In Economia

DI MATTEO CORSINI

“Nel 2008, i banchieri centrali non sapevano realmente quanto debito ci fosse in circolazione e, per essere onesti, non lo sanno neanche adesso. Gli economisti di scuola austriaca potrebbero dire “non importa, lasciate stare il conteggio – tutto ciò che un banchiere centrale deve fare è osservare il tasso di interesse, il prezzo del credito, per sapere se le cose sono sfuggite di mano”. E potrebbero avere avuto ragione anche dopo il 1971 e fino a metà anni Novanta, ma da allora le economie e il credito che le stava guidando mutò in un universo che gli austriaci conservatori non avrebbero riconosciuto.” (W. H. Gross)

Bill Gross, capo di PIMCO e gestore obbligazionario di fama globale, da qualche tempo esprime perplessità sugli effetti che la politica monetaria ha prodotto e potrebbe produrre. Lo si può capire: quando gestisci portafogli obbligazionari e i rendimenti anche dei titoli a lunga scadenza sono compressi da una politica monetaria ultraespansiva, fornire (in prospettiva) risultati soddisfacenti diventa terribilmente complicato, se non si assume (molto) rischio di credito.

D’altra parte, i gestori obbligazionari hanno beneficiato per circa tre decenni del calo dei tassi dovuto in buona parte alle politiche monetarie espansive, realizzando capital gain significativi. Adesso si trovano a far fronte a rendimenti reali negativi e a rendimenti prospettici per i loro clienti che, al netto di commissioni e spese, potrebbero essere allo zero virgola zero per cento (quando non negativi). Da questo punto di vista ritengo condivisibile l’idea di Gross di aumentare il peso degli asset reali in portafoglio.

Tutto ciò detto, nell’affrontare il tema dell’eccesso di credito/debito, Gross cita anche gli economisti di scuola austriaca; e lo fa, a mio parere, in modo errato.

Mi viene il dubbio che Gross parli di scuola austriaca per sentito dire, anche perché non riuscirei a giustificare altrimenti quel riferimento agli “austriaci conservatori”. Non mi pare che gli austriaci possano essere considerati conservatori e non credo neppure che ci terrebbero. D’altra parte fu proprio uno dei massimi esponenti della scuola austriaca, Friedrich von Hayek, a spiegare perché non era un conservatore (nel libro “La società libera”).

Il fatto è che un economista di scuola austriaca avrebbe individuato nella politica manipolativa del tasso di interesse da parte della Fed l’innesco della conseguente espansione creditizia e della creazione di bolle. E’ proprio perché la moneta e il tasso di interesse sono stati sottratti al libero mercato e monopolizzati dallo Stato (concessi poi in submonopolio alla banca centrale) che i sistemi monetari tendono all’instabilità e i cicli economici vivono fasi di crescita insostenibile e di successive recessioni che puntualmente vengono tamponate con una politica monetaria ancora più espansiva di quella precedente creando un circolo vizioso che non promette nulla di buono per il futuro.

Un economista di scuola austriaca avrebbe pertanto suggerito di dare un’occhiata all’andamento degli aggregati monetari, e alla loro crescita per lungo tempo in doppia cifra. Se Gross vuole approfondire l’argomento può trovare diverse prove del fatto che gli economisti di scuola austriaca non erano affatto spaesati dalle nuove forme di creazione di credito favorite dall’ingegneria finanziaria. Sul sito mises.org (per fare un solo esempio) può trovare molto materiale interessante. Se non per impostare la sua politica di investimento, quanto meno per evitare di scrivere cose errate nel suo Investment Outlook mensile.

 

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Comments
  • Castrese Tipaldi

    Non solo ne parla per sentito dire, ma probabilmente quel sentito dire viene da Krugman o qualche altro giullare di corte.

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