothbard in: M. Rothbard, Per una nuova libertà, Liberilibri, Macerata 1996, pp. 289 ss.

[11] Cfr. A. Rand, La virtù dell’egoismo, cit., pp. 132-6.

[12] D. Friedman, L’ingranaggio della libertà, Liberilibri, Macerata 1997, pp. 203-4.

[13] Id., p. 206.

[14] R. Nozick, Anarchia, stato e utopia, cit., pp. 304-5.

 

*Link all’originale:  http://www.libreriadelponte.com/det-articolo.asp?ID=178

 

 

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Showing 2 comments
  • Albert Nextein

    La Rand aveva un cervello notevolissimo.
    Rothbard era un altro supercervello.
    Teorie affascinanti.
    Forse più vicina quella della Rand.
    L’altra sembra fantascienza.
    So che tra i due non correvano buoni rapporti.
    Con guide teoriche del genere io ritengo che si possa trovare una sintesi che soddisfi i cuori libertari.
    Non ho le basi culturali, per ora, sufficienti a percorrere strade troppo complicate o nuove.
    Ma io ho ben chiaro quello che vorrei.
    In tanti sentono come sento io,non solo tra i libertari, ma non si rendono conto che esiste la possibilità di contribuire a realizzare i loro desideri.
    Quando la Rand afferma ,in estrema sintesi, che un individuo privato può fare tutto all’infuori di quanto giuridicamente proibito,mentre un funzionario governativo non può far nulla che non sia giuridicamente permesso, apre una trada semplice da capire che purtroppo la maggioranza della gente non conosce.
    La gente si sceglie non dei servitori governativi,ma dei lerci vessatori principalmente per ignoranza.

  • W la Libertà

    La Rand fu una grande donna e una grande pensatrice, rivoluzionaria nelle sue idee e nelle sue opere.

    Ma condivido solo alcune delle cose che dice.

    Innanzitutto la Rand, come dice l’articolo, è una minarchica, è favorevole dunque allo stato e, anche se l’autore dice il contrario, ad un anche minimo comportamento autoritario e coercitivo.

    Anche uno stato totalmente liberalizzato ha bisogno di autorità per sopravvivere, e lo stato minimo a questo punto, come ci insegna la storia (non è vero che non esistono stati minimi, forde non stati randiani, ma l’america post-indipendenza e pre-federalismo era minarchica, un po’ anche Singapore e Hong Kong) degenera, per autosalvaguardarsi, e si appesantisce.

    Altro punto a sfavore del minarchismo randiano è che il sistema da lei proposto, per quanto condivisibile da noi libertari, è un’imposizione per i socialisti, che comunque esistono, e per chiunque appoggi un altro sistema politico (anche per gli anarco-libertari).

    La società migliore e più naturale è quella dove chiunque si organizza come vuole, in libertà totale, il che vuol dire che ogni individuo ha la libertà di proprietà e vita, libertà inviolabili.

    A questo punto l’autore dell’articolo e i randiani possono crearsi il loro stato minarchico, i socialisti il loro stato socialista, i democratici il loro stato democratico, i fascisti il loro stato fascista, gli anarchici collettivisti e comunisti il loro stato comunista, gli anarchici individualisti e libertari possono vivere in anarchia.

    A chi darebbe fastidio questo modello di società, che non è un modello ma una semplice applicazione del buon senso umano e delle leggi naturali?

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