In Anti & Politica, Libertarismo

DI GUGLIELMO PIOMBINI

Albert Schweitzer (1875-1965) fu un grande medico, musicista, filosofo e teologo. Stupì tutti quando, pur essendo preside di una facoltà di teologia, decise di tornare a studiare per diventare medico, di lasciare tutto e di partire con la moglie, nel 1913, alla volta dell’Africa, dove fondò un ospedale nella giungla per curare gli africani più derelitti con i soldi guadagnati suonando all’organo la musica di Bach, di cui fu uno dei maggiori interpreti. Einstein lo definì “il più grande essere umano del XX secolo”.

Schweitzer sviluppò un sistema etico e filosofico basato sul “rispetto della vita”, una sorta di assioma libertario di non aggressione esteso, quando fosse possibile, a tutti gli esseri viventi.

Nel suo libro “Cultura ed etica” del 1923 avvertì che il processo di espansione dello Stato rappresentava una delle cause principali della crisi della civiltà occidentale: “Lo Stato moderno si trova in una condizione di immiserimento materiale e spirituale senza precedenti …
La gravità della situazione deriva in modo particolare dal fatto che esso ha oltrepassato di molto i limiti delle sue prerogative naturali. Le sue funzioni sono diventate assai più complesse: si intromette in ogni situazione, vuole regolamentare ogni cosa ed è diventato perciò un organismo che funziona in maniera inadeguata da ogni punto di vista. Lo Stato vuole esercitare il suo potere sulla vita economica e nello stesso tempo pretende di dominare sulla vita spirituale. Per riuscire ad esercitare la sua azione in modo così esteso, si serve di un apparato che in se stesso rappresenta un pericolo …
Lo Stato potrà riprendere le funzioni cui è chiamato soltanto se la critica nei suoi confronti verrà esercitata da molti. Il fatto che l’attuale situazione dello Stato sia assolutamente insostenibile deve diventare una convinzione di dominio pubblico prima che, in qualche modo, possa migliorare”.

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