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italia_germaniaDI MAURO MENEGHINI

A dicembre 2006, la Banca Centrale Europea commissionò al HFSC società specializzata in ricerche di mercato, sondaggi, rilevazioni statistiche ed economiche una serie di rilevazioni dalle diverse banche centrali dell’eurozona da incrociare con le rilevazioni degli uffici statistici europei. L’acronimo sta per  “Rilevazione delle Finanze e dei Consumi dei Bilanci pro-capite”. Nell’indagine si prestò particolare attenzione alla situazione patrimoniale ed al rilevamento di “informazioni sulla situazione strutturale microeconomica”. Un lavoro veramente imponente anche dal punto di vista burocratico. La ricerca iniziò nel 2010 ed ora sono disponibili i risultati.

Mai prima d’ora venne effettuata in Europa una ricerca di questo tipo e forse, visti i risultati, mai più verrà ripetuta. In tempi di crisi, di recessione, di provvedimenti di salvataggio, di trasferimenti patrimoniali i risultati sono talmente scomodi e scottanti che la stessa Bundesbank li tiene strettamente riservati e segretati ed il motivo è presto detto. La ricerca ha riguardato tutti i paesi europei a livello nazionale. Ogni Banca Centrale ha effettuato la propria indagine ed ha pubblicato i propri risultati. Questi dati sono poi stati inviati alla BCE che ha provveduto a ricomporli per formare un quadro generale dei patrimoni, o delle povertà, dei singoli cittadini nelle singole aree dell’Eurozona. Una serie di Paesi hanno pubblicato i rispettivi dati e fra questi Italia ed Austria.

Quello che la Banca Nazionale Austriaca ha rilevato non è molto piacevole. Il patrimonio austriaco è suddiviso in maniera molto iniqua. Il 5% più ricco degli austriaci possiede quasi la metà del patrimonio totale dell’Austria. La media del patrimonio di questo 5% è di 1,7 milioni di euro sotto forma di diversi valori patrimoniali. Il 50% dei più poveri posseggono solo il 4% del patrimonio nazionale. L’83% dei meno abbienti vive in affitto. Il loro patrimonio medio è di 11.000 euro ed è di regola costituito da un’automobile e da un libretto di risparmio. Questa è la metà degli austriaci. E il 10% di loro ha un patrimonio netto inferiore ai 1.000,00 euro. Così grosse differenze nella ripartizione del patrimonio creano una forbice molto ampia fra il patrimonio medio di 76.000,00 euro (la metà delle persone ne ha di più e l’altra metà di meno) ed i 265.000,00 euro di patrimonio medio fra la parte più facoltosa della popolazione (quest’ultima cifra risulta così elevata in quanto ha contribuito ad alzare la media la fascia più ricca della popolazione). Questo è il motivo per cui alcuni Paesi hanno deciso di non pubblicare i valori dei patrimoni medi. Troppa verità potrebbe  fare male.

I dati tedeschi dovrebbero esser simili a quelli austriaci, anche se la Bundesbank tratta questa indagine come “top secret”. I motivi di questa riservatezza sono essenzialmente due ed entrambi molto scomodi. Il primo dovuto alla così diversa ripartizione dei patrimoni. La povertà fra i tedeschi è stata focalizzata per tutto il 2012 ed ora è nuovamente un tema d’attualità e l’indagine sulla povertà porta ad alcune conclusioni scomode che giocoforza vanno censurate, perché se dovessero diventare di dominio pubblico potrebbero esser causa di  qualsiasi tipo di protesta.

Il secondo problema è l’Italia; il tema Italia è una patata bollente per la Bundesbank. Dal rapporto di  Bankitalia  risulta che dal 1991 i patrimoni netti sono aumentati di un 56%. E dal 2008 al 2010 i patrimoni netti sono cresciuti annualmente di un 5%, nonostante la crisi. Mentre i patrimoni dei bilanci domestici tedeschi invece ristagnano ed in questo lasso di tempo i cittadini tedeschi sono stati spremuti come limoni dal Governo. Se ora potessero poi scoprire che gli italiani dispongono di un patrimonio medio di 163.875,00 euro mentre la metà dei tedeschi dispone di un patrimonio netto simile a quello degli austriaci di 76.000,00 €, che è meno della metà di quello italiano, ci si chiede quali potrebbero essere le reazioni nell’opinione pubblica tedesca. “Scottante tema politico”  così è stato definito dalla Bundesbank in una nota del Frankfurter Allgemeinen Zeitung la questione.

Nel rapporto di Bankitalia si evidenzia come in un Paese come l’Italia, le cui finanze statali sono in profonda crisi, i patrimoni privati abbiano un valore doppio rispetto a quello di cittadini di Paesi i cui bilanci pubblici sono in ordine ed i governi sono in grado di tenere sotto controllo sia i deficit che i debiti. Il governo tedesco rileva un piccolissimo incremento del deficit statale per l’anno 2012. Ma la disponibilità dei tedeschi a coprire questo disavanzo con maggiori tasse, il continuo pagare e l’uso di trucchi contabili, che anche in Germania sembra sia diventato uno sport nazionale, potrebbero far comprendere anche ai tedeschi che nel corso degli anni s’è proceduto ad un depauperamento dei privati a favore dello Stato.

In Italia gli italiani sono stati più bravi nel salvaguardare i propri patrimoni, e questo funziona finché le finanze statali reggono e lo Stato non fallisce. Altre ricerche portano più o meno alle stesse conclusioni, ma non con questa dovizia di particolari, con questo approfondimento dei dati, con questa “armonizzazione” , con questa facilità di confronto ed in questa forma. Per i tedeschi questo corrisponde ad un forte motivo di protesta. No non si tratta d’invidia, non ha nulla a che fare con uno dei vizi capitali.

