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borsausaDI MATTEO CORSINI

“Una delle frasi che sento spesso sul mercato è “andrà a finire male”. Lo senti dire da presidenti della Fed, esponenti del Congresso, esperti catastrofisti, gestori di fondi che hanno perso il rally di mercato e politici tedeschi, tanto per nominarne alcuni. Questi profeti di sventura devono salvare la faccia. Devono costantemente additare la manipolazione tirannica della banca centrale per giustificare il fatto che hanno avuto torto – nel breve termine. Tutti quanti sostengono che si stanno creando nuovi grossi squilibri, bolle e una sostanziale appropriazione indebita di risorse. Sostengono che il loro punto di vista si rivelerà corretto quando inizieranno a manifestarsi gli effetto tossici collaterali della politica monetaria… Sono davvero spiacente per questi orsi. Ci hanno messo in guardia per anni sui rischi connessi all’espansione del bilancio della banca centrale e sulle politiche monetarie accomodanti… Ma il mercato azionario continua a crescere, i posti di lavoro a essere creati e la ricchezza a essere generata. Sono spiacente perché loro vivono semplicemente nel medioevo della teoria monetaria. Continuano a pensare come stregoni invece che come medici moderni. In sostanza, gli orsi sostengono che per guarire dobbiamo soffrire. Che abbiamo bisogno della vecchia medicina austriaca, quella che ha prodotto oltre il 10 per cento di deflazione e la Grande Depressione. Sono come dottori che non userebbero mai antibiotici o antidolorifici per curare una malattia onde evitare i potenziali effetti collaterali. Al contrario, questi signori preferiscono per un paziente dolorante un trattamento ancor più doloroso per guarire.

Allo scopo di illustrare la dicotomia tra gli attuali dottori monetari e gli stregoni monetari, è utile una metafora. Immaginate di essere coinvolti in un incidente in auto e subire un trauma cranico. Avete mal di testa lancinanti e non riuscite a muovere bene le braccia e le gambe. Arrivano sul luogo dell’incidente dei medici con antidolorifici, antiinfiammatori e un insieme di terapie che vi aiutano a riacquisire le capacità motorie. La buona notizia è che guarirete completamente, la cattiva notizia è che potrebbero esserci alcuni effetti collaterali. I dottori comunque vi rassicurano dicendo che vi assisteranno quando verrà interrotta l’assunzione di antidolorifici. Arrivano quindi degli altri medici. Costoro non credono nei trattamenti farmacologici e vi mettono in guardia dagli effetti di lungo periodo associati a una consistente assunzione di quei farmaci… In alternativa, vi propongono un trattamento che era utilizzato nel XV secolo e fu perfezionato dal dottor John Clarke nel XVII secolo.

Questo trattamento comporta un forte dolore iniziale, ma sicuramente non ha alcuno degli effetti collaterali delle medicine moderne. Il trattamento consiste nel trapanarvi il cranio per rimuovere il male dovuto al trauma… La verità è che avremo alcuni effetti collaterali e il processo di rimozione dell’allentamento quantitativo non sarà piacevole. Ma nel complesso si tratta di un piccolo costo di lungo termine da pagare in confronto al trattamento offerto dagli orsi.” (D. Zervos)

Ho riportato quasi per intero un pezzo di David Zervos, euforico per i nuovi massimi raggiunti dai mercati azionari americani e in piena ubriacatura da stimoli monetari. Lo sport preferito di quelli che si ubriacano di liquidità creata dal nulla è, in queste fasi, prendere per i fondelli coloro che hanno il torto di guardare oltre al tempo zero e che restano ostinatamente convinti che non sia possibile creare ricchezza reale mediante la politica monetaria espansiva, la quale, al contrario, finisce sempre per avere effetti negativi sull’economia reale.

Ovviamente ognuno è libero di pensarla come vuole, ma se critica un punto di vista diverso dal proprio dovrebbe quanto meno evitare di deformare la realtà, altrimenti finisce per sembrare ubriaco davvero e non solo in senso metaforico.

Innanzi tutto è vero che i mercati azionari americani hanno raggiunto e superato i massimi del 2007, mentre i nuovi posti di lavoro, pur in crescita, non stanno aumentando a ritmi vertiginosi. Quanto alla ricchezza, quella fin qui generata è per lo più fittizia, dovuta al rigonfiamento dei prezzi delle attività finanziarie. Si tratta di un tipico effetto delle politiche inflattive della Fed. Quelle stesse politiche che hanno generato le bolle che poi hanno dato luogo alla crisi scoppiata nel 2007 e alle politiche ancor più espansive della Fed. Questa sequenza di fasi del ciclo mi sembra ormai difficilmente contestabile, anche da parte di chi non ha mai letto nessun lavoro di economisti della scuola austriaca. Bastava osservare i fatti.

