In Anti & Politica, Economia

bolleDI MATTEO CORSINI

“Individuare una bolla non è mai facile. E altrettanto non è mai facile determinare le cause di una bolla. Solitamente servono anni per capire tutte le dinamiche all’origine della creazione e dello scoppio di una bolla. Ancora oggi è acceso il dibattito sulle cause della bolla immobiliare statunitense. Fu la Fed, che tenne i tassi troppo bassi troppo a lungo, furono i politici a generare un eccesso di acquisti a debito, furono i banchieri avidi a concedere prestiti predatori, fu l’arbitraggio regolamentare delle banche commerciali che agirono da banche ombra, o furono solo aspettative errate che i prezzi delle case non potessero mai scendere? Sono sicuro che non ci sarà mai una conclusione generalmente accettata”. (D. Zervos)

David Zervos è solito sbeffeggiare gli economisti di scuola austriaca e i loro ammonimenti sulle conseguenze delle politiche monetarie ultraespansive condotte dalla Fed e da altre banche centrali. A suo parere l’effetto di incremento dei prezzi delle attività finanziarie (e la associata compressione dei premi per il rischio) non è da considerarsi negativo in quanto generatore di una redistribuzione di ricchezza (per di più regressiva) e di bolle che prima o poi scoppiano, con conseguenze mai piacevoli. Al contrario, ritiene questo rischio abbastanza remoto e, in ogni caso, ritiene che valga la pena correrlo, perché nel frattempo ciò genera crescita economica (purtroppo tale crescita è solo sulla carta).

Credo che sia per questo motivo che non ritenga vi sia un filo logico che spiega l’origine della bolla immobiliare statunitense dal cui scoppio è partita la crisi ancora in corso. Se avesse fatto lo sforzo di leggere i lavori dei principali economisti di scuola austriaca prima di criticarli, credo che l’evoluzione degli eventi gli apparirebbe più comprensibile.

I fattori che Zervos elenca sono tutti connessi alla formazione e allo scoppio di quella bolla, ma ve n’è uno senza il quale gli altri avrebbero avuto poche probabilità di creare danni così ingenti.

Vorrei fare alcune considerazioni scorrendo a ritroso l’elenco proposto da Zervos.

Prima dello scoppio della bolla i prezzi delle abitazioni non avevano mai subito ribassi anno su anno. Questo indubbiamente consolidò l’aspettativa che quei prezzi fossero destinati a non scendere mai, e le serie storiche influirono notevolmente sui modelli statistici utilizzati ad esempio per determinare i rating. Non voglio affermare che non vi fossero altri fattori a influire su domanda e offerta degli immobili, ma indubbiamente il fatto di essere un asset reale capace di coprire in qualche modo dalla perdita di potere d’acquisto della moneta, per di più finanziabile a tassi sempre più bassi, ha fornito un forte sostegno ai prezzi. I tassi non erano bassi per un eccesso di risparmio reale (come Greenspan e Bernanke sostenevano), bensì per un eccesso di espansione monetaria. Da cosa trae origine l’espansione monetaria? Dalle azioni della banca centrale.

L’arbitraggio regolamentare e l’avidità dei banchieri hanno sicuramente avuto un ruolo, ma la regolamentazione è in parte di fonte governativa, e in parte maggiore è emanata direttamente dalla banca centrale, che vigila sulle banche.

I provvedimenti legislativi risalenti ai tempi dell’amministrazione Clinton e proseguiti durante i mandati di Bush Jr. volti a favorire l’acquisto di abitazioni da parte di persone che, in un libero mercato, non avrebbero potuto permettersi di comprare casa, hanno certamente aumentato la domanda di immobili e di mutui. Senza una politica monetaria espansiva, però, quei mutui non avrebbero potuto essere concessi a tassi bassi (quanto meno per i primi anni del mutuo).

In definitiva, se la Fed non avesse tenuto i tassi troppo bassi e troppo a lungo gli altri fattori avrebbero avuto minori probabilità di portare al disastro.

Mi sembra evidente, tuttavia, che chi oggi loda le virtù della signora Jellen e fino a pochi mesi fa elogiava Bernanke, non possa sostenere che il ruolo determinante lo ebbe la Fed. Per questo sostiene che “non ci sarà mai una conclusione generalmente accettata”. Semplicemente si rifiuta di accettare ciò che il buon senso e la logica rendono evidente.

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Comments
  • Albert Nextein

    Io non ho le basi per valutare quale sia il fattore principale.

    La Fed , penso, esegua i desideri della politica.
    Quindi , certo che i tassi sono stati tenuti bassi per molto tempo, però la volontà fu della politica che ,forse, fece delle promesse agli elettori che fu costretta a mantenere innescando un meccanismo in accordo con la Fed.
    Poi il giocattolo è scappato di mano, e si è superato un limite.

    Magari mi sbaglio, ma se io penso che il peso maggiore delle responsabilità sia politico.

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