In Anti & Politica, Economia

BancheDI MATTEO CORSINI

“Forse, se avessimo avuto ancora la vecchia Banca d’Italia, le cose sarebbero andate meglio: più che un divorzio, con ognuno che si fa una nuova vita, siamo ormai come i separati in casa. Una sterile convivenza, ricordando i bei tempi andati”. (G. Salerno Aletta)

Guido Salerno Aletta si unisce al coro dei nostalgici dei “bei tempi andati” in cui non solo in Italia c’era la lira, ma la Banca d’Italia assicurava la monetizzazione del debito pubblico, se necessario. In sostanza, il mondo così come era prima del cosiddetto divorzio, che avvenne nel 1981. I nostalgici guardano a quello che succede negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Giappone, dove le banche centrali negli ultimi anni hanno monetizzato quote di debito pubblico comprese tra il 25 e il 50 per cento delle nuove emissioni, calmierando così gli interessi sui titoli di Stato, che per la parte acquistata nell’ambito dei programmi di cosiddetto allentamento quantitativo sono in per lo più una partita di giro, in quanto pagati dal Tesoro, incassati dalla banca centrale e da questa retrocessa al Tesoro come distribuzione di utili annui. Che bello sarebbe – pensano i nostalgici – se anche in Italia la banca centrale facesse il compratore di titoli di Stato di ultima istanza (che poi tanto ultima, di fatto, non sarebbe): il debito pubblico diventerebbe un non problema e in pochi anni il suo rapporto con il Pil diminuirebbe. Se, dunque, il paese delle meraviglie è a portata di mano, perché qualcuno si ostina a ritenere che quella proposta dai nostalgici non sarebbe la soluzione? Per più di un motivo. Non sto in questa sede a discutere (l’ho fatto altre volte) l’assurdità di considerare ogni euro di spesa pubblica equivalente a un euro di Pil, un concetto che nei mezzi di informazione e, quel che è peggio, nelle università, viene presentato come una verità sulla quale non vale la pena neppure di fornire una spiegazione. Va da sé, comunque, che se la somma tra il costo del debito pubblico e il saldo primario (ossia quello al netto degli interessi sul debito) in rapporto al Pil è inferiore al tasso di crescita nominale del Pil, il rapporto tra debito e Pil tende a diminuire (e viceversa). Secondo i nostalgici, invece di cercare di ridurre il rapporto tra debito e Pil aumentando l’avanzo primario sarebbe molto più comodo cercare di gonfiare il denominatore.

Ovviamente una banca centrale che tenesse calmierato il costo del debito aiuterebbe, dato che potrebbe abbassare la spesa per interessi e, con un po’ (giusto un po’…) di inflazione riuscirebbe al tempo stesso a gonfiare il Pil nominale e ad abbassare il debito in termini reali. Sembrerebbe un magnifico circolo virtuoso, ma allora perché prima del “divorzio” l’Italia non navigava nell’oro e la lira non era considerata alla stregua, per esempio, del marco tedesco? Perché il governo era “costretto” a limitare l’accesso alle divise estere da parte degli italiani? Evidentemente perché di lire ne venivano stampate un po’ troppe (giusto un po’…), e il loro potere d’acquisto era perennemente in discesa. I nostalgici assicurano, però, che adesso le cose andrebbero diversamente; d’altra parte basta guardare cosa succede negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Giappone. Ma è appunto considerando quei tre casi che si può dedurre che in Italia le cose non andrebbero come prevedono i nostalgici. Innanzitutto, l’Italia non ha il potere economico e geopolitico degli Stati Uniti, e la lira non sarebbe la principale valuta di riserva a livello mondiale. In altri termini, non sarebbe possibile per l’Italia finanziare corposi disavanzi commerciali dando lire in cambio di beni acquistati dall’estero (in sostanza, un eccesso di importazioni rispetto alle esportazioni). Cosa che agli Stati Uniti è sempre riuscita. Questo spiega anche perché il Giappone non sia ancora imploso nonostante abbia accumulato un gran debito pubblico, soprattutto negli ultimi vent’anni.

