In Anti & Politica, Economia

DI MATTEO CORSINI

Intervistato dal Sole 24Ore, Angelo Rughetti, sottosegretario alla Funzione pubblica (quello che, per conto del Governo, dovrebbe gestire il maxi concorsone preelettorale per assumere centinaia di migliaia di dipendenti pubblici), ha fatto la seguente affermazione in tema di spesa pubblica dedicata al “rinnovamento del capitale umano”: “La spesa nella Pa è negativa se si buttano i soldi, ma è positiva se si fa fruttare l’investimento. Se un ente paga i fornitori in 30 giorni e un altro impiega sei mesi, il sistema pubblico fa concorrenza sleale. Bisogna quindi superare l’opposizione stereotipata fra pubblico e privato: serve un’alleanza per individuare in modo selettivo le linee prioritarie, da tradurre nel sistema degli obiettivi, nazionali e specifici, che con i nuovi contratti guideranno la misurazione dei risultati per il salario accessorio.”

Pare di capire che se gli enti pubblici pagano talvolta con tempi biblici i loro fornitori (fino, in certi casi, a comprometterne la sopravvivenza aziendale) ciò sia dovuto alla necessità di “rinnovamento del capitale umano”. Come se servisse un incentivo per pagare puntualmente (o, per lo meno, per ridurre i ritardi).

Quindi la riduzione dei tempi di pagamento dei fornitori dovrebbe passare da una rivisitazione del salario accessorio, evidentemente in senso incentivante.

Ora, se i ritardi fossero dovuti a inefficienza (per usare un eufemismo) dei dipendenti pubblici che se ne devono occupare, costoro dovrebbero essere semmai sanzionati, non incentivati a fare meglio.

Viceversa, se i ritardi sono dovuti a carenze di cassa perché i soldi dei contribuenti sono utilizzati per una miriade di spese correnti, allora non servirebbe a nulla incentivare chi deve pagare a farlo più puntualmente.

In entrambi i casi, la soluzione non mi sembra quella di promettere incentivi per fare meglio una cosa che dovrebbe essere pretesa con lo stipendio di base.

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  • Fabio

    grande Ale :) bravo e preparato.

  • Alessandro Colla

    Ringrazio Christian e GIG per i giudizi sui miei sempre prolissi scritti. Non so se un giorno riuscirò a pubblicare qualcosa, troppi editori chiedono le spese di stampa e non posso permettermelo. Le grandi case editoriali non saprei neanche come contattarle. Qualche direttore editoriale potrebbe esprimere legittimi dubbi sul fatto che molti scritti siano risposte a qualcuno e che bisognerebbe pubblicare anche gli interventi di questo qualcuno affinché il testo sia chiaro. Potrebbe essere sociologicamente interessante capire quanti hegeliani inconsapevoli esistano. Perché uno di questi qualcuno, dopo aver esaltato la stato bismarckiano se ne esce sostenendo che il reale non è il razionale; cioè il contrario di quanto affermava Hegel. Che ha detto tante cose inaccettabili per un libertario ma in questo caso aveva solo pronunciato l’ora esatta e “qualcuno” nega anche quella. Forse è per quello che è preoccupato che la tecnologia gli dia da mangiare senza fatica Guai se uno, non più oberato dal lavoro di necessità, trova il tempo di far divertire i bambini e gli anziani, di scrivere una poesia o un romanzo. Poi che fine fa la repubblica fondata sul lavoro che doveva essere “dei lavoratori” per Togliatti e compagni? In un’eventuale pubblicazione, comunque, occorrerebbe un accorto correttore di bozze, dal momento che ho scritto “ultraviolwertti” in luogo di ultravioletti; evidentemente le dita, alla soglia dei sessanta, cominciano a tremolare. Non sono convinto che i pugliesi non sappiano più produrre orecchiette. I miei cugini, pur essendo nati a Roma ma da genitori di Ostuni, se la cavano egregiamente. Mia madre ha quasi ottantacinque anni, non se la sente di rimettersi a lavorare la pasta a mano ma in passato era brava. Io non ho mai impastato se non il pane ma il condimento con le cime di rapa mi viene bene, idem per le mie sorelle e per i mei nipoti. Non bisogna disperare, lo dice un disperato permanente, il futuro che forse non vedremo potrà essere peggiore ma non è detta l’ultima parola. Domani è venerdì, niente carne ma le orecchiette non me le toglie nessuno. E se il bianco non è di Locorotondo pazienza, il Colli Polensi delle campagne limitrofe a dove abito risolverà comunque l’inevitabile innaffiata.

