Ogni giorno nelle trasmissioni spazzatura di Paragone & Co. sentiamo frasi del tipo “il rampante neoliberismo ha distrutto questo paese” o “dobbiamo mettere al centro la politica e lo stato”. Discorsi che, per un liberale-libertario come amo autodefinirmi, provocano un accaponimento di pelle istantaneo.
La verità è che l’Italia è uno stato “socialista” e per poter lavorare devi avere agganci con la politica o con enti da essa foraggiati, il cosidetto “free market” è strangolato da una tassazione che arriva al 70%, una burocrazia demenziale, nemica di chi lavora e una spesa pubblica elevata e assolutamente parassitaria.
Il mito del “pubblico” come unico e indiscutibile regolatore del mercato e quindi della vita di ognuno di noi, in Italia non può essere messo in discussione. Dall’energia (Eni e Enel) alle costruzioni (Fincantieri), ai rifiuti (le municipalizzate dei vari comuni, veri e propri parcheggi per i trombati della politica) passando per i trasporti (Ferrovie dello stato, Alitalia) quasi tutto è controllato dallo stato. Se qualcuno prova, non privo di dati alla mano a contraddire questa logica statalista, viene tacciato come speculatore, ladro e chi più ne ha più ne metta. Ma a chi giova questo mercato ingessato?
Solo ed esclusivamente a chi per anni ci ha raccontato che l’unica strada da seguire è quella che stiamo percorrendo, perché – diciamoci la verità – in una società meritocratica certi soggetti, si troverebbe con uno stipendio umile o disoccupati, persone totalmente incapaci di confrontarsi con la concorrenza: ovvero con il libero mercato. Pensate per un attimo ad una società diversa: dove le scuole sono private, ma l’insegnamento è qualitativamente migliore e costano in valore assoluto per il cittadino molto meno che adesso, i professori non sono inamovibili e se commettono degli errori vengono cacciati. La sanità non è più in mano alle Regioni, che spesso la gestiscono a dir poco male (emblematici i casi di Lombardia, Puglia, Lazio) lo stato solo garantisce una soglia di reddito entro cui le cure mediche sono gratuite, e per il resto con un sistema di assicurazioni, ci si può curare in tempi più rapidi e migliori:in una logica di mercato, le case di cura mal gestite, vengono messe all’angolo dai pazienti stessi, attraverso recensioni negative o manager che sostituiscono i medici con altri più capaci. Per gas, Luce ed acqua, si effettuano bandi di gara, o attraverso la scelta diretta dei consumatori (e non con l’affidamento diretto a società di diritto privato con partecipazione pubblica) garantendo alle aziende e ai privati cittadini, una maggiore scelta: in pratica costi più bassi o servizi migliori. Lo stesso vale per i trasporti, evitando inoltre le improvvisazioni del cosiddetto “stato imprenditore”, storicamente fallimentare e dannoso.
Quanto dico farà strabuzzare gli occhi a qualcuno: una sanità ed una scuola gestita da enti privati? Non ce ne rendiamo conto, ma il nepostismo il clientelismo vengono pagati sotto forma di tassazione dai cittadini e lo stato notoriamente è un pessimo gestore (ASL e università sono tutte in perdita). Il privato invece, vuole solo l’efficienza della propria azienda: che si traduce in risultati economici buoni,“costumer satisfaction” (soddisfazione del cliente) e fidelizzazione. Per dare maggiore rilevanza a quello che sto dicendo, basti vedere i pochi settori dove c’è stato un minimo di liberalizzazione: la telefonia ad esempio che con la nascita di società come Wind, Vodaphone, Tre ecc. ha aumentato a dismisura il numero di persone occupate e il costo per i servizi è enormemente calato. Altro esempio eclatante è Nuovo Pignone a Firenze, un tempo in mano allo stato attraverso una società di cui era azionista, ora di proprietà di GE (General Elettric): fatturato e un numero di dipendenti, sono almeno tre volte superiore alla precedente gestione. E pensate a quanto potremmo diminuire il cuneo fiscale se eliminassimo davvero enti inutili come circoscrizioni, province se potessimo accorpare i comuni con meno di 10.000 (senza che ci raccontino le balle “sull’identità”) abitanti, comunità Montane e tutto ciò che crea solo spesa pubblica inutile e zero valore aggiunto.
Sicuramente staremmo meglio e chi fino ad adesso ci ha incastrati in questa situazione, dovrebbe emigrare altrove, incapace davvero di vivere in una società libera.
Tutto perfetto.
Aggiungerei solo che una qualsiasi mega azienda che non riuscisse a sopravvivere sul libero mercato con i SUOI mezzi, debba fallire all’istante.
Forse sto dicendo un’ovvietà che era implicita nell’articolo, ma è sempre meglio ricordarlo.
Un saluto .
General Elettriccostumer satisfaction“Electric”, “customer satisfaction”. ☺
In questo articolo non vedo nessuna giustificazione logica per il servizio sanitario statale gratuito. Il pro bono publico era molto più diffuso in tempi passati e chi ambiva alla stima del pubblico lo faceva anche per non perdere la faccia, nonché per altruismo vero.
http://mises.org/daily/6551/Do-Taxpayers-Want-to-Pay-For-Those-Shut-Down-Government-Services
La verità è che l’Italia è uno stato “socialista”