In Anti & Politica

DI MAURO GARGAGLIONE

Il pensiero liberale classico non ha nessuna possibilità di condizionare la convivenza civile in direzione della libertà degli individui per il semplice motivo che non riesce neanche a concepire l’esistenza di una società senza Stato. Il liberalismo classico è stato travolto dalle ideologie collettiviste proprio per questo motivo.

Lo Stato è intrinsecamente socialista e il socialismo è la filosofia dell’aggressione all’individuo. E’ nella natura delle cose che l’individuo vi debba essere sottomesso e così è. Qualche decennio di illusione al massimo e poi il ritorno alla dura realtà.

Il pensiero liberale classico è la camicia di forza di coloro che sentono l’esigenza che gli individui siano autenticamente liberi, e responsabili, ma non hanno capito che non è attraverso costituzioni, parlamenti, corti costituzionali, check and balance che si può tendere a quell’obiettivo. Le costituzioni si cambiano e si svuotano, è successo anche a quella americana che è solo una pallida ombra di quella originaria.

Un sacco di liberali vanno in brodo di giuggiole per la vittoria di Trump. E su quali basi avrebbe vinto? Sulle tesi di Bastiat? Su quelle del ritorno ad una moneta sana e non inflazionabile? Su quelle dell’abbattimento delle barriere doganali? Del favorire l’home schooling? Come per la Costituzione dei Padri Fondatori rimane qualche flebile eco, tipo diritto inalienabile a portare armi, ma poco pochissimo altro.

Il pensiero liberale, specialmente nell’Europa mediterranea è irrilevante nei contenuti teorici prim’ancora che nei consensi elettorali.

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Showing 15 comments
  • Giorgio

    ci vuole l’applausometro ora per l’intervento del colla. che poi, l’intervento mi ricorda tanto il grecista che si scontra con il logico quando parlano di aristotele.
    – io ho letto le categorie in greco
    – io le ho lette in italiano
    – quindi non le hai capite
    – ok, porta con te le tue categorie in greco e ne discutiamo assieme il contenuto se vuoi.

