In Anti & Politica, Economia

DI MATTEO CORSINI

“Tutti chiedono a Tremonti di ridurre le imposte (cioè le entrate dello Stato); impresa, come ognuno può capire, quasi impossibile. E’ come se a un tale che non arriva a fine mese riducessero lo stipendio.” (G. Turani)

Ero dal barbiere e, aspettando il mio turno, ho preso a sfogliare Il Resto del Carlino, quotidiano molto diffuso dalle mie parti. Mi sono trovato a leggere un articolo di Giuseppe Turani, sul quale non mi imbattevo da tempo (peraltro senza sentirne la mancanza).

Nel commentare la situazione economica italiana, Turani sostiene che non ci sia spazio per ridurre le tasse. A dire il vero lo sostengono in tanti, ma non tutti usano delle metafore fuorvianti come lui. Solitamente si fa notare che, data la mole di debito pubblico e la tensione sui mercati finanziari, ridurre le tasse è proibitivo. Sembra quasi che il risanamento di un bilancio, contrariamente a quanto avviene per famiglie e imprese, non possa essere basato su una riduzione di costi.

Giuliano Amato, bontà sua, alcuni mesi fa invocò un’imposta patrimoniale straordinaria, e arrivò a dire che se si fossero tagliate le spese sarebbero venuti meno i servizi pubblici essenziali. Come se con una spesa pubblica che supera la metà del Pil non ci fosse spazio per nessuna riduzione. Verrebbe da chiedersi come facciano da altre parti a non vivere di stenti, dato che hanno una spesa pubblica sovente molto inferiore alla nostra.

La metafora di Turani si inserisce più o meno nello stesso filone. A suo parere, ridurre le entrate sarebbe come ridurre lo stipendio a un tale che non arriva a fine mese. Nell’immaginario collettivo, il tale che non arriva a fine mese è il padre di famiglia che ha un lavoro precario e deve riuscire, con mille euro al mese, a mantenere se stesso, la moglie e due o tre figli. Una situazione nella quale, purtroppo, si trovano effettivamente molte persone, le quali, però, dovrebbero sentirsi offese vedendosi paragonare alla Repubblica italiana.

Il fatto è che ci sono anche persone che non arrivano a fine mese non perché abbiano uno stipendio insufficiente a coprire le spese per l’acquisto dei beni di prima necessità, bensì perché hanno le mani bucate.

Io credo che la Repubblica italiana sia assimilabile a questo tipo di persone, non certo ai precari con carichi familiari consistenti. Ne consegue che una “riduzione dello stipendio” non comporterebbe il raggiungimento automatico del lastrico, se accompagnata da una doverosa riduzione delle spese, molte delle quali del tutto parassitarie.

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  • FRANCESCO VARGIU

    SARò MOLTO BREVE DI SICURO TREMONTI OGNI FINE MESE CHIUDE IN ATTIVO COME TUTTI GLI ALTRI POLITICI. QUESTA PER ME è UNA BARZELLETTA STIAMO PAGANDO LE TASSE NON PER OPERE PUBBLICHE O PER LA SANITà MA PER SFAMARE I POLITICI CHE HANNO STIPENDI STRATOSFERICI VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA.
    P.S. HA CREATO PIù OPERE PUBBLICHE MUSSOLINI CHE NON TUTTA QUESTA IMMONDIZIA DI POLITICI CHE CI PRIVANO DELLA NOSTRA LIBERTà ALTRO CHE DEMOCRAZIA ……………………………

  • FRANCESCO VARGIU

    SARò MOLTO BREVE DI SICURO TREMONTI OGNI FINE MESE CHIUDE IN ATTIVO COME TUTTI GLI ALTRI POLITICI. QUESTA PER ME è UNA BARZELLETTA STIAMO PAGANDO LE TASSE NON PER OPERE PUBBLICHE O PER LA SANITà MA PER SFAMARE I POLITICI CHE HANNO STIPENDI STRATOSFERICI VERGOGNA VERGOGNA VERGOGNA.
    P.S. HA CREATO PIù OPERE PUBBLICHE MUSSOLINI CHE NON TUTTA QUESTA IMMONDIZIA DI POLITICI CHE CI PRIVANO DELLA NOSTRA LIBERTà ALTRO CHE DEMOCRAZIA ……………………………