Finora non ha avuto la necessità di indebitarsi con l’estero, ma non è detto che la cosa prosegua, visto che la popolazione sta invecchiando e la concorrenza (coreana e cinese su tutte) sta erodendo la competitività delle sue industrie. Quanto al Regno Unito, negli ultimi anni la dinamica dei prezzi al consumo (quella che impropriamente viene considerata inflazione) è stata superiore rispetto, per esempio, alla zona euro e si è (ri)formata una bolla immobiliare (o qualcosa di molto simile). In ogni caso per ora nessuno sembra preoccuparsene. Occorre comunque considerare che l’ausilio della politica monetaria espansiva non è stato utilizzato per lasciare correre la spesa pubblica che, al contrario, è in fase di riduzione. I nostalgici probabilmente vorrebbero farci credere che anche in Italia, oggi, se ci fosse la lira e la Banca d’Italia ne stampasse per soddisfare le necessità del Tesoro, ciò non porterebbe a un aumento incontrollato della spesa pubblica. La cosa pare piuttosto irrealistica, dato che il ritorno alla lira viene auspicato per abbandonare quella che viene definita austerità e che finora i saldi primari positivi sono stati raggiunti a suon di aumenti di entrate invece che di tagli di spesa.

Tutto ciò detto, riconquistare la “sovranità monetaria” e avere una banca centrale che fa una politica monetaria al servizio di quella fiscale non farebbe altro che redistribuire la ricchezza esistente con strumenti diversi dalla tassazione esplicita. Perché l’aumento della quantità di denaro non equivale a un aumento della ricchezza reale prodotta. Il potere d’acquisto di qualcuno aumenterebbe a scapito di quello di altri. Sarebbero questi i bei tempi andati?

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Showing 15 comments
  • hilda

    Non serve avere una laurea in economia per sapere che si “comprava di piu” con la “Liretta”…

    Questo euro va bene solo se sei tedesco…e ora nemmeno piu per loro va bene.

    Aspettiamo la conversione di Matteo…che arriverà troppo tardi, perchè la rete non dimentica.

  • a.p.

    Vedo che i nazicomunisti abbondano, d’altra parte nulla cambia tra socialismo rosso e bruno, come è ormai sempre più evidente…

  • renatodrg

    Sempre dall’articolo leggo la cosa che viene riproposta sempre e ovunque, ossia i saldi primari positivi detto anche surplus di bilancio.Ebbene non c’è niente di piu folle di questa teoria.Non c’è nessun motivo per cui lo Stato debba avere un surplus di bilancio perchè lo stato non è una azienda privata che deve trarre profitti,se si abbassa la spesa pubblica rallenta l’economia, si possono fare tutti i tagli che si vogliono ma se le tasse per quanto siano basse, sono maggiore della spesa è inevitabile un rallentamento dell’economia anche se piu lento.

    • Fabrizio Fv

      Se si abbassa la spesa pubblica, si lascia spazio alla spesa (o risparmio) privata, cioè la mia e la tua, tutto il resto sono elucubrazioni da piccolo chimico che pensa di poter dominare con un paio di equazioni le interazioni di milioni di persone.
      Se poi pensi che la spesa pubblica sia un bene “per definizione” (….. di Keynes), non vorrei mai impedirti di partecipare VOLONTARIAMENTE ……… il problema è che invece io vengo costretto a partecipare anche a cose che non comprerei mai (ostriche di Fiorito, mutande verdi di Cota, TAV , missioni di guerra che chiamano pace, furgoncini blindati, dirigenti amministrativi della sanità pagati più dei chirurghi ………), ma poi queste cose sono state ripetute milioni di volte.
      Per concludere, ti augurerei (senza cattiveria , visto che la spesa pubblica per te è un bene) una tassazione del 99% e una moneta con lo stesso valore del dollaro dello Zimbabwe, purtroppo capita però che il monopolio democratico impone questo “meraviglioso bene comune” a tutti.