  • Alessandro Colla

    @Dino. Purtroppo siamo almeno in due a non capire. Possiamo confortarci leggendo certi “scritti”. In questi giorni l’influenzato non ero io ma il computer, capita anche a loro. Noto che vengo frequentemente citato da colui che, con il permesso di Giorgio Fidenato, possiamo sicuramente promuovere al grado di Saccente Ufficiale Autoresuscitato del presente sito. Le fotografie della sua abitazione personale non mi interessano. Anche perché non è detto che possedere libri significhi automaticamente leggerli. Né che leggerli significhi necessariamente averne compreso il contenuto. Magari si può confondere Papini con dei pontefici di bassa statura. Per alcuni termini occorrerebbe prudenza nell’uso del plurale. Se parlo di “teatri” mi riferisco agli edifici destinati agli spettacoli; se parlo di opere diverse o di autori di vario genere ed origine, utilizzo il singolare. La stessa cautela andrebbe utilizzata per semiotica, epistemologia, ermeneutica, euristica… Tuttavia è vero che nelle traduzioni italiane (nell’originale non so) dell’opera citata dal Sommo Luminare, viene utilizzata l’accezione plurale. Ma il risultato è quello di spiegare che posso acquistare irrazionalmente un farmaco al posto di un altro in caso di mancanza di adeguato consulto medico. Non mi si dice che non sono in grado di scegliermi il medico. Tra l’altro gli autori sono difensori del pensiero microeconomico, guarda caso cavallo di battaglia dei liberali. La loro è una difesa delle competenze, non un’apologia del potere costituito. Le competenze scaturiscono dalla specializzazione sul lavoro, altro campo difeso dai liberali. Se veramente si ritiene che la libertà di scelta vada comunque salvaguardata, a cosa serve il governo? In fondo posso continuare a scegliere irrazionalmente anche dopo il consiglio del ministro o di quello del sottosegretario. Ci saranno sempre persone disponibili nel mettere in guardia da scelte avventate. I libertari desiderano che queste persone possano esercitare liberamente, non obbligatoriamente, tale attività; se ritengono opportuno, anche a pagamento. Chi avrebbe potuto e dovuto informare correttamente sui titoli tossici, essendo investito di autorità ufficiale, non ha usato “razionalmente” questo suo potere di informazione. In ogni caso, il comportamento del consumatore medio è razionale. Con buona pace di Hobbes e dei suoi lupi statalioti (sineresi per identificare gli statalisti idioti). Un po’ meno razionale si mostra la scelta nei confronti di persone e liste che si presentano con l’ambizione di governare i comportamenti altrui. Non serve il consigliere obbligatorio. Anche perché come i lettori siciliani sanno, la sintesi dialettale per i consiglieri obbligatori viene pronunciata in “consigliori”. In questo caso al singolare. Incompetenza non significa irrazionalità e non è detto che l’intervento del competente mi porti a diventare razionale. E’ penoso che non ci si accorga che quando si afferma che comunque la scelta spetta al singolo, si finisce per sposare involontariamente la causa dei libertari. Salvo poi definire, con inconsapevole contraddizione, il libertarismo come idea senza speranza. Frutto del paradigma infantile con le rime. Perché libertà può anche rimare con inutilità o con stupidità ma con questo solo gli sciocchi concludono che libero sia sinonimo di stolto e filotirannico di savio. Anche perché tra le rime ci sono anche incapacità e superficialità. Solo gli incapaci ritengono che la convinzione della razionalità umana sia una manfrina: se fosse vero quanto affermano i babbei, la specie si sarebbe estinta da tempo. Solo gli individui ad alto tasso di disonestà intellettuale possono affermare senza rossore che migliaia di esperimenti abbiano dimostrato il contrario. Solo i superficiali non si accorgono che l’unico pensiero inutile, classico o altro, è quello socialista. Solo gli analfabeti non sanno che è stato Mises a contestare agli economisti di regime la loro mancanza di volontà nel considerare gli aspetti psicologici nelle scelte dei consumatori. Ma Mises è come Papini o Carneade nelle conoscenze di qualcuno. Del resto, cosa ci si può aspettare da chi ritiene certe letture una perdita di tempo? Legittimo, certo. Un po’ meno legittimo, sul piano della buona creanza, il pretendere di insegnare ai liberali cosa sia il liberalismo senza conoscerne gli aspetti principali. Ancora più grave salire in cattedra, quando non sul piedistallo, senza essere minimamente alfabetizzati. E definire sempliciotti gli altri quando non si è in grado di distinguere neanche il vegetale dall’animale o dal minerale. Io non mi permetto di insegnare la Formula Uno ai piloti. Colgo l’occasione per ringraziare Christian. In un intervento precedente pubblicato il dieci febbario, relativo all’articolo di Massimo Gaggi sulle criptomonete a Puerto Rico, ha scritto che segue alcuni commentatori per aspettare la mia risposta. Non credo di essere un fine pensatore ma ritengo di essere riuscito a conservare uno sprazzo di lucidità. Questo, malgrado l’avanzare impetuoso dell’anagrafe. Il mio prossimo compleanno, a fine esate, non inizierà più con la cifra cinque, sarò quindi ufficialmente anziano (tranne per l’INPS). Spero che il declino non sopraggiunga tanto presto, quando sarò completamente rimbambito diventerò statalista anch’io. Sull’insulto rivolto a Christian stesso mi sono meravigliato un po’, non si era mai verificato con quella firma. C’è l’aggiunta del participio “firmato”, che sia un’altra persona che utilizza il nome di un altro? Ma sulla capacità di identificare i cloni informatici la mia competenza è identica a quella sulle corse automobilistiche. O a quella, in campo culturale, di Sua Saccenza di cui sopra.

  • Giorgio

    Dino
    se non capisci di cosa sto parlando mica è colpa mia

  • Giorgio

    Fabrizio Fv
    qualche anno fa uscì il libro Nudge: La spinta gentile, provi a leggerlo. bisogna conoscere le euristiche per poterle identificare ed eventualmente informare l’utente/consumatore delle scelte che andrà a fare. per poter identificare queste euristiche bisogna conoscerle e quindi studiarle, ergo ci devono essere persone specializzate in questo compito. le persone lasciate a se stesse molte volte non sanno scegliere o scelgono in maniera sbagliata, e questo è un fatto. aiutarle a scegliere non significa privarle di libertà. che siano presidenti di consiglio, vigili, commissioni ecc. a me non interessa. interessa che ci sia qualcuno o qualcosa che metta in guardia le persone quando stanno per prendere decisioni. ciò non significa obbligarle a prendere una decisione piuttosto di un’altra, ma semplicemente informarle sul processo decisionale che stanno compiendo e lasciare a loro poi in ultima analisi la libertà di scelta.

    • Dino

      Un po’ come fosse Antani….. o sbaglio Giorgio?

    • Fabrizio Fv

      ” ……. ma semplicemente informarle sul processo decisionale che stanno compiendo e lasciare a loro poi in ultima analisi la libertà di scelta …… ” .

      Si tratterebbe quindi di consulenti a cui ci si rivolge VOLONTARIAMENTE e poi , come dici, si sceglie liberamente, in questo caso potrebbero anche essere molto utili, diversamente dal mio breve elenco di categorie, che fanno parte di diversi livelli della gerarchia statale, che di spazio alla scelta VOLONTARIA ne lasciano ben poco.

      Quando era uscito il libro di cui parli (10/15 anni fa circa), lo avevo notato e avevo anche intenzione di leggerlo , poi , come si sa, la vita è breve, il tempo è sempre scarso e ho scelto (irrazionalmente ???) di leggere altro.