  • mauro meneghini

    E una cosa hanno in comune politici e burocrati: l’ideologia dell’intolleranza. Non possono sopportare che gli altri uomini pensino diversamente o vogliano qualcosa d’altro. Ritengono la loro ideologia più importante del destino dei cittadini del fatto che i cittadini hanno problemi che con la politica possono essere risolti. Ideologi non portano avanti la nostra esistenza; risolutori di problemi, di questo abbiamo bisogno, la classe media, la borghesia con misura e mezzi, con buon senso e con cuore di questo abbiamo necessità. Noi libertari asseriamo che siamo tutti uguali solo davanti alla legge, ma per il resto siamo molto diversi uno dall’altro ed ognuno ha il diritto di trovare la propria via alla felicità.
    E quante stupidaggini dobbiamo sentire e sopportare, del pericolo del libero mercato, selvaggio e senza regole, dove il pesce grosso mangia quello piccolo. Questi sono scenari di favola per bambini. Questo non ha nulla a che fare con una politica seria. In Germania di oltre 80 milioni d’abitanti oltre 60 milioni hanno amministrazioni locali e regionali in cui prevale il governo liberale e lì chiunque può riconoscere che nessuna rete di solidarietà è stata rimossa. Al contrario dove governano i liberali si dimostra che una buona amministrazione e la giustizia sociale non sono in contrasto fra di loro, anzi sono strettamente collegate. La giustizia sociale si realizza quando vi sono i mezzi. Non vogliamo che la ricchezza cali. L’ingiustizia sociale in Italia dopo anni di gestione catto-comunista anziché diminuire cresce perché diminuiscono i mezzi, quando la classe media diminuisce, anche i mezzi calano e la borghesia italiana è drammaticamente calata in questi ultimi 15 anni: erano circa 2/3 della società oggi si è ridotta a meno della metà, e quando la classe media diminuisce cresce il pericolo di una frattura nella società, quando la classe media, collante della società, cala ecco il pericolo della spaccatura della società fra ricchi e poveri. Noi libertari non vogliamo vivere in un paese dove esistono solo ricchi e poveri. Lasciamo crescere la borghesia, facciamo una borghesia numerosa e forte ed anche la giustizia sociale crescerà.
    Dobbiamo sentirci dire che noi libertari pensiamo solo alla riforma fiscale e al nostro modello di sanità. Quante stupidaggini. In Italia, ma anche nel resto d’Europa, il super ricco può cercarsi nel mondo lo Stato dove più gli conviene abitare, dove paga meno tasse; chi è veramente ricco non è confrontato con la catastrofica situazione del sistema sanitario, può garantirsi le migliori prestazioni mediche in assoluto nel mondo. Per il povero, che nulla ha, certo che lo stato alla fine in qualche maniera interviene. Ma cosa succede ai cittadini che hanno un po’ meno di tutto e più di niente? Per queste persone si ingaggiano solo i libertari. 47% dei cittadini italiani produce il 94% delle entrate fiscali dello Stato. Queste sono dinamiche che non possono funzionare. Non possiamo continuare ad aumentare il carico di chi tira il carretto. Questa è la base del nostro ragionamento e per cui è indispensabile, urgente e irrimandabile una riforma fiscale: deve tornare ad essere conveniente lavorare. Prestazioni devono convenire e chi lavora deve permettersi di più di chi non lavora, altrimenti non vi è giustizia sociale.
    Per chiunque in Europa, in Italia deve esserci la differenza fra chi la mattina si alza e lavora e chi rimane a letto. Se non vi è più alcuna differenza fra chi si alza e chi resta a dormire è chiaro che chiunque resta a dormire. La ragazza madre che lavora alla cassa del supermercato che si da da fare per lei e per la sua piccola famiglia deve avere maggiori possibilità e un migliore tenore di vita rispetto alla possibilità di essere nelle liste di disoccupazione e magari fa un paio di ore in nero. Ci deve essere una differenza se un apprendista fa gli straordinari in officina, oppure no, se è diligente oppure no, arriva a casa un paio di ore più tardi oppure no, anche per lui il maggior sforzo deve valerne la pena. Non è più tollerabile che a causa della progressione fiscale un lavoratore che si dedica, si applica è diligente si trovi in busta paga con un 200,00 € di più che vengono totalmente fagocitate dal sistema