      • renato.drg

        se si abbassa la spesa pubblica l’economia non cresce e aumenta la povertà i privati spendono in occupazione e investimenti SOLO quando hanno convenienza economica e comunque i privati non sono in grado di garantire la piena occupazione puoi abbassare le tasse ed è giusto farlo ma se si abbassa la spesa pubblica al minimo è inevitabile che il denaro progressivamente viene a mancare perchè mancano gli investimenti dello stato in infrastrutture e aziende quindi lavoro e pagamenti di appalti a ditte private.
        lo Stato non usa il denaro delle tasse per fare investimenti, ma ne crea e lo usa per pagare e il lavoro da lui creato, questo denaro creato dallo stato non genera inflazione perchè è lavoro pagato quindi produttivo.Il denaro delle tasse serve amalapena apagare gli interessi sui titoli di stato le pensioni e forse gli stipendi dei dipendenti pubblici.Ci sono gli spechi e vanno corretti ma gli sprechi sono solo una cosa italiana nel pubblico impiego, ma vogliamo parlare dei super stipendi dei manager di multinazionali o soprattutto delle banche a scapito della moltitudine della classe media e operaia?

        • Fabrizio Fv

          “se si abbassa la spesa pubblica l’economia non cresce e aumenta la povertà i privati spendono in occupazione e investimenti SOLO quando hanno convenienza economica ”

          Appunto, quando non c’è convenienza economica si chiama spreco.
          I privati e i pubblici sono comunque entrambi persone fatte di carne, sangue e mente (poca o tanta che sia).

          “se si abbassa la spesa pubblica al minimo è inevitabile che il denaro progressivamente viene a mancare”

          Se si abbassa la spesa pubblica si lascia più spazio alla spesa individuale e al risparmio individuale che sarà la base degli investimenti……. devo riscriverlo altre 10 volte?

          “questo denaro creato dallo stato non genera inflazione perchè è lavoro pagato quindi produttivo”

          Se non ha convenienza economica, che è una caratteristica dei prifati kattifi (lo hai scritto sopra), non è produttivo.

          “Il denaro delle tasse serve amalapena apagare gli interessi sui titoli di stato le pensioni ”

          Chi si indebita paga interessi (fin troppo bassi nel caso dei titoli di stato), sarà sempre così, si può discutere se sia meglio un uovo oggi o una gallina domani, ma non c’è alcun dubbio sul fatto che un uovo oggi sia meglio di un uovo domani, e gli interessi pagano proprio l’attesa dell’uovo domani, ma stato che è così buono se ne fotte e fa pagare gli interessi a te e a me.

          “ma vogliamo parlare dei super stipendi dei manager di multinazionali o soprattutto delle banche a scapito della moltitudine della classe media e operaia?”

          Parliamone pure, le banche si permettono di pagare quegli stipendi proprio perchè ricevono valanghe di soldi dallo stato, proprio quei soldi che ERANO NOSTRI prima che il grande benefattore statale ce li derubasse.

        • Al Cos

          @renato.drg Dire che se si abbassa la spesa pubblica, l’economia non cresce è una falsità.
          Diminuire la spesa pubblica e conseguentemente la tassazione, vuol dire trasferire risorse dal settore pubblico, dove regna spreco ed inefficienza, a quello privato, più produttivo perché in regime di concorrenza.

      • renato.drg

        Guarda la condizione degli USA , la patria del liberismo, alta disoccupazione che cresce da 30 anni, bassi stipendi, delocalizzazione.Eppure le tasse sono basse e la spesa pubblica è minima.Il solo denaro che ha speso la FED è servito per riempire di denaro le banche d’affari che così potranno comprare immobili e speculare nel mercato finanziario.SEcondo i vostri concetti liberisti dovrebbe andare tutto a gonfie vele invece pochissimi ricchi e tantissimi poveri.Come me lo spieghi? Già ma voi avete quel genio di Fiedman che ha detto che la disoccupazione serve per evitare l’inflazione.Che genio!

        • Fabrizio Fv

          Gli USA sono la patria dell’interventismo non del liberismo …….. non ti dicono niente le spese militari?

          “Il solo denaro che ha speso la FED è servito per riempire di denaro le banche d’affari che così potranno comprare immobili e speculare nel mercato finanziario”

          Questa si chiama economia sovvenzionata, non privata.

          “SEcondo i vostri concetti…….”

          Perfavore non darmi del VOI, non sono un boss di cosa nostra .

          Friedman è un monetarista che ha molto più a che vedere con gli stampatori folli che con il mio pensiero individualista.

