In Economia, Libertarismo, Varie

8di VÁCLAV KLAUS*

Abbiamo tutti i nostri eroi, Hayek è stato per me uno dei più grandi. Tutto è iniziato negli anni ’60 del XX° secolo. Il mio Paese, l’allora Cecoslovacchia, visse all’inizio del decennio una recessione economica inaspettata e per i leader comunisti ideologicamente inspiegabile ed indifendibile, la prima accaduta in un Paese comunista pianificato in tempo di pace.

Era qualcosa di inaudito, qualcosa di inimmaginabile. La pianificazione avrebbe dovuto garantire una crescita economica stabile ed armoniosa. La sorprendente spiacevole esperienza portò anche i politici comunisti più dogmatici a pensare ad una riforma economica relativamente di vasta portata per riavviarla ed implementarla.

Come ora sappiamo, cercarono di compiere una missione impossibile da realizzare: “una terza via”, il sogno utopico di tutti i socialisti e i progressisti, sulla base di una credenza di una combinazione confusa di pianificazione e di mercato….

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Showing 8 comments
  • Alessandro COLLA

    Condivido che occorra evitare il gioco della torre, ritengo solo che i libertari non debbano mai accontentarsi degli eventuali risultati raggiungibili o raggiunti. Meglio Hayek che Friedman, indubbiamente. Ma in un’ipotesi peggiore mi sentirei costretto (forse sbagliando) a dover preferire Friedman a Krugman o peggio a Padoan. Giustissimo, comunque, invocare il diritto alla secessione. Mi devono essere sfuggiti i “fenomeni di scienza” di cui parla nlibertario e che sosterrebbero che l’Unione Europea sia compatibile con il pensiero di Hayek. Sarebbe il caso di citarli. Almeno sapremmo chi contribuisce alla confusione semantica e alla guerra vinta dal comunismo dopo aver perso le battaglie, come giustamente osservato da Ari.

  • Ari

    Per liberarsi, o almeno per cercare di liberarsi da una schiavitù bisogna innanzitutto esserne consapevoli.
    La quasi totalità dei nostri connazionali non lo è.
    Il medico per riconoscere i sintomi di una malattia deve prima conoscere la malattia stessa.
    Chi e quando è stato insegnato agli italiani che cos’è il comunismo? Come lo possono riconoscere, quindi? Sono pieno di conoscenti che ripetono a pappagallo i peggiori luoghi comuni marxisti-leninisti e non lo sanno neanche, perchè queste aberrazioni sono ormai diventate senso comune.
    Il comunismo ha perso tutte le battaglie ma ha vinto la guerra.

    • nlibertario

      Tenendo poi conto come certi fenomeni di scienza che spacciano come liberatorie le loro ricette si mettono a propagandare manco fossero redattori della pravda che l’Europa è un progetto Hayekiano, e che la causa di tutti i nostri problemi è proprio il pensiero di Hayek la frittata è bella e fatta.

  • Alessandro COLLA

    @LucaF
    Ringrazio per le precisazioni e fondamentalmente condivido. Meglio comunque Hayek degli eurocrati. Continuo a ritenere che si debba andare oltre e Rothbard ce lo insegna. Non serve lo stato minimo, non ci si deve limitare a dire che è meglio che alcune mansioni le svolgano i privati così lo stato può fare quello che sa fare meglio. Anche la difesa del territorio e lo spegnere gli incendi possono essere tranquillamente lasciati all’attività privata. Hayek è la versione maschile di Ayn Rand. Meglio loro che tutto il resto ma se è per questo, meglio Friedman che Krugman. Paragone eccessivo e ingeneroso, lo so, specie per quello che riguarda la moneta e il ruolo delle banche centrali. Continuo a rimanere convinto che il libertario non possa e soprattutto non debba accontentarsi. Certo, tra un male leggero e uno pesante scelgo il primo se non posso altrimenti. E se per Klaus l’attuale statalismo europeo equivale al comunismo, ciò vuol dire che in questo trovo con lui un’ampia consonanza di vedute. La schiavitù dell’UE, però, finora non siamo riusciti ad evitarla e non so proprio come faremo ad uscirne se non attendendone l’implosione come avvenne per l’Unione Sovietica.

    • LucaF.