fiscale. Vogliamo uscire dalla crisi: dobbiamo essere più prestanti, più efficienti. Se vogliamo introdurre una maggiore efficienza nel sistema economico dobbiamo introdurre un sistema fiscale che riconosca e premi l’efficienza. Dobbiamo reintrodurre la meritocrazia. Chi più fa più guadagna. Proponiamo un immediata defiscalizzazione delle famiglie. Un assurdo del nostro sistema fiscale è che per un figlio si hanno minori deduzioni che non per un adulto. Qui si nasconde l’assurda logica del sistema fiscale. Si ritiene che un bambino costi meno di un adulto. Ma basta guardarsi intorno per accorgersi che proprio nella fase dell’educazione, dell’istruzione i figli richiedono il maggior sforzo economico e che si spende molto di più che per un adulto. Noi proponiamo quindi che una famiglia di 4 persone abbia una franchigia di 50.000,00 € e solo al superamento di tale valore paghi all’erario per la maggior somma un 19% di imposte. Questa è la politica fiscale più equa e sociale che l’Italia-Europa possa introdurre. Molto più equa e sociale di qualsiasi bandiera rossa il primo maggio.
    I partiti, tutti, di destra, di sinistra, di centro sia centristi che autonomisti ci dicono che non è possibile una simile riforma fiscale; un sistema semplice ed affidabile non è possibile. Non possiamo permettercelo. Noi libertari diciamo non possiamo più permetterci di non introdurre un simile sistema fiscale. Noi libertari diamo quotidianamente al governo, ai partiti, ai burocrati all’opinione pubblica possibilità, soluzioni di come risparmiare soldi pubblici. Nell’ultimo anno 300 proposte di come si potrebbero eliminare sprechi e inutili spese, affinché si liberino risorse da dedicare ai superiori compiti statali. A cosa conduce l’attuale sistema fiscale lo vediamo in Italia, è quotidianamente sotto gli occhi di tutti nel mondo del lavoro nero: 190 miliardi all’anno quasi la metà del bilancio statale. Se con un sistema fiscale equo ci fosse possibile recuperare solo un 20% di tale importo si creerebbero risorse per dare risposte alle aspettative delle giovani generazioni. Un sistema fiscale equo non rovina le casse statali, un sistema fiscale equo è la condizione per un sano bilancio statale. Negli ultimi 15 anni sia i governi di destra che di sinistra hanno cercato di risanare i conti pubblici con un aumento della pressione fiscale. Questa politica ci ha portati alla definitiva rovina dei conti pubblici ad un debito pubblico come mai avevamo avuto nella nostra storia. Noi qui chiediamo un nuovo inizio che con questo sistema fiscale permetteranno nuove opportunità di lavoro, nuovi posti di formazione e questa è la chiave per un sano bilancio statale.
    E’ terribile vedere come vengono spesi i soldi pubblici in Italia. Non è credibile il ministro delle finanze, il campione del mondo del deficit di bilancio, ci racconta che sbagliamo, proprio lui che si è fatto eleggere con certi obiettivi e una volta nella stanza dei bottoni si comporta esattamente all’opposto, che ci critica, lo stesso ministro delle finanze che notte tempo trova 4 miliardi di € per la rottamazione delle automobili. Senza dover avvisare nessuno. E’ logico se te li danno li prendi, ma cosa stia succedendo nel mercato automobilistico adesso che i contributi stanno scadendo e cosa succederà ai fatturati dell’industria automobilistica quando i contributi finiranno. Lo sappiamo quali crolli di fatturato ci saranno, l’anno prossimo i cittadini non ricompreranno un’automobile nuova perché quest’anno è stato così bello. Ma chi se ne frega se la dovranno vedere chi verrà dopo. Contemporaneamente, sappiamo, che nella classe media vengono ridotti i posti di lavoro, commercianti di auto usate, officine, lì sono aziende i cui posti di lavoro si contano sulle dita di una mano, lì non ci sono sindacati, assemblee operaie la gente sta a casa e basta. Chi nottetempo trova 4 miliardi per la rottamazione non può venire a raccontarci che per istruzione, per il sistema fiscale, per le giovani generazioni non ci sono più soldi. Questo noi libertari non vogliamo più sentirlo.
