In Anti & Politica, Istruzione, Libertarismo, Primo Piano

DI MATTEO BERINGHI

In tempi di crisi uno dei settori più voraci di spesa pubblica si oppone al pur minimo ridimensionamento (o miglioramento di efficienza): la scuola pubblica. In Spagna gli insegnanti di Madrid hanno appena scioperato contro i tagli ed in difesa della scuola pubblica. Probabilmente in un imminente futuro in altri Stati avverranno manifestazioni simili con sempre maggiore frequenza (dato che in molti casi l’istruzione monopolistica pubblica assorbe moltissime risorse).

Ogni anno è la solita storiella: scuola pubblica, insegnanti demotivati, poco pagati, edifici fatiscenti, livelli di istruzione scarsi (soprattutto nelle materie scientifiche). Ma perché si continua a difendere un modello antico di scuola?

A molti è sconosciuto il concetto di “home schooling” (o “istruzione parentale” – http://it.wikipedia.org/wiki/Istruzione_parentale) assieme i suoi innumerevoli vantaggi.

Con l’home schooling è possibile fare studiare a casa i propri figli, decidendo il programma e la modalità di studio. Nulla vieta di organizzarsi a livello di condominio o quartiere, di assumere un professore professionista che insegni ad un piccolo gruppo di persone. Tale modalità di studio in passato era prerogativa delle famiglie benestanti, ma oggi con la tecnologia attuale e lo sviluppo di internet non è fantascienza che si possa ottenere in tempi piu rapidi ed in modo più efficiente ed economico una conoscenza che, tramite scuola pubblica, si ottiene in cicli scolastici di 14-15 anni).

Come esempio vi invito a guardare il sito Khan Academy (www.khanacademy.org – in lingua inglese), tramite il quale è possibile seguire gratuitamente lezioni di Matematica, Fisica, Chimica ed altre materie.

Il fondatore del sito, Salman Khan, iniziò con l’aiutare il proprio cugino creandogli video-lezione di Matematica. Successivamente altri amici e parenti chiesero di essere aiutati ed i video furono messi su YouTube. Nel 2010 Google ha deciso di donare 2 milioni di dollari per ulteriori corsi e diffusione in più lingue. E’ inutile ignorare il fatto che il progresso tecnologico renderà sempre più evidente la possibilità di forme di organizzazione decentralizzate, con meno intermediari e senza lo Stato come fulcro dell’organizzazione (meglio dire disorganizzazione).

Invece che lamentarsi dei tagli e difendere un sistema educativo statico, gerarchico e, diciamo la verità, piuttosto noioso, occorre rinnovarsi a beneficio di tutti.

Infatti:

– perché non sfruttare la rete per diffondere lezioni di qualità (gratuite o a pagamento, in quest’ultimo caso, i grossi numeri della rete renderebbero il costo inferiore a quello del biglietto dell’autobus per recarsi a scuola)?

– perché obbligare i professori a ripetere ogni anno le stesse cose per 30 anni?

– perché fermarsi a programmi scolastici scientifici (ad esempio) che arrivano (ad essere fortunati) a conoscenze sviluppate a fine Ottocento?

– perché obbligare studenti brillanti e meno brillanti a seguire lo stesso programma con stessi ritmi e tempistiche?

– perché non coinvolgere più attivamente le famiglie e gli studenti stessi nella scelta di ciò che si vuole studiare?

Concludo raccontandovi che nel mio ultimo viaggio in Argentina ho conosciuto un ragazzo americano di 19 anni, figlio di un libertario doc, il quale ha optato per l’home schooling per entrambi i propri figli.

Il ragazzo di 19 anni era già laureato in informatica, e gli ultimi due anni li aveva passati a Taiwan a perfezionare il cinese ed in Argentina per apprendere lo spagnolo (ed il tango argentino), oltre che a conoscere il mondo e la vita.

Ragazzo brillantissimo e con una curiosità intellettuale che lo renderà preparato ad affrontare ogni problema.

Questa curiosità è la prima vittima del nostro sistema educativo per niente flessibile, basato sulla costrizione e sull’imposizione.

E’ questo il sistema educativo che volete difendere?

