In Anti & Politica, Economia

MARXDI MATTEO CORSINI

“Il Primo maggio è dei lavoratori e non dei padroni. Il Ministro Poletti sbaglia a creare commistioni corporative anche nei momenti celebrativi: c’è chi sfrutta e chi è sfruttato. Una realtà. Una realtà che sta alla radice del sistema capitalistico… se gran parte delle partite Iva, dei lavoratori autonomi, delle modeste imprese familiari, sono parte di questo mondo del Primo maggio, non lo sono in questa giornata i padroni delle medie e grandi imprese, così come dirigenti e amministratori delle multinazionali pubbliche e private. E’ una idea strampalata mettere sullo stesso piano i capitani d’impresa e i loro dipendenti, le associazioni di rappresentanza delle imprese come Confindustria e gli operai alle loro dipendenze fissi e precari”. (A. Breda)

Non sapevo chi fosse Augustin Breda finché ho letto queste sue dichiarazioni riportate dall’ANSA. Adesso so che di tratta di un dirigente nazionale Cgil e componente direzione nazionale Fiom, e ho l’impressione che voglia far apparire il capo della Fiom, Maurizio Landini, un moderato.

Breda usa un linguaggio da lotta di classe in stile otto-novecentesco, roba da marxismo duro e puro, peraltro meno dannoso, a mio parere, del marxismo pseudoscientifico alla Thomas Piketty, che viene osannato in giro per il mondo per aver scritto un libro di 800 pagine in cui predica una tassazione predatoria dei “ricchi” per risolvere il problema delle diseguaglianze di reddito.

Personalmente credo che con gente che ragiona (ancora) in questo modo si vada poco lontano e sono anche convinto che sarebbe tempo sprecato cercare di far capire al signor Breda che la vera distinzione non è tanto tra lavoratori e padroni, bensì tra pagatori di tasse e consumatori di tasse.

In quel caso si coglie molto meglio la distinzione tra sfruttatori e sfruttati.

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Showing 5 comments
  • Giorgio fidenato

    Gilda dopo anni che ci leggi non hai ancora capito chi sono i consumatori di tasse???

  • gastone

    anch’io sono pienamente convinto che la disuguaglianza distributiva dei redditi sia dovuta in buona sostanza da una progressività fiscale che si scarica chirurgicamente sulla classe media che rovina verso il basso ad una velocità crescente, mentre la grande impresa e la grande finanza con i loro sussidi e protezioni non possono che trarne beneficio. va con se che se non ci fosse un monopolista della giustizia che si arroga l’arbitrio di interferire con il libero scambio e di creare moneta dal nulla tramite banca centrale beneficiando se e i suoi beniamini della inflazione conseguente, non staremmo a parlare di problemi di disuguaglianze sociali ed economiche così gravi.
    soltanto l’invadenza di uno stato, la pianificazione economica selvaggia e un monopolio monetario così vergognoso possone essere in grado di portare intere popolazioni verso la miseria.

    • hilda

      si dovrebbe aver chiaro cosa (per l’autore del post) siano i “consumatori di tasse”….io non credo che intenda le grande impresa sai…però…chiediamo.

  • Matteo C.

    Preciso che non ho ancora letto il libro di Piketty e non so se lo faro. Però negli ultimi mesi ho letto diversi articoli e recensioni, alcuni entusiasti, altri critici. Da libertario la mia posizione non può che essere critica.
    Gli entusiasti sposano in toto le argomentazioni di Piketty in merito alla tendenza alla crescita della disuguaglianza nella distribuzione dei redditi, e ancor di più la sua idea di risolvere la questione utilizzando in modo fortemente progressivo (e questo è quasi un eufemismo) la leva fiscale.
    Chi lo critica evidenzia le sue lacune nella esatta comprensione di ciò che sia effettivamente il capitale, i numeri che porta a supporto delle sue argomentazioni, le principali cause della disuguaglianza e la fallacia della soluzione per via redistributiva.
    Personalmente credo sia opportuno evidenziare come l’interventismo (fiscale e monetario) siano da annoverare tra le cause dei fenomeni analizzati da Piketty, invece che tra le soluzioni.
    Che l’inflazione monetaria abbia contribuito alla polarizzazione nella distribuzione dei redditi è intuibile con il semplice buon senso e seguendo il flusso di creazione di moneta, ricordando che il massimo beneficio spetta a chi per primo ne entra in possesso.
    Quanto agli interventi a vario titolo di tipo fiscale, essi sono più o meno ovunque disegnati per fare cassa, e la cassa la si fa prevalentemente colpendo il ceto medio, che finisce, in sistemi a pressione fiscale crescente, per schiacciarsi verso il basso.
    Per ulteriori approfondimenti, per ora mi limito a segnalare una bella analisi di George Reismann

    http://www.georgereismansblog.blogspot.it/2014/07/pikettys-capital-wrong_28.html

  • CARLO BUTTI

    Caro Corsini, a proposito del ponderoso libro di Piketty mi farebbe piacere una sua riflessione su queste pagine. Con stima CARLO BUTTI

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