      @Alessandro Colla
      Rothbard parla di comunità per consenso le quali implicano una configurazione dell’Europa non unitaria, dunque per averle è necessario l’assenza di un super-Stato continentale.
      Gli Stati-nazione sono ovviamente un problema, ma come gradiente sono inferiori al problema Ue.
      Se si ritiene, come Klaus, che il problema dell’Ue sia potenzialmente maggiore per la libertà economica e individuale di quella degli Stati-nazione, chiaramente pur essendo comunità imperfette essi risultano essere costrutti istituzionali assai meno vincolanti di un potere unico centralizzatore.
      Se lei è abbonato del MV si sarà accorto che Klaus non auspica che Draghi, Barroso o Juncker diventino austro-libertari, egli invece spiega che il problema è la presunzione fatale di questi eurocrati, la quale è alla base del progetto Ue.
      Dunque ciò che Klaus (al pari di Farage) propone è quella di un’area di libero scambio economico senza alcuna sovrastruttura politica, niente unione politica, monetaria o bancaria continentale.
      Come spiega anche Hoppe, la direzione ideale dei processi libertari comunitari (siano essi neo-statuali o meno) da realizzare devono essere di secessione e non di integrazione politica.
      E’ evidente come l’Europa non diventerà una privatopia dal giorno alla notte ma le idee hanno delle conseguenze e per questo è importante divulgare quelle austro-libertarie.
      Ho già scritto in passato su questo sito che il voler fare la polemica Mises vs Hayek vs. Rothbard vs Hoppe è del tutto inutile.
      Ognuno è un economista austriaco che ha sviluppato un proprio approccio concettuale a problemi politico-economici differenti, dunque è poco proficuo fare il gioco della torre tra di loro.
      Stessa cosa fare la polemica tra liberali classici utilitaristi vs libertari giusnaturali (ad esempio Mises vs Rothbard) o tra ancap utilitaristi vs ancap giusnaturali (si pensi a David Friedman vs Rothbard)
      Sono polemiche che chiaramente anche Rothbard ha contribuito a creare in determinate situazioni non sempre solo con intenzioni condivisibili.
      E’ invece cosa diversa farla tra differenti scuole filosofiche politico-economiche (ad esempio austriaci vs monetaristi o austriaci vs keynesiani).
      Anche la polemica dei miniarchici vs anarcocapitalisti è sostanzialmente fallace, dato che lo Stato ultraminimo di Nozick è differente per funzione da quello liberaldemocratico (dove vi è sanità, istruzione…) o dei sedicenti libbberali (i quali pur di non ammettere di essere statalisti a tutto tondo si spacciano per “miniarchici” o “pragmatici” o battelapesca) senza ridurre al minimo un tubo.
      Questo non significa che la critica di Rothbard a Nozick sulla sostenibilità nel tempo del miniarchismo non siano condivisibili, tuttavia ritengo che le categorie vanno valutate sempre ai problemi concreti e reali.
      L’Ue o gli Usa non sono oggi miniarchici, dunque è del tutto fallace usare termini e categorie impropriamente.
      Tant’è che il miniarchico Ron Paul parla di abolizione del governo federale e di secessione da Washington DC, tuttavia non parla di abolire hic et nunc lo Stato del Texas.
      Dubito che Ron Paul possa essere tacciato di non essere un libertario coerente e rigoroso perché assieme all’abolizione degli Usa non vuole anche l’abolizione dei 50 Stati, tant’è che un anarcocapitalista come Lew Rockwell lo ha sempre elogiato.
      E’ tutta una questione di punti di vista in relazione al problema prioritario da affrontare come priorità, e per un libertario è sempre quello più grande e coercitivo.
      Milton Friedman è senza dubbio ben peggiore di Hayek.
      Milton Friedman non è un economista austriaco né politicamente un libertario dunque economicamente è solo un keynesiano light e un liberale.
      Hayek non è un libertario ma è un economista austriaco, dunque in una scala di sintonia, Hayek è compatibile con la logica economica della politica libertaria, Friedman non lo è.
      In secondo luogo Milton Friedman ha tangibilmente contribuito ad incrementare il potere del Leviatano (si veda sostituto d’imposta).
      Dopodiché è chiaro che Hayek è un liberale classico e non un libertario, ma se per questo anche Mises non era un ancap.
      L’implosione bisogna vedere se ci sarà e che forme assumerà.
      I costruttivisti hanno plasmato l’opinione pubblica europea a credere nel “piano”, dunque al pari degli statolatri nazionali penso che quando l’Ue scricchiolerà punteranno ad accentrare ulteriormente il potere o addirittura proporranno una qualche unione transatlantica (Ttip docet).
      Non rinunceranno alla loro utopia consensualmente.

  • Alessandro COLLA

    Più che evitare una nuova schiavitù, dobbiamo liberarci di quella attuale. Hayek non è sufficiente, pur nelle sue esatte previsioni e soluzioni economiche. Era per lo stato minimo e credeva che perfino i vigili del fuoco dovessero essere statali. Bisogna andare oltre. Per chi si è liberato del comunismo, come Klaus, l’attuale statalismo europeo può sembrare non schiavista. Ma con una foglia di carciofo al giorno (il gambo del quale è disciplinato dall’Unione) ci toglie progressivamente gli ultimi residui di libertà. Ci lascia quella di parola (fino a un certo punto) e di voto perché non contano nulla.

    • LucaF.

      @Alessandro Colla
      L’Ue è una nuova (ed ulteriore) schiavitù da evitare.
      Per Klaus, l’attuale statalismo europeo è comunismo.
      Il pensiero di Hayek è in antitesi con il modus ragionandi degli eurocrati di Bruxelles, Strasburgo e Francoforte.

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