In Anti & Politica, Economia

DI FRANCESCO CARBONE

Dopo aver parlato per mesi della crisi del debito sovrano e della gestione del problema da parte delle banche centrali, credo sia giunto il momento di fare il punto su un altro grande salvataggio che continua ad essere operato dietro le quinte passando oramai quasi inosservato: quello a beneficio del sistema bancario.

Ripartiamo dall’inizio: nel 2008 il sistema bancario mondiale era praticamente fallito. In regime di riserva frazionaria il sopraggiungere dell’evento critico (in quel caso il fallimento della Lehman Brothers) espone potenzialmente tutte le banche commerciali all’impossibilità di tener fede ai propri impegni: nella sostanza esse sono infatti tutte insolventi. Solo l’intervento delle banche centrali come prestatrici di ultima istanza può impedirne il collasso sistemico. Così è stato fatto.

Dopo aver tamponato con successo la situazione di emergenza che rischiava di scatenare un effetto domino devastante, i banchieri centrali di tutto il mondo hanno continuato ad operare con l’obiettivo principale di risanare il sistema bancario. Il sostegno dei prezzi dei titoli di Stato si è imposto in tal senso come assolutamente necessario per raggiungere lo scopo, considerata la massiccia esposizione di tutte le banche (e assicurazioni) nei titoli “free-risk” di governi che per la gran parte e nella sostanza sono altrettanto falliti.

Di fatto il risanamento è stato in parte realizzato, e continua ad essere perseguito, attraverso una serie di interventi sequenziali che possiamo sintetizzare in quattro punti.

1) Innanzitutto fornire alle banche le riserve monetarie di cui erano ampiamente sprovviste, avendo queste abusato oltremodo della leva finanziaria fornita dalla riserva frazionaria e da altre modalità operative (shadow banking). Ciò viene realizzato acquistando dalle banche debiti tossici, titoli illiquidi, titoli di stato, nonché elargendo prestiti a lungo termine a condizioni agevolate, etc.

2) Ai primi segnali di riacquisita confidenza le banche avrebbero potuto espandere nuovamente il credito (grazie alla riserva frazionaria) invalidando i tentativi di risanamento. L’avversione al rischio indotta dalla crisi economica reale (come vedremo inevitabile) è stata in gran parte sufficiente a imbrigliare spontaneamente la normale operatività creditizia. D’altro canto, onde assicurare tale risultato, si è fatto in modo di invogliare le banche a mantenere alti i livelli di riserva attraverso la remunerazione dei depositi presso la banca centrale. Se davvero le banche centrali avessero voluto incentivare l’emissione di nuovo credito per stimolare l’economia reale non avrebbero dovuto fare altro che caricare sulle riserve tassi negativi: in tal modo il materasso digitale di valuta accumulato presso le banche centrali si sarebbe sgonfiato rapidamente trovando strada nell’economia reale. Tuttavia, oltre a esporre nuovamente le banche a nuovi ed enormi rischi ciò avrebbe innescato spinte inflattive incontrollabili, proprio ciò che i banchieri centrali vogliono evitare e di cui hanno terrore.

3) Attraverso normative più stringenti (si veda Basilea 3) si sta cercando di realizzare un ulteriore rafforzamento patrimoniale del sistema bancario che di fatto impone il mantenimento di livelli di riserva più elevati rispetto a quelli utilizzati in passato; in altre parole gran parte delle riserve fornite dalle banche centrali devono venire congelate permanentemente dove sono, almeno fino a un soddisfacente risanamento del sistema bancario, raggiunto il quale le autorità cercheranno, si spera, di non ricadere nei madornali errori di vigilanza compiuti in passato.