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Showing 10 comments
  • Alessandro Colla

    Infatti ecco come si scoprono subito i liberali falsi. Quei cattolici “conservatori” di cui si parla, non sono sostenitori della scuola privata ma sostenitori del finanziamento pubblico alle scuole private. Anzi alle scuole cattoliche in nome del concordato. Chi se ne accorge all’interno del gruppo può essere fiero dell’eventuale ostracismo. Chi non se ne accorge è come loro, un liberale falso. Ed è falso anche se se ne accorge ma non lo dice. Più che usare il liberalismo come specchietto per le allodole, usano il termine liberalismo. Ma l’unico scopo può essere di tipo elettorale. Quali altri affari si possono fare in nome del liberalismo? Vendere libri di pensatori liberali? Non ci vedo nulla di male. Dei promotori finanziari è meglio non fidarsi indipendentemente del loro eventualmente manifestato pensiero ideologico. La maggior parte di loro sostiene che occorrano regole per “dirigere e correggere le distorsioni” del mercato. Ed ecco ancora un’altra contraddizione palese: il mercato va liberato, non diretto o corretto. Quali distorsioni? Li si scopre facilmente perché la libertà è cristallina nella sua sostanza. Posso non accorgermi del manipolatore se mi promette un aumento del capitale in un fondo di investimento. Non posso non accorgermi dell’inganno di chi dice di voler difendere il capitalismo proponendo la nazionalizzazione del Monte dei Paschi di Siena. Anche l’ex procuratore generale di Milano, tra una “prima” de La Scala e l’altra, diceva che la sua azione penale era protesa a difendere il capitalismo. Babbeo chi ci ha creduto; il ruolo delle procure è quello di individuare eventuali reati, non di proteggere od ostacolare un sistema economico.

  • Alessandro Colla

    Insegnante irremovibile come qualsiasi impiegato pubblico. Ma comunque emarginato dai colleghi e a rischio di provvedimenti disciplinari dai superiori in caso di didattica con senso critico. La cosa avrà anche “funzionato” ma è proprio questo il male. Anche le SS a modo loro “funzionavano”. Eugen Dollmann racconta bene come e perché. Per evitare che l’esercito divenisse monopolio dei nostalgici del nazifascismo, sarebbe bastato epurare i nostalgici (specialmente ai vertici) sostituendoli con gli ex militanti delle formazioni partigiane. Senza costringere i non volontari alla leva. Sinistra ed estrema sinistra non hanno mai difeso la libertà di insegnamento ma solo la loro libertà di indottrinamento. A volte impedendo con la forza la diffusione del pensiero ad essa contrapposto. E non era antifascismo perché Bottai non era censurato, Pareto sì. Non si può pretendere educhi un popolo intero al liberismo? Non si può pretendere, forse, che educhi alla libertà? Il problema non è la scuola in senso astratto ma quale tipo di scuola si immagina. Libertà di insegnamento significa che possono nascere scuole che educhino alla libertà ed altre che esaltino la massa, il collettivismo, il nazionalismo, il corporativismo, il confessionalismo e quant’altro. Le scuole libere possono educare alla libertà e mostrare ai discenti che esistono anche filosofie lbertarie e sistemi economici liberisti. In questo caso, indottrinare è un verbo improprio perché il liberalismo è una forma di pensiero adottrinaria. Forse è l’unica ad esserlo compiutamente nella sua laicità reale. Se poi si ritiene che sia inutile insegnare i princìpi del liberalismo a causa di radici culturali consolidate, si rischia di ritenere inutile ogni scritto di stampo liberale. Non si tratta di raggiungere un popolo intero ma il maggior numero possibile di persone. Destinati al fallimento? Forse. Non lo sapremo mai senza un tentativo. E il tentativo è possibile solo finanziando scuole di impostazione liberale. Farlo sul serio, non annunciandolo e basta come ci ha abituati l’emiro di Arcore. E’ vero che alcuni libertari sono solo presunti tali, anche se la convenienza del momento mal si adatta al professarsi libertari. Ma comunque si smascherano facilmente perché le contraddizioni sul tema della libertà emergono rapidamente e in modo cristallino. Sottoscrivo che senza possibilità di secessione il cammino risulti impervio. Ma ogni cammino politico necessita comunque di una base teorica. Indipendentemente dalle aspettative relative al raggiungimento della meta.