      • Fabrizio Fv

        …… e aggiungo ancora …….. SUL MERCATO esiste una quantità sempre crescente di persone che aiutano altre persone a compiere scelte migliori in vari campi (finanza, carriera, lavoro, salute, alimentazione, matrimonio, shopping etc. ….) alcuni sono molto validi alcuni sono ciarlatani.
        Nessuno è così sempliciotto da essere convinto che nel mercato non esistano i ciarlatani , esistono anche nel “nostro piccolo mondo” libertario.
        Il grave problema è quando il ciarlatano disonesto , come spesso accade, assume poteri vincolanti per tutti.

  • Giorgio

    per il colla, no non conosco papini, ma stamattina ho fatto una foto di un piccolo scorcio della mia libreria ht tp s:/ / ib b. co/ eM 5OY7 tolga gli spazi

    • Guess who?

      Ciccio, mi sa che il Colla è influenzato, quindi al momento dovrai accontentarti dei tuoi servizievoli cloni. Ti lascio in buona compagnia, la tua. Ciao caro.

  • Giorgio

    l’articolo ha tirato la freccia sbagliata ma ha centrato il bersaglio. il pensiero liberale classico, oggigiorno difeso e propagato dalla scuola di chicago, è sì sostanzialmente inutile, ma non per le ragioni sopra addotte, come del resto è inutile a pari titolo tutto il pensiero libertario difeso qui dal colla et alii. anzi, mi viene da dire che l’inutilità del pensiero classico non è totale come lo è per quello libertario; per il primo c’è ancora un po’ di speranza, per il secondo manca pure quella.
    ma da cosa deriva questa inutilità (che fa rima con stupidità)? dal semplice fatto che i libertari (e gli economisti classici) ignorano completamente teorie come la prospect theory e più in generale tutta la psicologia cognitiva. ignorare oggi le teorie di Kahneman e Tversky significa ignorare come il genere umano pensa e prende decisioni. e questa ignoranza è imperdonabile per chi si occupa di economia. il libertarismo pone un’incrollabile fiducia nella razionalità umana tale che viene reputato immorale difendere le persone dalle loro scelte, perché per loro la libertà vuol dire assumersi responsabilità. purtroppo per loro, proprio i lavori di kanheman e tversky e di altri hanno dimostrato che le persone prendono molte volte decisioni che vanno contro il loro stesso interesse perché non sanno valutare quale esso sia in determinati contesti. le persone sono irrazionali, sebbene kanheman non usi questo termine, e non razionali come credono i libertari. e questo è stato dimostrato oramai con migliaia di esperimenti in contesti controllati e con pubblicazioni peer review. continuare a propagandare la manfrina della razionalità è da sempliciotti. certo, ci sono le persone razionali, i cosiddetti econ, ma qui il discorso si allungherebbe troppo. la vita in definitiva è molto ma molto più complessa di come la dipingono coloro che credono fermamente nella razionalità umana.

    • Fabrizio Fv

      “….hanno dimostrato che le persone prendono molte volte decisioni che vanno contro il loro stesso interesse perché non sanno valutare quale esso sia in determinati contesti…….”

      Va bene, siamo tutti irrazionali e prendiamo decisioni a volte sbagliate; mi dovresti spiegare, però, in base a quale motivo, il presidente del consiglio, il senatore, il ministro, l’assessore, il giudice, il finanziere, il poliziotto, il vigile urbano etc ……… siano così razionali da potersi permettere di prendere decisioni migliori per me e per te.

  • Albert Nextein

    Verità assoluta.
    O si è libertari o non si è liberali.

  • Max

    Concordo, ma credo che lo stato sia lo specchio della condizione umana: il collettivismo è nella natura della maggioranza, l’individualismo è per pochi. Non confonderei poi i pensatori liberali con i politici liberali: i primi vivono nell’iperuranio, i secondi hanno a che fare la realtà vera (ma vale per
    tutte le idee politiche).

    • Dino

      Esatto Max. Basti vedere come sia stato umiliato Rand Paul al senato Americano, per essersi opposto all’accordo bipartisan sul debt celiing se non erro, per “allargare il tetto”. E non stiamo parlando di una “società mediterranea”.

    • Max

      E aggiungo che non c’è bisogno di smarronarsi con le formule incomprensibili (il pensiero un po’ meno e che qui da noi risulta vincente a man bassa) di Amartya Sen; basta un minimo di osservazione e criticismo per comprendere cosa sia il laissez faire e la libera imprenditoria in Pulzinellenland. Quando non ci si mettono i politici a far danni, ci pensano i loro stupidi sudditi subumani.

      http://www.lastampa.it/2018/02/14/societa/troppi-atti-vandalici-lazienda-di-bike-sharing-gobee-lascia-litalia-hIxl3h3EAjFrz4PBH8TxSL/pagina.html

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