4) Infine, è stato necessario imporre dei controlli al contante che, in quanto ultimo baluardo a difesa di una proprietà sul denaro inesistente e ridotta al mero possesso della banconota fisica, costituisce ancora per il sistema bancario un debole tallone d’achille. Laddove i movimenti indesiderati di valuta fisica potevano minare il sistema bancario tramite deflussi reali di moneta cartacea, si è cercato di mettere dei paletti, ad esempio ricorrendo ai massimali di utilizzo del contante. Quindi, attraverso una strategia meno ovvia, si sta già puntando a ripescarlo del tutto: la BCE infatti ha già dichiarato di voler sostituire le banconote in circolazione sostituendole con altre di nuovo disegno proprio per costringere l’eccesso di contante sottratto al sistema di rientrare nello stesso.

Tutto questo, bisogna darne atto, ha funzionato finora egregiamente. Vediamo quindi quali sono i punti deboli che potrebbero intralciare il piano in corso precludendone il pieno successo, cioé una transizione indolore verso una nuova fase di prosperità economica.

Innanzitutto, non esistendo in economia alcun free lunch, o pasto gratis, il risanamento del sistema bancario fallito è operato necessariamente a spese dell’economia reale. In altre parole lo abbiamo pagato e continuiamo a pagarlo tutti noi. Lo stiamo vedendo ovunque: la crisi dell’economia reale continua inesorabile nei principali paesi occidentali proprio perché il sistema si sta facendo carico di questo enorme contributo necessario a finanziare il totale salvataggio delle banche. E’ il prezzo da pagare per salvare il sistema bancario senza dare il via a una spirale inflattiva difficilmente controllabile dai banchieri centrali.

Inizialmente il risanamento ha anche operato un pesante colpo sui conti degli Stati che, insieme alle banche centrali, sono intervenuti per dare sostegno alle istituzioni finanziarie. Il fardello di cui si sono fatti carico è stato enorme e ha peggiorato rapidamente i bilanci dei governi avviandoli verso la crisi del debito sovrano, ben lungi dall’essere terminata nonostante i banchieri centrali abbiano ucciso lo spread o ammazzato i tassi di interesse.

Andando comunque a spese dell’economia reale, il salvataggio sta generando circoli viziosi dai quali sarà quasi impossibile uscire. Si guardino, ad esempio, dove sono arrivate le sofferenze nei conti delle banche spagnole e italiane. Ma si pensi anche alle obbligazioni future per pensioni e prestazioni sanitarie, non adeguatamente finanziate e di fatto impossibili da onorare.

Il trasferimento di ricchezza dal sistema reale a quello bancario necessario per salvare quest’ultimo sta oltremodo continuando a distorcere il pricing di tutti gli asset finanziari. Mercato obbligazionario e borsistico, che in termini globali quest’anno supereranno i 150 trilioni di dollari di controvalore (rispettivamente >100 e >50), esprimono prezzi profondamente distorti a causa della manipolazione di un parametro fondamentale: i tassi di interesse, oramai ridotti a zero in tutti i principali paesi industrializzati. Tale distorsione continua a canalizzare i risparmi reali in veri e propri buchi neri (soprattutto il mercato obbligazionario dei titoli di Stato) o in investimenti che ancora una volta si riveleranno essere mal allocati e quindi non profittevoli. A mio avviso questo effetto distorsivo continua a essere preponderante rispetto a tutti quei processi di mercato che quotidianamente, attraverso la comune funzione imprenditoriale, cercano di riaggiustare e riallineare gli squilibri presenti nel sistema.

La strategia complessiva, pur avendo funzionato in questi quattro anni, potrebbe pertanto trovare un punto di frattura in qualunque momento. Nonostante Draghi e Bernanke alla fine siano riusciti a superare tutti gli ostacoli che finora si sono presentati, i rischi corsi in questi ultimi due anni sono stati altissimi. Di fatto il processo di risanamente richiede ancora lungo tempo prima di potersi considerare completo e difficilmente il sistema reale riuscirà a sostenerne il peso tramite una generazione di ricchezza sufficiente al raggiungimento dell’obiettivo. Nel frattempo, piuttosto, la ricchezza continua ad essere trasferita verso gli anelli sociali più prossimi alla banca centrale che produce denaro dal nulla, lasciando sempre più a secco il resto degli agenti economici.

