In Anti & Politica

DI CARLO ZUCCHI*

Caccia a Ottobre Rosso è forse il film che meglio simboleggia il tramonto dell’impero sovietico. Quando lo vidi per la prima volta nel lontano 1991, nel pieno del crollo dell’impero sovietico, ricordo l’entusiasmo e la gioia che provavo nel veder celebrata la fine di quella perversione mentale che è stata ed è tutt’ora il comunismo.

Purtroppo, più passa il tempo e più, nel rivederlo, vengo colto da un sentimento di nostalgia misto a delusione. Nostalgia, nel ricordare l’entusiasmo che mi pervase nel vedere crollare quel mondo di menzogne che aveva affascinato milioni di italiani; delusione nel constatare che i comunisti italiani non si sono ravveduti nemmeno di fronte all’evidenza e perché, a distanza di anni, le fanfare dell’anticapitalismo sono tornate a farsi sentire più fastidiose che mai, complici la crisi del 2008 e la politica monetaria scellerata che l’ha provocata. A quasi un quarto di secolo dal crollo del Muro di Berlino abbiamo un’Europa mediterranea formata da nazioni incapaci di ridurre il peso dei rispettivi apparati statali, una Cina comunista sempre più forte e il mondo islamico pervaso da spinte fondamentaliste alimentate da movimenti anti-moderni e anti-occidentali che acquisiscono sempre più consenso fra una popolazione frustrata da decenni di dittature militari corrotte, sostenute dall’Occidente. Dall’altra parte dell’oceano il Sud America è in balia di demagoghi comunisti che stanno mandando in rovina i rispettivi paesi, come Hugo Chavez in Venezuela, appena rieletto, Cristina Kirchner in Argentina, Evo Morales in Bolivia e Rafael Correa in Ecuador. Unica eccezione è il Brasile, dove Ignacio Lula da Silva non ha ceduto alla tentazione demagogica se non nel momento di concedere la grazie all’ex-terrorista rosso Cesare Battisti. E se il Sud America piange, il Nord America non ride, con gli Stati Uniti governati da un estremista socialista come Barack Obama.

In uno scenario del genere, non c’è da meravigliarsi se, dopo aver dato il Nobel per la pace a Obama nel 2009, i bravi e buoni socialdemocratici di Oslo l’hanno conferito all’Unione Europea. O, per meglio dire, all’Unione delle Repubbliche Socialiste Europee. Come ci raccontano l’ex-dissidente sovietico Vladimir Bukovskij e Pavel Stroilov nel loro libro EURSS, le istituzioni europee si sono formate negli anni Ottanta in un clima di convergenza tra l’allora presidente sovietico Mikhail Gorbaciov – anch’egli Nobel per la pace nel 1990 – e i leader dei principali paesi socialisti dell’allora Cee. Preso atto del fallimento dell’esperimento sovietico, il 26 marzo 1987 Gorbaciov e il Politburo del Comitato centrale del Pcus decisero di strizzare l’occhio all’Europa occidentale per portarla nella propria orbita e sottrarla all’abbraccio degli Stati Uniti. Per questo, furono contattati i leader dei partiti socialisti e comunisti occidentali, dal comunista italiano Alessandro Natta, al socialista spagnolo Francisco Ordoñez, ai tedeschi Hans-Jochen Vogel e Willy Brandt, passando per l’allora Presidente della Repubblica francese François Mitterrand, agli inglesi Kenneth Coats e Ken il rosso, al secolo Ken Livingstone. Secondo i propositi di Coats “La creazione di un’infrastruttura di cooperazione fra i due parlamenti (europeo e sovietico) consentirà […] d’isolare i leader di destra nell’Europarlamento (e in Europa), i quali contano sul crollo dell’Urss”. La strategia consisteva nel trasformare il Comecon (la Cee del Patto di Varsavia) in un mercato comune sul modello europeo e, contemporaneamente, modificare le strutture della Cee in direzione socialista così da creare un’omogeneità Cee e Comecon, creando così i presupposti per un’integrazione tra Europa occidentale ed Europa comunista. All’atto pratico, si trattava di influenzare in tutti modi la politica degli stati europei, consentendo alle forze più “progressiste” di arrivare al potere. L’allora presidente della Commissione Europea Jacques Delors, attraverso l’amico Georges Berthoin, dette vita a una serie frenetica di incontri con l’Urss. Le sue parole con i sovietici sono eloquenti: “ Delors è un uomo in grado di influenzare la posizione degli altri paesi e dal quale dipende molto la futura posizione delle Comunità Europee”. Convinzione di Berthoin era che l’Europa dovesse avere un ruolo “autonomo” rispetto agli Usa, per ottenere il quale il sostegno dell’Urss era necessario.