    • Dino Sgura

      Mi ricordavo Alessandro della tua Ostunesità :-)
      Ovviamente mi sono permesso di scherzarci su con il tizio della robotica, cui gli hai riservato un bel pelo e contropelo. Saluti e tanta stima.

  • Dino Sgura
  • Dino Sgura

    E quali sarebbero le istituzioni che a vario livello, stanno affrontando il problema dell’automazione…..??
    Dovesse uscire la donna cyborg, me la compro e la programmo per fare le orecchiette, perché le donne pugliesi non le sanno fare più. Cmqe tutta colpa di Mazinga e degli anni 80.

  • christian

    Ringrazio nuovamente Giorgio per aver permesso la creazione di un’altra perla di Alessandro Colla.
    Alessandro dovresti seriamente pensare di raccogliere questi tuoi pezzi perché non vadano perduti ed eventualmente collezionarli in un libro.

    • GIG

      vero.
      pezzi bellissimi.
      un piacere leggerli.
      grazie

  • Albert Nextein

    Incomprensibile, il rughetti.
    Cervello scollegato dal sistema fonatorio.
    Inutile tentare di capirlo, e di criticarlo.
    Semplicemente non esiste.
    E’ uno zombie politico.

  • charlybrown

    giorgio, come tutti quelli completamente digiuni di economia, vede i posti di lavoro come se fossero le sedie numerate di un teatro. Se ci sono più persone che sedili, non tutti riusciranno a sedersi. Quelli in piedi prendono il nome di disoccupati. Affinchè tutti prima o poi possano sedersi è necessario liberare sedie, da cui, ad esempio, l’idea che allungare l’età pensionabile contribuirebbe ad aggravare la disoccupazione giovanile.
    A loro sfugge completamente il concetto che in una società non esista nessun limite al numero di posti di lavoro, visto che potenzialmente infiniti sono desideri e necessità degli uomini e illimitate sono le idee e i modi per realizzarli.
    Ogni trattore consente a 100 persone di dedicare le loro forze e il loro tempo ad altre attività produttive, che senza quel trattore non sarebbero mai esistite.

