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BERGOGLIODI GIOVANNI BIRINDELLI

Papa Bergoglio: “Penso alla situazione precaria dei lavoratori italiani dei call center: auspico che su tutto prevalga sempre la dignità della persona umana e non gli interessi particolari”.

Nei rapporti di lavoro viene rispettata la dignità di una persona solo nei limiti cui viene rispettata la libertà contrattuale. Per quanto una persona possa ritenere insoddisfacenti le proprie particolari condizioni di lavoro, la sua dignità non sarà minimamente lesa se essa ha accettato quelle condizioni volontariamente, se è libera di interrompere il lavoro in ogni momento e se nella definizione di quelle condizioni non c’è stata alcuna forma di aggressione o di intrusione coercitiva.

I contratti sono funzionali allo scambio economico. Lo scambio economico è funzionale agli interessi particolari delle parti contrattuali: esso non avverrebbe se entrambe le parti non ritenessero di migliorare, grazie allo scambio volontario, la loro condizione. Quindi il trade-off fra dignità della persona e interessi particolari suggerito da Bergoglio è privo di senso, come del resto lo sono tutte le esternazioni ‘economiche’ di questo soggetto.

È vero che i lavoratori italiani dei call center, così come tutti gli altri lavoratori e soprattutto i loro datori di lavoro, vedono calpestata ogni giorno la loro dignità. Questo avviene a causa del fatto che il potere politico viola sistematicamente la libertà contrattuale delle persone. Fra i rapporti di lavoro ‘regolarizzati’ non credo che oggi ne esista nemmeno uno in Italia in cui sia rispettata la dignità della persona, cioè la libertà contrattuale.

Come tutti coloro che confondono la dignità della persona con particolari vantaggi nelle condizioni di lavoro ottenuti coercitivamente da (o per) alcuni a scapito di altri, Bergoglio lavora attivamente ogni giorno affinché sia umiliata sempre più la dignità dell’individuo.

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Showing 12 comments
  • Alessandro Colla

    Se per potere contrattuale si intende regolamentazione allora la contrapposizione c’è. Ma se c’è libertà contrattuale, io “posso” fissare il prezzo della mia prestazione. Se posso vuol dire che ho acquisito un potere. Diversa la contrattazione collettiva obbligatoria. Lì il potere è dei sindacati che dicono di tutelare gli iscritti ma in realtà tutelano i privilegi dei dirigenti sindacali. Sarà forse solo una questione linguistica ma il verbo “potere” non è necessariamente sinonimo del “potere” come sostantivo. Spero, comunque, che il parroco del paese di Luigi Appiani abbia pronunciato quelle parole come critica e non come apologia. Ricambio i saluti e mi auguro di … “poter” presto conoscere il paese di cui si tratta.

  • Antonio Abate

    No quando si parla di libertà contrattuale si parla di libertà contrattuale. Significa semplicemente libertà contrattuale. Si contrappone alla regolamentazione contrattuale. Se si fissano per legge il salario minimo o il salario massimo, non c’è libertà contrattuale. Questo
    Il potere contrattuale è un’altra cosa e riguarda il singolo individuo, se ne ha o non ne ha non è affare dello Stato o della collettività. Falsare artificiosamente il potere contrattuale di una categoria di individui significa ipso facto eliminare la libertà contrattuale di cui sopra. Quindi libertà contrattuale e potere contrattuale non sono sinonimi nè tantomeno la prima presuppone la seconda.

  • Alessandro Colla

    La teoria liberista è spesso criticata prorio perché considerata troppo pratica, oggettivista e poco incline ai sogni. Ed è sostanzialmente contro gli ordini professionali. Tra l’altro nulla vieta ai centralinisti di consorziarsi e formare un albo. Non è vero che si abbia la libertà quando si ha il potere. E’ vero che si acquista potere, specie contrattuale, quando si ha la libertà e quando questa è garantita a tutti. L’azienda rimane bloccata perché io non firmo un contratto che non mi piace? E allora? Chi se ne importa! Con questo principio, se io rifiuto una merce perché giudico il prezzo inadeguato dovrei preoccuparmi perché il negoziante rimane bloccato? Se non esistesse l’obbligo della contrattazione collettiva, i casi di dignità calpestata sarebbero rarissimi. Proprio per questo le varianti della “Rerum Novarum” non ne parlano. E’ meglio avere sempre “i poveri con sé”, in modo da poterli sottomettere. Ecco la sincerità degli amici dei poveri e dei difensori del “proletariato”.