    • winston diaz

      Condivido i principi, ma con un certo scetticismo nella loro possibilita’ di realizzazione pratica.
      Ad esempio, nel dispiegarsi della socialita’ digitale appare evidente lo sclerotizzarsi in tanti piccoli gruppi, culturalmente impermeabili uno all’altro, ognuno dall'”unico libro”, i cui aderenti se la cantano e se la godono, dileggiando e disprezzando tutti gli altri che, poveri loro, non hanno ancora raggiunta la “verita’”.
      Allo stesso modo, non e’ per caso se in italia i piu’ strenui sostenitori della scuola privata sono i cattolici conservatori, che lo sono non certo per liberalismo e per amore del pluralismo di vedute, lo sono perche’ preferiscono che i loro figli siano tenuti lontani dalle “idee pericolose”, cioe’ tutte quelle che non si conformano ai loro standard di verita’.
      Le “contraddizioni sul tema della libertà emergono rapidamente e in modo cristallino” purtroppo solo da un’osservazione dall’esterno del gruppo, da dentro sembra tutto ok, e anzi chi instilla qualche dubbio viene di norma prontamente ostracizzato. Esterno del gruppo che d’altra parte altrettanto spesso e’ interno di un altro.
      Insomma siamo sempre di fronte al solito paradosso della liberta’: si puo’ imporre la liberta’? Queste considerazioni mi vengono dopo aver notato che nei gruppi formalmente liberalqualcosa, specialmente quelli piu’ di moda oggi, che chissa’ perche’ (chissa’…) molto spesso sono animati da promotori finanziari e frequentati da gente che opera in quei mercati, la media dei commenti, antropologicamente, e’ nazi-clerico-fascista, c’e’ poco da fare.
      Altro che liberalismo, il liberalismo lo usano come specchietto per le allodole, per fare affari. Quelli piu’ intelligenti fra l’altro dubito che siano in buona fede, sono solo degli abili manipolatori.

  • Alessandro Colla

    In un quadro politico autenticamente libero non ci sarebbero state solo scuole confessionali cattoliche. In piena concorrenza, avrebbero avuto spazio anche altre libere organizzazioni. Avremmo avuto scuole di altre confessioni, scuole liberali, scuole massoniche… Persino scuole private marxiste, che sarebbero state una contraddizione in termini per una filosofia che detesta la proprietà privata. E avremmo avuto anche scuole cattoliche non oscurantiste per evitare di perdere clienti. La repubblica italiana non solo non ha ovviato al sistema, dal momento che ha introdotto il concordato in costituzione con tutto quel che ne consegue sul piano dell’istruzione. Ma non ha affatto garantito la libertà di insegnamento, in spregio a un articolo costituzionale che sembra volerla promuovere. Se i cattolici oscurantisti negano il big bang, gli apparentemente laici oscurantisti negano l’economia. Se i confessionalisti promuovono l’esortazione di Paolo di Tarso alla sottomissione delle donne ai propri mariti, gli pseudolaici raccontano che Keynes è stato un economista. E la scuola di Vienna è censurata, alla faccia della libertà di insegnamento, così come sono censurati quei pochissimi insegnanti fuori dal coro. La scuola sessantottina e postsessantottina non è stata il male minore ma il peggio del peggio. Prima c’era qualche contenuto in assenza di didattica. Dopo sono mancati sia contenuto che didattica. E si continua a scendere la china.

    • winston diaz

      “Ma non ha affatto garantito la libertà di insegnamento”

      Non so adesso, ma ai tempi miei (in parte pre, in parte post sessantottini) un insegnante poteva insegnare (o non insegnare) qualsiasi cosa, e restava irremovibile. Certo, per gli studenti e le famiglie era una roulette russa, si poteva capitare sia col paleofascista che col comunista.

      La cosa comunque era voluta, doveva servire a impedire la creazione di tribu’ settarie in cui la societa’ civile si separasse, e tutto sommato la cosa ha abbastanza funzionato. Un po’ come il servizio di leva obbligatorio per tutti avrebbe dovuto impedire che l’esercito divenisse monopolio di nazi-fascisti e fanatici delle armi (tuttora, in quegli ambienti, e’ molto piu’ frequente della media quel tipo umano li’).

      “La scuola sessantottina e postsessantottina non è stata il male minore ma il peggio del peggio, … censurati eccetera.”

      Non sarei cosi’ tassativo, non credo, c’e’ anche molto vittimismo, un insegnante una volta superata la precarieta’ puo’ insegnare qualsiasi cosa, e’ irremovibile, e questo discende proprio dal principio della liberta’ di insegnamento, che tutto sommato la sinistra postsessantottina specie quella estrema ha sempre difeso (la sinistra estrema, nelle sue mille sfaccettature (ha prodotto anche il terrorismo) ha settori che sono piu’ libertari e casinisti di quella del Partito Comunista da cui discende il PD). E non si puo’ nemmeno pretendere che la scuola educhi (indottrini?) al liberismo un popolo intero contro le sue radici culturali che sono clerico-fasciste in maggioranza, cosa che spesso si avverte anche in moltissimi presunti liberal-libertari per convenienza del momento, non certo solo nell’estrema destra o sinistra.