  • Alessandro Colla

    L’analfabetismo, si sa, è tipico dei sempliciotti. La loro saccenza li porta quotidianamente a svolgere il ruolo del bue che dà del cornuto all’asino. Non sanno e non capiscono. Non capiscono perché non sanno ma non possno sapere perché non capiscono. E non sapendo capire la differenza tra ciò che è semplice e ciò che è complesso, finiscono per considerare sempliciotti gli altri. Soprattutto se questi altri gli hanno dimostrato con i fatti che la fisica è fisica e che una palla rimbalza. Quindi non comprendono che la semplicità di ragionamento è proprio la capacità di esprimere un ragionamento. Che può essere metodologicamente attuata (è dall’epoca dei greci che i filosofi ce lo insegnano ma loro che ne sanno?) anche in presenza di situazioni contenutistiche complesse. Chi è che non vede l’ovvio? Colui che si ostina ad affermare che la palla non rimbalza. E’ il suo analfabetismo, unito a evidenti incapacità logiche, a impedirgli una visione esatta. Fino a pensare che ciò che ci riscalda non sia una stella ma un meteorite. O un buco nero, basta chiamare le cose con il loro nome contrario per affermare senza pudore l’esistenza del buio a mezzogiorno in assenza di eclissi totale. Così si può arrivare a credere che l’anarcocapitalismo sia una sorta di comunismo all’inverso. E’ come pensare che la salute sia solo una patologia che procede a retromarcia. L’anarcocapitalismo è la negazione del comunismo così come il veloce è il contrario del lento, non un lento o un veloce alla rovescia. L’anarcocapitalismo è tale proprio perché rifiuta ogni schema prefissato. Negarlo significa dare del fideista all’agnostico. Si può essere in disaccordo con l’agnostico ma si è peggio che sempliciotti se si confonde l’agnostico con il bigotto.. Poi è chiaro che non manchi mai l’aggettivo selvaggio a ciò che si detesta, in questo caso le privatizzazioni. Queste, prese nella loro essenza, non possono essere né selvaggie né domestiche; sono tali e basta. Di selvaggio può esserci solo il metodo di regalare una proprietà pubblica al referente politico. Per esempio, un ministro dell’energia che dice “da oggi tutto il petriolo del sottosuolo non è più dello stato ma è mio”. O se non suo di un suo parente o grande elettore. Le privatizzazioni non sono esseri pensanti (nemmeno tanti sempliciotti inconsapevoli lo sono), quindi non possono essere “interessate” o non interessate al benessere di qualcuno. Sia la teoria che l’esperienza, quando sono autentiche, dimostrano maggiore benessere con l’inizaitiva privata che con gli apparati pubblici. Ma “è ovvio che una palla non rimbalza”, vero? La massimizzazione del profitto non solo non è in contrasto con il benessere generale ma ne è addirittura un presupposto. Questo non lo afferma il sempliciotto Colla ma innumerevoli filosofi, economisti e sociologi ormai da secoli. Tutti personaggi che i sempliciotti veri ignorano. Tra l’essere derisi per aver sostenuto che la luce non ha velocità e il fatto che alcune istituzioni affrontino i problemi legati all’automazione, non c’è alcuna attinenza. Intanto non è stato scoperto alcun vaso di Pandora. Forse qualcuno lo confonde con il pandoro. Non è vero che la robotica stia sostituendo l’uomo. Ci può credere Berlusconi alla favola dell’unico operaio che dà da mangiare al cane il quale sta lì per impedire all’operaio di avvicinarsi alle macchine. La mente umana sarà sempre indispensabile, vale ovviamente per chi la mente la possiede e la sa usare. Perché il mischiare i concetti come se fossero analogici è dimostrazione di scarsa abitudine con la capacità di ragionamento, semplice o complesso che sia. Perché la presunta sostituzione dell’umano con la macchina non è necessariamente parallela al pubblico che scompare per lasciare spazio al privato. Senza contare che l’apparato pubblico è sempre più invasivo, altro che scomparso, una società completamente automatizzata potrebbe anche non contemplare la proprietà privata. La stabilità non deriva dall’attività lavorativa ma dalla produzione. E se le macchine producono a sufficienza per sfamare tutti, togliendo fatica fisica, dove sarebbe il pericolo di mancanza di continuazione della specie?.Se si prende atto che il calo demografico sia causato da mancanza di sicurezza economica, che senso ha prendersela con la scienza che può offire la possibilità di uscire dalla fame? Ma alcuni per sicurezza intendono assistenzialismo. E se i sitemi politici non riusciranno più a garantire questa falsa sicurezza, ben venga la loro estinzione. Quanto alle frasi fatte, i saccenti di cui sopra dovrebbero imparare a rileggersi. “Privatizzazione selvaggia”, “massimizzazione del profitto contro il benessere del lavoratore”, “l’automazione provoca disoccupazione”… Un bel florilegio di frasi fatte senza l’ausilio dell’onere della prova, neanche a livello teorico. Un trattore sostituisce cento braccianti agricoli. Disoccupazione di massa, affermano i babbei: Maggiore occupazione in campo metalmeccanico, affermano le persone di buon senso. E maggiori prodotti agricoli da consumare. I nonstri concetti, è vero, sono ben confezionati. Perché oltre al contenuto ci teniamo anche alla forma, al contrario dei nostri detrattori sconclusionati anche in quella. Se le nostre teorie sono bislacche, allora sono bislacchi anche Democrito, Epicuro, Zenone, Gorgia, Seneca, Grozio, Valla, Molina, Locke, Kant, Voltaire, Smith, Hume, Say, Spencer, Turgot, Leopardi, Manzoni, Walras, Menger, Schumpeter, Spooner, Mosca, Ferrara, Mises, Einaudi, Popper, Leoni, Rand, Rothbard, Salin, Hoppe, Firedman figlio e mi scuso con tutti i tantissimi che ho saltato. Già in passato avevamo segnalato questi e altri autori ma notiamo che la cosa sia completamente inutile. La libertà è talmente bella a leggersi sulla carta da diventare ancora più bella quando vissuta pienamente. Quando si afferma che il reale non sia razionale si è rei confessi: non si sa ragionare sul reale. Non mi meraviglierei di leggere la frase “il sole non ha gli ultraviolwertti né gli infrarossi” E quindi o il sole non è reale o la razionalità è costituita dalla credenza in Apollo. Ma probabilmente, concluderebbe Popper, qualcuno non è in grado neanche a livello percettivo di comprendere cosa la realtà veramente sia. E di conseguenza la ratio.