    Questa nazione deve decidere per cosa vengono spesi i soldi pubblici: si sta sempre più parlando di un minimo sociale, oltre a questo alle gabbie salariali con liberà impositiva regionale. Cosa interessa ad un prestatore d’opera vedere sulla busta paga un importo lordo più alto e ricevere un netto appena appena maggiore in quanto buona parte dell’aumento è stato sottratto per le addizionali regionali? Non possiamo accettare che i partiti al governo giurino e spergiurino su una riduzione del cuneo fiscale e poi effettivamente i lavoratori ricevano meno salario. Noi libertari siamo i veri difensori dei lavoratori.
    E’ incredibile come nelle varie tavole rotonde o confronti politici gli esponenti libertari vengano puntualmente esclusi. Questo è un segno dell’arroganza del potere. E questo è indicativo di quanto sia pericolosa questa partitocrazia per la democrazia.
    Parliamo di bilanci, il peso fiscale ha raggiunto livelli mai raggiunti prima, le spese sono state incrementate, i dipendenti pubblici hanno ricevuto aumenti, sono state incrementate le spese militari, come quando l’economia cresceva come quando si discuteva se l’aumento del PIL era merito di Berlusconi o di Prodi, hanno continuato a fare debiti, basta che aumentiamo il debito pubblico di 0,75% e l’anno prossimo dovremo pagare 100 miliardi solo d’interessi. Chi in buoni anni non è riuscito a cavarsela senza fare debiti e a fare una solida politica di bilancio non è credibile quando in periodi di magra fa debiti.
    Questo sistema ci ha fatto perdere il futuro, gestire la crisi è una cosa, quello di cui ha bisogno l’Italia è un progetto per il futuro, e un governo che si occupa solo della quotidianità perde la prospettiva del domani. Un governo che trova 4 miliardi per le vecchie automobili, per il terremoto dell’Abruzzo ma non parla più di formazione, lavoro sviluppo è un governo che va liquidato. Noi progettiamo che forza vorremo avere fra 15-20 anni, non vogliamo essere l’ultima generazione del benessere. Per cui non abbiamo bisogno di governi che gestiscano solo la crisi ma governi che sappiano progettare il futuro. E questo può accadere solo con noi con le nostre idee libertarie.
    70% dei posti di lavoro e 80% della formazione professionale viene fatta dalla classe media. Noi libertari stiamo quindi per la borghesia, per un mercato libero, libero da caste, potentati, privilegi o monopoli.
    Per noi libertari è più di buon senso economico, tenuta sociale, il principio della libertà, libertà di essere responsabili, non lasciatevi convincere da chi dice che vogliamo una società alla Robinson Crosue, dove uno deve ascoltare se stesso Venerdì e la cosa finisce lì. Quello che chiediamo è libertà di essere responsabili per se stessi e per il prossimo. Quando un maneger fa tutta una serie di errori, Cimoli insegna, viene liquidato con milioni di euro e deve scontare i suoi errori con una nuova carica o su qualche isola caraibica all’ombra delle palme. Quando un cittadino del ceto medio ha sbagliato risponde personalmente con tutto il suo patrimonio e magari deve mettere a garanzia anche la casa della nonna perché tutti sappiamo quanto in questi momenti sia difficile ricevere credito. Per cui ribadiamo: è giusto che chi ha tante responsabilità guadagni tanto, ma quando commette degli errori deve risponderne come qualsiasi cittadino medio. Questa è la cultura della responsabilità che vogliamo reintrodurre nella società italiana.
    Noi libertari vogliamo uno stato minimo il cui compito è: salvaguardare i legittimi titoli di proprietà, garantire l’integrità della persona, la libertà di movimento e d’espressione dei cittadini. Tutto il resto lo deve fare il mercato i privati che hanno dimostrato di saperlo fare meglio e in maniera più conveniente.
    La libertà è come la salute la si apprezza solo quando la si ha perduta. Il nostro motto è essere tolleranti ma siamo drasticamente inflessibilmente intolleranti con gli intolleranti. Siamo contro la criminalità ma siamo contro chi vorrebbe introdurre nella rete una sorte e qualsiasi tipo di censura e che venga istituita una polizia che censuri la rete con la scusa di difenderci dalla criminalità. Chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere e noi libertari non vogliamo uno stato che controlli i nostri pensieri, comunicazioni, corrispondenza.
    A chi ci contatta con movimenti diversivi a chi la mattina ci critica e la sera ci invita a nozze diciamo: siamo libertari ma non stupidi.