      L’italia e’ un paese piccolo, sovrappopolato da millenni e privo di risorse in cui e’ imposssibile vivere in autonomia, e’ un grande falansterio-condominio: senza reale possibilita’ di autonomia, e quindi senza reale possibilita’ di secessione, il cammino verso una vera liberta’ e’ purtroppo impervio se non impossibile.

  • vetrioloblog

    Purtroppo, quando le decisioni più semplici sono anche scomode, le risposte le sappiamo: il problema è complesso… la soluzione è semplicistica… la soluzione è qualunquistica…etc. etc. Molto di moda anche “Il problema va inquadrato nel più vasto contesto….”. L’ideale, insomma, per non far nulla nell’immediato e, come dice De André, gettare la spugna con gran dignità.

  • Alessandro Colla

    Il problema non è quello di difendere un modello antico di scuola. Il problema è che si difende un modello sbagliato che andava male anche in passato, sin dai tempi di Gabrio Casati. Non è un modello superato ma un modello terrificante, come del resto ogni monopolio forzato. Quando una modalità diversa è prerogativa solo dei benestanti, bisognerebbe chiedersi per quale motivo non siano tutti benestanti. E la risposta è sempre la stessa: è il fisco che rende poveri e aumenta la povertà. Quello stesso fisco che serve a ingrassare le cattedre burosauriche. Senza il prelievo forzoso, tutti potrebbero permettersi un sistema di istruzione efficiente; sarebbe stato un sistema funzionante anche nelle epoche in cui lo sviluppo tecnologico non raggiungeva i livelli attuali. E mi si lasci spararla grossa: la tecnologia attuale, con un sistema diffuso di istruzione libera, sarebbe nata prima e con maggiori caratteristiche; forse anche con migliore qualità. Molti docenti, le stesse cose le ripetono per quaranta di anni e non solamente trenta. Con la riforma pensionistica da Fornero crematorio, gli anni sono destinati ad aumentare. Noiosa la scuola attuale? Sì: da studente mi annoiavo tantissimo, tutte le mie curiosità hanno avuto origini extrascolastiche ad eccezione dei corsi di Arte Scenica di Luigi Infantino; ma eravamo già in ambito accademico, prima lasciamo perdere. A tutti i “perché” dell’articolista è facile rispondere: perché devono creare e mantenere l’esercito degli obbedienti e sfruttabili. E’ l’unico motivo per cui lor signori vogliono difendere questo sistema. Sarà veramente del futuro la scuola a casa propria? Sarà un futuro che io, classe 1958, difficilmente riuscirò a vedere. Nel frattempo consoliamoci con l’Università Liberale di Cologno Monzese che tra al massimo quattro o cinque secoli, il suo padre fondatore inaugurerà. Tanto lui campa a lungo.

    • winston diaz

      Il retaggio italiano e’ che la scuola privata sarebbe stata solo ed esclusivamente scuola confessionale cattolica e oscurantista, che in quanto a liberta’ avrebbe lasciato alquanto a desiderare… l’ideale storico per il cattolicesimo italiano e’ stato il cittadino analfabeta ed ignorante, dipendente dal parroco, dal notaio e dal farmacista del paese per ogni sua occorrenza, culturale e no. La scuola repubblicana italiana ha tentato di ovviare al problema imponendo la quasi assoluta liberta’ di insegnamento, e cercando cosi’ di creare al suo interno un microcosmo che, al di fuori di essa, non e’ che avesse mostrato il suo meglio, ammettiamolo…
      Tutto sommato la scuola post-sessantottina, pur con la sua roulette-russa di cosa capita – capita, forse e’ stata il meno peggio. Per tutti: se desiderate commenti politicamente corretti nell’intorno socio-politico di riferimento, non e’ a me che dovete rivolgervi.

  • Max

    Una scuola anacronistica con 720mila scaldacattedre, pari a cinque FIAT dei tempi d’oro, con burosauri inamovibili e precari che sognano di diventarlo.

    https://www.youtube.com/watch?v=N0VYLTYwx3s

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