In Economia, Libertarismo

DI NIKOLAY GERTCHEV*

Ultimamente bitcoin è finito molte volte tra le notizie. Sullo sfondo di rinnovate preoccupazioni circa l’integrità della zona euro e l’imposizione di controlli sui capitali a Cipro, il prezzo di un bitcoin è triplicato nel corso dell’ultimo mese e ha raggiunto più di $141 per 1 BTC. Stiamo assistendo alla nascita spontanea di un mezzo alternativo di scambio virtuale? Questo articolo offre una risposta a questa domanda prendendo in considerazione tre aspetti dell’economia dei bitcoin: il loro processo di produzione, i loro fattori di domanda, e la loro capacità di competere con i mezzi di scambio fisici.

La Produzione dei Bitcoin

Un bitcoin è un’unità di una moneta virtuale definita anche cripto-valuta. Vengono immagazzinati in “wallet elettronici” anonimi, descritti da una serie di circa 33 lettere e numeri. I bitcoin possono viaggiare da un wallet ad un altro mediante una transazione nella rete peer-to-peer. Ogni trasferimento viene registrato nel codice dei bitcoin in modo che lo storico di tutte le transazioni identifichi chiaramente il suo proprietario in ogni momento, impedendo in tal modo potenziali conflitti di proprietà. I bitcoin possono essere ulteriormente suddivisi in unità più piccole come un 100 milionesimo di bitcoin. L’attuale volume dei bitcoin è superiore ai 10 milioni di unità e si prevede che raggiunga i 21 milioni entro l’anno 2140.

Questo ci porta all’affascinante processo di produzione dei bitcoin. Vengono “minati” sulla base di un algoritmo matematico pre-definito, e sono disponibili in un insieme, attualmente di 25 unità, come ricompensa per aver accumulato un gran numero di operazioni di calcolo che mirano a scoprire la soluzione a quello che potrebbe essere descritto come un rompicapo matematico casuale. Il ruolo dell’algoritmo è quello di garantire una progressione decrescente dello stock complessivo di bitcoin, dimezzando la ricompensa ogni quattro anni. Così, intorno al 2017, il pacchetto premio sarà costituito solo da 12.5 unità. Inoltre, più bitcoin verranno prodotti, più i rompicapo matematici da risolvere diventeranno difficili.

I bitcoin vengono creati come un pagamento incerto per un processo di consumo di energia — e hardware — che si estende nel tempo. Il ripagamento del tempo varia in base all’efficienza e alla raffinatezza dei componenti hardware più o meno specifici utilizzati per l’estrazione. I minatori hanno iniziato ad unire i loro sforzi, e tale cooperazione ha notevolmente ridotto l’incertezza che grava su ogni minatore.

A causa di questo processo di produzione costoso, i bitcoin, sebbene virtuali, sono vincolati alla scarsità. Mentre un bitcoin non ha forma o contenuto materiale, l’algoritmo che li genera è stato progettato per replicare la produzione competitiva di un bene scarso. In primo luogo, l’ingresso nel business della produzione di bitcoin è aperto a chiunque. In secondo luogo, il processo di produzione richiede capitale e lavoro, si estende nel tempo, ed è anche incerto. In terzo luogo, la produzione è soggetta a rendimenti decrescenti, conformandosi pertanto alla scarsità generalizzata che affrontano le persone che agiscono nel mondo fisico. Così, i bitcoin si rivelano l’esatto opposto dei “dollari Linden” del “mondo virtuale” di Second Life. Questi ultimi sono prodotti da un’autorità centrale monopolista, dal nulla, e senza alcuna limitazione se non a discrezione del monopolista stesso.

Tuttavia, non sono i costi di produzione che conferiscono ai bitcoin lo status di bene economico. Dopo tutto, la scarsità non è radicata nella limitazione quantitativa di qualcosa; deriva dall’insufficienza dello stock di quel qualcosa (percepito come utile in base alle esigenze dei singoli individui). Quindi, ci si deve chiedere perché i bitcoin hanno acquisito un certo valore. Questo ci porta ad un’analisi della loro domanda.

