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  • Daniele Occhiuzzi

    Buongiorno, mi chiamo Daniele Occhiuzzi, ieri sera sono riuscito a vedere il video su YouTube del no paura day di Cesena del 24 aprile 2021, mi riferisco al video censurato su YouTube, quello di una cinquantina di minuti dove parla Sonia Savioli, la prima parte.
    Il video l’ho condiviso su Facebook, ma purtroppo è stato censurato da YouTube. Mi piacerebbe poterlo avere per condividerlo il più possibile. C’è modo di vederlo su qualche sito web oppure su rumble? Oppure è possibile avere una copia via mail o whatsapp? È davvero molto importante condividerlo.
    Grazie! Dio vi benedica e la nostra Mamma e Regina della Divina Volontà vi protegga.

  • Davide

    Circa il coprifuoco, che si prospetta ancora per i mesi estivi, c’è qualche azione legale che si possa intraprendere?

  • Fabio Colasanti

    Comunque Leonardo Facco e Alessandro Fusillo sono spettacolari, stelle splendenti in questo periodo così buio.
    Grazie, grazie, grazie.

    • MICHELE

      Spettacolari e per questo censurati mi sono accorto solo adesso cha hanno rimosso il canale di Leonardo Facco da YouTube visto che i video li guardo su odysee.com/@Leonardofaccoeditore:b e non trovandosi questi video sul suo canale ma su quello di Albert Nextein mi è venuto il dubbio e sulla sua pagina di Facebook ho letto la notizia, buio pesto, da notte polare.

  • Alessandro Colla

    Sì, lo dicono anche loro che avevamo ragione. Ma che lo dicono a fare? Per autoproteggersi qualora in futuro la verità dovesse divenire di massa? Nel frattempo la gente continua a subire il terrore; chi ci crede l’articolo di Sara Monaci non lo legge, per chi non crede alla bufala c’è l’altra arma terroristica costituita dalle sanzioni. Se la procura di Bergamo troverà un capro espiatorio, finirà come il caso Palamara che è servito a rafforzare il partito dei pubblici ministeri fingendo di perseguire un sistema mentre invece se la sono presa soltanto con una persona perché considerata traditrice: non aveva in fondo abbandonato Magistratura Democratica? Il suo collega Grasso è stato più furbo: pur venendo da Magistratura Indipendente, per essere eletto si è candidato in Parlamento con Liberi e Uguali. Se non si è di sinistra ci si limita alla rivista e al varietà, la grande prosa e il cinema ti lasciano poco spazio; ancor meno la radio e la televisione. Questo nel mio miserrimo campo, figuriamoci nel terzo potere dello stato o nel giornalismo di regime.

    • MICHELE

      Purtroppo è così anche se dovessero fare inversione di rotta su larga scala lo farebbero solo per auto proteggersi questo è solo un altro atto del consueto componimento teatrale, un po’ di commedia, un po’ di tragedia, un po’ di melodramma, un po’ di mimo e avanti con la farsa, la recita cambia tono ma sempre recita rimane e gli spettatori applaudono eccome se applaudono, si finirà anche con la standing ovation.

