In Anti & Politica, Economia, Libertarismo

di REDAZIONE

Dopo l’intervista rilasciata ad ASI da Salvatore Tamburro, abbiamo pensato di porre domande analoghe anche a chi confuta le tesi dell’economista napoletano. A parlare è Giacomo Zucco, milanese di ventinove anni, una laurea in fisica Giacomo Zucco e portavoce del Tea Party Italia, associazione quest’ultima nata negli USA in seno agli ambienti repubblicani e sbarcata da alcuni anni nel nostro Paese. “Meno tasse più libertà” questo il motto del TPI, la cui linea economica mira ad una riduzione dell’intervento statale nell’economia e a maggiore libertà di mercato. 
Cos’è il signoraggio?

Il signoraggio è l’insieme dei redditi che uno Stato ottiene grazie all’emissione di moneta in regime di monopolio e di “legal tender”. Ogni volta che nuova moneta viene emessa in queste condizioni, infatti, risulta un trasferimento netto di ricchezza in direzione dell’istituzione che la emette. Aumentando la disponibilità di una certa moneta a parità di domanda, l’effetto è ovviamente quello di diminuirne il valore di scambio; in regime di monopolio governativo e “legal tender”, i cittadini sono obbligati ad accettare questa moneta svalutata, e ad utilizzarla per pagare tasse e debiti: il risultato è un trasferimento di ricchezza dagli “ultimi spenditori” ai “primi spenditori” (ovvero lo Stato gli attori economici ad esso più vicini), e dai creditori ai debitori (tra cui ovviamente i principali debitori nelle economie moderne: di nuovo gli Stati). Si tratta, sostanzialmente, di una forma di tassazione alternativa:  invece delle cartelle esattoriali, i governi usano la moneta. In Italia questa “pressione fiscale da signoraggio”, prima dell’arrivo dell’euro, si attestava mediamente intorno al 3% del PiL. Attualmente il reddito da signoraggio che gli stati membri dell’UE incassano direttamente sulle monete metalliche, o tramite le banche centrali nazionali sulle banconote cartacee, è più modesto.

Come ha origine il fenomeno?

Ha origine dalla volontà delle istituzioni politiche di prelevare ricchezza dal mercato per sopravvivere: tassare, in altre parole. I più antichi metodi di tassazione sono ovviamente quelli “diretti”, ma la scoperta della possibilità di utilizzare meccanismi monetari per tassare in modo più nascosto e meno evidente è molto antica: pare che uno dei primi casi di “signoraggio”, tecnicamente inteso, sia stato messo in atto dall’imperatore romano Settimio Severo, che per rimpinguare le casse statali oramai in bancarotta impose per legge ai sudditi di accettare in pagamento a valore nominale monete contenenti la metà del metallo prezioso indicata. Nel XX secolo il fenomeno assume maggiore rilievo: l’abuso di ricorso al signoraggio da parte del governo che ha causato una drammatica spirale iper inflattiva è la Repubblica di Weimar.

Secondo Krugman il signoraggio è il flusso di risorse reali che un governo guadagna quando stampa moneta che spende in beni e servizi … lei cosa ne pensa?

Quanto a Krugman credo sia uno studioso poco credibile, soprattutto da quando ha smesso di fare l’economista per intraprendere una promettente carriera di editorialista politicizzato. Detto questo, la definizione che dà di signoraggio è assolutamente corretta, corrispondendo all’accezione tecnica del termine e comunemente accettata, a partire da ogni testo base di economia. Solo in qualche strampalata teoria della cospirazione si usa il termine con significati differenti, in genere relativi a qualche complotto di società segrete massoniche ed ebraiche, ma in questo caso si passa dall’economia al folklore.

Potrebbe spiegare cosa si intende per “Miracolo del Nord Dakota”?

Ad una situazione economica relativamente felice di questo stato americano, che è stato poco toccato dalla crisi economica globale e i cui dati di occupazione e crescita economica sono comparativamente molto buoni. Nel folklore delle teorie del complotto di cui parlavo prima, la buona salute di questo stato viene spessa associata fantasiosamente alla presenza di una fantomatica “Banca statale, controllata dei cittadini, separata dalla Federal Reserve, che ha reinvestito in spese sociali il reddito da signoraggio”. Raffigurazione che non ha nulla a che fare con la realtà: come si può facilmente verificare, la Bank of North Dakota è una normalissima banca commerciale, e non statale, che non fa parte della “Federal Deposit Insurance Corporation”, ma ovviamente fa parte del Federal Reserve System (distretto 9 della FED di Minneapolis, per la precisione). Il “Miracolo del Nord Dakota” è dovuto ad un insieme di fattori, come sempre accade in economia, ma il più importante è di tutta evidenza l’incredibile boom di produzione petrolifera che ha coinvolto quello stato (in precedenza prevalentemente agricolo, con una superficie di circa 180 mila chilometri quadrati e solo 650 mila abitanti,) dal 2008 ad oggi. Da quello che so, non c’è motivo di ritenere che la Bank of North Dakota abbia investito male, e può darsi che la sua politica di investimento abbia anche creato qualche beneficio all’economia del territorio… quello che è certo è che la politica monetaria e le teorie dei cosiddetti “signoraggisti” non hanno nulla a che vedere con la questione.