    • Appiani Luigi

      @Alessandro
      bravissimo e chiarissimo commento.
      ‘loro’ han tutto l’interesse a mantenere le cose come sono.
      il parroco del mio paese diceva: ”teneteli poveri ed ignoranti e saranno umili e servizievoli”.
      vale per loro e pure per i sindacati.
      Saluti

    • Vincenzo

      Nessuno si preoccupa se l’azienda resta bloccata. Perché, chiaramente, non si bloccherebber nulla: di potenziali operatori di call center ne trovi quanti ne vuoi.
      Essere contrari agli ordini, cosa che mi trova d’accordo quando questi diventano caste dove non entri se non sei parente o amico di, e suggerire un consorzio mi sembrano leggermente in contraddizione.
      La contrattazione collettiva obbligatoria la si può anche abolire. Resta il fatto che si siano disparità di forze tra le parti e le leggi, Stato o non Stato, comunque, dovrebbero intervenire ad attenuarle. Basterebbe seguire il principio del non fare agli altri quello che non vorremmo che fosse fatto a noi. Esempio:Lavoreremmo per uno stipendio da fame? No! Allora non possiamo pretendere che gli altri lo facciano per noi.

      • christian

        Infatti nessuno dovrebbe pretendere nulla da nessuno. Se per me il tuo lavoro vale zero o quasi tu non puoi pretendere che lo paghi cento.
        Gli ordini (quelli professionali si intende) sono istituiti per legge i consorzi sono libera associazioni. Nessuna contraddizione, a meno che non ritiene che anche i consorzi debbano esister solo per legge. La contraddizione è che prima tu dici che si può anche abolire la contrattazione collettiva obbligatoria e poi insisti che lo stato debba comunque intervenire (che è come ritornare alla contrattazione collettiva).
        Ma visto che insisti che le stato debba intervenire con leggi apposite per appianare le disparità di forze tra le parti mi sembra giusto che sia lo stato a decidere quanto tu debba pagare la donna delle pulizie, il portinaio, la badante ecc…, i poverini hanno poca forza contrattuale in quanto potresti rivolgerti a qualcun altro che chiede un compenso inferiore. E non sognarti di licenziare la donna delle pulizie o fare le pulizie per conto tuo, altrimenti è giusto che questa ti faccia una bella vertenza sindacale e ti facci anche pagare i danni per lo stress causato. Goditi la tua donna delle pulizie a 50 euro l’ora.

  • Antonio Abate

    Libertà contrattuale. Non potere contrattuale.

    • Vincenzo

      Se non hai il secondo, non puoi avere la prima.

  • Vincenzo

    La libertà contrattuale nei call center, come no! Se a uno non va bene l’offerta del datore di lavoro, poi l’azienda rischia di restare bloccata!
    La libertà contrattuale ce l’hai quando hai un potere contrattuale. Quando una determinata attività o la fai tu, perché è una attività che richieda competenze complesse o quelli iscritti a un determinato albo, o niente. Ce l’hanno gli avvocati, i medici, per esempio, non un operatore di call center. E’ oggettivo nel mondo pratico, al di là di qualsiasi teroria liberista!

  • Alessandro Colla

    Per me andrebbe bene anche più politica che preghiera. Ma dovrebbe essere intelligentemente rivolta alla soluzione reale del problema povertà. Non bassa demagogia per ottenere il consenso degli incolti. Contribuire a lasciarli tali potrebbe essere considerato peccato mortale.

  • Albert Nextein

    Più preghiera e meno politica.

  • Pedante

    http://giacintobutindaro.org/wp-content/uploads/2013/03/bergoglio-mano-nascosta.jpg

    “interessi particolari” – Da quale pulpito la predica?

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