In Anti & Politica, Economia

democraziaDI GIOVANNI BIRINDELLI

L’argomento contro la democrazia è essenzialmente morale, e ha a che vedere con l’idea astratta di Legge.
Dove quest’ultima è la regola di comportamento individuale che deve valere per tutti allo stesso modo (quindi senza eccezioni, men che meno per lo stato) essa coincide col principio di non aggressione. E il fatto che un’aggressione sia fatta da una maggioranza ai danni di una minoranza non ne altera né la natura né la gravità.

Semmai (ma questa è una questione di gusti personali), a parità di condizioni la rende esteticamente più brutta.

L’argomento principale contro la democrazia (quello morale) è tuttavia, in base alla mia personale esperienza, quello meno efficace.
Esso infatti richiede di spiegare l’intero paradigma teorico della Libertà e, per esempio a una cena con persone che danno per scontato il paradigma opposto, non c’è tempo.

Un argomento secondario ma sufficiente a smascherare l’inganno della democrazia e soprattutto estremamente efficace (bastano pochi secondi) è quello economico.

Fra le tante possibili formulazioni di questo argomento, c’è la seguente:

Libertario: “Se tu sei in una situazione di crisi economica, per uscirne cosa fai? Sacrifici o bagordi?”

Democratico: “Sacrifici”

Libertario: “In una situazione di crisi economica, ha maggiori chance di vittoria il partito che promette sacrifici o quello che promette bagordi?”

Democratico: “…” [silenzio imbarazzato]

Tempo totale di esposizione dell’argomento: 14 secondi

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Showing 6 comments
  • Alessandro Colla

    Era sbagliato il sistema retributivo, possibile solo con un carrozzone pubblico quale l’INPS. Chi è riuscito a pagarsi un premio assicurativo che gli garantisce una pensione alta, è giusto che abbia la pensione alta. Non mi riguarda quanto ha dichiarato, il mio pensiero è che non dovrebbe avere l’obbligo di dichiarare alcunché. Non scaricherebbe nulla se non ci fosse obbligo di dichiarazione. O forse, la polizia privata alla quale si rivolgerebbe per la protezione potrebbe scontargli qualche rata se finanzia una mostra d’arte. Magari perché la diffusione della cultura contribuisce a tenere lontane le persone dalla vocazione al crimine. Di questo, come di tutte le altre cose, i privati se ne accorgono prima, più e meglio degli apparati statali.

  • Alessandro Colla

    La crisi non tocca tutti. Ma i benefici ce li hanno coloro che la crisi provocano. In un programma elettorale non si chiedono ulteriori sacrifici ma la rinuncia a quei bagordi costituiti da un aumento della spesa pubblica. O anche da una sua mancata, seria e significativa riduzione. E’ questa proposta che non trova consensi facili. I tetti alle pensioni non hanno alcun significato se non quello di rinunciare a mantenersi fedeli verso un patto sottoscritto. Se certe pensioni sono troppo alte, il motivo è perché i pubblici stipendi dei beneficiari delle suddette pensioni era troppo alto. E probabilmente il lavoro di questi beneficiari era inutile. Se contraggo un’assicurazione previdenziale, nessun istituto assicurativo si sogna di mettere un tetto a quanto concordato al momento della stipula. Indipendentemente da quanti alloggi posseggo e se devo pagarci imposte che non è giusto pagare. Si dimostri che per acquistare quegli immobili ho commesso un’aggressione fisica o patrimoniale ai danni di qualcuno. In caso di accertamento, quegli immobili vadano a questo qualcuno. Ecco una delle tante caratteristiche ideali per un territorio compatibile con il pensiero libertario. Ma per tutte le altre caratteristiche c’è una fiorente letteratura da Gorgia da Lentini fino ai giorni nostri. I libri consigliati da questo sito sono a buon prezzo.

    • Massimiliano

      Mi permetto di dissentire su un punto sig. Colla: con il sistema retributivo, non solo i percettori di ‘pubblici stipendi’ si sono ritrovati con pensioni piuttosto alte! Lo preciso non perchè difendo la categoria della P.A. (per carità) ma per dovere d’informazione corretta. In quanto all’assicurazione previdenziale privata mi sta bene . . . ma a fronte di 3-4-5000 euro lordi dichiarati come reddito annuo mi dovrebbe spiegare come fa a versare/pagare codesto assicurato premi tali che si ritrova alla fine con pensioni/integrazioni alla pensione nette da diecimila in sù! E scaricando pure, dulcis in fundo, tale assicurazione dalla dichiarazioni dei redditi . . .

  • Massimiliano

    Faccio una premessa: l’ipotetico quesito proposto nell’articolo presuppone che la crisi economica sia capillare, cioè tocchi tutti; e qui già non ci siamo, indipendentemente a quale realtà democratica si faccia riferimento (ma posso provare a indovinare, pazienza se sbaglio).
    Certo la promessa di bagordi è allettante ma non può certo ‘riguardare tutti’: solo un’elite, una formazione (o corporazione) scelta potrà beneficiarne . . . agli altri (favorevoli o no) l’ombrello. In quanto ai sacrifici dipende di cosa parliamo: un conto è chiedere di non andare più al ristorante o andare in ferie un anno sì e l’altro no max per una settimana . . . un conto è chiedere di ridurre i duealberi da tre a due (???): e che sacrificio è? Mi ricorda tanto quel signore che mi disse (a fine convegno nel parco Zoom di Cumiana, periodo sett. / ott. 2011, ), a fronte della proposta provocatoria di mettere un tetto di 8000 euro NETTE alle indennità da pensione con la seguente frase: eh no . . . e io come faccio a pagare l’imu dei miei alloggi? Scritto questo vengo al dunque: posso cortesemente chiedere quali sono le caratteristiche ideali di un territorio compatibili con il pensiero libertario? Mi sorge questa domanda dopo aver riletto l’articolo di Liberland . . .

  • Albert Nextein

    I democratici sono espertissimi nello spaccare in quattro il capello.
    Di fronte alla domanda n.2 inizierebbe coi distinguo sul significato dei termini sacrificio e bagordo.
    E’ come beccare un ladro in flagrante.
    Ogni giustificazione è quella buona.

  • Alessandro Colla

    Troppo ottimistico il presunto silenzio imbarazzante del democratico alla seconda domanda. In genere risponde che occorrono sacrifici purché li facciano tutti, purché i primi a farli siano i ricchi, i benestanti, i “padroni”, gli imprenditori, quellli che “non vogliono pagare le tasse e che sono la causa della crisi”. Oppure rispondono che malgrado la crisi non ci sia bisogno di sacrifici perché sarebbe sufficiente togliere “a chi ha troppo” (e stabiliscono loro chi e quanto) per darlo a chi non ha. Ovviamente eludono la domanda sulla probabilità di successo ma sono pronti ad affermare che se si promette immediata redistribuzione si possa avere vantaggio elettorale anche annunciando sacrifici. In fondo i comunisti, fino a trent’anni or sono, si dichiaravano favorevoli all’austerità in chiave anticonsumistica.

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