    • leonardofaccoeditore

      BRAVO MAURO

  • mauro meneghini

    E una cosa hanno in comune politici e burocrati: l’ideologia dell’intolleranza. Non possono sopportare che gli altri uomini pensino diversamente o vogliano qualcosa d’altro. Ritengono la loro ideologia più importante del destino dei cittadini del fatto che i cittadini hanno problemi che con la politica possono essere risolti. Ideologi non portano avanti la nostra esistenza; risolutori di problemi, di questo abbiamo bisogno, la classe media, la borghesia con misura e mezzi, con buon senso e con cuore di questo abbiamo necessità. Noi libertari asseriamo che siamo tutti uguali solo davanti alla legge, ma per il resto siamo molto diversi uno dall’altro ed ognuno ha il diritto di trovare la propria via alla felicità.
    E quante stupidaggini dobbiamo sentire e sopportare, del pericolo del libero mercato, selvaggio e senza regole, dove il pesce grosso mangia quello piccolo. Questi sono scenari di favola per bambini. Questo non ha nulla a che fare con una politica seria. In Germania di oltre 80 milioni d’abitanti oltre 60 milioni hanno amministrazioni locali e regionali in cui prevale il governo liberale e lì chiunque può riconoscere che nessuna rete di solidarietà è stata rimossa. Al contrario dove governano i liberali si dimostra che una buona amministrazione e la giustizia sociale non sono in contrasto fra di loro, anzi sono strettamente collegate. La giustizia sociale si realizza quando vi sono i mezzi. Non vogliamo che la ricchezza cali. L’ingiustizia sociale in Italia dopo anni di gestione catto-comunista anziché diminuire cresce perché diminuiscono i mezzi, quando la classe media diminuisce, anche i mezzi calano e la borghesia italiana è drammaticamente calata in questi ultimi 15 anni: erano circa 2/3 della società oggi si è ridotta a meno della metà, e quando la classe media diminuisce cresce il pericolo di una frattura nella società, quando la classe media, collante della società, cala ecco il pericolo della spaccatura della società fra ricchi e poveri. Noi libertari non vogliamo vivere in un paese dove esistono solo ricchi e poveri. Lasciamo crescere la borghesia, facciamo una borghesia numerosa e forte ed anche la giustizia sociale crescerà.
    Dobbiamo sentirci dire che noi libertari pensiamo solo alla riforma fiscale e al nostro modello di sanità. Quante stupidaggini. In Italia, ma anche nel resto d’Europa, il super ricco può cercarsi nel mondo lo Stato dove più gli conviene abitare, dove paga meno tasse; chi è veramente ricco non è confrontato con la catastrofica situazione del sistema sanitario, può garantirsi le migliori prestazioni mediche in assoluto nel mondo. Per il povero, che nulla ha, certo che lo stato alla fine in qualche maniera interviene. Ma cosa succede ai cittadini che hanno un po’ meno di tutto e più di niente? Per queste persone si ingaggiano solo i libertari. 47% dei cittadini italiani produce il 94% delle entrate fiscali dello Stato. Queste sono dinamiche che non possono funzionare. Non possiamo continuare ad aumentare il carico di chi tira il carretto. Questa è la base del nostro ragionamento e per cui è indispensabile, urgente e irrimandabile una riforma fiscale: deve tornare ad essere conveniente lavorare. Prestazioni devono convenire e chi lavora deve permettersi di più di chi non lavora, altrimenti non vi è giustizia sociale.
    Per chiunque in Europa, in Italia deve esserci la differenza fra chi la mattina si alza e lavora e chi rimane a letto. Se non vi è più alcuna differenza fra chi si alza e chi resta a dormire è chiaro che chiunque resta a dormire. La ragazza madre che lavora alla cassa del supermercato che si da da fare per lei e per la sua piccola famiglia deve avere maggiori possibilità e un migliore tenore di vita rispetto alla possibilità di essere nelle liste di disoccupazione e magari fa un paio di ore in nero. Ci deve essere una differenza se un apprendista fa gli straordinari in officina, oppure no, se è diligente oppure no, arriva a casa un paio di ore più tardi oppure no, anche per lui il maggior sforzo deve valerne la pena. Non è più tollerabile che a causa della progressione fiscale un lavoratore che si dedica, si applica è diligente si trovi in busta paga con un 200,00 € di più che vengono totalmente fagocitate dal sistema