In Anti & Politica, Economia

vivaro2DI MAURO GARGAGLIONE

Ci sono gli invidiosi sociali e bisogna diffidarne. Però va precisato che l’invidioso sociale tipico è roso dall’insopportabile fastidio che altri dispongano di cose che, evidentemente, sono oggetto del suo desiderio ma che non riesce a procurarsi.

Questo tipo è facile da reclutare da parte dei potenti, si sa molto bene cosa promettergli per ridurlo al proprio servizio.

C’e poi un altro tipo umano che è più pericoloso dell’invidioso classico, è quello che si accontenta di poco e che ci crede veramente. È quello che non fa la lotta contro i ricchi ma combatte la ricchezza. Molti pensano che questo tipo umano sia un invidioso mascherato, io non sono d’accordo. Questo tipo è veramente animato da un sentimento di martirio per cui trova nella miseria una via per l’elevazione morale.

È un fedele a tutto tondo e vuole la miseria per sé e per gli altri.

Per manipolarlo la politica non basta, ci vuole una religione. L’ultima in ordine di tempo è la fede nella decrescita, nel salutismo, nel km zero, nel veganesimo, nella lotta alla ricerca medica, alla sperimentazione genetica sulle piante, etc. Questa gente è ancora più pericolosa dell’invidioso classico che fa la spia all’agenzia dell’entrate perché ha saputo che il suo vicino di casa ha comprato un motoscafo.

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  • jimmy

    Quoto Marco e Giovanapoulos

  • Giovanopoulos

    Quoto Marco.
    L’ecologismo, il Gender, l’Accoglienza, il Pauperismo imparentato con l’antico Terzomondismo ecc. sono solo la maschera di una ideologia fallita e sputtanata che per sopravvivere, come tutti i virus, ha dovuto mutare forma per non essere riconosciuto dalle difese immunitarie.
    Non potendo più parlare di abolizione della proprietà privata, di classi ecc., montano queste nuove pretestuose battaglie che non sono il vero fine (di donne, immigrati, poveri e ambiente, animali non gliene frega niente), ma il mezzo per sopravvivere, aggregare consenso e in ultima istanza distruggere questa società occidentale che, per quanto infettata dalla loro ideologia, non li soddisfa ancora per quel piccolo residuo di libertà che rimane.

  • Marco

    Non sono d’accordo; il vegano, il salutista, il fautore della decrescita non credo vedano nella miseria una forma di elevazione dello spirito, dal momento che non mi risulta che nessuno di loro viva deliberatamente in povertà e privo dei più comuni beni di consumo, semplicemente vogliono imporre le loro idee politiche agli altri, ma non direttamente, bensì surrettiziamente, attraverso le pseudo ideologie di cui sopra.

  • Albert Nextein

    Ho letto tempo fa, non ricordo dove, un articolo in cui si classificava l’invidia in sociale , privata, personale.
    Può essere che il pauperismo sia un’estensione o un’ulteriore forma di invidia.
    Forse si tratta di personaggi che hanno una minima percezione della volgarità e della miseria del sentimento invidioso che provano.
    E allora per non apparire dei semplici e miserabili invidiosi elaborano una sovrastruttura ideologica in cui occultare e tentare di nobilitare questo infame sentimento.
    Ecco il marxismo, e forse anche il pauperismo.

    • winston diaz

      Guarda che Marx non era per nulla pauperista, anzi ammirava la societa’ borghese per la ricchezza che era riuscita a creare.
      Solo che voleva andare “oltre”.
      Keynes stesso diceva che in una societa’ ormai ricca e libera dal bisogno si poteva cercare di cominciare a vivere in mondo meno ossessivamente accumulatorio e arraffatore.
      Non mi sembrano di per se’ affermazioni disprezzabili.
      Il diavolo come sempre sta nei dettagli…

      • Albert Nextein

        Non addebito a marx pauperismo o invidia.
        Posso però pensare che la struttura ideologica che ha creato sia stata mutuata da invidiosi e/o criminali per giustificare le loro malefatte, occultando in essa le loro miserabili e peggiori intenzioni e scopi.

  • spago

    Il consumismo esiste, ma è spinto dalle teorie economiche correnti, di tipo keynesiano, dall’inflazione, dalla spesa pubblica, dal debito, dagli interventi politici per facilitare la concessione del credito, dai continui incentivi statali in questo o quel settore, etc.. In un contesto economico sano il risparmio è incentivato, è la base dell’investimento e della prosperità. Non ci sono continue bolle e crisi. La crescita è più sostenibile.

    • winston diaz

      Non c’e’ dubbio che la nostra economia, che e’ l’economia del debito intrinsecamente impagabile (per sostenerla vengono continuamente emessi nuovi certificati di debito/credito, cioe’ moneta), e’ come un’incudine appesa alle palle per costringerti a correre sempre di piu’.

  • winston diaz

    Credo che ci sia una enorme differenza fra uno che e’ pauperista verso se stesso (tipo Diogene, quello che viveva nella botte, si masturbava in piazza davanti a tutti per manifestare la sua indipendenza pure dalle donne (questo e’ meno noto), e disse ad Alessandro Magno che gli chiedeva cosa desiderasse “spostati che mi fai ombra”), e chi pretende di applicare il pauperismo agli altri con la forza.

    Se non sei libero dal desiderio, se quello che hai non ti basta mai, sei uno schiavo della peggior specie e un infelice comunque, e rompi pure le palle agli altri, che costringi a correre per niente (vedi la rincorsa all’aumento del PIL attraverso la tassazione “pungolatrice”, che e’ la forma istituzionalizzata di insoddisfazione collettiva permanente).

    Mi sbagliero’, ma mi pare che oggi come oggi abbiamo veramente una mentalita’ del cazzo. Dove vogliamo andare cosi’…

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