La Domanda di Bitcoin

Al loro inizio i bitcoin venivano creati e posseduti all’interno di una comunità “cripto-punk.” Si potrebbe affermare con sicurezza che sono serviti per trasmettere una specifica visione del mondo anti-establishment. Il fattore primario della loro domanda, inizialmente per la produzione e poi per la conservazione, era radicato nella loro capacità di proiettare un certo punto di vista. In un certo senso i bitcoin erano paragonabili ad un mezzo di espressione artistica, come la musica, la letteratura e la pittura.

Grazie a questa fonte primaria di valore, i bitcoin avevano un punto di riferimento che li posizionava in rapporto ad altri beni e servizi. Da lì in poi, le caratteristiche tecnologiche che li caratterizzano hanno portato ad un ampliamento della loro domanda. I bitcoin sono imperituri. La conservazione e la protezione contro il furto o la perdita accidentale hanno un costo molto basso, poiché questi sono i servizi accessori svolti dagli antivirus e dai software di backup. Anche i costi di transazione marginali sono praticamente pari a zero una volta che viene messo in conto il costo fisso di stabilire e mantenere una connessione di rete. Tutti questi aspetti sono riconducibili alla ricchezza reale degli asset. Pertanto il fattore secondario della domanda dei bitcoin è spiegato dalla loro capacità di costituire ricchezza a basso costo. Dallo status di bene che era in gran parte utilizzato per uso personale (e quindi per il consumo), i bitcoin si sono evoluti in un bene di investimento che è diventato attraente ben oltre la sua cominuità cripto-punk originaria.

La domanda crescente di investimento ha anche favorito lo sviluppo di distributori intermedi di bitcoin. Ci sono una serie di scambi in cui i bitcoin possono essere acquistati e venduti rispetto alle valute. Sono spuntati anche depositi online specializzati, presumibilmente dotati di una maggiore sicurezza. L’intermediazione, anche se aperta a tutti, è destinata a rimanere un po’ monopolistica dati i margini molto bassi associati alle transazioni con i bitcoin.

Quest’ultimo aspetto, cioè la tassa di transazione intrinsecamente bassa, contribuisce ad un terzo fattore di domanda per bitcoin, ossia l’utilizzo come mezzo di pagamento. Un certo numero di venditori online, che sono per lo più specializzati in servizi sul web e vendite online di articoli piuttosto esotici, accettano il pagamento finale in bitcoin. E non ultima la garanzia di anonimato quasi assoluto. Quest’ultima componente della domanda di bitcoin è ancora nelle fasi iniziali. Dopo tutto, con i bitcoin può essere acquistato un insieme molto limitato di elementi, ed i venditori prezzano ancora i propri beni in dollari, euro, ecc. Il prezzo è poi convertito in bitcoin, in base al tasso di cambio prevalente, quando si arriva al metodo di pagamento della transazione. Così, mentre i bitcoin sembrano servire come mezzo di pagamento, sicuramente non sono ancora utilizzati per il calcolo imprenditoriale. Questo è certamente attribuibile alla loro domanda ancora molto limitata come mezzo di scambio. Tuttavia, non potrebbero diventare a pieno titolo il denaro del futuro?

Bitcoin come Denaro

I bitcoin possiedono tutti i requisiti per essere denaro. Sono perfettamente omogenei, facilmente riconoscibili, comodamente divisibili, conservabili praticamente a costo zero, ed imperituri. Inoltre sembrano essere completamente schermati dalla contraffazione, e poiché esistono come un bene di consumo ed investimento hanno un valore proprio (in modo da soddisfare il criterio della regressione Misesiano secondo cui il libero mercato fa emergere una merce che sarà utilizzata come mezzo di scambio). Tuttavia, per diventare una valida alternativa alle monete esistenti, i bitcoin devono generare una domanda sufficientemente grande in modo che il loro impiego diventi diffuso. Senza la certezza di poter essere scambiati con un qualsiasi altro bene nell’economia, non si potrebbe sviluppare una domanda che li consideri denaro. E’ la loro capacità di diventare e rimanere di uso comune che li pone in uno svantaggio relativo.