          Ciao e buona giornata, non ti arrabbiare se per caso prendi una multa per 10cm fuori dalle strisce, lo stato non mira al profitto.

        • Fabio

          Concordo con Fabrizio.
          una volta, prima degli anni venti e delle leggi sul new deal, si poteva ancora parlare di Libero Mercato in Libera Concorrenza, tutto basato su una moneta sufficientemente stabile perché basata sull’oro.

          Sono ormai 80anni che è partito il declino, negli ultimi trent’anni è stato solo più evidente e con l’ultimo mandato a Barack Obama, che ha fatto più debito pubblico di TUTTI i precedenti presidenti assieme, è ancora più clamorosamente pesante.

          disoccupazione che cresce da 30 anni, bassi stipendi, delocalizzazione sono risultato di interventismo e statalismo. Non è che ammazzano una economia forte in un giorno, in unione sovietica, con le sue immense risorse; negli USA stiamo a buon punto ma partivano da grandi quote di libertà individuali, non certo comparabili a quelle godute sotto gli zar.

        • FrancescoL

          @Renato Non è al corrente della situazione usa, le tasse non sono “basse”, al prelievo federale si somma quello statale e locale, e soprattutto la spesa pubblica è “altissima”. Non è informato dei deficit continui e del debito pubblico di 17 trilioni di $. Parla per sentito dire, di sicuro alla scuola pubblica si insegnavano le cose che dice lei, ovviamnete senza mai aver messo piede in usa o nemmeno senza essere aggiornati su come satnno le cose…. se gli usa sono stati la patria del liberismo non lo sono almeno dal 1913 data di creazione della FED monopolista della moneta

  • FrancescoL

    @gastone è tempo perso ragionare con chi non può ragionare perchè accecato dall’ideologia marxista

  • renato.drg

    .L’autore dell’articolo, non ha capito che nei fatti il rapporto tra PIL e debito pubblico non è inversamente proporzionale ma è proporzionale.Difatti la spesa pubblica contribuisce(eccetto la parte risparmiata da famiglie, aziende) insieme alle esportazioni e ai consumi e investimenti privati alla crescita del PIL.Ma piu di tutto che senso ha il rapporto tra debito pubblico+ saldo primario e PIL? E’ semplicemente un indicatore dell’andamento dell’economia, se cala vuol dire che le famiglie risparmiano se si alza vuol dire che lo Stato spende di meno. Il DEBITO PUBBLICO NON E’ UN PROBLEMA A PRESCINDERE siete voi paranoici liberisti che lo considerate un problema e lo fate credere come tale MA NON LO E’.
    La lira aveva minore potere d’acquisto???? Con uno stipendio di 1300000 lire si riusciva a campare dignitosamente, oggi non ce la si fa i prezzi sono alti e la moneta è poca,solo voi non ve ne siete accorti.

    • gastone

      a casa tua forse.
      a casa mia se mi pigliano il 70/80% di quello che produco e lo impiegano per finanziare la spesa pubblica, ossia tutto quello che ti viene in mente con quella mente fervida che hai, al pari dei burocrati che la stabiliscono, mi procurano una partecipazione forzosa nella produzione di beni che io non ho chiesto, togliendomi quelli che mi necessitano di più.
      dunque una spesa pubblica che viene allegramente annoverata come ricchezza prodotta, a casa mia è un insulto contabile ancorchè morale perchè realizzato attraverso lo spostamento forzoso di denaro dalle mie tasche, con il quale avrei potuto provvedere al meglio la mia famiglia e la mia impresa, alle tasche dello stato che quei denari li spende per andare a mignotte ..che poi sono tutti quelli che si fanno comprare dalle sue lusinghe

      comunque se per te il debito pubblico non è un problema prova a finanziartelo da solo senza rompere i coglioni a chi non ne vuole sapere di comprar cose di cui non ha mai fatto richiesta con denari che non ha

      • renatodrg

        le tasse oggi sono altissime perchè non vanno a finire per finanziare la spesa pubblica(che coprono comunque in parte)ma per pagare gli interessi alla BCE per i titoli di stato che compra per finanziarci.Ed è un vera rapina che sta contribuendo a svuotare l’italia di denaro.

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