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DRAGHIDI MATTEO CORSINI

“Mario Draghi ha ribadito la regola monetaria: la banca centrale si muove quando c’è il rischio, verso l’alto ma anche verso il basso, che il sentiero della crescita dei prezzi sia tossico per la crescita economica. Questo è invece un messaggio che non piace ai falchi – qualcuno direbbe teutonici – che coltivano l’ossessione – speculare a quella delle colombe – che la credibilità e l’efficacia di una banca centrale coincidano con la rigidità della politica monetaria. Invece la regola di Draghi, dato l’obiettivo principale della stabilità monetaria, tiene conto di tutti gli squilibri, reali e finanziari”. (D. Masciandaro)

Commentando la recente decisione della BCE di abbassare il tasso Refi dallo 0.5 allo 0.25 per cento, Donato Masciandaro tesse le lodi di Mario Draghi, che starebbe ben gestendo i rischi per la stabilità monetaria, creando scontento sia tra i sostenitori della stampa a getto continuo modello Fed e BoJ, sia tra i cosiddetti falchi, in Area euro prevalentemente tedeschi. La classificazione ornitologica delle posizioni relative alla politica monetaria non mi fa impazzire, ma se dovessi sottopormi a una classificazione del genere sceglierei, se possibile, un rapace un po’ più aggressivo del falco. In un sistema monetario autenticamente di libero mercato non sarebbe neppure necessaria la banca centrale, per cui le disquisizioni sulla manipolazione dei tassi di interesse sarebbe risolta alla radice. Da questo punto di vista credo sia bene ricordare che molti dei cosiddetti falchi non sono in realtà favorevoli a un sistema monetario di libero mercato (non certo basato su una moneta fiat), bensì vorrebbero una politica monetaria meno espansiva, dato che la Germania non ne ha bisogno in questa fase storica.

Molti dei cosiddetti falchi teutonici non si lamentavano quando, dieci anni fa, la Bce teneva basso il tasso Refi per sostenere la Germania, che all’epoca non se la passava troppo bene. La forte espansione del credito/debito e le bolle immobiliari in mercati come quello spagnolo o irlandese sono conseguenza anche di quella politica monetaria. Ciò detto, non concordo con Masciandaro quando sostiene che la politica monetaria della Bce “tiene conto di tutti gli squilibri, reali e finanziari”. Si può ipotizzare che sia meno pericolosa di quella della Fed, prevedendo un’espansione del bilancio della banca centrale per lo più dovuta a prestiti (formalmente) temporanei a banche collateralizzati da titoli (la Fed compra direttamente titoli prevalentemente a lunga scadenza, il che rende più difficile e rischiosa la gestione dello smantellamento delle politiche attuate negli ultimi anni); tuttavia, non si può dire che una tale politica non generi squilibri, essendo comunque distorsiva rispetto alla formazione dei tassi di interesse di mercato e, quindi dei prezzi delle attività finanziarie e reali. Soprattutto, la continua estensione nel tempo delle misure considerate straordinarie sta rendendo sempre più ordinarie le misure stesse.

Questo, a mio parere, significa che anche per la Bce sarà alquanto complicato “smontare” le politiche degli ultimi anni, e ogni segnale di possibile inversione avrà molto probabilmente ripercussioni negative sui prezzi delle attività finanziarie che maggiormente hanno beneficiato dei provvedimenti straordinari. Alla fine, ricordando ciò che sostenne lucidamente Mises, o si smetterà di drogare il mercato, con conseguenti riprezzamenti di diversi asset e crolli dei prezzi di molte di essi, oppure si dovrà proseguire con dosi crescenti di doping, con il serio rischio di sfasciare il sistema monetario. Entrambe le prospettive non mi pare debbano indurre a tessere le lodi di chi sta tenendo il timone della nave monetaria.

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Showing 3 comments
  • Nicola Albano

    Le banche centrali sono la causa di tutte le distorsioni economiche e per un materialista anche sociali e morali

  • Albert Nextein

    Ma in cambio di una malafede del genere cosa si stanno rubando?
    Ma come si fa ad esser ciechi a tal punto?
    Come si fa ad ignorare o fingere di ignorare un filone di economia come quello austriaco?

    Io non ho studi specifici, ma ascolto il buonsenso comune.
    Mi pare incredibile che in pochissimi altri soltanto percepiscano la semplicità e la bontà delle idee della scuola austriaca.

    Non è questione di essere pessimisti ad oltranza.
    E non c’è ottimismo che tenga nella situazione attuale, tantomeno quello keynesiano.
    Non c’è teoria moderna più o meno astrusa e/o comprovata da numeri addomesticati.

    Basta fare i conti della serva.
    I conti del bottegaio.

    Temo che il drago non abbia ben chiara la situazione.
    Io non gli riconosco alcun potere taumaturgico.
    Anche lui rimesta nella fossa settica.

  • Liberty Defined

    Come insegna la scuola austriaca questo sistema è destinato a sfasciarsi come tutti i sistemi monetari basati su moneta Fiat, il problema è capire quanto tempo rimane, per quanto tempo si protrarrà l’agonia. Questo non è dato saperlo per via delle innumerevoli variabili

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