Ciò sarà causa di crescenti tensioni sociali, nonché di una prolungata crisi dell’economia reale, con ripercussioni sempre più pesanti nella gestione dei conti pubblici. Le banche centrali saranno chiamate a farsi carico di sforzi sempre maggiori (oramai siamo giunti al QE4 della FED nonostante fino a qualche mese fa sembrava improbabile persino l’implementazione del QE3!), tuttavia l’impossibile pianificazione centralizzata del sistema economico tramite la distorsione delle variabili chiave dei mercati dei capitali produrrà all’economia reale danni sempre maggiori.

L’exit strategy delle banche centrali non esiste: il denaro generato per sostenere i debiti pubblici e il sistema bancario (ben evidente nei bilanci delle banche centrali) anche se in gran parte destinato ad essere congelato come riserva per risanare il sistema bancario, percolerà come ha sempre fatto attraverso i canali finanziari nella creazione di nuove bolle la cui inevitabile esplosione riavvierà nuovi sviluppi critici sempre più difficili da gestire che a loro volta richiederanno nuove immissioni di denaro dal nulla.

In ultima analisi, dopo aver trasferito ricchezza dall’economia reale ai ceti improduttivi più vicini alla stampante monetaria e dopo aver rafforzato il sistema bancario e i soggetti che lo controllano, i banchieri centrali saranno costretti a mollare le corde e lasciar sfogare l’inflazione monetaria in inflazione dei prezzi. Personalmente non vedo altre soluzioni. Più in là nel tempo ciò accadrà, maggiori saranno le forze e il potere che gli uomini del mondo “di carta” (i banksters della vignetta) saranno riusciti a recuperare dopo la tremenda debacle del 2008. Questo è il vero successo al quale essi puntano ed è attraverso questo successo che potranno continuare a mantenere il pieno dominio del mondo reale come hanno fatto in questi ultimi 30 anni, prima schiacciando i paesi del terzo mondo e, adesso, le economie industrializzate. Purtroppo, da come si sono messe le cose in questi ultimi mesi, lechance che essi possano uscire a testa alta da tutto questo, mentre continueranno a causare livelli di povertà crescenti e maggiore sofferenza, sono drasticamente aumentate.

Tratto da www.usemlab.com

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Showing 2 comments
  • Albert Nextein

    Mi pare di capire che sono state messe pezze ovunque affinché ,col tempo, le banche si riprendano sulla base di nuovo ,per quanto più scarso, risparmio proveniente dalle attività produttive,sempre per quanto in difficoltà.
    Stabilizzata la situazione il risparmio affluisce, le banche lentamente ricominciano,con limiti ed azzardo diversi, la loro attività base.
    Se così è,in base a quanto ho capito, la gente ed il tessuto privato produttivo hanno una enorme chance per far andare a carte e quarantotto tutto il sistema banche-Bce-stati.
    Basta tenersi i soldi in tasca e appoggiarsi il meno possibile alle banche per i loro servizi.
    Uso massiccio di contante per uscire dal pantano bancario.
    Capisco anche il perchè dei controlli sul contante,di cui non conosco la misura negli altri paesi dell’unione europea.
    Ma se la gente,le aziende,tenessero il contante presso di sè, e organizzassero i pagamenti in modo adeguato per misura e tempi,appoggiandosi alle Poste ,pur anch’esse statali ma non vera e propria banca, o ad altri canali assimilabili ma non bancari, allora le banche verrebbero messe con la schiena a muro.
    Ho capito male?

  • Nicola

    Quello che mi sono sempre chiesto da profano e’: esiste un modo, per noi singoli individui, di ‘approfittare’ della debolezza di quel sistema, ottenendone un vantaggio?
    In poche parole, posso io piccolissimo risparmiatore riprendermi la mia piccola parte di ricchezza sottrattami dal sistema impositivo statale, usando le armi che il sistema finanziario crea?
    Ad esempio (correggetemi se si tratta di una grossolana panzana) la remunerazione dei depositi delle banche presso la banca centrale, e’ sfruttabile anche dal singolo risparmiatore, in qualche maniera?

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