In Economia

federal-reserveDI FRANCESCO CARBONE*

Prendo spunto da un recente articolo di Gary North dal titolo “Perché tutte le banche centrali sono in trappola e perché gran parte della popolazione ne sarà vittima” (l’articolo è riservato ai lettori a pagamento) per riassumere rapidamente la situazione macroeconomica e le prospettive future. Partiamo da una asserzione che anche io vado ripetendo da diversi anni: le banche centrali sono in trappola. Hanno gestito benissimo gli ultimi due anni di crisi, ottenendo risultati che credevo quasi impensabili, ma paradossalmente continuano a restare ingabbiate in una situazione sempre più critica ed esplosiva.

Solo volendolo, potrebbero avviare una nuova espansione creditizia del sistema bancario: basterebbe costringere la banche a liberare l’enorme quantità di riserve in eccesso (tramite applicazione di una penale sulle stesse) ma ciò, oltre ad alimentare un altro ciclo economico di espansione e crisi, causerebbe una inflazione a due cifre stimolando pericolose aspettative inflazionistiche. Iperinflazione e perdita totale del controllo sul sistema monetario sarebbero il passo successivo, forse inevitabile.

Le banche centrali sanno questo e non lo vogliono, soprattutto lo sa la FED che è il motore del sistema monetario mondiale basato sul dollaro; per tale motivo dal 2008 paga alle banche un piccolo tasso di interesse affinché il denaro di nuova produzione (nell’ordine di diversi trilioni) rimanga depositato presso di sé come riserve in eccesso.

In questa maniera, espandendo la base monetaria ma impedendo al moltiplicatore bancario di fare il resto, le banche centrali continuano a fornire liquidità e risorse ad un sistema finanziario sempre sull’orlo del fallimento senza rischiare una pericolosa escalation inflattiva. Il prezzo da pagare per tenere la situazione sotto controllo è la crisi serpeggiante nella quale veniamo stritolati sempre più ogni giorno che passa.

Peraltro, sopprimendo il prezzo dell’oro, il cui recente abbattimento è squisitamente funzionale alle politiche monetarie di FED, BCE e Bank of Japan (leggi: stimolare la domanda di moneta fiat da esse prodotta), stanno riuscendo abilmente a controbilanciare quelle aspettative inflattive che continuerebbero a maturare in un ambiente economico sempre più inclinato verso la stagflazione.

Come Gary North scriveva già in Cosa è il Denaro, le banche centrali non vogliono inflazione a due cifre che potrebbe essere seguita da iperinflazione e perdita del controllo del sistema monetario da esse gestito. Effettivamente a fine anni settanta si giunse vicini ad un epilogo del genere e se Paul Volcker, allora presidente della FED, riuscì a salvare il difettoso sistema monetario di allora alzando i tassi sopra il 20%, poté farlo solo in virtù di assenza di debito reale, abbondantemente diluito dall’inflazione a due cifre di quegli anni.

Il problema è che con i livelli di debito maturati esponenzialmente nel corso delle ultime decadi e seguendo queste politiche monetarie, il sistema economico non andrà nessuna parte. Questa è una certezza! Anzi, la crisi permanente è destinata a sfociare ancora una volta in una serie di eventi finanziari distruttivi come quelli del 2008 (ci siamo andati vicini sia nel 2011 che nel 2012). A quel punto le banche centrali dovranno dare un’altra massiccia pompata alla base monetaria giocandosi la stessa partita di allora: salvare il sistema tramite creazione di nuove riserve bancarie impedendo alla stessa maniera che vengano poi moltiplicate in nuovo credito dalla riserva frazionaria.

Tuttavia, un ulteriore accumulo di riserve (o base monetaria ad alto potenziale) tornerà presto o tardi a spingere in alto il prezzo dell’oro e di altre materie prime grazie all’intervento degli speculatori (che si possono annientare nel breve, come fatto di recente tirando giù ad arte il prezzo di oro e argento, ma non indefinitamente, a meno di sopprimere ogni processo di mercato o i diritti di proprietà relativi al bene monetario per eccellenza). Già considerando i numeri attuali, solo per coprire la base monetaria attuale di Stati Uniti (come accadde nel 1980 o nel 1933 con la rivalutazione del cambio oro/dollaro) ed Eurozona servirebbe un riprezzamento del metallo (da parte del mercato o ufficiale) tra i 5000 e i 10000 dollari.

Se le banche centrali non vogliono perdere il controllo del sistema monetario dovranno quindi mantenere a tutti i costi l’indipendenza (qualunque nazionalizzazione sarà garanzia di iperinflazione) e permettere, presto o tardi, un default parziale delle passività oramai insostenibili accumulate dal sistema economico e in particolar modo dai governi. Continuare a monetizzare indefinitamente le passività non potrà avere come risultato che l’inflazione a due cifre e quindi un elevato rischio di iperinflazione.

Stando a queste dinamiche non ci potrà essere alcuna crescita economica sufficiente a riassorbire il debito, anche perché è proprio il debito stesso, in primo luogo, ad assorbire le risorse necessarie distruggendole nei soliti processi parassitari di cui si nutre l’attuale sistema economico a forte matrice statalista-interventista (benché qualche spudorato propagandista continui ad attribuire le cause della crisi al liberismo, questa è una crisi dell’interventismo, si veda il mio Prevedibile e Inevitabile). In sintesi dunque: le banche centrali sono in trappola, il sistema economico è ingabbiato in questa modesta stagflazione, e nel frattempo la classe media occidentale continua a essere sacrificata per mantenere lo status quo desiderato da elite bancarie e governi dei paesi occidentali (stretti nella loro secolare alleanza).

Il mistero dell’attività bancaria, scritto da Rothbard nel 1983, di prossima pubblicazione (dovrebbe essere pronto settimana prossima), si rivela davvero sempre più attuale per comprendere questa delicata situazione. Fornendo strumenti analitici di incredibile portata e un fondamentale percorso storico sulla nascita delle banche centrali, esso chiude la serie di libri Usemlab dedicati alla questione monetaria. Il prossimo libro, se mai riuscirò a scriverlo, riguarderà il futuro del denaro e l’esperimento del bitcoin.

 

 

*Link alla fonte: http://www.usemlab.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1030:in-trappola&catid=39:politiche-economiche&Itemid=176

 

 

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