fiscale. Vogliamo uscire dalla crisi: dobbiamo essere più prestanti, più efficienti. Se vogliamo introdurre una maggiore efficienza nel sistema economico dobbiamo introdurre un sistema fiscale che riconosca e premi l’efficienza. Dobbiamo reintrodurre la meritocrazia. Chi più fa più guadagna. Proponiamo un immediata defiscalizzazione delle famiglie. Un assurdo del nostro sistema fiscale è che per un figlio si hanno minori deduzioni che non per un adulto. Qui si nasconde l’assurda logica del sistema fiscale. Si ritiene che un bambino costi meno di un adulto. Ma basta guardarsi intorno per accorgersi che proprio nella fase dell’educazione, dell’istruzione i figli richiedono il maggior sforzo economico e che si spende molto di più che per un adulto. Noi proponiamo quindi che una famiglia di 4 persone abbia una franchigia di 50.000,00 € e solo al superamento di tale valore paghi all’erario per la maggior somma un 19% di imposte. Questa è la politica fiscale più equa e sociale che l’Italia-Europa possa introdurre. Molto più equa e sociale di qualsiasi bandiera rossa il primo maggio.
    I partiti, tutti, di destra, di sinistra, di centro sia centristi che autonomisti ci dicono che non è possibile una simile riforma fiscale; un sistema semplice ed affidabile non è possibile. Non possiamo permettercelo. Noi libertari diciamo non possiamo più permetterci di non introdurre un simile sistema fiscale. Noi libertari diamo quotidianamente al governo, ai partiti, ai burocrati all’opinione pubblica possibilità, soluzioni di come risparmiare soldi pubblici. Nell’ultimo anno 300 proposte di come si potrebbero eliminare sprechi e inutili spese, affinché si liberino risorse da dedicare ai superiori compiti statali. A cosa conduce l’attuale sistema fiscale lo vediamo in Italia, è quotidianamente sotto gli occhi di tutti nel mondo del lavoro nero: 190 miliardi all’anno quasi la metà del bilancio statale. Se con un sistema fiscale equo ci fosse possibile recuperare solo un 20% di tale importo si creerebbero risorse per dare risposte alle aspettative delle giovani generazioni. Un sistema fiscale equo non rovina le casse statali, un sistema fiscale equo è la condizione per un sano bilancio statale. Negli ultimi 15 anni sia i governi di destra che di sinistra hanno cercato di risanare i conti pubblici con un aumento della pressione fiscale. Questa politica ci ha portati alla definitiva rovina dei conti pubblici ad un debito pubblico come mai avevamo avuto nella nostra storia. Noi qui chiediamo un nuovo inizio che con questo sistema fiscale permetteranno nuove opportunità di lavoro, nuovi posti di formazione e questa è la chiave per un sano bilancio statale.
    E’ terribile vedere come vengono spesi i soldi pubblici in Italia. Non è credibile il ministro delle finanze, il campione del mondo del deficit di bilancio, ci racconta che sbagliamo, proprio lui che si è fatto eleggere con certi obiettivi e una volta nella stanza dei bottoni si comporta esattamente all’opposto, che ci critica, lo stesso ministro delle finanze che notte tempo trova 4 miliardi di € per la rottamazione delle automobili. Senza dover avvisare nessuno. E’ logico se te li danno li prendi, ma cosa stia succedendo nel mercato automobilistico adesso che i contributi stanno scadendo e cosa succederà ai fatturati dell’industria automobilistica quando i contributi finiranno. Lo sappiamo quali crolli di fatturato ci saranno, l’anno prossimo i cittadini non ricompreranno un’automobile nuova perché quest’anno è stato così bello. Ma chi se ne frega se la dovranno vedere chi verrà dopo. Contemporaneamente, sappiamo, che nella classe media vengono ridotti i posti di lavoro, commercianti di auto usate, officine, lì sono aziende i cui posti di lavoro si contano sulle dita di una mano, lì non ci sono sindacati, assemblee operaie la gente sta a casa e basta. Chi nottetempo trova 4 miliardi per la rottamazione non può venire a raccontarci che per istruzione, per il sistema fiscale, per le giovani generazioni non ci sono più soldi. Questo noi libertari non vogliamo più sentirlo.
