In Economia

DI MATTEO CORSINI

“Le pensioni sono keynesiane? Le spese militari esorbitanti sono keynesiane? E’ una novità. Anche i salvataggi delle banche, comunque la pensiate al riguardo, non hanno nulla a che fare con il modello keynesiano in sé e per sé… Il keynesianesimo non consiste nel cantare le lodi del big government, consiste nell’analizzare le recessioni attraverso la lente di un modello economico secondo cui un temporaneo incremento della spesa può aiutare, in determinate circostanze, a ridurre la disoccupazione… Non spero certo che questo basti. Per capire veramente quello che dicono le persone come me bisogna andare oltre gli slogan grossolani e le panacee semplicistiche. Il problema è ovvio.” (P. Krugman)

Commentando un articolo pubblicato sul Financial Times che poneva in rilievo i fallimenti delle politiche keynesiane, Krugman, come spesso gli capita, è ricorso all’unica arma a disposizione di chi non ha argomenti: dare del deficiente a chi la pensa diversamente da lui. Questo, in sostanza, è il senso delle parole conclusive che ho riportato.

Pochi giorni prima di scrivere quel trafiletto intriso di livore, Krugman aveva scritto che gli Usa potrebbero uscire dai guai se, temendo un attacco da parte degli alieni, mettessero in secondo piano i timori sugli eccessi di deficit e inflazione e procedessero a un massiccio intervento in deficit spending per contrastare la minaccia degli extraterrestri.

Probabilmente quelle non sarebbero, secondo Krugman, “spese militari esorbitanti”. Magari è convinto che in futuro tutti vorrebbero vivere in un bunker, a prescindere dalle minacce degli alieni. Se così non fosse, chiaramente delle due l’una: o la minaccia è concreta, e allora Krugman invoca una catastrofe per risollevare l’economia (qualcuno lo potrebbe definire un menagramo), oppure la minaccia non è credibile, e allora si tratterebbe dell’ennesima catasta di miliardi buttati via, con effetti solo temporanei sul Pil e più duraturi sul debito pubblico.

D’altra parte, Krugman dice di essere keynesiano (e nessuno lo mette in dubbio, ci mancherebbe), per cui il massiccio piano di spesa per contrastare gli alieni suppongo sia un provvedimento keynesiano. Si tratterebbe, in sostanza di un incremento di spesa volto a sostenere la domanda aggregata e a creare posti di lavoro (sulle controindicazioni di queste spese non intendo scrivere in questa sede).

Ma se quello proposto da Krugman è un intervento in linea con la teoria keynesiana, perché non dovrebbero esserlo le pensioni e gli altri interventi di welfare state? Si tratta pur sempre di provvedimenti volti a sostenere i consumi da parte dei beneficiari di quei provvedimenti.

E che dire dei salvataggi bancari? Salvando le banche si evita (o si limita) la recessione e si evita che i depositanti, perdendo i loro soldi, smettano di consumare, facendo calare la domanda aggregata. Anche questo mi pare del tutto in linea con la teoria keynesiana.

Ma, al di là delle questioni puramente teoriche, il dato di fatto è che tutti quei provvedimenti che Krugman nega essere keynesiani sono puntualmente sostenuti e auspicati da economisti che si dicono keynesiani (egli stesso incluso) e non, ad esempio, dagli economisti di scuola austriaca.

Allora, sarà pur vero che “il keynesianesimo non consiste nel cantare le lodi del big government”, ma il big government è una conseguenza (quantomeno inintenzionale) delle ricette keynesiane.

Forse sono anch’io tra coloro che non capiscono “veramente quello che dicono le persone” come Krugman, ma i fatti a cui ho accennato mi sembrano difficilmente negabili.

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