In Anti & Politica, Economia, Libertarismo

DI REDAZIONE

MICHELE GANDOLFI, GIOVANNI BIRINDELLI, 1.8.2018

MICHELE GANDOLFI:

Giovanni, ho avuto una accesa discussione con uno sul fatto che se venisse meno lo stato quelle che oggi sono aree pubbliche, diventate terre di nessuno, potrebbero essere indiscriminatamente rivendicate dal primo che dovesse occuparle.
Io sostenevo che è impossibile, la proprietà si trasferisce con lo scambio volontario, non così.
Lui mi ha risposto che per Hoppe le terre di nessuno non possono esistere.
E quindi lui avrebbe diritto di prendersi la strada di nessuno di fronte all’uscita della mia proprietà.
Ammesso che possa formarsi così una nuova proprietà, se fosse possibile una cosa del genere come esco da casa mia se lui mi costruisce un cancello che mi impedisce il transito?
Devo fargli la guerra?
Io gli ho dato le risposte che penso mi darai anche tu ma mi ha ribadito che la società anarco capitalista di Hoppe non prevede deroghe al concetto di proprietà, nel senso che possono esistere solo proprietari.
Secondo lui non esistono diritti di passaggio, aree vicinali private ecc.
Tu come lo risolvi questo loop?

GIOVANNI BIRINDELLI

In teoria, in una società libera, non c’è alcuna garanzia che una situazione estrema come quella che tu descrivi non possa verificarsi, tuttavia:

  1. innanzitutto, è molto difficile che accada: perfino nel caso dell’homesteading (cioè del legittimo appropriarsi, in quanto “primi arrivati”, di terra di nessuno) situazioni di questo tipo (in cui uno è rinchiuso in casa propria perché il proprietario non lo lascia passare) che io sappia non ci sono mai state. La situazione di cui parliamo, tuttavia, sarebbe molto diversa dall’homsteading in quanto la proprietà delle strade, purtroppo, non è “di nessuno” ma è di chi ne dispone (p. es. di chi le può chiudere per farci un concerto): quindi dei burocrati o, se preferisci, dello stato. Quindi non credo che sia realistico ipotizzare che le aree che adesso sono “pubbliche”, prima tornino a essere “di nessuno” e poi di qualcuno: dato il fatto che quelle strade oggi sono già di qualcuno (sebbene illegittimamente), il processo di appropriazione delle strade non avverrebbe attraverso homesteading ma, per esempio, attraverso secessione, formazione di comunità volontarie, ecc. Insomma, sarebbe un processo simile a quello che ha prodotto le città private americane e non solo: in nessuna delle quali i diritti di proprietà sulle strade hanno vietato la circolazione ad alcuno che vi abitasse.
  2. nel settore delle strade (come in qualsiasi altro settore) la struttura di incentivi di mercato spinge nella direzione contraria a quella del rinchiudere le persone in casa loro: a) perché, nella misura in cui questo accadesse in un posto, quel posto diventerebbe più instabile, meno richiesto e le proprietà lì installate perderebbero di valore: quindi questa dinamica si ritorcerebbe contro chi la ha prodotta e andrebbe a favore della concorrenza; b) perché costruire e mantenere strade ha un costo: un’azienda che mantiene e costruisce strade impedendo alle persone che per prossimità sono i suoi clienti naturali è come un’azienda che costruisce e mantiene un supermercato impedendo alle persone che vivono nella zona di entrarci (è un controsenso).
  3. Tuttavia, anche se la situazione che tu descrivi, per quanto improbabile e perfino assurda, si verificasse, questo vorrebbe dire che si creerebbe un bisogno e quindi, nel libero mercato, un’opportunità di business per aziende innovative. Per esempio, un’azienda potrebbe inventare (già esistono) “skateboards volanti”: questi farebbero un gran baccano sulla strada e produrrebbero altri disagi al proprietario di quest’ultima, riducendo il valore del capitale investito nella strada e probabilmente anche la domanda. L’azienda che costruisce e mantiene la strada non ha alcun interesse quindi a incentivare, attraverso pratiche da cui normalmente ha solo da perdere (vedi punto 2), lo sviluppo di mezzi concorrenziali.
  4. Inoltre, dato che molte persone sarebbero a favore della libera circolazione, esisterebbero delle libere associazioni che acquisterebbero alcune strade per garantirla, guadagnandoci sopra.

Se, nonostante tutto questo, e per assurdo, la situazione che tu descrivi dovesse accadere, una soluzione più o meno sporca verrebbe trovata spontaneamente.

La libertà non ti garantisce alcuna possibilità di fare alcunché, ma ti garantisce che altri non possano aggredirti legalmente: e credo che, per chi è aggredito legalmente dallo stato (ieri gli ebrei nei campi di concentramento nazisti, per esempio; oggi Ross Ulbricht nelle prigioni USA, per esempio), anche la situazione peggiore immaginabile che tu descrivi (resa assurda dalla struttura di incentivi del libero mercato) è preferibile alla situazione peggiore che si può immaginare in assenza delle garanzie di non aggressione legale che offre la libertà. Questa “situazione peggiore che si può immaginare” nel tempo è resa sempre più probabile, e anzi in forme diverse inevitabile, dalla struttura di incentivi creata dalla ‘legge’ intesa come strumento di potere coercitivo arbitrario di alcuni su altri.

Tratto da Catallaxy Institute

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Showing 3 comments
  • christian

    Riferendosi al solo punto dell’homsteading Alber ha individuato una parte del punto.
    Un “codice civile” (od altri codici) ha bisogno dello stato per esistere e i diritti di passaggio potrebbe benissimo essere contemplato e non ci sarebbe motivo per cui al cadere dello stato tale codice (che diverrebbe comunque derogabile dove ci fosse accordo tra tutte le parti, come in vari articoli è già) debba essere annullato di colpo [peraltro il nostro codice civile è preesistente alla costituzione più brutta del mondo ed ha molto più senso]. Poi non ci sarebbe nemmeno bisogno di ricorrere a consuetudine o diritto di passaggio: se la casa esiste in qualche modo qualcuno ci è arrivato per costruirla e se qualcuno ci vive in qualche modo quest’ultimo entra ed esce per recarsi in vari posti o si fa in qualche modo recapitare ciò che gli serve. Già questo assume il principio di homsteading per cui le strade utilizzate da pubbliche in assenza di stato non diverrebbero terra di nessuno ma terra di chi da sempre le ha utilizzate.

  • Albert Nextein

    Come frontista uno reclama il terreno , anche solo per il fatto di averne accesso dal momento di costruzione della strada.
    Ma ci sono i fondi interclusi.
    L’interclusione di un fondo è un limite alla proprietà, al suo libero godimento.
    Ogni frontista potrebbe sì acquisire il terreno della strada, ma poi dovrebbe lasciare il diritto di passaggio alle proprietà intercluse.
    Se questo diritto di passaggio preesisteva ritengo che un eventuale tentativo di homesteading sia un atto privo di effetto.
    Il fondo intercluso ha maturato , per consuetudine ed uso, il diritto di passaggio.
    Per me si prescinde dall’esistenza dello stato.
    E’ la sostanza che conta.

  • giorgio

    sbiriguda?

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