    Questa nazione deve decidere per cosa vengono spesi i soldi pubblici: si sta sempre più parlando di un minimo sociale, oltre a questo alle gabbie salariali con liberà impositiva regionale. Cosa interessa ad un prestatore d’opera vedere sulla busta paga un importo lordo più alto e ricevere un netto appena appena maggiore in quanto buona parte dell’aumento è stato sottratto per le addizionali regionali? Non possiamo accettare che i partiti al governo giurino e spergiurino su una riduzione del cuneo fiscale e poi effettivamente i lavoratori ricevano meno salario. Noi libertari siamo i veri difensori dei lavoratori.
    E’ incredibile come nelle varie tavole rotonde o confronti politici gli esponenti libertari vengano puntualmente esclusi. Questo è un segno dell’arroganza del potere. E questo è indicativo di quanto sia pericolosa questa partitocrazia per la democrazia.
    Parliamo di bilanci, il peso fiscale ha raggiunto livelli mai raggiunti prima, le spese sono state incrementate, i dipendenti pubblici hanno ricevuto aumenti, sono state incrementate le spese militari, come quando l’economia cresceva come quando si discuteva se l’aumento del PIL era merito di Berlusconi o di Prodi, hanno continuato a fare debiti, basta che aumentiamo il debito pubblico di 0,75% e l’anno prossimo dovremo pagare 100 miliardi solo d’interessi. Chi in buoni anni non è riuscito a cavarsela senza fare debiti e a fare una solida politica di bilancio non è credibile quando in periodi di magra fa debiti.
    Questo sistema ci ha fatto perdere il futuro, gestire la crisi è una cosa, quello di cui ha bisogno l’Italia è un progetto per il futuro, e un governo che si occupa solo della quotidianità perde la prospettiva del domani. Un governo che trova 4 miliardi per le vecchie automobili, per il terremoto dell’Abruzzo ma non parla più di formazione, lavoro sviluppo è un governo che va liquidato. Noi progettiamo che forza vorremo avere fra 15-20 anni, non vogliamo essere l’ultima generazione del benessere. Per cui non abbiamo bisogno di governi che gestiscano solo la crisi ma governi che sappiano progettare il futuro. E questo può accadere solo con noi con le nostre idee libertarie.
    70% dei posti di lavoro e 80% della formazione professionale viene fatta dalla classe media. Noi libertari stiamo quindi per la borghesia, per un mercato libero, libero da caste, potentati, privilegi o monopoli.
    Per noi libertari è più di buon senso economico, tenuta sociale, il principio della libertà, libertà di essere responsabili, non lasciatevi convincere da chi dice che vogliamo una società alla Robinson Crosue, dove uno deve ascoltare se stesso Venerdì e la cosa finisce lì. Quello che chiediamo è libertà di essere responsabili per se stessi e per il prossimo. Quando un maneger fa tutta una serie di errori, Cimoli insegna, viene liquidato con milioni di euro e deve scontare i suoi errori con una nuova carica o su qualche isola caraibica all’ombra delle palme. Quando un cittadino del ceto medio ha sbagliato risponde personalmente con tutto il suo patrimonio e magari deve mettere a garanzia anche la casa della nonna perché tutti sappiamo quanto in questi momenti sia difficile ricevere credito. Per cui ribadiamo: è giusto che chi ha tante responsabilità guadagni tanto, ma quando commette degli errori deve risponderne come qualsiasi cittadino medio. Questa è la cultura della responsabilità che vogliamo reintrodurre nella società italiana.
    Noi libertari vogliamo uno stato minimo il cui compito è: salvaguardare i legittimi titoli di proprietà, garantire l’integrità della persona, la libertà di movimento e d’espressione dei cittadini. Tutto il resto lo deve fare il mercato i privati che hanno dimostrato di saperlo fare meglio e in maniera più conveniente.
    La libertà è come la salute la si apprezza solo quando la si ha perduta. Il nostro motto è essere tolleranti ma siamo drasticamente inflessibilmente intolleranti con gli intolleranti. Siamo contro la criminalità ma siamo contro chi vorrebbe introdurre nella rete una sorte e qualsiasi tipo di censura e che venga istituita una polizia che censuri la rete con la scusa di difenderci dalla criminalità. Chi non ha nulla da nascondere non ha nulla da temere e noi libertari non vogliamo uno stato che controlli i nostri pensieri, comunicazioni, corrispondenza.
    A chi ci contatta con movimenti diversivi a chi la mattina ci critica e la sera ci invita a nozze diciamo: siamo libertari ma non stupidi.

    • leonardofaccoeditore

      BRAVO MAURO

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