Tra le motivazioni addotte per l’assegnazione del Nobel, c’è anche quella secondo cui l’UE, “da oltre sessant’anni contribuisce a promuovere pace, riconciliazione, democrazia e diritti umani in Europa”. Ma se l’Europa è in pace da oltre sessant’anni è perché gli Stati Uniti l’hanno di fatto disarmata, poiché avevano bisogno di un’Europa scevra da divisioni per fronteggiare la minaccia sovietica. Insomma, più che l’UE poté lo spauracchio sovietico e allora tanto varrebbe conferire il Nobel all’ex URSS, unione defunta quanto l’attuale Unione Europea. Solo che mentre l’URSS è stata seppellita, l’UE, invece, continua a vagare come uno zombie burocratico.

Come diceva lo storico inglese Robert Conquest, per leggere Tolstoj non abbiamo avuto bisogno di confederarci con l’Unione Sovietica; una confederazione del genere, semmai, ci avrebbe impedito di leggere Solženicyn. Oggi, In Europa, leggere Solženicyn non è certo proibito. È semplicemente inutile in un continente a tal punto corrotto dallo statalismo, che i suoi abitanti sono pronti a vendere la propria libertà in cambio un posto di funzionario a Bruxelles.

 

*Link all’originale: http://carlozucchi.wordpress.com/

 

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Showing 7 comments
  • romain

    il premio Nobel per la pace all’Europa cioè alla nuova Unione Sovietica non è una boutade, un paradosso, ma è la verità: vedasi due blog più sopra il blog di Indipendenza, si vede che a una esposizione a Bruxelles presso la Commissione europea c’è un manifesto rappresentante l’Europa con una stella a cinque punte formata da simboli religiosi (sic) fra cui per ben tre volte il simbolo della falce e martello: no comment

  • FABRIZIO DALLA VILLA

    Analisi impeccabile sotto diversi punti di vista, anche se forse un po’ troppo da tifoso! Mi spiego meglio: mi piace leggere e, ovviamente, scrivere. Mi piace il confronto civile, a prescindere da chi è l’interlocutore. Non chiedo e non mi interessa avere ragione a tutti i costi, anzi incoraggio chi la pensa diversamente da me, ad esporre con chiarezza le proprie idee, affinché io possa accorgermi se e cosa sto sbagliando. I difetti del comunismo, sono anche quelli del capitalismo, e di tutte le religioni e le ideologie. Fino a quando si vorrà salire in cattedra per affermare che sono gli avversari a sbagliare, non andremo da alcuna parte. Il socialismo e/o il comunismo non sono completamente negativi, perché altrimenti sarebbero “perfetti”. Mi risulta assai difficile che esista un essere umano perfetto, per cui, ne consegue che se più esseri umani (imperfetti) si riuniscono, non potrà che nascere una società imperfetta. Anche il libertarismo non è perfetto. Certo che per tacciare di socialismo Obama, ce ne vuole! Ciò che mi diverte maggiormente, mi stimola e mi aiuta a capire tante cose, è il fatto che i socialisti mi diano del fascista, i libertari del comunista, e via di questo passo!
    La caduta del muro non significa automaticamente la fine del comunismo, bensì la fine di quel comunismo, concepito in quel modo. Certe ideologie esistono da sempre. La storia ci ha insegnato che, a seconda delle epoche, esse hanno assunto dei nomi diversi, ma il problema principale è un altro: l’egoismo degli esseri umani, l’invidia, la gelosia… in pratica quando non ci si accorge che siamo qui tutti per un periodo relativamente breve ed ognuno dovrebbe comprendere l’importanza della collaborazione. Io la comprendo perché ne sento la mancanza. Sono un cosiddetto diversamente abile, o disabile che dir si voglia. Alcune parti del mio corpo non riescono a collaborare e quindi a me è preclusa da sempre la possibilità di camminare correttamente. Io credo fermamente che sia indispensabile una collaborazione, uno scambio di idee su tutti gli argomenti, possibili ed immaginabili. Non concepisco i discorsi da tifoso, che vede unicamente i pregi della propria squadra e i difetti delle avversarie. A chi si preoccupa per i propri figli e nipoti, che dovranno vivere in una società socialista, ricordo che da altre parti vi sono preoccupazioni di segno opposto. Qualcuno si preoccupa che i propri figli e nipoti dovranno vivere in questa società capitalista. A me non interessa sapere chi ha torto e chi ha ragione. Conosco già la risposta: tutti e nessuno in entrambi i casi.