  • giorgio

    il mitico alessandro colla strikes again. peccato che per la sua semplicità di ragionamento, dopotutto l’anarcocapitalismo è una sorta di comunismo all’inverso, dove schemi prefissati vengono usati per interpretare una realtà troppo complessa per essere colta dai sempliciotti, gli impedisce di vedere l’ovvio, vale a dire che la privatizzazione selvaggia per sua stessa natura non è interessata al benessere del lavoratore ma alla massimizzazione del profitto. ora, quando lo dicevo io su questa piattaforma venivo deriso, ora invece molte istituzioni a tutti i livelli hanno iniziato ad affrontare il problema dell’automazione in relazione alla mancanza di lavoro. il vaso di pandora è stato scoperto, la robotica sta inesorabilmente sostituendo l’uomo, che è diventato “antiquato”. ora, una civiltà in cui il pubblico scompare per lasciare spazio al privato, in cui la forza lavoro umana è stata sostituita dall’automazione, come è possibile garantire una certa stabilità derivante dall’attività lavorativo per le persone che vogliono anche “semplicemente” continuare la nostra specie? il calo demografico in atto nei paesi occidentali è dovuto anche a ciò, alla mancanza di sicurezza economica. un sistema politico che non riesce a garantire questa sicurezza è destinato all’estinzione. le vostre frasi fatte, i vostri concetti ben confezionati, le vostre teorie bislacche sono tutte carine a leggersi sulla carta, il reale non è il razionale.

    • Pedante

      “la robotica sta inesorabilmente sostituendo l’uomo”
      “il calo demografico in atto nei paesi occidentali è dovuto anche a ciò, alla mancanza di sicurezza economica…”

      Con l’immigrazione di massa dal Terzo mondo (manodopera abbondante e a basso costo) si evitano sia il calo demografico sia la robotizzazione. Due piccioni una fava.

  • Alessandro Colla

    Per Rughetti occorre superare l’opposizione stereotipata tra libertà e tirannia. Quello che non capiscono i sempliciotti (temo di attirarne uno pronto alla “risposta”, usando questo termine) e che il sottosegretario gli vuole nascondere, è che far fruttare gli investimenti nella pubblica amministrazione è impossibile. La spesa pubblica è sempre improduttiva, non è mai un investimento. Se sono libero di scegliere, chi mi paga dopo sei mesi non fa concorrenza sleale a chi mi paga in un mese; la fa a se stesso. Anche questo è elementare, quindi troppo complicato per chi vive di politica.

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