  • MICHELE

    Riporto l’articolo di Sara Monaci del 18 Aprile sul Sole 24 ore.
    Covid, il “report fantasma” dell’Oms che mette a nudo le falle del sistema Italia.
    Si allarga il fronte dello scandalo internazionale sul report italiano dell’Oms, ritirato dopo solo 7 ore il 13 maggio 2020. L’inchiesta per epidemia colposa, coordinata dalla procura di Bergamo, ha messo in luce come l’autore del documento, il ricercatore Francesco Zambon, potrebbe aver subito pressioni dal vicario italiano dell’organizzazione, Ranieri Guerra, preoccupato delle ripercussioni politiche. Ora anche secondo la pm Maria Cristina Rota, l’Oms avrebbe accolto le indagini con «un muro di gomma», nel tentativo probabilmente di coprire presunte negligenze dello Stato italiano.
    Video: Oms, Ghebreyesus: «Pandemia di Covid ancora lontana dalla fine».
    Cosa metteva in luce di tanto scabroso il rapporto dedicato all’Italia? C’era sì l’assenza del piano pandemico, fermo di fatto al 2006. Ma c’era anche la critica dei sistemi sanitari e del modello regionale; l’assenza di terapie intensive adeguate; l’aumento della gravità delle altre malattie a causa del collasso del sistema sanitario; il contagio negli ospedali e nelle Rsa (con l’aumento della mortalità soprattutto in Lombardia); l’assenza di adeguate protezioni come le mascherine. E persino l’aumento della violenza familiare.
    Un quadro impietoso, riassumibile in qualche passaggio significativo. «Nel 2006, dopo la sindrome Sars, l’Italia approvò un piano nazionale pandemico, confermato nel 2017, con le linee guida per le regioni. Più recentemente il virus H1N1/09 nel 2009 e l’Ebola nel 2014 hanno posto l’attenzione sui rischi di tale fenomeno… il nuovo piano tuttavia rimase più teorico che pratico, con pochi investimenti». L’epidemia, viene ricordato, ha avuto in Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Veneto il suo epicentro. Per quanto riguarda il tracciamento, Veneto e Emilia Romagna hanno potuto fare affidamento sulla loro rete sanitaria, mentre altre regioni come la Lombardia «hanno dovuto combattere per dare vita al tracciamento». Il Sud, viene precisato, ha solo avuto più tempo per prepararsi.
    Dal primo caso di Codogno si comprese rapidamente che il vero problema erano le terapie intensive e «dopo pochi giorni il primo ospedale coinvolto non aveva già più letti ed è costretto a fronteggiare il trasferimento dei pazienti in altri ospedali». Prosegue: «Il 2 marzo sono ricoverati 2.036 pazienti, con 127 persone in terapia intensiva in Lombardia, 16 in Emilia Romagna e 14 in Veneto… I posti letto disponibili nelle regioni del Nord oscillano tra i 6 e i 12 ogni 100mila abitanti, mentre in Europa la media è di 12 ogni 100mila. C’erano in tutto 5.293 posti in tutta Italia durante il picco del 3 aprile, solo un mese e mezzo dopo 4.068 erano già occupati (con 29.010 ricoverati)». Tuttavia durante la fase di picco i posti in terapia intensiva sono stati aumentati rapidamente a 9.284. Il problema si è acuito con «gli operatori della salute diventati loro stessi un grande rischio di infezione. Si calcola che siano stati la causa fino al 10% dei casi di Covid. Tra l’11 marzo e il 30 aprile sono morti 153 dottori».
    A causare il problema negli ospedali è stata prima di tutto «la mancanza di adeguate protezioni, fatto che ha esposto gli operatori del sistema sanitario ad eccessivi e evitabili livelli di rischio. Gli ospedali non avevano prodotti di protezione come guanti, mascherine, respiratori, occhiali, visiere, camici e grembiuli». Ancora peggio nelle Rsa, dove «il 40,2% dei morti è associato al Covid», con un aumento «in Lombardia fino al 6,7%».
    Nel periodo del Covid sono diminuiti i ricoveri per altre malattie, e questo «suggerisce che un aumento significativo della mortalità può non essere spiegato del tutto con il Covid». Sostanzialmente: sono state trascurate altre patologie pericolose. Si ricorda che il ministro alla Salute ha dato «specifiche raccomandazioni per i malati di cancro», tuttavia «l’associazione Codice Viola ha rilevato che il 37% delle prime visite sono state cancellate, il 40% delle visite di controllo sono state spostate e due terzi delle operazioni sono state rimandate».
    Il sistema di isolamento e quarantene (in Lombardia fino a 28 giorni) ha causato a sua volta problemi. Ovviamente in famiglia il contagio è aumentato. Inoltre si è visto «l’attività fisica ridotta e il consumo di cibo spazzatura aumentato; problemi di relazione, depressione e aumento della violenza domestica». A fallire, viene sottolineato, è stato soprattutto il sistema regionale e i continui contenziosi fra livello locale e nazionale, mentre occorrerebbe una chiara catena di comando durante le emergenze.
    ORMAI LO DICONO ANCHE SULLA STAMPA IGENICA CHE AVEVAMO RAGIONE.

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