Venendo alla sostanza, Zervos tira in ballo la “vecchia medicina austriaca” e lo fa del tutto a sproposito. Infatti, nessun presidente delle sedi regionali della Fed, per quanto vi siano voci critiche nei confronti della linea maggioritaria portata avanti da Ben Bernanke e Janet Jellen, è un economista di scuola austriaca. Né lo sono i politici tedeschi. Quanto al Congresso statunitense, con l’uscita di Ron Paul temo sia sparita l’unica voce austriaca. Rimangono gli “esperti catastrofisti” e alcuni gestori di fondi, dei quali peraltro solo una minoranza sono filo-austriaci.

Già da questa premessa si capisce che Zervos parla di scuola austriaca con la stessa cognizione di causa con la quale il sottoscritto potrebbe scrivere in sanscrito. La conferma, poi, viene da quello che scrive successivamente. E non mi riferisco tanto all’appellativo di stregoni, quanto all’affermazione secondo la quale la “vecchia medicina austriaca” “ha prodotto oltre il 10 per cento di deflazione e la Grande Depressione”.

Il fatto è che non è stata somministrata nessuna medicina austriaca negli Stati Uniti durante gli anni Venti del secolo scorso, né successivamente.

La politica monetaria espansiva e l’aumento del credito degli anni Venti sono in totale antitesi con le idee della scuola austriaca. La quale già all’epoca aveva individuato nell’espansione monetaria il principale fattore esogeno in grado di produrre malinvestimenti (per dirla con Mises) che si sarebbero rivelati fallimentari. La recessione è una fase di aggiustamento di mercato necessaria dopo una fase di crescita artificialmente prodotta da una politica monetaria espansiva. Chi lo sostiene non è un sadico che vuol vedere i suoi simili soffrire, bensì un realista che ritiene impossibile (sia ex ante, sia ex post) creare ricchezza con la bacchetta magica. Al più con la bacchetta magica la si può soffiare a qualcuno (senza che se ne accorga subito) per attribuirla ad altri.

Ciò detto, per dimostrare la stregoneria di chi la pensa diversamente da lui, Zervos ricorre alla classica metafora del medico. Non si accontenta, però, di definire Bernanke e colleghi come medici che, con dosi più o meno massicce di antidolorifici, alleviano le pene del paziente fino a farlo guarire, magari con qualche effetto collaterale di poco conto. Si premura anche di contrapporre al buon dottor Bernanke dei medici che dapprima mettono in guardia il paziente dagli effetti collaterali dei farmaci, salvo poi proporre di trapanare il cranio per rimuovere le cause del dolore.

Si tratta di giochetti a effetto che possono pure far colpo su qualcuno, ma che sono del tutto inadatti a descrivere l’argomento in questione. In realtà nessun “medico” austriaco proporrebbe di infliggere trattamenti così sconsiderati. Al tempo stesso, oltre a mettere in guardia sugli effetti collaterali di lungo periodo, evidenzierebbe che con quelle terapie non si guarisce, ma si rimanda la guarigione, alleviando solo temporaneamente il dolore; per di più, i costi della fornitura di antidolorifici finirebbero per essere sopportati soprattutto da soggetti che non hanno causato l’incidente.

Il punto di fondo è che l’incidente che ha generato il trauma cranico e gli altri malanni non è un fatto casuale, ma ha delle cause e dei responsabili ben precisi. Tra le cause, la politica monetaria della Fed è ai primi posti, mentre tra i responsabili non può non esserci chi guida la stessa Fed. E finché si continuerà a credere che sia possibile sistemare le cose con le stesse politiche che hanno causato i problemi, ciclicamente torneranno a verificarsi gli stessi tipi di incidenti, con sempre più macchine coinvolte.

Zervos farebbe meglio a lasciar perdere le metafore da ER – medici in prima linea e magari, perché no, a leggere qualche libro di economisti della scuola austriaca. Quanto meno potrebbe criticare evitando di dire sciocchezze.

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Showing 2 comments
  • Matteo. C

    Ho parlato di “voce austriaca” non di libertari. Non tutti i libertari condividono le teorie economiche della scuola austriaca, e non tutti coloro che si riconoscono nelle teorie della scuola austriaca sono libertari quanto lo è Ron Paul. Ciò detto, può darsi che i signori che tu citi siano libertari e sostenitori delle teorie economiche della scuola austriaca, ma io non ho letto/sentito nulla scritto/detto da loro su tematiche economiche. Questa potrebbe essere ovviamente una mia lacuna, ma dubito che, anche in tal caso, ciò verrebbe a inficiare significativamente quello che ho sostenuto nel pezzo. Ahimè.

  • luca

    Ti sbagli. La generazione dei libertari non si conclude con Ron Paul. Al Congresso ci sono vari libertari (Justin Amash, Mike Lee) e uno di questi e’ tra i favoriti alle prossime primarie repubblicane del 2016. Mi riferisco a Rand Paul, figlio di Ron Paul, che in queste settimane ha subito gli strali dei neocon bushiani per la sua politica estera meno interventista.

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