Il debito pubblico non dipende dalla creazione di moneta ma unicamente dalle eccessive spese dello stato rispetto alle entrate. E’ d’accordo con questa affermazione?

Il debito pubblico dipende da quanti prestiti chiede uno stato. La quantità di soldi che uno stato deve chiedere in prestito ogni anno (espandendo lo stock di debito) è sostanzialmente uguale alla differenza tra spesa pubblica ed entrate dello stato (ovvero tutti i vari tipi di “tassazione”, che comprendono moltissimi trasferimenti, tra i quali proprio il signoraggio). Lo stato italiano è un esempio lampante: benché ogni anno assorba la maggior parte della ricchezza prodotta da lavoratori e imprese, le spese che la macchina statale sostiene per mantenere clientele, burocrazie, sprechi, malversazioni, inefficienze, privilegi e rendite politiche, nonché per pagare gli interessi sull’enorme quantità di debito già accumulato, supera di gran lunga queste enormi entrate.

Cosa pensa di chi sostiene la teoria della ‘moneta di popolo’?

Molte persone percepiscono che ci sia “qualcosa che non va” nell’attuale sistema monetario… e hanno ovviamente ragione. Ma la diffusa ignoranza in materia permette il proliferare di teorie assurde, che ritengono che il problema, ovvero l’eccessiva intromissione degli stati nella moneta e nella finanza, si possa risolvere aumentando l’intromissione degli stati nella moneta e nella finanza. Ritengo che la moneta dovrebbe sì “ritornare” al popolo, ma nel senso che dovrebbe ritornare ad essere uno strumento del mercato, com’era quando è nata e come è sempre stata prima che i politici la “sequestrassero” per poterla utilizzare come arma di tassazione. Le banconote non sono nient’altro che titoli di debito trasferibili pagabili al portatore: sono state inventate dal mercato, diffuse dal mercato, perfezionate dal mercato. Quando i politici si sono intromessi, imponendo il monopolio e il legal tender, costruendo quei mostri chiamati “Banche centrali”, non hanno prodotto altro che danni, l’ultimo e più evidente dei quali è proprio la crisi economico-finanziaria globale che stiamo vivendo, nata tra l’altro anche dalla manipolazione della moneta e dei tassi di interesse. Ultimamente tra gli slogan populisti e raffazzonati si utilizza molto quello relativo alla “sovranità monetaria”. Bene, chi si batte per la libertà e per l’economia di mercato è ovviamente favorevole ad un “ritorno alla sovranità monetaria”, ma non a quella degli stati nazionali: a quella delle singole persone e delle singole istituzioni finanziarie, in concorrenza tra loro. Del mercato, insomma. Che, poi, siamo noi.

FONTE ORIGINALE: Marco Petrelli – Agenzia Stampa Italia – 2012

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Showing 8 comments
  • Nereo Villa

    X Giorgio Fidenato. Ti comprendo. Io sono legato al linguaggio italiano perché quando suonavo in Germania ne sentivo il bisogno profondo. Non riesco a immaginare di stare in un Paese straniero in cui poi sei costretto anche a parlare la sua lingua. Cioè: vado via da qui perché qui mi portano via tutto, e mi reco in un posto in cui devo cancellare anche la mia lingua. In questo, credo tu sia molto più cittadino del mondo di me…

  • NICOLA

    IN POCHE RIGHE HO CAPITO MONETA AAL POPOLO O MERCATO, MA LIBERA GRAZIE, GRAZIE DI CUORE

  • Nereo Villa

    Sono d’accordo con il contenuto di questo scritto. Oggi però bisognerebbe parlare di più del concetto di mercato reale, da non confondersi con quello borsistico, che è, fino a prova contraria, una specie di “gioco”… al massacro.

  • Vulka

    Nel caso dell’Italia, ritengo che prima di poter avere la sovranità monetaria, si debba pensare a riconquistare la defraudata sovranità popolare come recita dall’art 1 della Costituzione.

    Cacciare i famosi malati di manie di protagonismo, di grandezza e di delirio di potere e riprenderci l’Italia.
    E’ più che fattibile, ma solo se il popolo lo vuole perché senza la volontà della gente è difficile…

    • [email protected]

      In un mercato libero è necessario che la sovranità monetaria sia individuale.
      Questo non significa che in Italia ci debbano essere 60 milioni di diversi tipi di moneta, potrebbero essercene 60 milioni, 100, 10 o una soltanto, l’importante è che la scelta sia libera, scaturisca dal mercato e che non sia imposta dall’alto.
      Un saluto .

    • Giorgio Fidenato

      Più che riprenderci l’Itaglia, dobbiamo riperdere in mano il nostro destino e stabilire se l’Italia fa parte del nostro destino. Dal mio punto di vista l’Italia non mi appartiene come destino

      • Lorenzo S.

        Una curiosità, Fidenato, tu auspichi una repubblica del nord Italia o un Friuli indipendente, magari unito al Veneto?

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