Infatti, i bitcoin sono incarnati in una tecnologia specifica e ad alta intensità di capitale. Possono diventare abbastanza convenienti per le normali transazioni solo se entrambe le parti nello scambio posseggono la tecnologia necessaria che dà accesso ai bitcoin. Sono già usati per gli acquisti su Internet perché il costo marginale della loro tecnologia di scambio è già quasi a zero per coloro che la possiedono. Tuttavia, la trasposizione di tale tecnologia nel mondo fisico di scambi faccia a faccia (farsi i capelli, comprare un panino, o acquistare verdure al negozio di alimentari) implicherebbe costi aggiuntivi. È vero, questi costi diminuirebbero progressivamente poiché gli smartphone portatili con connessione internet permanente sono sempre più diffusi, non solo dalla parte degli acquirenti ma anche da quella dei venditori. Il punto chiave, tuttavia, è che i bitcoin potrebbero diventare un mezzo di scambio solo attraverso l’uso di altri beni accessori, specifici e fisici in un’economia che ha raggiunto un livello molto elevato di sviluppo tecnologico. Questo è un enorme svantaggio, per almeno due motivi.

In primo luogo, in qualsiasi momento il livello di sviluppo tecnologico non è uniforme per tutti gli individui all’interno della stessa economia (nazionale). Mentre alcuni hanno accesso alle più recenti tecnologie in un determinato settore di attività, altri preferiscono attenersi alle versioni precedenti. Questo è sicuramente dovuto al costo di sostituzione dei beni strumentali esistenti, ma anche alle preferenze individuali, e talvolta alla ricchezza personale. Di conseguenza, i bitcoin potrebbero diventare denaro solo nel momento in cui la tecnologia che li incarna diventa di uso comune. Non ci siamo ancora arrivati.

Secondo, un’economia in cui il mezzo di scambio dipende dalla diffusione di una tecnologia specifica, sarebbe estremamente vulnerabile. Le tecnologie non sono date; sono il risultato di scelte individuali per quanto riguarda l’accumulo di capitale e l’allocazione che deve essere fatta di volta in volta, e sono soggette ad inversioni. Poi, se il mezzo di scambio connesso alla tecnologia viene abbandonato, perché per esempio non sono più disponibili sufficienti risparmi, l’economia dovrà trovare un altro mezzo di scambio. Questa fase di transizione potrebbe quindi comportare interruzioni significative nella struttura di produzione. Un mezzo di scambio legato alla tecnologia non offre sufficienti flessibilità per le relazioni economiche e potrebbe essere considerato come una complicazione (anziché facilitazione) di alcune azioni (ad esempio il passaggio da una tecnologia all’altra). Questo è uno svantaggio significativo per qualsiasi moneta virtuale.

Nel tentativo di capire se la crescente popolarità di bitcoin rifletta l’emergere di una nuova moneta, siamo arrivati ad una distinzione fondamentale tra mezzi di scambio virtuali e materiali. Questi ultimi sono indipendenti dalla tecnologia e rappresentati da qualcosa di materiale; i primo sono incorporati nella tecnologia e non sono rappresentati da qualcosa di materiale. Questa distinzione non è una banalità in quanto sottolinea il grande vantaggio che offre il denaro materiale: è abbastanza buono per chiunque e in qualsiasi momento, ed è indipendente dalle scelte individuali per quanto riguarda gli investimenti, l’allocazione e la conservazione del capitale. Il denaro virtuale potrebbe essere programmato per riprodurre alcuni aspetti della moneta materiale, sia essa merce o fiat. Tuttavia, sarà sempre dipendente da specifiche decisioni di investimento di capitale. Quest’ultimo aspetto riduce il grado di comunanza e di adattabilità alle mutevoli condizioni economiche.

In conclusione, il denaro virtuale, di cui bitcoin sembra essere l’esemplare più perfezionato fino ad oggi, non permette agli individui che agiscono di gestire l’incertezza del futuro (contrariamente al denaro materiale). Potrebbero servire per scambi intermedi tra coloro che investono nella tecnologia che li crea, li immagazzina e li trasferisce. Tuttavia, non potrebbero mai raggiungere quel grado di universalità e flessibilità che si porta dietro (per natura) il denaro materiale. Sul libero mercato, il denaro-merce, e presumibilmente l’oro e l’argento, hanno ancora un grande vantaggio comparativo.
*Link all’originale: http://johnnycloaca.blogspot.com/2013/05/la-funzione-monetaria-di-bitcoin.html

 

 

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