I contribuenti tedeschi sono stati costretti ed imbrogliati ad acquistare montagne di titoli del debito pubblico italiano per contribuire al salvataggio dello Stato in cui abitiamo e per il cui salvataggio, secondo l’opinione pubblica tedesca, gli italiani non son stati chiamati in causa. Questa cosa non viene di certo ben accettata dai concittadini della cancelliera. Per la Merkel, che nei prossimi mesi sarà impegnata in una campagna elettorale molto difficile, in cui dovrà evitare qualsiasi forma di tumulto e protesta, ciò potrebbe diventare un incubo.

Dovesse questo rapporto esser messo alla luce dell’opinione pubblica, cosa sicuramente non certa, quando il dibattito politico dovesse, e certamente toccherà,  il tema della povertà, le differenze fra Italia e Germania verranno attenuate con statistiche della Bundesbank e si cercherà di edulcorare i dati e porre la questione in secondo piano.  Certamente sosterranno che la quota di case in proprietà è maggiore in altri Paesi rispetto ad un Paese come la Germania dove i cittadini preferiscono vivere in affitto, dove una parte significativa del patrimonio immobiliare è detenuto dallo Stato e viene affittato a prezzi particolarmente bassi, per cui a tutti gli effetti trattasi di patrimonio pubblico e alla fin delle finite anche dei singoli cittadini etc. etc.

Insomma la saga dei salvataggi a tutti i costi deve proseguire, la verità vera, la sporca verità è che i tedeschi non possono permettersi di salvare i propri vicini due volte più ricchi di loro, la saga dei titoli di stati falliti denominati in euro deve continuare…

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Showing 4 comments
  • firmato winston diaz

    Com’e’ allora che il tedesco guadagna molto di piu’, spende meno (le case in germania costano meno) e ha meno tasse?
    Non e’ che la presunta ricchezza patrimoniale mediterranea e’ collegata alla enorme sopravvalutazione del patrimonio immobiliare, grazie alla quale ci siamo beccati la tassazione sulla casa piu’ alta d’europa che sta mandando in rovina molti, formalmente ricchi ma privi di reddito? Non e’ che qualcuno fa il furbo?
    http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=36353

  • Marco Tizzi

    “I contribuenti tedeschi sono stati costretti ed imbrogliati ad acquistare montagne di titoli del debito pubblico italiano per contribuire al salvataggio dello Stato in cui abitiamo e per il cui salvataggio, secondo l’opinione pubblica tedesca, gli italiani non son stati chiamati in causa.”

    Quando è successa questa cosa? Non mi risulta che i soldi dei cittadini tedeschi siano stati in qualche modo utilizzati per comprare titoli di Stato italiani.
    E’ vero invece il contrario: soldi dei cittadini italiani sono stati utilizzati per salvare banche tedesche che avevano investito in pessime obbligazioni di stato, soprattutto greche, e che non hanno raccolto le meritate perdite.

    I titoli di Stato italiani in pancia alla BCE di sicuro non sono stati pagati con soldi dei taxpayer tedeschi, ma con soldi freschi di conio che, come si sa, sono garantiti dal nulla cosmico e non certo sul patrimonio di qualcuno. O meglio: sono garantiti dalle armi degli stati che impongono la moneta ai sudditi.

    Questo studio, che del resto si fonda su patrimoni soprattutto immobiliari, il cui valore è quanto meno arbitrario, dimostra semplicemente qualcosa che in realtà chiunque conosca bene i due paesi e i popoli che li abitano ha sempre saputo: gli italiani sono sempre stati dei gran risparmiatori, i tedeschi no.

    • firmato winston diaz

      “I titoli di Stato italiani in pancia alla BCE di sicuro non sono stati pagati con soldi dei taxpayer tedeschi, ma con soldi freschi di conio che, come si sa”

      Credo non solo, e non esattamente: i soldi freschi di conio sono uguali per tutti i paesi europei (AD INTERESSE, l’LTRO costa l’1 per cento, comunque, io non ho ancora capito se alla fine hanno ragione quelli che dicono che tutti i soldi immessi sul meercato lo sono a prestito e a interesse), quello che e’ diverso e’ il surplus commerciale, che per la germania e’ enorme (+250 mld contro i -50 nostri): i soldi di tale surplus commerciale poi le banche tedesche in cui sono depositati, da qualche parte li devono investire: lehman brothers, credito al consumo ad accentuare ancora di piu’ lo squilibrio commerciale, e titoli greci, europei orientali, e spagnoli a gonfiare bolle varie che prima o poi scoppiano (vedi l’immobiliare spagnolo).

      • firmato winston diaz

        “credito al consumo ad accentuare ancora di piu’ lo squilibrio commerciale”

        Cio’ succede, suppongo, perche’ quei soldi hanno maggior interesse a prestarli dove il tasso di interesse e’ piu’ alto, magari grazie ad opportune campagne giornalistico/informative destabilizzanti, cui utili idioti italiani che si prestano, anche gratis, se ne trovano a bizzeffe. In altre parole, quando si comincia a ventilare la possibilita’ di fallimento e conseguente uscita dall’euro, probabilmente e’ conveniente uscire quanto prima, altrimenti il fallimento diventa una certezza piu’ che l’uscita stessa.
        Il casino degli spread, cioe’ dei tassi differenziali, e’ cominciato con la ventilata possibilita’ di uscita dall’euro della grecia: a quel punto i prestatori non si sono piu’ sentiti garantiti e hanno cominciato a prezzare speculativamente il rischio, avvitando la situazione della grecia in una picchiata economica verticale da cui non uscira’ mai a regole vigenti.

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