    • macioz

      Mi piacerebbe conoscere un aspetto positivo del comunismo.
      O meglio, un aspetto positivo che non sia realizzabile anche con il capitalismo.
      Non è difficile invece elencare gli aspetti positivi del capitalismo che sarebbe impossibile ottenere con il comunismo:
      1) esiste ed è tutelata la proprietà privata, in cui sono inclusi il tempo e le idee di ciascuno, in una parola, esiste piena libertà di iniziativa per chiunque, nel rispetto della proprietà altrui, ergo 2) è possibile il calcolo economico, ergo 3) è possibile una corretta allocazione delle scarse risorse disponibili per l’umanità, ergo 4) è possibile creare ricchezza e benessere diffusi.
      Senza contare la superiorità MORALE di una società basata sulla libertà piuttosto che sulla coercizione e la schiavitù.
      Tutto ciò è inconfutabile, su base logico-deduttiva, quindi non è frutto di fede ideologica, ma di raziocinio.
      Tutte le presunte virtù del comunismo sono indimostrabili tramite il ragionamento, per questo occorre la fede religiosa.

  • CARLO BUTTI

    Ah, le dolci illusioni di quegli anni che sembrano ormai tanto lontani! Qualche sprovveduto che aveva mal rimasticato il vecchio Hegel arrivò a parlare di “fine della Storia”, qualche altro che sarebbe dovuto essere molto meno sprovveduto cominciò a vagheggiare un approdo graduale a una società libertaria grazie allo smembramento dei vecchi stati nazionali. La “fine” della Storia” è stata falsificata dall’insorgere del fondamentalismo islamico e dai rigurgiti dei micro-nazionalismi, quanto all’altro sogno…si sa come la penso, i fatti diranno chi ha ragione. Sarò ben contento di avere torto, se mai potrò vedere(e ne dubito) come andrà a finire. Quanto all’Europa sovietica che siamo costretti a sorbirci possiamo soltanto sperare che imploda come è imploso il sistema sovietico. E poi? Non lo so, la cosa mi fa paura, mi consola soltanto il pensiero che fra non molto sarò nel mondo dei più. Purtroppo ho figli e nipoti….

  • Riccardo

    Non dimentichiamoci che i comunisti hanno vinto la seconda guerra mondiale e la vittoria di una guerra tra le piu gigantesche della storia umana non può essere senza conseguenze. E’ vero che l’hanno vinta insieme agli anglo – americani, ma a Berlino ci sono arrivati loro e metà dell’Europa è caduta sotto il loro dominio. Il comunismo non è un regime economico nè una dottrina sociale, ma un coacervo di odii che scaturiscono dall’invidia. Il comunismo non è crollato con il muro di Berlino, ha semplicemente cambiato faccia. Da dottrina rivoluzionaria Marxista – Leninista si è trasformato, mimetizzandosi in prassi gramsciana. Il comunismo è una religione, una religione messianica, non una teoria politica. E’ la religione dei falliti. Avendo capito che non potevano prendere il potere con la rivoluzione, hanno pensato di impadronirsene più ‘legalmente’ occupando i gangli vitali della società. Chi si illudeva che il comunismo potesse finire con il crollo del muro di Berlino era, appunto, un illuso. Il comunismo non finirà mai, almeno fino a quando non cesseranno di esistere gli invidiosi e i parassiti. La grande trovata di Marx, non è stata quella di inventarli, ma di dargli una leggittimazione ideologica. Prima si chiamavano semplicemente invidiosi e parassiti. Adesso si chiamano comunisti, ma sempre loro sono. Coloro che siedono sugli scranni del potere dei vari partiti comunisti del mondo, queste cose le sanno bene e sfruttano l’odio cieco degli invidiosi per l’unico scopo che hanno: il potere. L’Europa ormai è nella loro morsa e gli USA si apprestano ad entrarci. Impoveriscono i popoli e poi gli fanno credere che il loro partito è l’unico che li può salvare dalla schiavitù della fame e del fallimento di una vita. In fondo, ci sanno fare e molto bene.

    • macioz

      Analisi perfetta, da condividere dalla prima all’ultima parola.

    • faniarte

      Accidenti!!! Veramente perfetto!!
      GRAZIE!

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